Arne Maasik. Given Space / Spazio Dato
Dal 29 Maggio 2014 al 15 Giugno 2014
Roma
Luogo: Complesso del Vittoriano
Indirizzo: via San Pietro in Carcere
Orari: tutti i giorni 9,30-19,30
Curatori: Giuseppe Provenzano
Enti promotori:
- Ambasciata d’Estonia a Roma
- Associazione Italia Estonia
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 6780664
E-Mail info: info@comunicareorganizzando.it
Sito ufficiale: http://www.arnemaasik.org
La retrospettiva di Arne Maasik “Given Space / Spazio Dato” arriva a Roma dopo il grande successo ottenuto a Helsinki e a Tallinn. Il Complesso del Vittoriano ospita il lavoro del fotografo estone dal 29 maggio al 15 giugno 2014 con un’ampia selezione di immagini, altrettante variazioni sul tema del groviglio e della soglia. Come intreccio di realtà naturali e urbane, il primo. Come limite, demarcazione, sponda, la seconda. Come confine tra realtà che restano sospese in un limbo di sfumature che lasciano allo spettatore la possibilità di conoscere mondi e piccole storie quotidiane in un tempo e in uno spazio apparentemente conclusi.
Promossa dall’Ambasciata d’Estonia a Roma in collaborazione con l’Associazione Italia Estonia, la mostra porta nella Capitale oltre … opere dell’artista. L’organizzazione è di Comunicare Organizzando.
«Arne Maasik – spiega il curatore Giuseppe Provenzano - ci chiama sempre alla concentrazione. Una rapida occhiata non basta. Arrendendoci alle fotografie una crescente necessità di guardare queste immagini ci afferrerà, come a chiederci di conquistare il loro sguardo imperscrutabile. Ben presto, infatti, avremo scoperto che anche loro ci stanno fissando».
La rappresentazione visiva di spazi urbani e naturali, di città e natura, è per Maasik solo un pretesto. Il rappresentarli non è mai il fine ultimo del suo lavoro. L’essenza di questo, infatti, consiste in quel processo quasi metafisico con il quale egli ci conduce al cospetto di un mondo di riflessione, introspezione e quindi di scoperta.
La sua ricchezza e la sua intensità sono abbinate ad un coraggioso faccia a faccia col territorio e tradiscono un imprinting influenzato dal movimento metafisico locale nel quale crebbe. Egli ha quindi sviluppato un linguaggio diretto, anche se alquanto complesso, che gli è servito quale mezzo perfetto per quello che con gli anni è divenuto il naturale, primo obiettivo della sua fotografia: la struttura.
Fedeli alla sua inclinazione metafisica, le sue fotografie non sono mai prigioni e ancor meno sono labirinti, non limitano né permettono di smarrirsi. Lo sguardo fotografico di Arne Maasik offre, al contrario, la possibilità e il tempo di scegliere liberamente il modo di guardare il mondo. Ai grovigli delle grandi città del nostro tempo egli giustappone quelli naturali della sua terra. Ramoscelli, aghi, cumuli, rami, pile, lame, foglie, cespugli, pali, radure, arbusti, alberi. Edifici e piante insieme, tra di essi intrecciati, contorti, aggrovigliati, e attorcigliati a spirale o a cataste, raccontati con un linguaggio artistico conciso, severo, onesto.
Anche la “lettura” delle due serie Limen e Tangles – entrambe esposte al Vittoriano - «non pone limiti: lo spazio – scrive Serena Dell’Aira, autrice di uno dei saggi in catalogo - è sobriamente immortalato per raccontare la sua storia immersa in un contesto, appunto, che è dato immaginare, inserito nella materia viva della natura che lo circonda di cui distintamente si avverte il battito: dalle aree ovattate dell’ambiente di Limen agli spazi silenti di Tangles sembra di poter ascoltare l’eco di un bosco lontano, il fruscio del vento, e di poter immergersi con lo sguardo tra i colori di una vegetazione cui fanno da contrappunto cromatico i pochissimi elementi presenti dentro lo spazio essenziale. E` solo con uno sforzo intellettivo di destrutturazione ed una libertà mentale verso la visione fenomenologica del “vero”, che qui diviene possibile sentire l’insieme pulsante di vibrazioni di un complesso architettonico rappresentato da chi non ha la pretesa di indurre ad una posizione, ma offre l’opportunità di un percorso per immagini di puro sentire».
Arne Maasik è un fotografo molto stimato per il suo pensiero innovativo e l’occhio impeccabile che contraddistinguono le sue precisissime composizioni. È uno tra gli artisti estoni più rinomati avendo progressivamente messo in mostra una gamma e una profondità poco comuni. Gli studi in architettura, cruciali per la formazione dell’artista, hanno rappresentato per lui un cammino necessario che lo ha portato a raggiungere una precoce maturità artistica. Le ricche e dense immagini emozionano nel rappresentare paesaggi poco conosciuti in Estonia e all’estero. Si tratta di un territorio che l’occhio di Maasik ha scansionato per dischiuderne i tesori in forma, spazio e tempo attraverso una miriade di storie mai finora raccontate. Ancorato al movimento metafisico nel quale crebbe artisticamente, Maasik ha sviluppato un linguaggio diretto che ci concede sempre sia la chance sia il tempo per scegliere liberamente come osservare la realtà che ci circonda senza mai sollecitare una reazione. Innumerevoli sono le mostre e le pubblicazioni sull’opera di Arne Maasik, i cui lavori fanno parte di tante collezioni permanenti di musei e di privati in tutto il mondo.
Promossa dall’Ambasciata d’Estonia a Roma in collaborazione con l’Associazione Italia Estonia, la mostra porta nella Capitale oltre … opere dell’artista. L’organizzazione è di Comunicare Organizzando.
«Arne Maasik – spiega il curatore Giuseppe Provenzano - ci chiama sempre alla concentrazione. Una rapida occhiata non basta. Arrendendoci alle fotografie una crescente necessità di guardare queste immagini ci afferrerà, come a chiederci di conquistare il loro sguardo imperscrutabile. Ben presto, infatti, avremo scoperto che anche loro ci stanno fissando».
La rappresentazione visiva di spazi urbani e naturali, di città e natura, è per Maasik solo un pretesto. Il rappresentarli non è mai il fine ultimo del suo lavoro. L’essenza di questo, infatti, consiste in quel processo quasi metafisico con il quale egli ci conduce al cospetto di un mondo di riflessione, introspezione e quindi di scoperta.
La sua ricchezza e la sua intensità sono abbinate ad un coraggioso faccia a faccia col territorio e tradiscono un imprinting influenzato dal movimento metafisico locale nel quale crebbe. Egli ha quindi sviluppato un linguaggio diretto, anche se alquanto complesso, che gli è servito quale mezzo perfetto per quello che con gli anni è divenuto il naturale, primo obiettivo della sua fotografia: la struttura.
Fedeli alla sua inclinazione metafisica, le sue fotografie non sono mai prigioni e ancor meno sono labirinti, non limitano né permettono di smarrirsi. Lo sguardo fotografico di Arne Maasik offre, al contrario, la possibilità e il tempo di scegliere liberamente il modo di guardare il mondo. Ai grovigli delle grandi città del nostro tempo egli giustappone quelli naturali della sua terra. Ramoscelli, aghi, cumuli, rami, pile, lame, foglie, cespugli, pali, radure, arbusti, alberi. Edifici e piante insieme, tra di essi intrecciati, contorti, aggrovigliati, e attorcigliati a spirale o a cataste, raccontati con un linguaggio artistico conciso, severo, onesto.
Anche la “lettura” delle due serie Limen e Tangles – entrambe esposte al Vittoriano - «non pone limiti: lo spazio – scrive Serena Dell’Aira, autrice di uno dei saggi in catalogo - è sobriamente immortalato per raccontare la sua storia immersa in un contesto, appunto, che è dato immaginare, inserito nella materia viva della natura che lo circonda di cui distintamente si avverte il battito: dalle aree ovattate dell’ambiente di Limen agli spazi silenti di Tangles sembra di poter ascoltare l’eco di un bosco lontano, il fruscio del vento, e di poter immergersi con lo sguardo tra i colori di una vegetazione cui fanno da contrappunto cromatico i pochissimi elementi presenti dentro lo spazio essenziale. E` solo con uno sforzo intellettivo di destrutturazione ed una libertà mentale verso la visione fenomenologica del “vero”, che qui diviene possibile sentire l’insieme pulsante di vibrazioni di un complesso architettonico rappresentato da chi non ha la pretesa di indurre ad una posizione, ma offre l’opportunità di un percorso per immagini di puro sentire».
Arne Maasik è un fotografo molto stimato per il suo pensiero innovativo e l’occhio impeccabile che contraddistinguono le sue precisissime composizioni. È uno tra gli artisti estoni più rinomati avendo progressivamente messo in mostra una gamma e una profondità poco comuni. Gli studi in architettura, cruciali per la formazione dell’artista, hanno rappresentato per lui un cammino necessario che lo ha portato a raggiungere una precoce maturità artistica. Le ricche e dense immagini emozionano nel rappresentare paesaggi poco conosciuti in Estonia e all’estero. Si tratta di un territorio che l’occhio di Maasik ha scansionato per dischiuderne i tesori in forma, spazio e tempo attraverso una miriade di storie mai finora raccontate. Ancorato al movimento metafisico nel quale crebbe artisticamente, Maasik ha sviluppato un linguaggio diretto che ci concede sempre sia la chance sia il tempo per scegliere liberamente come osservare la realtà che ci circonda senza mai sollecitare una reazione. Innumerevoli sono le mostre e le pubblicazioni sull’opera di Arne Maasik, i cui lavori fanno parte di tante collezioni permanenti di musei e di privati in tutto il mondo.
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