Jorge Romeo. Cariddi
Dal 11 Ottobre 2014 al 05 Novembre 2014
Milano
Luogo: Arianna Sartori Arte and Object Design
Indirizzo: via Ippolito Nievo 10
Orari: da lunedì a sabato 10-12.30 / 16-19.30
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0376 324260
E-Mail info: info@sartoriarianna.191.it
La Galleria Arianna Sartori di Mantova, in via Ippolito Nievo 10, presenta la personale dell’artista Jorge Romeo intitolata “Cariddi”. La mostra sarà inaugurata Sabato 11 ottobre alle ore 17.30 con intervento della poetessa Patrizia Dughero con la presenza dell’artista. Jorge Romeo ritorna ad esporre alla Galleria Arianna Sartori dove aveva presentato le sue sculture nel 1999 nella personale “Vortici”.
CARIDDI
Così si svolsero i fatti. Così, credevano, li avrebbero sommersi nei flutti. Ma gli abissi hanno pena di quei giovani e lasciano che l’energia del loro coraggio riaffiori in superficie con collane di spuma, trasformando il terribile gorgo in un ricamo. Jorge Romeo raccoglie quel ricamo e lo riporta su carte colorate, su pagine di giornale, su fogli leggeri e misteriosi, su superfici ferme e risolute, su metallo, su pietra, attraversato da nere silhouettes tutte uguali: ognuno di loro aveva un nome, un viso, un’età, fu la sorte a renderli uguali, quella che li rapì una notte su una Ford falcon verde e li gettò poi – con il ventre squartato – nel mare.
Erano giovani ed erano innocenti. Pieni di quella generosa innocenza che rese le loro vite brevi ed eroiche, immolabili affinché altri potessero averne migliori. Non ebbero paura, non abbastanza. L’energia del loro coraggio sarebbe tornata in mille forme per impedire l’assoluzione dei loro assassini e di chi li prezzolò. Cariddi è una delle forme che ha preso la loro storia: il gorgo spaventoso che terrorizzava gli antichi marinai ora è qui per scongiurare l’oblio della memoria, per impedire che il tempo emendi, percorre in senso inverso l’abisso restituendo ciò ha inghiottito.
Jorge Romeo lasciò la Patria tentando a lungo di non averne nostalgia. Il corso degli eventi gli aveva fornito un viatico: una borsa di studio per assecondare il suo talento, così aveva potuto lasciarsi alle spalle la tragedia. La sua generazione non ha avuto alternative. La sua sorte fu quella di andare, allora non sapeva quanto aspro dovesse risultargli, come le conseguenze. Nei paesi devastati le persone hanno solo due chances: sommersi o salvati; in ambedue i casi la loro vita e la loro storia non rimarrà privata, e quella di chi resta non sarà più la stessa, mai più.
Ugo Foscolo dedicò un lungo carme, Dei Sepolcri, al riscatto di chi – sepolto per decreto in fosse comuni – aveva perduto il diritto alla memoria. Quale riscatto dall’oblio invocò la “corrispondenza d’amorosi sensi” grazie alla quale l’amico estinto vive con noi e noi con lui, dote degli umani che dona ricordo a chiunque lasci eredità di affetti.
Contro quella grande fossa comune che fu scavata nel mare si alza questo carme di Romeo, Cariddi.
L’elaborazione del lutto è lenta, non impossibile ma lenta. Ogni gorgo riemerge in una immagine, ogni immagine è un gorgo ripetuto mille volte affinché il dolore diventi Storia, il racconto dell’episodio Memoria. Ed ecco ciò per cui era partito, quell’arte che ha fatto di lui un “salvato” e che sapientemente ha appreso, diventare la voce dei sommersi. Romeo lavora instancabilmente intorno ad una forma, la sua ripetizione trasforma l’ossessione in simbolo. La pietra solida diviene trasparente affinché la luce la attraversi; la nave inconsapevole naviga e vela di innocenza il mare. La nave che lo ha portato via ora compie la traversata della memoria nella storia.
Il racconto ha avuto bisogno di lunghi dettagli per chiarirsi, di molte didascalie per purificarsi, infine la sintesi: quanto più scabra è la narrazione tanto più denso è il suo contenuto. La figura dapprima sostiene il peso del gorgo e della nave, successivamente vi si trova in mezzo, infine eretta ma in quiete li porge come ex voto della memoria: una figura, arcaica e ieratica, con gli elementi della vicenda condotti al rango di simboli.
L’artista ora è guardiano e garante, la testimonianza sottratta all’arbitrio.
CARIDDI
Così si svolsero i fatti. Così, credevano, li avrebbero sommersi nei flutti. Ma gli abissi hanno pena di quei giovani e lasciano che l’energia del loro coraggio riaffiori in superficie con collane di spuma, trasformando il terribile gorgo in un ricamo. Jorge Romeo raccoglie quel ricamo e lo riporta su carte colorate, su pagine di giornale, su fogli leggeri e misteriosi, su superfici ferme e risolute, su metallo, su pietra, attraversato da nere silhouettes tutte uguali: ognuno di loro aveva un nome, un viso, un’età, fu la sorte a renderli uguali, quella che li rapì una notte su una Ford falcon verde e li gettò poi – con il ventre squartato – nel mare.
Erano giovani ed erano innocenti. Pieni di quella generosa innocenza che rese le loro vite brevi ed eroiche, immolabili affinché altri potessero averne migliori. Non ebbero paura, non abbastanza. L’energia del loro coraggio sarebbe tornata in mille forme per impedire l’assoluzione dei loro assassini e di chi li prezzolò. Cariddi è una delle forme che ha preso la loro storia: il gorgo spaventoso che terrorizzava gli antichi marinai ora è qui per scongiurare l’oblio della memoria, per impedire che il tempo emendi, percorre in senso inverso l’abisso restituendo ciò ha inghiottito.
Jorge Romeo lasciò la Patria tentando a lungo di non averne nostalgia. Il corso degli eventi gli aveva fornito un viatico: una borsa di studio per assecondare il suo talento, così aveva potuto lasciarsi alle spalle la tragedia. La sua generazione non ha avuto alternative. La sua sorte fu quella di andare, allora non sapeva quanto aspro dovesse risultargli, come le conseguenze. Nei paesi devastati le persone hanno solo due chances: sommersi o salvati; in ambedue i casi la loro vita e la loro storia non rimarrà privata, e quella di chi resta non sarà più la stessa, mai più.
Ugo Foscolo dedicò un lungo carme, Dei Sepolcri, al riscatto di chi – sepolto per decreto in fosse comuni – aveva perduto il diritto alla memoria. Quale riscatto dall’oblio invocò la “corrispondenza d’amorosi sensi” grazie alla quale l’amico estinto vive con noi e noi con lui, dote degli umani che dona ricordo a chiunque lasci eredità di affetti.
Contro quella grande fossa comune che fu scavata nel mare si alza questo carme di Romeo, Cariddi.
L’elaborazione del lutto è lenta, non impossibile ma lenta. Ogni gorgo riemerge in una immagine, ogni immagine è un gorgo ripetuto mille volte affinché il dolore diventi Storia, il racconto dell’episodio Memoria. Ed ecco ciò per cui era partito, quell’arte che ha fatto di lui un “salvato” e che sapientemente ha appreso, diventare la voce dei sommersi. Romeo lavora instancabilmente intorno ad una forma, la sua ripetizione trasforma l’ossessione in simbolo. La pietra solida diviene trasparente affinché la luce la attraversi; la nave inconsapevole naviga e vela di innocenza il mare. La nave che lo ha portato via ora compie la traversata della memoria nella storia.
Il racconto ha avuto bisogno di lunghi dettagli per chiarirsi, di molte didascalie per purificarsi, infine la sintesi: quanto più scabra è la narrazione tanto più denso è il suo contenuto. La figura dapprima sostiene il peso del gorgo e della nave, successivamente vi si trova in mezzo, infine eretta ma in quiete li porge come ex voto della memoria: una figura, arcaica e ieratica, con gli elementi della vicenda condotti al rango di simboli.
L’artista ora è guardiano e garante, la testimonianza sottratta all’arbitrio.
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