Aperto da oggi il transetto della storica basilica romana
Da Michelangelo a Filippino Lippi, tornano alla luce i tesori di Santa Maria sopra Minerva
Filippino Lippi, la Cappella Carafa nel transetto di Santa Maria sopra Minerva. Peter1936F / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)
Francesca Grego
18/02/2020
Roma - Michelangelo, Gian Lorenzo Bernini, Beato Angelico, Filippino Lippi, Melozzo da Forlì, Antonio da Sangallo, Antoniazzo Romano: sono solo alcuni dei grandi artisti associati alla Basilica di Santa Maria sopra Minerva, nel cuore di Roma. Nella piazzetta antistante un elefante con un obelisco sulla groppa segnala la chiesa ai passanti, spesso inconsapevoli di trovarsi a pochi metri da un autentico scrigno di tesori. Chiusa per motivi di sicurezza dall’estate 2019, la Basilica riapre parzialmente da oggi martedì 18 febbraio, in occasione della festa di Beato Angelico, il patrono di tutti gli artisti che è sepolto proprio tra queste mura.
Mentre procede il poderoso intervento di restauro che sta interessando gli interni dalle architetture gotiche alle decorazioni barocche e agli affreschi rinascimentali, torna visibile ai visitatori il transetto, dove si concentrano alcune delle più preziose opere d’arte conservate nella chiesa. Tutti da ammirare la statua del Cristo risorto di Michelangelo e la bellissima Cappella Carafa affrescata da Filippino Lippi, insieme ai sepolcri di Beato Angelico e della patrona d’Italia Santa Caterina da Siena. Sono davvero tanti i gioielli di Santa Maria sopra Minerva: tra i monumenti funebri di papi e personaggi illustri, troviamo opere di Antonio da Sangallo, affreschi di Melozzo da Forlì, dipinti di Antoniazzo Romano, sculture di Baccio Bandinelli e Gian Lorenzo Bernini, oltre a una teoria di cappelle di pregio, come la bella Cappella Aldobrandini.
A Bernini si deve anche il caratteristico elefantino che orna il piazzale: un luogo storico dove in epoca romana sorgeva un complesso di edifici di culto dedicati a divinità autoctone e orientali, tra cui i templi di Iside e Serapide, e dove nel Medioevo sorse il monastero delle monache basiliane di Costantinopoli. Non desta perciò troppo stupore la presenza di un obelisco egizio del V secolo a.C.: si ignora quando sia stato trasportato a Roma, ma sappiamo che era dedicato a Neit, una divinità che nella mitologia greco-romana corrisponde a Minerva. Furono i frati domenicani a trovarlo nel giardino dell’adiacente monastero e a commissionare la base a Bernini, che ne realizzò il progetto. E al convento dei domenicani è legato anche un ricordo meno lusinghiero: fu lì che il 22 giugno 1633 Galileo Galilei fu costretto ad abiurare le sue tesi sotto l’accusa di eresia.
Curiosi di scoprire un tale concentrato di arte e storia? L’appuntamento è in via Beato Angelico, dove si trova l’entrata posteriore della chiesa, mentre l’ingresso principale sarà chiuso fino al termine dei lavori di restauro realizzati dalla Soprintendenza Speciale di Roma con i finanziamenti del Fondo Edifici di Culto.
Leggi anche:
• Un'estasi di luce: restaurata la Cappella Albertoni del Bernini
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A Bernini si deve anche il caratteristico elefantino che orna il piazzale: un luogo storico dove in epoca romana sorgeva un complesso di edifici di culto dedicati a divinità autoctone e orientali, tra cui i templi di Iside e Serapide, e dove nel Medioevo sorse il monastero delle monache basiliane di Costantinopoli. Non desta perciò troppo stupore la presenza di un obelisco egizio del V secolo a.C.: si ignora quando sia stato trasportato a Roma, ma sappiamo che era dedicato a Neit, una divinità che nella mitologia greco-romana corrisponde a Minerva. Furono i frati domenicani a trovarlo nel giardino dell’adiacente monastero e a commissionare la base a Bernini, che ne realizzò il progetto. E al convento dei domenicani è legato anche un ricordo meno lusinghiero: fu lì che il 22 giugno 1633 Galileo Galilei fu costretto ad abiurare le sue tesi sotto l’accusa di eresia.
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