Hit PARAde
Dal 12 Settembre 2014 al 20 Settembre 2014
Torino
Luogo: Strada del Fortino
Indirizzo: Strada del Fortino 21/a
Curatori: Francesca Canfora, Daniele Ratti
Telefono per informazioni: +39 011 2073075
E-Mail info: info@paratissima.it
Sito ufficiale: http://www.paratissima.it
Hit PARAde è una mostra in un luogo espositivo non convenzionale: uno spazio d’arte in Strada del Fortino, inedito e sconosciuto al grande pubblico, che ha ospitato per anni un’importante collezione privata e che conserva, ancora oggi, una grande e museale opera site-specific, a tutta parete, di Sol LeWitt.
Hit PARAde è la collettiva dei 14 artisti rappresentativi di Paratissima, selezionati tra gli oltre 600 iscritti dell’edizione 2013. Hit PARAde è un evento che ripercorre, dal 12 al 20 settembre, l’esperienza di Paratissima offrendo una panoramica delle migliori proposte espositive della scorsa edizione della manifestazione.
Gli artisti: Simone Benedetto (vincitore del “Toro d’acciaio 2013”), Anna Tassini (vincitrice di “Paraphotò 2013”), Ignazio Fresu, Marcella Gallotta, DOP Architetti, Madvision, Riccardo Bandiera, Rajan Craveri, Loriana Pionna, Maldestra, Julien Cachcki, Ilaria Margutti, Edoardo Serretti, Simona Bertolotto.
Per le sezioni Video: Antonella Salvadore | Fashion: Eleni Niculai e Little Miss Sunshine | Design: Labomint | Rocca immobili Prize: Francesca Lupo.
In mostra le opere del vincitore del “Toro d’Acciaio 2013” Simone Benedetto, uno scultore poliedrico nella scelta di materiali e tecniche che utilizza il figurativo come linguaggio per affrontare tematiche spesso legate al sociale. Tra arte e cooperazione sociale si muove anche il progetto “Patch-net” di DOP Architetti, per un arazzo in lana riciclata: un’interpretazione in chiave moderna di una vecchia tecnica all’uncinetto, il “Punto Crochet” attraverso 30 mani e 15 teste provenienti da tutto il mondo. Il ricamo si inserisce anche nei dipinti di Ilaria Margutti e diventa linguaggio: l’azione, il gesto, il coraggio del cambiamento passano attraverso il filo, simbolo del lavoro perpetuo, del legare e dello slegare nodi, della via d’uscita.
Da una passione per il movimento e i suoi dinamismi e da esperienze nel campo del teatro e della danza, nasce la “Digital Action Painting” di Rajan Craveri: un software con il quale l’artista crea le immagini, un sistema interattivo che reagisce in tempo reale al movimento delle mani, lasciando un colore o alterando quello già presente in un flusso creativo libero dal quale si estraggono all’improvviso delle istantanee, combinazioni di forme e colori mosse dalle emozioni. Un po’ maghi e un po’ bambini, un po’ ricercatori e un po’ ecologisti, il duo Madvision si concentra su tematiche che affliggono il pianeta oggi analizzando la disperata deriva della condizione umana con una rilettura dei fatti che stimola la fantasia e fa riflettere sulla condizione della società moderna.
La serie “Asylum” di Edoardo Serretti rappresenta ciò che l’essere è, svincolato dai fattori sociali che lo circondano. In “Silent army” di Anna Tassini i corpi si spogliano di loghi, tessuti e colori contemporanei e la pelle diventa una divisa; nell’immagine rimane l’arma, l’oggetto che sopravvive insieme alle emozioni umane raccontate dal corpo che si ri-crea. In “Lesbica non è un insulto” di Maldestra corpi nudi di donne lesbiche e scritte nere sono il mezzo di comunicazione usato per indagare l’omosessualità femminile, per aprire un dialogo verso chi non la conosce o la ignora totalmente. Corpi anche nel progetto “Non affoghi cadendo nel fiume, ma stando immerso in esso” di Riccardo Bandiera, realizzato in acqua con delle fotocamere usa e getta subacquee. Le fotografie di Simona Bertolotto, tutte rigorosamente scattate da smartphone, sono elaborate e stampate su specchio, quelle di Marcella Gallotta, invece, indagano i fenomeni complessi della città contemporanea.
Tra visibilità e invisibilità, leggibilità e illeggibilità si snoda il percorso artistico di Julien Cachki con l’obiettivo di far interagire lo spettatore con l’opera, rendendo visibile l’invisibile attraverso l’immaginazione e leggibile l’illeggibile attraverso lo spirito. Giocano sulla percezione della reale consistenza delle cose le opere di Ignazio Fresu, la cui poetica si prefigge di dare un volto alla bellezza dell’effimero e di ritrarre l’eterno inganno perpetrato dal tempo. Il dramma, interno ed esterno dei soggetti, in Loriana Pionna, si concentra infine sugli occhi, che diventano grandi come finestre.
Hit PARAde è la collettiva dei 14 artisti rappresentativi di Paratissima, selezionati tra gli oltre 600 iscritti dell’edizione 2013. Hit PARAde è un evento che ripercorre, dal 12 al 20 settembre, l’esperienza di Paratissima offrendo una panoramica delle migliori proposte espositive della scorsa edizione della manifestazione.
Gli artisti: Simone Benedetto (vincitore del “Toro d’acciaio 2013”), Anna Tassini (vincitrice di “Paraphotò 2013”), Ignazio Fresu, Marcella Gallotta, DOP Architetti, Madvision, Riccardo Bandiera, Rajan Craveri, Loriana Pionna, Maldestra, Julien Cachcki, Ilaria Margutti, Edoardo Serretti, Simona Bertolotto.
Per le sezioni Video: Antonella Salvadore | Fashion: Eleni Niculai e Little Miss Sunshine | Design: Labomint | Rocca immobili Prize: Francesca Lupo.
In mostra le opere del vincitore del “Toro d’Acciaio 2013” Simone Benedetto, uno scultore poliedrico nella scelta di materiali e tecniche che utilizza il figurativo come linguaggio per affrontare tematiche spesso legate al sociale. Tra arte e cooperazione sociale si muove anche il progetto “Patch-net” di DOP Architetti, per un arazzo in lana riciclata: un’interpretazione in chiave moderna di una vecchia tecnica all’uncinetto, il “Punto Crochet” attraverso 30 mani e 15 teste provenienti da tutto il mondo. Il ricamo si inserisce anche nei dipinti di Ilaria Margutti e diventa linguaggio: l’azione, il gesto, il coraggio del cambiamento passano attraverso il filo, simbolo del lavoro perpetuo, del legare e dello slegare nodi, della via d’uscita.
Da una passione per il movimento e i suoi dinamismi e da esperienze nel campo del teatro e della danza, nasce la “Digital Action Painting” di Rajan Craveri: un software con il quale l’artista crea le immagini, un sistema interattivo che reagisce in tempo reale al movimento delle mani, lasciando un colore o alterando quello già presente in un flusso creativo libero dal quale si estraggono all’improvviso delle istantanee, combinazioni di forme e colori mosse dalle emozioni. Un po’ maghi e un po’ bambini, un po’ ricercatori e un po’ ecologisti, il duo Madvision si concentra su tematiche che affliggono il pianeta oggi analizzando la disperata deriva della condizione umana con una rilettura dei fatti che stimola la fantasia e fa riflettere sulla condizione della società moderna.
La serie “Asylum” di Edoardo Serretti rappresenta ciò che l’essere è, svincolato dai fattori sociali che lo circondano. In “Silent army” di Anna Tassini i corpi si spogliano di loghi, tessuti e colori contemporanei e la pelle diventa una divisa; nell’immagine rimane l’arma, l’oggetto che sopravvive insieme alle emozioni umane raccontate dal corpo che si ri-crea. In “Lesbica non è un insulto” di Maldestra corpi nudi di donne lesbiche e scritte nere sono il mezzo di comunicazione usato per indagare l’omosessualità femminile, per aprire un dialogo verso chi non la conosce o la ignora totalmente. Corpi anche nel progetto “Non affoghi cadendo nel fiume, ma stando immerso in esso” di Riccardo Bandiera, realizzato in acqua con delle fotocamere usa e getta subacquee. Le fotografie di Simona Bertolotto, tutte rigorosamente scattate da smartphone, sono elaborate e stampate su specchio, quelle di Marcella Gallotta, invece, indagano i fenomeni complessi della città contemporanea.
Tra visibilità e invisibilità, leggibilità e illeggibilità si snoda il percorso artistico di Julien Cachki con l’obiettivo di far interagire lo spettatore con l’opera, rendendo visibile l’invisibile attraverso l’immaginazione e leggibile l’illeggibile attraverso lo spirito. Giocano sulla percezione della reale consistenza delle cose le opere di Ignazio Fresu, la cui poetica si prefigge di dare un volto alla bellezza dell’effimero e di ritrarre l’eterno inganno perpetrato dal tempo. Il dramma, interno ed esterno dei soggetti, in Loriana Pionna, si concentra infine sugli occhi, che diventano grandi come finestre.
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