Alessandro Seffer. Cronaca e paesaggio nel Veneto dell'Ottocento
Dal 03 Ottobre 2020 al 10 Gennaio 2021
Belluno
Luogo: Musei Civici - Palazzo Fulcis
Indirizzo: via Roma 18/33
Curatori: Denis Ton, Flavio Vizzuti
Enti promotori:
- Comune di Belluno
Alessandro Seffer, figlio di Giambattista e Antonia Alpago, nacque a Belluno nel 1831, in una famiglia di possidenti terrieri e borghese, di origine armena. Dopo gli inizi bellunesi e l’avvio alla pratica della pittura presso un artista locale, nel 1854 egli prese casa a Venezia per essere avviato a più solidi studi presso l’Accademia cittadina, che frequentò insieme ad altri conterranei, come Carlo Matscheg, ed Eugenio Maddalozzo tutti rappresentati insieme in un’eccezionale fotografia di gruppo, verosimilmente della metà degli anni sessanta, che vale come sintesi della “Scuola bellunese di paesaggio”. La morte del padre nel 1856 costrinse Alessandro a un ritorno in patria per aiutare la famiglia in difficoltà economiche, diventando docente presso la locale Scuola di Disegno, attività che proseguì fino al 1859, spostandosi poi nuovamente a Venezia, dove ottenne la cattedra di disegno presso la “Scuola superiore di Nautica”. Nel 1860 sposò a Belluno Giovanna Miari, dalla quale ebbe tre figli, ma il ritorno effettivo in città si data solo al 1863, quando ottenne l’insegnamento presso la “Scuola Reale di Belluno”, sebbene quello stesso anno cercò di avere la cattedra di insegnamento del paesaggio presso l’Accademia Veneziana, poi ottenuta da Domenico Bresolin. A Belluno, Seffer ottenne numerosi riconoscimenti pubblici e varie fonti lo ricordano come artista estremamente apprezzato anche in concorsi di ambito regionale a Padova e a Treviso, capace di riscuotere le lodi anche della regina Margherita, in visita in provincia nel 1881. Messo a riposo nel 1901, il pittore proseguì nell’amata pratica della pittura. Come ricordano i contemporanei, “Adesso che la tarda età non gli consentiva più i disagi delle salite alpestri per far da vero” si dedicava ai dipinti spesso di dimensioni contenute “sempre belli per vaghezza […], per forza di colorito, per correttezza di disegno […]. Chi non penetrò mai nel [suo studio], le cui pareti sono coperte da cima a fondo di sue concezioni pittoriche, non può farsi giusto criterio della bravura di lui” (Marco Maello). Definito al principio del XX secolo come il “nestore degli artisti bellunesi”, Seffer si spense il 29 maggio 1905. Pittore versatile, che seppe muoversi abilmente tra tradizione e innovazione, tra il lascito della grande lezione del paesaggio settecentesco di Marco Ricci e Giuseppe Zais, e gli spunti della modernità dell’en plein air e della fotografia, tra Domenico Bresolin e Guglielmo Ciardi, oltre che del suo conterraneo Ippolito Caffi, Seffer affrontò diversi generi e registri. Dal paesaggio montano, ancora affrontato con scrupolo e puntiglio nordico, secondo la moda di metà Ottocento; a vedute campestri di maggiore ampiezza e semplificazione della composizione, con una pennellata che cerca delicati effetti atmosferici e si scioglie nella luce mattutina. Ma Seffer affrontò anche molti altri temi, i grandi eventi della città, e la cronaca locale, le vedute di Venezia e gli interni prospettici di chiesa, le rovine del grande terremoto distruttivo del 1873, dove la sua pittura tocca vertici di poesia. I Musei Civici di Belluno sono l’unico museo a possedere ed esporre tre opere del maestro. Questa è la prima esposizione a lui dedicata.
Comune di Belluno Jacopo Massaro, Sindaco Marco Perale, Assessore alla Cultura Carlo Erranti, Dirigente Ambito Servizi alla Persona Valentina Majolino, Responsabile Ufficio Cultura Denis Ton, Conservatore dei Musei Civici di Belluno (MUBEL)
Catalogo a cura di Flavio Vizzuti Consulenza organizzativa Valeria Benni Apparati didattici Francesca Bortoluzzi, Denis Ton, Flavio Vizzuti Restauro e trasporti Mariangela Mattia Elaborazione Grafica De Poli & Cometto Assicurazioni Generali Agenzia Principale di Belluno-Alpago
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