Insieme
Dal 18 Febbraio 2023 al 16 Luglio 2023
Udine
Luogo: Casa Cavazzini
Indirizzo: Via Cavour 14
Orari: Lun. 14-18 || Mar., mer., giov. 9.30-18.30 || Ven., sab., dom. 9-20
Telefono per informazioni: +39 0432 1279127
E-Mail info: prenotazioni@udinegrandimostre.it
Sito ufficiale: http://https://udinegrandimostre.it/exhibition/insieme/
Come il titolo suggerisce, la mostra è una meditazione d’arte per passare da un uomo smarrito nell’incomunicabilità a un uomo ritrovato nell’intersoggettività.
L’arte dell’Ottocento e del Novecento torna assai spesso sul fatto che l’essere umano deve trovare la via d’uscita dalla prospettiva dell’individualismo strutturale, dall’egocentrismo metodico, dalle filosofie del soggetto, o dalla visione di una reciproca ostilità universale. Tutti distanti, tutti concorrenti. La relazionalità, in simili prospettive, pare un accidente che s’aggiungerebbe ad una sostanza già completa, mentre la conflittualità appare talmente radicale da portarci a spiegare e a vivere i rapporti sociali in chiave di tutela delle libertà del singolo e in stato di opposizione a qualcuno che abusa del mondo e di noi.
Dalla logica della prossimità e dai doveri morali dell’amore fraterno, della giustizia e del dono, si scivola gradualmente verso un’impostazione di vita e di società in cui il massimo sforzo è offrirci tutt’al più una certa tolleranza reciproca e il cui massimo bene pare essere la privacy. Nemmeno nascita e morte di uno di noi sono più notizie che si possano pubblicamente domandare e certificare; sono i cosiddetti dati “sensibili” di esseri che forse stanno per smarrire la sensibilità. L’arte tra Ottocento e Novecento ha frequentemente commentato questa deriva, lo smarrimento progressivo del soggetto e la percezione di una prigionia dell’io e, gradualmente, del suo stesso sfaldamento in una enigmaticità sfuggente e di conseguenza in una incomunicabilità di fondo. Proust, Joyce, Kafka, Sartre, in letteratura, sono il parallelo di quel che accade in molti quadri dipinti dalla metà dell’Ottocento in avanti.
Una diversa visione dell’uomo, che parallelamente si è sviluppata in Occidente negli ultimi cent’anni, partendo da Emmanuel Mounier e Jacques Maritain, passando per Jurgen Habermas, fino a Paul Ricoeur, si concentra sul personalismo comunitario e sull’intersoggettività. L’antico invito del conosci te stesso implica in modo costitutivo il riconoscimento dell’alterità e l’inserimento di ognuno nella connessione con gli altri. Nessuno conosce se stesso ed anche il mondo se non a partire dai riconoscimenti o dai non riconoscimenti sperimentati nella sua vita di relazione.
L’arte tra Ottocento e Novecento ha spesso manifestato questo insopprimibile anelito dell’essere umano a stabilire legami, a riconoscersi nell’altro, a vivere per la comunione, seppur con mille limiti. Dopo la stagione del razionalismo illuministico, che ha avuto il suo correlativo nella perfezione formale ricercata dal Neoclassicismo, quasi per contraccolpo la cultura dell’Occidente viene attraversata da un fremito romantico che ricolloca prepotentemente al centro dell’attenzione il tema delle grandi passioni, interpersonali e collettive: il sentimento d’amore, l’amicizia, il sentimento patriottico e quello sociale, corporativo. Così dal Romanticismo fino ai nostri giorni si snoda un percorso d’arte che testimonia quanto siamo interconnessi.
La mostra Insieme darà da pensare, smuoverà emozioni potenti e ricordi intimi. Essa – anche nell’allestimento che si estenderà in dieci sale espositive al secondo piano di Casa Cavazzini – parte dalla fatica di uscire da se stessi o di trovare porte aperte e ci fa ripensare poi le esperienze fondamentali di contatto e di legame con l’altro, con le creature e con Dio.
* È opportuno segnalare un ulteriore punto di forza della mostra di Casa Cavazzini: la grande attenzione con cui i flussi dei visitatori saranno regolati, in modo che tutti siano accompagnati in piccoli gruppi di persone, in stanze organizzate come teatri suggestivi che con la regia delle luci e la magia delle parole faranno gustare una toccante intimità con le opere esposte. Last
L’arte dell’Ottocento e del Novecento torna assai spesso sul fatto che l’essere umano deve trovare la via d’uscita dalla prospettiva dell’individualismo strutturale, dall’egocentrismo metodico, dalle filosofie del soggetto, o dalla visione di una reciproca ostilità universale. Tutti distanti, tutti concorrenti. La relazionalità, in simili prospettive, pare un accidente che s’aggiungerebbe ad una sostanza già completa, mentre la conflittualità appare talmente radicale da portarci a spiegare e a vivere i rapporti sociali in chiave di tutela delle libertà del singolo e in stato di opposizione a qualcuno che abusa del mondo e di noi.
Dalla logica della prossimità e dai doveri morali dell’amore fraterno, della giustizia e del dono, si scivola gradualmente verso un’impostazione di vita e di società in cui il massimo sforzo è offrirci tutt’al più una certa tolleranza reciproca e il cui massimo bene pare essere la privacy. Nemmeno nascita e morte di uno di noi sono più notizie che si possano pubblicamente domandare e certificare; sono i cosiddetti dati “sensibili” di esseri che forse stanno per smarrire la sensibilità. L’arte tra Ottocento e Novecento ha frequentemente commentato questa deriva, lo smarrimento progressivo del soggetto e la percezione di una prigionia dell’io e, gradualmente, del suo stesso sfaldamento in una enigmaticità sfuggente e di conseguenza in una incomunicabilità di fondo. Proust, Joyce, Kafka, Sartre, in letteratura, sono il parallelo di quel che accade in molti quadri dipinti dalla metà dell’Ottocento in avanti.
Una diversa visione dell’uomo, che parallelamente si è sviluppata in Occidente negli ultimi cent’anni, partendo da Emmanuel Mounier e Jacques Maritain, passando per Jurgen Habermas, fino a Paul Ricoeur, si concentra sul personalismo comunitario e sull’intersoggettività. L’antico invito del conosci te stesso implica in modo costitutivo il riconoscimento dell’alterità e l’inserimento di ognuno nella connessione con gli altri. Nessuno conosce se stesso ed anche il mondo se non a partire dai riconoscimenti o dai non riconoscimenti sperimentati nella sua vita di relazione.
L’arte tra Ottocento e Novecento ha spesso manifestato questo insopprimibile anelito dell’essere umano a stabilire legami, a riconoscersi nell’altro, a vivere per la comunione, seppur con mille limiti. Dopo la stagione del razionalismo illuministico, che ha avuto il suo correlativo nella perfezione formale ricercata dal Neoclassicismo, quasi per contraccolpo la cultura dell’Occidente viene attraversata da un fremito romantico che ricolloca prepotentemente al centro dell’attenzione il tema delle grandi passioni, interpersonali e collettive: il sentimento d’amore, l’amicizia, il sentimento patriottico e quello sociale, corporativo. Così dal Romanticismo fino ai nostri giorni si snoda un percorso d’arte che testimonia quanto siamo interconnessi.
La mostra Insieme darà da pensare, smuoverà emozioni potenti e ricordi intimi. Essa – anche nell’allestimento che si estenderà in dieci sale espositive al secondo piano di Casa Cavazzini – parte dalla fatica di uscire da se stessi o di trovare porte aperte e ci fa ripensare poi le esperienze fondamentali di contatto e di legame con l’altro, con le creature e con Dio.
* È opportuno segnalare un ulteriore punto di forza della mostra di Casa Cavazzini: la grande attenzione con cui i flussi dei visitatori saranno regolati, in modo che tutti siano accompagnati in piccoli gruppi di persone, in stanze organizzate come teatri suggestivi che con la regia delle luci e la magia delle parole faranno gustare una toccante intimità con le opere esposte. Last
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