Da marzo in libreria “Tintoretto. Un ribelle a Venezia”
Tintoretto: Alberto Bonanni presenta la graphic novel di Sky Arte
Tintoretto. Un ribelle a Venezia, Cover della graphic novel firmata da Alberto Bonanni, Gianmarco Veronesi e Matteo Bellisario per i tipi di TIWI | Courtesy of Sky Arte | © Sky Italia s.r.l.
Francesca Grego
21/02/2019
“È uno scandalo, altro che capolavoro!”, “Dirò di più, uno scandalo!” tuonano due arcigni confratelli della Scuola Grande di San Marco davanti al Miracolo dello schiavo di Tintoretto, citando i detective gemelli di Tintin. Il quadro è quello vero e credibile è la rabbia del pittore che gli scalpita davanti.
Ma realtà e fantasia, passato e presente, comico e drammatico si incontrano in Tintoretto. Un ribelle a Venezia, la graphic novel con cui Sky Arte festeggia i 500 anni del maestro veneziano in abbinamento al film che sarà nelle sale italiane il 25, il 26 e il 27 febbraio.
Un’inedita biografia a fumetti, disponibile da marzo in libreria, si getta sulle tracce del “più terribile cervello che abbia mai avuto la pittura” in quattro capitoli a colori destinati ai lettori dai 14 anni in su. Una ricca sezione di contenuti redazionali approfondisce il racconto con storie e curiosità.
A disegnarlo è stato Gianmarco Veronesi, talento in ascesa del fumetto italiano, mentre la sceneggiatura è di Alberto Bonanni, grafico innamorato da sempre dei comics, che ha coltivato fondando prima una fanzine e poi una casa editrice, Rasputin!libri, pioniera delle graphic novel già alla fine degli anni Novanta.
Intervistarlo è come curiosare tra le pagine del volume edito da Sky Arte con TIWI, alla scoperta di invenzioni, aneddoti e affinità elettive.
“Se penso a quando ho ricevuto la proposta di una graphic novel su Tintoretto, devo dire che ero un po’ scettico sull’opportunità dell’operazione" spiega Alberto: "Ma quando ho approfondito la conoscenza del personaggio l’ho trovato subito molto simpatico. Per quanto faticoso, scrivere la sceneggiatura mi ha preso veramente, ci ho messo il cuore”.
Che cosa ti è piaciuto di Tintoretto? Quali aspetti della sua storia e della sua personalità hanno stimolato la tua immaginazione?
“Mi sono trovato subito in sintonia con questo spiritello, con il suo voltare le spalle all’etichetta, il suo passar sopra ai formalismi che all’epoca ogni artista rispettava per ottenere delle commissioni. Tintoretto ha rischiato tutto per essere se stesso e non tradirsi facendo cose che non gli erano proprie. Al di là dell’obiettivo dei soldi e dello status sociale, aveva qualcosa dentro che lo spingeva a lavorare senza sosta. Sono davvero contento di aver incontrato un personaggio così”.
Quali sono gli ingredienti necessari per trasformare in fumetto una grande pagina di storia dell’arte?
“Se Tintoretto è stato un po’ ribelle nel suo tempo e nella sua città, anch’io la penso spesso in maniera diversa dalla maggior parte delle persone.
La prima cosa che ho cercato di mantenere in questo lavoro è una certa coerenza rispetto al linguaggio del fumetto. Quello che stavo scrivendo doveva essere un vero fumetto: un po’ avventuroso, serio ma anche buffo, con qualche gag e un disegno grafico che lo mettesse al riparo da pretese di realismo sentimentale o storico.
Parliamo di fatti che si conoscono e di altri che non si conoscono affatto, accaduti 500 anni fa. Mi sono documentato leggendo il libro di Melania Mazzucco, che è anche ideatrice e autrice del film prodotto da Sky, e ricercando storie e aneddoti sulla vita dell’artista, ma presto ho capito che avrei inventato molte cose.
Mi è venuta incontro la grande rivalità con Tiziano, un ingrediente perfetto: un eroe e la sua nemesi. E poi il contesto drammatico della peste. Ho cercato di movimentare la storia inserendo degli elementi buffi: per esempio ho immaginato che la moglie di Tintoretto, storicamente nipote di uno speziale, producesse un farmaco rinvigorente per lo spirito e il corpo e che lo somministrasse anche al marito in momenti di forte stanchezza”.
Quali sono oltre al protagonista i personaggi che avremo occasione di incontrare in questa storia?
“Tintoretto e Tiziano sono due vertici del triangolo su cui si basa la drammaturgia dell’opera. Tra loro si muove la figura del poeta Pietro Aretino, che ho alleggerito dai toni maliziosi. Aretino è un mentore mutaforma che sostiene Tintoretto e continua a volergli bene anche quando ufficialmente passa dalla parte del rivale.
Tintoretto rimane un eroe solitario per un bel po’, fino a quando non si sposa e crea una sua famiglia. Ho inventato per lui una moglie molto attiva, che organizza, sprona, dirige. Fino al momento clou del San Rocco in gloria, con il pittore che nella gara per ottenere la commissione non consegna il bozzetto ma monta già l’opera finita al suo posto. Anche quando ottiene ciò che desidera, c’è sempre qualcosa che lo rode ed è la tensione con Tiziano, che si risolverà in una scena di fantasia”.
La Venezia cinquecentesca è una location che già da sé “vale il biglietto”. Come ne hai tratteggiato le atmosfere e che ruolo ha all’interno della graphic novel?
“Non è facile trovare documenti visivi di Venezia nel Cinquecento. Perciò non ho avuto la possibilità di trasformarla in personaggio: resta piacevolmente sullo sfondo della storia. Ci sono luoghi significativi che però abbiamo voluto mostrare: la Scuola Grande di San Rocco, la Scuola Grande di San Marco, la Chiesa della Madonna dell’Orto. E poi abbiamo inserito anche una grande vignetta in cui Tintoretto vola sopra Venezia, mostrando il panorama della città dall’alto”.
Dicevi che è stata una fatica… Quale è stata la parte più impegnativa e quale il momento più entusiasmante?
“Per raccontare la vita di un uomo in 96 tavole (l’equivalente di un film di un'ora e mezza) bisognava fare delle scelte. A questo si aggiunge la necessità di una coerenza narrativa, di un filo rosso che ho trovato nel rapporto tra Tintoretto e Tiziano. E infine ho cercato di drammatizzare tutti gli eventi: ogni azione ha motivi e conseguenze da mostrare con chiarezza senza perdere il controllo del racconto.
Ma vedere per la prima volta i personaggi prendere vita nelle tavole di Gianmarco Veronesi mi ha risollevato all’istante. Ho smesso di chiedermi: sarà tutto? Sarà troppo? Troppo poco? Ringrazio moltissimo Gianmarco per il suo straordinario lavoro”.
Tintoretto è stato definito “il primo regista della storia”: pur in assenza di parole, potremmo leggere i suoi cicli pittorici come vignette di una graphic novel ante litteram? Che cosa può imparare uno sceneggiatore di oggi dal suo modo di raccontare?
“Sono due realtà molto diverse, ma hanno qualcosa in comune. Ho studiato teatro per molti anni, così quando dovevo descrivere le scene al disegnatore ho usato anche il corpo, come se stessi recitando. In modo analogo, Tintoretto componeva l’immagine da dipingere disponendo nel suo studio statue di cera.
Penso che un fumetto di oggi o un film abbiano in comune con la pittura di Tintoretto una cosa fortissima: la presenza del corpo umano che si muove nello spazio assumendo forme che comunicano sentimenti.
Guardando i suoi quadri uno sceneggiatore può rendersi conto proprio di questo. In tanti fumetti che circolano oggi il corpo è un po’ penalizzato a favore della parola. Invece il movimento delle mani o una tensione alla spalla ci possono dire moltissimo sul personaggio, su come si sente, su quello che pensa. Farne a meno va a scapito del racconto”.
Ci sono esempi di fumetto e graphic novel a cui ti sei ispirato?
“Non ho avuto fonti di ispirazione dirette, ma il fumetto che ho amato da bambino e da adolescente fa parte del mio modo di raccontare. Un riferimento che sento molto è Corto Maltese di Hugo Pratt, veneziano anche lui, e tuttavia nel lavoro su Tintoretto non c’è nulla che lo ricordi direttamente, a parte una veloce apparizione di Rasputin. Poi mi sono divertito a inserire citazioni da Tintin.
Ma soprattutto ho cercato di fare qualcosa di nuovo nell’ambito del fumetto biografico, che è sempre più diffuso, basti pensare alle pubblicazioni recenti su Maria Callas o Andy Warhol. Ho cercato di fare qualcosa che non ho mai visto, con tutti i rischi del caso. Per esempio con un formato editoriale orizzontale che non sempre è ben visto dalle librerie, ma che sembrava perfetto per questo progetto”.
Quanto conta il disegno in Tintoretto. Un ribelle a Venezia?
“Moltissimo. Come dice un mio caro amico che fa il critico, il fumetto si guarda, non si legge. È un’esagerazione, ma il primo contatto passa sempre per lo sguardo. Perciò abbiamo curato l’aspetto grafico il più possibile, sia nella bellezza del disegno, sia nella sua capacità di raccontare la storia di volta in volta attraverso totali, campi larghi, dettagli, primi piani. È sulla narrazione grafica che poi vanno a innestarsi le parole.
È stata una vera fortuna lavorare con Gianmarco Veronesi, un disegnatore ventiquattrenne con un talento già molto evidente. Gianmarco è riuscito a creare proprio quello che volevo: un fumetto capace di attingere ad Asterix o a Tintin, declinandone gli spunti in una dimensione molto più realistica. Uno stile adatto non a raccontare la storia di Tintoretto, ma per raccontare questa storia di Tintoretto”.
Come siete riusciti a trasportare tra i baloon la grande pittura dell’artista?
“Il problema si è posto subito: se in una scena c'è il Tintoretto che dipinge, cosa vediamo sulla tela? Era assurdo che i quadri fossero riprodotti dal disegnatore. Quindi abbiamo scelto quattro, cinque opere di Tintoretto - per esempio La presentazione di Maria al tempio - e una di Tiziano e le abbiamo inserite direttamente nelle tavole, acquistando le riproduzioni fotografiche degli originali”.
A chi si rivolge la graphic novel? Quali accorgimenti hai usato per avvicinare Tintoretto ai lettori più giovani?
“Non riesco ancora a immaginare con chiarezza chi saranno i nostri lettori: probabilmente un pubblico più vario e trasversale degli habitué del fumetto. Ci saranno appassionati d’arte e sicuramente la zia che regala il libro al nipote per staccarlo dalla play station con una lettura ‘intelligente’.
La mia speranza è che venga accolto bene anche nell’ambito specifico del fumetto. Perché è un fumetto, ancor prima di essere la storia di un grande artista.
Riguardo l’età dei lettori, io ho letto Corto Maltese a 13-14 anni e lo rileggo continuamente. È con questo spirito che mi sono accostato alla graphic novel, con la volontà di scrivere una storia per tutti, che parlasse il linguaggio di un fumetto popolare per ragazzi, con un po’ di avventura ma anche temi e personaggi più complessi. Ci ho messo dentro un po’ di me, naturalmente, e ho quasi 50 anni, questo significa che ci sarà spazio per una lettura a diversi livelli”.
Negli ultimi anni sono state pubblicate graphic novel su Paul Gauguin, Frida Kahlo, Andy Warhol… Che ne pensi di questa liason tra l’arte e il fumetto?
“Il fumetto può prendere in prestito dall’arte personaggi, contesti storici, spunti narrativi, ma senza diventare racconto filologico. Ha invece bisogno di spazi per inventare, per giocare con i personaggi.
Questa non è la storia di Tintoretto ma una storia su Tintoretto tra le infinite storie possibili. Ho cercato di farne una bella storia, piacevole da leggere, un po’ vera, un po’ no”.
Arte, cinema, televisione, fumetto: una rete di linguaggi e professionalità per raccontare un’unica storia. Come hai vissuto e che cosa pensi di questa esperienza?
“La vedo ovviamente dalla parte del fumetto, che oggi è in un momento un po’ particolare: c’è un’offerta molto ampia ma le copie vendute sono quasi sempre poche. Quindi attori esterni come Sky Arte o la Apple, che ultimamente ha fatto il suo ingresso nel settore, possono essere dei partner molto interessanti per ampliare il nostro raggio d’azione e perché siano riconosciute le potenzialità del fumetto come mezzo.
Per Sky questa graphic novel rappresenta soprattutto un prodotto per ragazzi. Va bene così, ne sono felice e ammiro il loro coraggio. Ringrazio Roberto Pisoni, direttore di Sky Arte, per averci creduto”.
Tintoretto. Un ribelle a Venezia, il docu-film prodotto da Sky Arte e distribuito da Nexo Digital, sarà al cinema il 25, 26, 27 Febbraio. La produzione si inserisce nel calendario della Grande Arte al Cinema. Per la stagione 2019 arriva nelle sale italiane in collaborazione con i media partner Radio Capital, Sky Arte e MYmovies.it e con ARTE.it come digital media partner.
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• FOTO: Il fuoco eterno di Tintoretto
• Melania Mazzucco racconta Tintoretto, l'"outsider" che ha dipinto la bellezza femminile con il suo sguardo non convenzionale
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• La Venezia di Tintoretto: tra chiese e sestieri sulle tracce dell'artista ribelle
• Tintoretto “il Furioso”: storia di una rockstar col pennello
• Tintoretto, il ribelle di Venezia presto nelle sale
Ma realtà e fantasia, passato e presente, comico e drammatico si incontrano in Tintoretto. Un ribelle a Venezia, la graphic novel con cui Sky Arte festeggia i 500 anni del maestro veneziano in abbinamento al film che sarà nelle sale italiane il 25, il 26 e il 27 febbraio.
Un’inedita biografia a fumetti, disponibile da marzo in libreria, si getta sulle tracce del “più terribile cervello che abbia mai avuto la pittura” in quattro capitoli a colori destinati ai lettori dai 14 anni in su. Una ricca sezione di contenuti redazionali approfondisce il racconto con storie e curiosità.
A disegnarlo è stato Gianmarco Veronesi, talento in ascesa del fumetto italiano, mentre la sceneggiatura è di Alberto Bonanni, grafico innamorato da sempre dei comics, che ha coltivato fondando prima una fanzine e poi una casa editrice, Rasputin!libri, pioniera delle graphic novel già alla fine degli anni Novanta.
Intervistarlo è come curiosare tra le pagine del volume edito da Sky Arte con TIWI, alla scoperta di invenzioni, aneddoti e affinità elettive.
“Se penso a quando ho ricevuto la proposta di una graphic novel su Tintoretto, devo dire che ero un po’ scettico sull’opportunità dell’operazione" spiega Alberto: "Ma quando ho approfondito la conoscenza del personaggio l’ho trovato subito molto simpatico. Per quanto faticoso, scrivere la sceneggiatura mi ha preso veramente, ci ho messo il cuore”.
Che cosa ti è piaciuto di Tintoretto? Quali aspetti della sua storia e della sua personalità hanno stimolato la tua immaginazione?
“Mi sono trovato subito in sintonia con questo spiritello, con il suo voltare le spalle all’etichetta, il suo passar sopra ai formalismi che all’epoca ogni artista rispettava per ottenere delle commissioni. Tintoretto ha rischiato tutto per essere se stesso e non tradirsi facendo cose che non gli erano proprie. Al di là dell’obiettivo dei soldi e dello status sociale, aveva qualcosa dentro che lo spingeva a lavorare senza sosta. Sono davvero contento di aver incontrato un personaggio così”.
Quali sono gli ingredienti necessari per trasformare in fumetto una grande pagina di storia dell’arte?
“Se Tintoretto è stato un po’ ribelle nel suo tempo e nella sua città, anch’io la penso spesso in maniera diversa dalla maggior parte delle persone.
La prima cosa che ho cercato di mantenere in questo lavoro è una certa coerenza rispetto al linguaggio del fumetto. Quello che stavo scrivendo doveva essere un vero fumetto: un po’ avventuroso, serio ma anche buffo, con qualche gag e un disegno grafico che lo mettesse al riparo da pretese di realismo sentimentale o storico.
Parliamo di fatti che si conoscono e di altri che non si conoscono affatto, accaduti 500 anni fa. Mi sono documentato leggendo il libro di Melania Mazzucco, che è anche ideatrice e autrice del film prodotto da Sky, e ricercando storie e aneddoti sulla vita dell’artista, ma presto ho capito che avrei inventato molte cose.
Mi è venuta incontro la grande rivalità con Tiziano, un ingrediente perfetto: un eroe e la sua nemesi. E poi il contesto drammatico della peste. Ho cercato di movimentare la storia inserendo degli elementi buffi: per esempio ho immaginato che la moglie di Tintoretto, storicamente nipote di uno speziale, producesse un farmaco rinvigorente per lo spirito e il corpo e che lo somministrasse anche al marito in momenti di forte stanchezza”.
Quali sono oltre al protagonista i personaggi che avremo occasione di incontrare in questa storia?
“Tintoretto e Tiziano sono due vertici del triangolo su cui si basa la drammaturgia dell’opera. Tra loro si muove la figura del poeta Pietro Aretino, che ho alleggerito dai toni maliziosi. Aretino è un mentore mutaforma che sostiene Tintoretto e continua a volergli bene anche quando ufficialmente passa dalla parte del rivale.
Tintoretto rimane un eroe solitario per un bel po’, fino a quando non si sposa e crea una sua famiglia. Ho inventato per lui una moglie molto attiva, che organizza, sprona, dirige. Fino al momento clou del San Rocco in gloria, con il pittore che nella gara per ottenere la commissione non consegna il bozzetto ma monta già l’opera finita al suo posto. Anche quando ottiene ciò che desidera, c’è sempre qualcosa che lo rode ed è la tensione con Tiziano, che si risolverà in una scena di fantasia”.
La Venezia cinquecentesca è una location che già da sé “vale il biglietto”. Come ne hai tratteggiato le atmosfere e che ruolo ha all’interno della graphic novel?
“Non è facile trovare documenti visivi di Venezia nel Cinquecento. Perciò non ho avuto la possibilità di trasformarla in personaggio: resta piacevolmente sullo sfondo della storia. Ci sono luoghi significativi che però abbiamo voluto mostrare: la Scuola Grande di San Rocco, la Scuola Grande di San Marco, la Chiesa della Madonna dell’Orto. E poi abbiamo inserito anche una grande vignetta in cui Tintoretto vola sopra Venezia, mostrando il panorama della città dall’alto”.
Dicevi che è stata una fatica… Quale è stata la parte più impegnativa e quale il momento più entusiasmante?
“Per raccontare la vita di un uomo in 96 tavole (l’equivalente di un film di un'ora e mezza) bisognava fare delle scelte. A questo si aggiunge la necessità di una coerenza narrativa, di un filo rosso che ho trovato nel rapporto tra Tintoretto e Tiziano. E infine ho cercato di drammatizzare tutti gli eventi: ogni azione ha motivi e conseguenze da mostrare con chiarezza senza perdere il controllo del racconto.
Ma vedere per la prima volta i personaggi prendere vita nelle tavole di Gianmarco Veronesi mi ha risollevato all’istante. Ho smesso di chiedermi: sarà tutto? Sarà troppo? Troppo poco? Ringrazio moltissimo Gianmarco per il suo straordinario lavoro”.
Tintoretto è stato definito “il primo regista della storia”: pur in assenza di parole, potremmo leggere i suoi cicli pittorici come vignette di una graphic novel ante litteram? Che cosa può imparare uno sceneggiatore di oggi dal suo modo di raccontare?
“Sono due realtà molto diverse, ma hanno qualcosa in comune. Ho studiato teatro per molti anni, così quando dovevo descrivere le scene al disegnatore ho usato anche il corpo, come se stessi recitando. In modo analogo, Tintoretto componeva l’immagine da dipingere disponendo nel suo studio statue di cera.
Penso che un fumetto di oggi o un film abbiano in comune con la pittura di Tintoretto una cosa fortissima: la presenza del corpo umano che si muove nello spazio assumendo forme che comunicano sentimenti.
Guardando i suoi quadri uno sceneggiatore può rendersi conto proprio di questo. In tanti fumetti che circolano oggi il corpo è un po’ penalizzato a favore della parola. Invece il movimento delle mani o una tensione alla spalla ci possono dire moltissimo sul personaggio, su come si sente, su quello che pensa. Farne a meno va a scapito del racconto”.
Ci sono esempi di fumetto e graphic novel a cui ti sei ispirato?
“Non ho avuto fonti di ispirazione dirette, ma il fumetto che ho amato da bambino e da adolescente fa parte del mio modo di raccontare. Un riferimento che sento molto è Corto Maltese di Hugo Pratt, veneziano anche lui, e tuttavia nel lavoro su Tintoretto non c’è nulla che lo ricordi direttamente, a parte una veloce apparizione di Rasputin. Poi mi sono divertito a inserire citazioni da Tintin.
Ma soprattutto ho cercato di fare qualcosa di nuovo nell’ambito del fumetto biografico, che è sempre più diffuso, basti pensare alle pubblicazioni recenti su Maria Callas o Andy Warhol. Ho cercato di fare qualcosa che non ho mai visto, con tutti i rischi del caso. Per esempio con un formato editoriale orizzontale che non sempre è ben visto dalle librerie, ma che sembrava perfetto per questo progetto”.
Quanto conta il disegno in Tintoretto. Un ribelle a Venezia?
“Moltissimo. Come dice un mio caro amico che fa il critico, il fumetto si guarda, non si legge. È un’esagerazione, ma il primo contatto passa sempre per lo sguardo. Perciò abbiamo curato l’aspetto grafico il più possibile, sia nella bellezza del disegno, sia nella sua capacità di raccontare la storia di volta in volta attraverso totali, campi larghi, dettagli, primi piani. È sulla narrazione grafica che poi vanno a innestarsi le parole.
È stata una vera fortuna lavorare con Gianmarco Veronesi, un disegnatore ventiquattrenne con un talento già molto evidente. Gianmarco è riuscito a creare proprio quello che volevo: un fumetto capace di attingere ad Asterix o a Tintin, declinandone gli spunti in una dimensione molto più realistica. Uno stile adatto non a raccontare la storia di Tintoretto, ma per raccontare questa storia di Tintoretto”.
Come siete riusciti a trasportare tra i baloon la grande pittura dell’artista?
“Il problema si è posto subito: se in una scena c'è il Tintoretto che dipinge, cosa vediamo sulla tela? Era assurdo che i quadri fossero riprodotti dal disegnatore. Quindi abbiamo scelto quattro, cinque opere di Tintoretto - per esempio La presentazione di Maria al tempio - e una di Tiziano e le abbiamo inserite direttamente nelle tavole, acquistando le riproduzioni fotografiche degli originali”.
A chi si rivolge la graphic novel? Quali accorgimenti hai usato per avvicinare Tintoretto ai lettori più giovani?
“Non riesco ancora a immaginare con chiarezza chi saranno i nostri lettori: probabilmente un pubblico più vario e trasversale degli habitué del fumetto. Ci saranno appassionati d’arte e sicuramente la zia che regala il libro al nipote per staccarlo dalla play station con una lettura ‘intelligente’.
La mia speranza è che venga accolto bene anche nell’ambito specifico del fumetto. Perché è un fumetto, ancor prima di essere la storia di un grande artista.
Riguardo l’età dei lettori, io ho letto Corto Maltese a 13-14 anni e lo rileggo continuamente. È con questo spirito che mi sono accostato alla graphic novel, con la volontà di scrivere una storia per tutti, che parlasse il linguaggio di un fumetto popolare per ragazzi, con un po’ di avventura ma anche temi e personaggi più complessi. Ci ho messo dentro un po’ di me, naturalmente, e ho quasi 50 anni, questo significa che ci sarà spazio per una lettura a diversi livelli”.
Negli ultimi anni sono state pubblicate graphic novel su Paul Gauguin, Frida Kahlo, Andy Warhol… Che ne pensi di questa liason tra l’arte e il fumetto?
“Il fumetto può prendere in prestito dall’arte personaggi, contesti storici, spunti narrativi, ma senza diventare racconto filologico. Ha invece bisogno di spazi per inventare, per giocare con i personaggi.
Questa non è la storia di Tintoretto ma una storia su Tintoretto tra le infinite storie possibili. Ho cercato di farne una bella storia, piacevole da leggere, un po’ vera, un po’ no”.
Arte, cinema, televisione, fumetto: una rete di linguaggi e professionalità per raccontare un’unica storia. Come hai vissuto e che cosa pensi di questa esperienza?
“La vedo ovviamente dalla parte del fumetto, che oggi è in un momento un po’ particolare: c’è un’offerta molto ampia ma le copie vendute sono quasi sempre poche. Quindi attori esterni come Sky Arte o la Apple, che ultimamente ha fatto il suo ingresso nel settore, possono essere dei partner molto interessanti per ampliare il nostro raggio d’azione e perché siano riconosciute le potenzialità del fumetto come mezzo.
Per Sky questa graphic novel rappresenta soprattutto un prodotto per ragazzi. Va bene così, ne sono felice e ammiro il loro coraggio. Ringrazio Roberto Pisoni, direttore di Sky Arte, per averci creduto”.
Tintoretto. Un ribelle a Venezia, il docu-film prodotto da Sky Arte e distribuito da Nexo Digital, sarà al cinema il 25, 26, 27 Febbraio. La produzione si inserisce nel calendario della Grande Arte al Cinema. Per la stagione 2019 arriva nelle sale italiane in collaborazione con i media partner Radio Capital, Sky Arte e MYmovies.it e con ARTE.it come digital media partner.
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