Ada Ardessi. Zone Riflesse
Dal 12 Dicembre 2012 al 21 Dicembre 2012
Milano
Luogo: Sotheby's
Indirizzo: via Broggi 19
Orari: su appuntamento 10-13/ 14-18; visite guidate 10-13
Telefono per informazioni: +39 02 295001
E-Mail info: wanda.rotelli@sothebys.com
Sito ufficiale: http://www.sothebys.com/it.html
Per la prima volta a Milano, un’esposizione fotografica rende omaggio al genio schivo e osservatore di Ada Ardessi (1937, Sterna, Istria). A Palazzo Broggi, nella sede storica di Sotheby's in Italia, la mostra dal titolo Zone Riflesse. La vita e le opere di Paolo Scheggi nella fotografia di Ada Ardessi illumina le sale espositive offrendo un appuntamento culturale parallelo, rispetto all'attività di battitura delle aste.
Attraverso decine di fotografie e una selezione di opere d'arte, datate tra il 1962 e il 1970, il percorso traspone in memoria la folgorante presenza dell’artista Paolo Scheggi (Settignano, Firenze 1940 - Roma 1971) e l’esplorazione multidimensionale delle sue tele, a quarant'anni dalla scomparsa.
A partire dal titolo, Zone Riflesse. La vita e le opere di Paolo Scheggi nella fotografia di Ada Ardessi la mostra pone l’uno di fronte all'altro la nudità del gesto compositivo e la nettezza fotografica dell’opera nel mondo, citando un ciclo di opere di Scheggi (Zone riflesse 1962-1963) come sinonimo di un rapporto artistico, personale, intimo, tra le due figure in continuo riflesso.
Anche le conosciute Intersuperfici, sotto l'obiettivo di Ada Ardessi acquistano volumi scultorei e nettezza gravitazionale, convettori che trasformano la pittura volumetrica in superficie architettonica. La scelta che si propone ai visitatori raccoglie immagini emblematiche, in bianco e nero e di medio formato. Gli scatti di Ada Ardessi sono stati selezionati per diventare passaggi visivi, scenari che uniscono tra loro, per associazioni formali ed estetiche, attimi privati e occasioni di incontro di Paolo Scheggi.
Il percorso allestitivo si presenta deciso come un viaggio storico, tra visione e realtà, un passato vivo descritto come un presente dimenticato, una dimensione che oggi ci permette di conoscere e riconoscere l'energia del mondo dell'arte milanese tra gli anni Sessanta e Settanta. Nessuno come Ada Ardessi ha saputo condensare parallelamente, lungo l'arco della propria vita, i brevi anni di intensa attività artistica di Paolo Scheggi, e la sua ricerca strutturale, producendo l’osservazione puntuale e profonda, attenta e originale, sul mondo intorno a loro.
Ogni scatto è il risultato invisibile di una sovrapposizione, tra il reportage d'arte, lo still life e il ritratto familiare, rivelando protagonisti di rilievo (tra i quali Getulio Alviani, Gillo Dorfles, Bruno Munari, Carlo Belloli), avvenimenti prestigiosi ma anche piccoli episodi, scene intimiste apparentemente insignificanti, seppur dense di vita. Attimi che, a seguito della sua morte affrettata, si rivelano come lampi decisivi per il giovanissimo artista toscano.
Il patrimonio di immagini e di contenuti di Ada Ardessi è significativo per rievocare un universo di cui se ne è perso il ritmo e la densità. Il suo Archivio, conservato da Isisuf- Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo, ha messo a punto un progetto espositivo tra rappresentazione pittorica e corrispondenza fotografica, un percorso che assembla non solo stampe in bianco e nero, ma anche alcuni dipinti di Paolo Scheggi. Il materiale allestito accompagnerà il visitatore a scoprire o, a riscoprire, l’importanza e la portata della vita e dell’opera di un artista oggi considerato come unico nell'intero panorama dell'arte italiana. Ripercorrendo le tracce e le personalità con cui Paolo Scheggi si è confrontato durante la propria esistenza, la mostra propone il ritratto di un uomo che è stato testimone e soggetto privilegiato del fervore della comunità artistica milanese degli anni Sessanta-Settanta. Zone riflesse è un cammino attraverso il tempo pubblico e la vita privata, rintracciando quel che l'occhio di Ada Ardessi ha catturato e che simultaneamente ha influenzato lo stesso pittore. Un modo per gettare nuova luce e nuovi contenuti su un connubio personale e artistico tra i più incisivi e i meno noti del Novecento italiano.
Nata a Sterna (Istria) nel 1937. All’età di dieci anni, si trasferisce a Trieste e nel 1958 a Milano, dove vive e lavora. Ada Ardessi si avvicina alla fotografia negli anni Sessanta. Frequenta la scuola dell’Umanitaria e ottiene riconoscimenti che la inducono ad approfondire la sua ricerca nel campo della fotografia d’arte e d’architettura. Dal 1963 inizia ad interessarsi interamente al mondo dell'arte, più in specifico si dedica a ritrarre personalità, gli studi e le opere prodotte dagli artisti. Il suo interesse spazia dai protagonisti dell’arte cinetica e concreta come Paolo Scheggi, Getulio Alviani, Carlo Belloli, Gianni Colombo, Gillo Dorfles - fino alle sperimentazioni artistiche e didattiche di Bruno Munari. Sarà proprio con Bruno Munari che l'interesse della fotografa supererà il concetto di documentazione. Le sue fotografie comunque manterranno sempre una doppia valenza: per un verso preziose e spesso unica testimonianza dell'avvenimento e per l'altra vita estetica autonoma. Gli scatti di Ada Ardessi si trasformano in una personale interpretazione delle idee e dei laboratori di Munari che, costituendo un valore aggiunto per l’opera, assumono, a loro volta, un valore artistico. Nel 2007 proprio sul lavoro trentennale con Bruno Munari, il centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato le dedica una personale esponendo “immagini inedite e di straordinaria qualità capaci di restituire una dimensione soprattutto umana dell’artista”. Le sue fotografie fanno parte di numerosi archivi pubblici e privati; è inoltre presente nella collezione permanente dell'MSU (Muzej Suvremene Umjetnosti) Museo d'arte contemporanea di Zagabria.
Il legame tra gli archivi di Isisuf e la sede di Sotheby's si sviluppa attraverso Zone Riflesse a beneficio del territorio nazionale e internazionale, andando a rafforzare non solo l'identità artistico-storico di Milano, ma anche l'intero tessuto culturale della comunità italiana. L'obiettivo è di creare un sistema in grado di sostenere il livello di eccellenza di opere e artisti coinvolti e di diventare una forza di richiamo per le istituzioni più rappresentative del mondo dell'arte moderna e contemporanea. Isisuf, Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo, fondato a Milano, nel 1960 per volontà degli ultimi futuristi ad essere entrati in contatto con Filippo Tommaso Marinetti, è un'organizzazione internazionale che, senza dimenticare le proprie radici, anticipa e segue i principali micro-movimenti dell'arte contemporanea. Isisuf si inserisce nel programma di oltre quarantanni di attività degli spazi di Sotheby's, per rendere l'arte e i suoi programmi, terreno di scambio e piattaforma di energie culturali. L'obiettivo ultimo resta quello di sviluppare progetti sperimentali non solo strettamente connessi all'arte, ma che tengano anche conto di intersezioni con l'architettura, il design e i più avanzati scenari digitali.
Isisuf – Istituto internazionale di Studi sul Futurismo ha perseguito la propria missione iniziale destinando per quasi quarantanni numerose risorse all'acquisizione di opere d'arte Programmatica e Cinetica per la valorizzazione dei propri archivi. Oggi l'Istituto non è più solo il riflesso di una collezione ed ente promotore di un archivio, ma ridefinisce la propria missione che ora prevede la promozione dell'arte, intesa come fattore di sperimentazione e sviluppo di neo-avanguardie
Attraverso decine di fotografie e una selezione di opere d'arte, datate tra il 1962 e il 1970, il percorso traspone in memoria la folgorante presenza dell’artista Paolo Scheggi (Settignano, Firenze 1940 - Roma 1971) e l’esplorazione multidimensionale delle sue tele, a quarant'anni dalla scomparsa.
A partire dal titolo, Zone Riflesse. La vita e le opere di Paolo Scheggi nella fotografia di Ada Ardessi la mostra pone l’uno di fronte all'altro la nudità del gesto compositivo e la nettezza fotografica dell’opera nel mondo, citando un ciclo di opere di Scheggi (Zone riflesse 1962-1963) come sinonimo di un rapporto artistico, personale, intimo, tra le due figure in continuo riflesso.
Anche le conosciute Intersuperfici, sotto l'obiettivo di Ada Ardessi acquistano volumi scultorei e nettezza gravitazionale, convettori che trasformano la pittura volumetrica in superficie architettonica. La scelta che si propone ai visitatori raccoglie immagini emblematiche, in bianco e nero e di medio formato. Gli scatti di Ada Ardessi sono stati selezionati per diventare passaggi visivi, scenari che uniscono tra loro, per associazioni formali ed estetiche, attimi privati e occasioni di incontro di Paolo Scheggi.
Il percorso allestitivo si presenta deciso come un viaggio storico, tra visione e realtà, un passato vivo descritto come un presente dimenticato, una dimensione che oggi ci permette di conoscere e riconoscere l'energia del mondo dell'arte milanese tra gli anni Sessanta e Settanta. Nessuno come Ada Ardessi ha saputo condensare parallelamente, lungo l'arco della propria vita, i brevi anni di intensa attività artistica di Paolo Scheggi, e la sua ricerca strutturale, producendo l’osservazione puntuale e profonda, attenta e originale, sul mondo intorno a loro.
Ogni scatto è il risultato invisibile di una sovrapposizione, tra il reportage d'arte, lo still life e il ritratto familiare, rivelando protagonisti di rilievo (tra i quali Getulio Alviani, Gillo Dorfles, Bruno Munari, Carlo Belloli), avvenimenti prestigiosi ma anche piccoli episodi, scene intimiste apparentemente insignificanti, seppur dense di vita. Attimi che, a seguito della sua morte affrettata, si rivelano come lampi decisivi per il giovanissimo artista toscano.
Il patrimonio di immagini e di contenuti di Ada Ardessi è significativo per rievocare un universo di cui se ne è perso il ritmo e la densità. Il suo Archivio, conservato da Isisuf- Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo, ha messo a punto un progetto espositivo tra rappresentazione pittorica e corrispondenza fotografica, un percorso che assembla non solo stampe in bianco e nero, ma anche alcuni dipinti di Paolo Scheggi. Il materiale allestito accompagnerà il visitatore a scoprire o, a riscoprire, l’importanza e la portata della vita e dell’opera di un artista oggi considerato come unico nell'intero panorama dell'arte italiana. Ripercorrendo le tracce e le personalità con cui Paolo Scheggi si è confrontato durante la propria esistenza, la mostra propone il ritratto di un uomo che è stato testimone e soggetto privilegiato del fervore della comunità artistica milanese degli anni Sessanta-Settanta. Zone riflesse è un cammino attraverso il tempo pubblico e la vita privata, rintracciando quel che l'occhio di Ada Ardessi ha catturato e che simultaneamente ha influenzato lo stesso pittore. Un modo per gettare nuova luce e nuovi contenuti su un connubio personale e artistico tra i più incisivi e i meno noti del Novecento italiano.
Nata a Sterna (Istria) nel 1937. All’età di dieci anni, si trasferisce a Trieste e nel 1958 a Milano, dove vive e lavora. Ada Ardessi si avvicina alla fotografia negli anni Sessanta. Frequenta la scuola dell’Umanitaria e ottiene riconoscimenti che la inducono ad approfondire la sua ricerca nel campo della fotografia d’arte e d’architettura. Dal 1963 inizia ad interessarsi interamente al mondo dell'arte, più in specifico si dedica a ritrarre personalità, gli studi e le opere prodotte dagli artisti. Il suo interesse spazia dai protagonisti dell’arte cinetica e concreta come Paolo Scheggi, Getulio Alviani, Carlo Belloli, Gianni Colombo, Gillo Dorfles - fino alle sperimentazioni artistiche e didattiche di Bruno Munari. Sarà proprio con Bruno Munari che l'interesse della fotografa supererà il concetto di documentazione. Le sue fotografie comunque manterranno sempre una doppia valenza: per un verso preziose e spesso unica testimonianza dell'avvenimento e per l'altra vita estetica autonoma. Gli scatti di Ada Ardessi si trasformano in una personale interpretazione delle idee e dei laboratori di Munari che, costituendo un valore aggiunto per l’opera, assumono, a loro volta, un valore artistico. Nel 2007 proprio sul lavoro trentennale con Bruno Munari, il centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato le dedica una personale esponendo “immagini inedite e di straordinaria qualità capaci di restituire una dimensione soprattutto umana dell’artista”. Le sue fotografie fanno parte di numerosi archivi pubblici e privati; è inoltre presente nella collezione permanente dell'MSU (Muzej Suvremene Umjetnosti) Museo d'arte contemporanea di Zagabria.
Il legame tra gli archivi di Isisuf e la sede di Sotheby's si sviluppa attraverso Zone Riflesse a beneficio del territorio nazionale e internazionale, andando a rafforzare non solo l'identità artistico-storico di Milano, ma anche l'intero tessuto culturale della comunità italiana. L'obiettivo è di creare un sistema in grado di sostenere il livello di eccellenza di opere e artisti coinvolti e di diventare una forza di richiamo per le istituzioni più rappresentative del mondo dell'arte moderna e contemporanea. Isisuf, Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo, fondato a Milano, nel 1960 per volontà degli ultimi futuristi ad essere entrati in contatto con Filippo Tommaso Marinetti, è un'organizzazione internazionale che, senza dimenticare le proprie radici, anticipa e segue i principali micro-movimenti dell'arte contemporanea. Isisuf si inserisce nel programma di oltre quarantanni di attività degli spazi di Sotheby's, per rendere l'arte e i suoi programmi, terreno di scambio e piattaforma di energie culturali. L'obiettivo ultimo resta quello di sviluppare progetti sperimentali non solo strettamente connessi all'arte, ma che tengano anche conto di intersezioni con l'architettura, il design e i più avanzati scenari digitali.
Isisuf – Istituto internazionale di Studi sul Futurismo ha perseguito la propria missione iniziale destinando per quasi quarantanni numerose risorse all'acquisizione di opere d'arte Programmatica e Cinetica per la valorizzazione dei propri archivi. Oggi l'Istituto non è più solo il riflesso di una collezione ed ente promotore di un archivio, ma ridefinisce la propria missione che ora prevede la promozione dell'arte, intesa come fattore di sperimentazione e sviluppo di neo-avanguardie
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