57° Biennale di Venezia
Alla Fondazione Prada, la barca sta affondando
Immagine della mostra “The boat is Leaking. The Captain Lied.”, Fondazione Prada, Venezia | Foto: Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti | Courtesy of Fondazione Prada. Anna Viebrock, Pio Albergo Trivulzio, 2017. Alexander Kluge, Film su 16 tablet, 2017
Eleonora Zamparutti
10/05/2017
Venezia - E’ un’esplorazione quasi onirica tra stanze disegnate a tavolino, soffitti ribassati, corridoi che prima non c’erano, porte che conducono e altre che chiudono, finestre immensamente grandi che danno sul nulla, platee che si trasformano in palcoscenici, ambientazioni che sono la copia di un quadro di primo Novecento, e all’origine del tutto un clamoroso misunderstanding tra i protagonisti della storia.
Sembra un gran gioco, ma invece il progetto transmediale a cura di Udo Kittelmann presentato oggi a Venezia presso Fondazione Prada è la fotografia ai raggi X dell’epoca cupa e dolorosa in cui viviamo, e del rapporto ambiguo che stabiliamo con il contesto che ci circonda. Un viaggio a tratti sorprendente, ma molto desolante nella contemporaneità dove ogni certezza è destinata a essere messa in discussione: non c’è più separazione tra spettatore e scenografia teatrale, l’opera filmica prende vita autonoma e le opere diventano un tutt’uno con l’ambiente circostante.
L’esposizione The Boat is Leaking. The Captain Lied., frutto della collaborazione tra lo scrittore e regista Alexander Kluge, l’artista Thomas Demand e la scenografa Anna Viebrock, include opere filmiche e fotografiche, ambientazioni spaziali oltre a vari prestiti. Sarà aperta al pubblico dal 13 maggio al 26 novembre.
Centrale nel percorso di visita, la sala dedicata ad Angelo Morbelli, artista di cui il veneziano Museo di Arte Moderna di Ca’ Pesaro conserva il celebre dipinto Il Natale dei rimasti, opera che originariamente faceva parte di una serie di sei lavori dedicati agli emarginati e agli ultimi della società, presentati alla Biennale del 1903 con il titolo "Poema della vecchiaia".
Il dipinto che si può ammirare a Ca’ Pesaro e realizzato con una tecnica fotografica, ritrae cinque “rimasti” nel Pio Albergo Trivulzio di Milano. La luce è irreale e taglia lo stanzone, quasi vuoto, mentre uno degli anziani, sullo sfondo, si appoggia alla stufa per riscaldarsi. Un’immagine di grande potenza e immensa desolazione: da vedere nella sua versione originale prima di ammirarne la ricostruzione.
A distanza di oltre 100 anni Morbelli ritorna alla 57° Biennale questa volta ospite del palazzo Ca’ Corner della Regina, ma la sua ripresa genera un malinteso.
Pare che in fase di progettazione i tre artisti e il curatore della mostra abbiano condiviso la riproduzione del dipinto Giorni ultimi realizzato da Angelo Morbelli nel 1883 e che abbiano erroneamente interpretato il soggetto dell'opera che in realtà ritrae un gruppo di anziani indigenti, confondendoli con marinai non più in servizio e destinati a trascorrere la vecchiaia nel ricovero. Da questa suggestione deriva non solo la metafora marina contenuta nel titolo ispirato al brano Everybody knows (1988) di Leonard Cohen, ma anche la scelta di dedicare al pittore lombardo una sala monografica che riunisce sette sue opere.
La ferita brucia ancora: l’arte contemporanea ritorna con insistenza sul tema del vero/falso, generando una terribile vertigine che apre sull’orrido della vita contemporanea.
Per il curatore Udo Kittelmann la collaborazione si è originata “dalla comune consapevolezza, a livello emotivo e teorico, delle criticità del nostro presente e della complessità del mondo in cui viviamo”. In un dialogo a più voci, fatto di rimandi e accostamenti tra i contributi dei singoli artisti e i diversi mezzi espressivi - cinema, arte, teatro -, l’incontro fra spazi figurativi e immagini sceniche dalle atmosfere più diverse trasforma un palazzo veneziano in un luogo metaforico nel quale identificarsi e identificare il contesto in cui oggi viviamo.
Sembra un gran gioco, ma invece il progetto transmediale a cura di Udo Kittelmann presentato oggi a Venezia presso Fondazione Prada è la fotografia ai raggi X dell’epoca cupa e dolorosa in cui viviamo, e del rapporto ambiguo che stabiliamo con il contesto che ci circonda. Un viaggio a tratti sorprendente, ma molto desolante nella contemporaneità dove ogni certezza è destinata a essere messa in discussione: non c’è più separazione tra spettatore e scenografia teatrale, l’opera filmica prende vita autonoma e le opere diventano un tutt’uno con l’ambiente circostante.
L’esposizione The Boat is Leaking. The Captain Lied., frutto della collaborazione tra lo scrittore e regista Alexander Kluge, l’artista Thomas Demand e la scenografa Anna Viebrock, include opere filmiche e fotografiche, ambientazioni spaziali oltre a vari prestiti. Sarà aperta al pubblico dal 13 maggio al 26 novembre.
Centrale nel percorso di visita, la sala dedicata ad Angelo Morbelli, artista di cui il veneziano Museo di Arte Moderna di Ca’ Pesaro conserva il celebre dipinto Il Natale dei rimasti, opera che originariamente faceva parte di una serie di sei lavori dedicati agli emarginati e agli ultimi della società, presentati alla Biennale del 1903 con il titolo "Poema della vecchiaia".
Il dipinto che si può ammirare a Ca’ Pesaro e realizzato con una tecnica fotografica, ritrae cinque “rimasti” nel Pio Albergo Trivulzio di Milano. La luce è irreale e taglia lo stanzone, quasi vuoto, mentre uno degli anziani, sullo sfondo, si appoggia alla stufa per riscaldarsi. Un’immagine di grande potenza e immensa desolazione: da vedere nella sua versione originale prima di ammirarne la ricostruzione.
A distanza di oltre 100 anni Morbelli ritorna alla 57° Biennale questa volta ospite del palazzo Ca’ Corner della Regina, ma la sua ripresa genera un malinteso.
Pare che in fase di progettazione i tre artisti e il curatore della mostra abbiano condiviso la riproduzione del dipinto Giorni ultimi realizzato da Angelo Morbelli nel 1883 e che abbiano erroneamente interpretato il soggetto dell'opera che in realtà ritrae un gruppo di anziani indigenti, confondendoli con marinai non più in servizio e destinati a trascorrere la vecchiaia nel ricovero. Da questa suggestione deriva non solo la metafora marina contenuta nel titolo ispirato al brano Everybody knows (1988) di Leonard Cohen, ma anche la scelta di dedicare al pittore lombardo una sala monografica che riunisce sette sue opere.
La ferita brucia ancora: l’arte contemporanea ritorna con insistenza sul tema del vero/falso, generando una terribile vertigine che apre sull’orrido della vita contemporanea.
Per il curatore Udo Kittelmann la collaborazione si è originata “dalla comune consapevolezza, a livello emotivo e teorico, delle criticità del nostro presente e della complessità del mondo in cui viviamo”. In un dialogo a più voci, fatto di rimandi e accostamenti tra i contributi dei singoli artisti e i diversi mezzi espressivi - cinema, arte, teatro -, l’incontro fra spazi figurativi e immagini sceniche dalle atmosfere più diverse trasforma un palazzo veneziano in un luogo metaforico nel quale identificarsi e identificare il contesto in cui oggi viviamo.
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