Dal 5 dicembre in mostra a Treviso
Il nuovo Museo Salce apre con Renato Casaro, l'ultimo pittore di cinema
Renato Casaro, Cronaca di una morte annunciata, 1987 I © Archivio Casaro
Francesca Grego
16/10/2020
Treviso - Come destreggiarsi tra i quasi 50 mila manifesti della Collezione Salce, numero due al mondo tra i musei dedicati alla storia della pubblicità? Nella chiesa medievale di Santa Margherita, che da dicembre ospiterà la nuova sede espositiva del Salce, un robot è già pronto a effettuare ricerche e a scodellare celermente il pezzo richiesto sul tavolo di consultazione. Si chiama “Grande Totem” e riprende i sistemi in uso nei magazzini delle multinazionali del commercio, adattandole alle esigenze di questo particolarissimo museo. Nel suo fortino di cemento armato, le opere raccolte da Nando Salce sono conservate in 200 cassoni metallici a prova di incendio, furto e terremoto, dove parametri come la temperatura, l’umidità o le polveri atmosferiche sono controllati per preservare il fragile e prezioso “mondo di carta” della collezione: uno straordinario repertorio delle arti grafiche che spazia dalla Belle Époque agli ultimi decenni del XX secolo, documentando l’evolversi della società, dei consumi e delle mode. Impossibile abbracciarne l’ampiezza e la varietà in una sola visita: la Collezione Salce si svela a poco a poco in mostre temporanee, focalizzando di volta in volta l’attenzione su un particolare periodo o su grandi autori che hanno scritto la storia dell’affiche.
Renato Casaro, C'era una volta in America I © Archivio Casaro
La prossima sarà dedicata a Renato Casaro, l’ultimo grande cartellonista del cinema e uno dei più grandi illustratori viventi, che ha firmato locandine per Sergio Leone e per François Truffaut, per Francis Ford Coppola e per Bernardo Bertolucci, per Ingmar Bergman, Mario Monicelli, Francesco Rosi, Giuseppe Tornatore, Milos Forman, Dario Argento, Quentin Tarantino. Mentre il film era ancora in lavorazione, Casaro era già in grado di estrarne l’anima e trasportarla in un disegno: sono nati così i manifesti icona di C’era una volta in America, Amadeus, Il Nome della Rosa, Il tè nel deserto, L’Ultimo Imperatore.
Quella di Casaro è una storia di talento e di passione iniziata proprio a Treviso: qui negli anni Cinquanta l’artista in erba dipinge grandi sagome da collocare all’ingresso delle sale cinematografiche per attrarre i clienti. A 19 anni si trasferisce a Roma e a 22 apre il suo primo studio. Il salto da Cinecittà a Hollywood non si farà attendere: Casaro fa innamorare i registi e le major, ma soprattutto il pubblico. "I pittori di I pittori di cinema mirano a portare al cinema gli spettatori. Renato Casaro mira a portare il cinema agli spettatori", si dirà di lui.
Renato Casaro, Il tè nel deserto, schizzo originale. Tempera su cartone da disegno I © Archivio Casaro
Dal 5 dicembre dipinti originali, manifesti d’epoca e preziosi bozzetti provenienti dall’enorme archivio dell’artista racconteranno al Museo Salce un’avventura lunga quasi 50 anni, coprendo ben 170 film - dal kolossal storico alla commedia, dal noir al western - ed evidenziando le straordinarie innovazioni tecniche adottate e sviluppate da Casaro: come le raffinate maquette ad aerografo che lo resero celebre negli anni Ottanta e Novanta, quando il manifesto disegnato stava già concludendo la sua parabola. Allestita in tre sedi espositive - i Musei Civici di Santa Caterina, il Complesso di San Gaetano e la Chiesa di Santa Margherita - fino al 30 settembre 2021, la mostra Renato Casaro. Treviso-Cinecittà-Hollywood inaugurerà l’apertura al pubblico degli spazi della chiesa medievale, che ospita anche i depositi e i laboratori di restauro della Collezione.
Il Museo Salce conquista così la sua veste definitiva, prefigurata nel 2011 da un accordo con il Mibact, e si avvera il sogno di un collezionista sui generis, che da ragazzo era affascinato dai manifesti Liberty di Mucha e Chéret.
Era il lontano 1962 quando Nando Salce donò la sua raccolta allo Stato italiano e pochi erano in grado di apprezzarne il valore: oggi il museo che porta il suo nome guarda al futuro con progetti di valorizzazione ad alto contenuto tecnologico e rende accessibile gratuitamente online un patrimonio secondo solo a quello del Museé des Arts Décoratives di Parigi.
Renato Casaro, Amadeus, 1984, opera autentica originale per poster cinematografico I © Archivio Casaro - Collezione dell'artista
Leggi anche:
• Apre con la Belle Époque il museo italiano della pubblicità
• FOTO: Metlicovitz. L'arte del desiderio
Renato Casaro, C'era una volta in America I © Archivio Casaro
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Quella di Casaro è una storia di talento e di passione iniziata proprio a Treviso: qui negli anni Cinquanta l’artista in erba dipinge grandi sagome da collocare all’ingresso delle sale cinematografiche per attrarre i clienti. A 19 anni si trasferisce a Roma e a 22 apre il suo primo studio. Il salto da Cinecittà a Hollywood non si farà attendere: Casaro fa innamorare i registi e le major, ma soprattutto il pubblico. "I pittori di I pittori di cinema mirano a portare al cinema gli spettatori. Renato Casaro mira a portare il cinema agli spettatori", si dirà di lui.
Renato Casaro, Il tè nel deserto, schizzo originale. Tempera su cartone da disegno I © Archivio Casaro
Dal 5 dicembre dipinti originali, manifesti d’epoca e preziosi bozzetti provenienti dall’enorme archivio dell’artista racconteranno al Museo Salce un’avventura lunga quasi 50 anni, coprendo ben 170 film - dal kolossal storico alla commedia, dal noir al western - ed evidenziando le straordinarie innovazioni tecniche adottate e sviluppate da Casaro: come le raffinate maquette ad aerografo che lo resero celebre negli anni Ottanta e Novanta, quando il manifesto disegnato stava già concludendo la sua parabola. Allestita in tre sedi espositive - i Musei Civici di Santa Caterina, il Complesso di San Gaetano e la Chiesa di Santa Margherita - fino al 30 settembre 2021, la mostra Renato Casaro. Treviso-Cinecittà-Hollywood inaugurerà l’apertura al pubblico degli spazi della chiesa medievale, che ospita anche i depositi e i laboratori di restauro della Collezione.
Il Museo Salce conquista così la sua veste definitiva, prefigurata nel 2011 da un accordo con il Mibact, e si avvera il sogno di un collezionista sui generis, che da ragazzo era affascinato dai manifesti Liberty di Mucha e Chéret.
Era il lontano 1962 quando Nando Salce donò la sua raccolta allo Stato italiano e pochi erano in grado di apprezzarne il valore: oggi il museo che porta il suo nome guarda al futuro con progetti di valorizzazione ad alto contenuto tecnologico e rende accessibile gratuitamente online un patrimonio secondo solo a quello del Museé des Arts Décoratives di Parigi.
Renato Casaro, Amadeus, 1984, opera autentica originale per poster cinematografico I © Archivio Casaro - Collezione dell'artista
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