Al Castello del Buonconsiglio dal 3 luglio 2021 al 24 ottobre 2022
A casa della pittoressa: Fede Galizia si racconta a Trento
Fede Galizia (Milano, 1578 - Milano, 1630), Giuditta con la testa di Oloferne, 1596, Ringling Museum of Art, Florida
Francesca Grego
30/06/2021
Trento - Da Trento a Milano, fino alle grandi corti europee: a dispetto del suo essere donna, Fede Galizia fu tra le figure apprezzate in pittura tra il Cinquecento e il Seicento. Figlia del poliedrico Nunzio, artista, cartografo, costumista e miniaturista, conquistò la stima dell’estroso Giuseppe Arcimboldo, che la introdusse giovanissima alla corte imperiale di Rodolfo II d’Asburgo. Se il Novecento l’ha ricordata soprattutto come una delle primi autrici di nature morte, in realtà Fede fu una pittrice versatile: dipinse molti ritratti, scene sacre e un buon numero di pale d’altare, spesso destinati a committenti prestigiosi e lontani. Come mai piaceva tanto al pubblico della sua epoca? Che relazione c’era tra il successo e il suo essere donna? Come è cambiato il modo di apprezzare le sue opere tra il Seicento e i nostri giorni? A queste e ad altre domande cercherà di rispondere la mostra Fede Galizia. Mirabile Pittoressa, dal 3 luglio al Castello del Buonconsiglio di Trento.
Dopo la partecipazione al grande progetto milanese Le Signore dell’Arte, che l’ha riportata all’attenzione del grande pubblico (in calendario a Palazzo Reale fino al 25 luglio), la pittrice torna infatti nella sua città natale per un’ampia esposizione monografica. A raccontare la sua arte saranno circa ottanta opere: dipinti, disegni, incisioni, medaglie decorate e libri antichi in arrivo da musei come la Pinacoteca di Brera, le Gallerie degli Uffizi, l’Accademia Carrara, la Galleria Borghese, nonché da importanti collezioni pubbliche e private internazionali.
Fede Galizia, Natura morta, 1610. Collezione privata
Il percorso in nove sezioni curato da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa metterà a confronto il lavoro dell’artista tridentina con quello di altre grandi pittrici del suo tempo, da Sofonisba Anguissola a Lavinia Fontana, da suor Plautilla Nelli a Barbara Longhi, ma anche con illustri colleghi come lo stesso Arcimboldo o i fiamminghi Jan Bruegel e Bartholomeus Spranger. Sullo sfondo, la Trento del Concilio che insieme a religione, politica e cultura avrebbe cambiato anche l’arte, e la Milano delle manifatture di lusso, dove la pittrice si trasferì al seguito del padre, che disegnava costumi teatrali e faceva impazzire le dame con odorose paste muschiate da applicare sugli abiti.
Fede Galizia, Ritratto di Paolo Morigia, Milano, Veneranda Pinacoteca Ambrosiana
In mostra ci saranno le famose Giuditte, che visto il successo Fede dipinse in numerose versioni, i vividi ritratti che ne diffusero la fama, le nature morte di cui fu pioniera e i dipinti sacri tra cui spicca il Noli me tangere della Pinacoteca di Brera, il più ammirato dai viaggiatori del passato. Si evidenzieranno le influenze di Correggio e di Parmigianino, che la pittrice ebbe modo di ammirare a Milano, ma anche il gusto ricercato dell’artista per costumi e gioielli. Fino all’evoluzione delle famose nature morte, nate sull’esempio del leonardesco Giovanni Antonio Figino - il primo a introdurre il nuovo genere in Lombardia - e mutate dopo l’avvento della Canestra di frutta di Caravaggio, un capolavoro innovativo che Fede conobbe certamente perché nella collezione del cardinal Borromeo.
Fede Galizia, Noli me tangere, 1630. Pinacoteca di Brera, Milano
Dopo la partecipazione al grande progetto milanese Le Signore dell’Arte, che l’ha riportata all’attenzione del grande pubblico (in calendario a Palazzo Reale fino al 25 luglio), la pittrice torna infatti nella sua città natale per un’ampia esposizione monografica. A raccontare la sua arte saranno circa ottanta opere: dipinti, disegni, incisioni, medaglie decorate e libri antichi in arrivo da musei come la Pinacoteca di Brera, le Gallerie degli Uffizi, l’Accademia Carrara, la Galleria Borghese, nonché da importanti collezioni pubbliche e private internazionali.
Fede Galizia, Natura morta, 1610. Collezione privata
Il percorso in nove sezioni curato da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa metterà a confronto il lavoro dell’artista tridentina con quello di altre grandi pittrici del suo tempo, da Sofonisba Anguissola a Lavinia Fontana, da suor Plautilla Nelli a Barbara Longhi, ma anche con illustri colleghi come lo stesso Arcimboldo o i fiamminghi Jan Bruegel e Bartholomeus Spranger. Sullo sfondo, la Trento del Concilio che insieme a religione, politica e cultura avrebbe cambiato anche l’arte, e la Milano delle manifatture di lusso, dove la pittrice si trasferì al seguito del padre, che disegnava costumi teatrali e faceva impazzire le dame con odorose paste muschiate da applicare sugli abiti.
Fede Galizia, Ritratto di Paolo Morigia, Milano, Veneranda Pinacoteca Ambrosiana
In mostra ci saranno le famose Giuditte, che visto il successo Fede dipinse in numerose versioni, i vividi ritratti che ne diffusero la fama, le nature morte di cui fu pioniera e i dipinti sacri tra cui spicca il Noli me tangere della Pinacoteca di Brera, il più ammirato dai viaggiatori del passato. Si evidenzieranno le influenze di Correggio e di Parmigianino, che la pittrice ebbe modo di ammirare a Milano, ma anche il gusto ricercato dell’artista per costumi e gioielli. Fino all’evoluzione delle famose nature morte, nate sull’esempio del leonardesco Giovanni Antonio Figino - il primo a introdurre il nuovo genere in Lombardia - e mutate dopo l’avvento della Canestra di frutta di Caravaggio, un capolavoro innovativo che Fede conobbe certamente perché nella collezione del cardinal Borromeo.
Fede Galizia, Noli me tangere, 1630. Pinacoteca di Brera, Milano
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