In mostra da Camera - Centro Italiano per la Fotografia
A Torino i reportage indimenticabili di Margaret Bourke-White

Oscar Graubner, Margaret Bourke-White in cima al Chrysler Building, New York City, 1932 ca. Margaret Bourke-White/The LIFE Picture Collection
Francesca Grego
13/06/2024
Torino - Dopo Eve Arnold e Dorothea Lange, Camera - Centro Italiano per la fotografia rende omaggio a un’altra celebre pioniera dell’obiettivo. È dedicata alla reporter americana Margaret Bourke-White la grande mostra estiva del museo torinese, con 150 scatti scelti per raccontare, tappa dopo tappa, la carriera della prima fotografa donna di LIFE. Nata a New York il 14 giugno del 1904, Bourke-White è nota per aver firmato la copertina del primo numero della celebre rivista, nonché iconici ritratti di personalità come Gandhi e Stalin. La sua grandezza, tuttavia, non sta in questi primati, conquistati a dispetto di barriere di genere all’epoca molto forti, bensì nella qualità delle sue immagini, capaci di raccontare la complessità dell’esperienza umana dalle pagine dell’editoria popolare.

Margaret Bourke-White, Mohandas Karamchand Gandhi mentre legge vicino a un arcolaio nella sua casa di PuneMaharashtra, India, 1946. Margaret Bourke-White/The LIFE Picture Collection / Shutterstock
A 120 esatti dalla nascita di Bourke-White, la mostra curata da Monica Poggi segue la fotografa nei suoi viaggi intorno al globo, testimone di trent’anni di storia: dai reportage sulle industrie americane alle trasferte in Unione Sovietica, dalla denuncia della segregazione razziale nel Sud degli Stati Uniti ai grandi lavori realizzati durante la Seconda Guerra Mondiale in Nord Africa, URSS, Italia e Germania, seguendo l’entrata delle truppe alleate a Berlino e documentando gli orrori dei campi di concentramento.

Margaret Bourke-White, Striscione sudafricano “Stop al terrore della polizia” durante un discorso nell’ambito della seconda riunione comunista1950. Margaret Bourke-White/The LIFE Picture Collection / Shutterstock
Fin dall’inizio le trasformazioni del mondo sono il cuore della ricerca entusiasta di Margaret, che studia biologia alla Columbia University e frequenta le lezioni del famoso fotografo pittorialista Clarence H. White. Nel 1929 l'editore Henry Luce la invita a contribuire alla nascita della rivista illustrata Fortune e da quel momento la sua carriera sarà in continua ascesa. Osservarne l’evoluzione è un’attività tutt’altro che monotona: se inizialmente i suoi lavori si concentrano su architetture e macchine industriali, escludendo quasi completamente l’uomo dal campo visivo, in seguito Bourke-White effettuerà un deciso cambio di rotta, puntando l’attenzione proprio sulle persone. Prediligendo le fotografie in posa, il suo obiettivo trasformerà anche i soggetti più umili in attori universali, eroici perfino nella miseria.

Margaret Bourke-White, Un operaio russo mentre stringe i dadi di enormi bulloni durante la costruzione di un generatore per la diga del Dnepr, Zaporizhzhya, Ucraina, 1930. Margaret Bourke-White/The LIFE Picture Collection / Shutterstock
Per nostra sfortuna il viaggio si interrompe nel 1960, quando Margaret ha solo 56 anni. Dopo una carriera di reportage indimenticabili, il morbo di Parkinson la costringe ad abbandonare la fotografia, ma il suo racconto continua grazie alla scrittura: l’autobiografia Portrait of myself, pubblicata nel ‘63, sarà un bestseller.

Margaret Bourke-White, Eschimese, Tuktoyaktuk, Canada, 1937. Margaret Bourke-White/The LIFE Picture Collection/Shutterstock
Margaret Bourke-White. L’opera 1930-1960 sarà visitabile da Camera - Centro Italiano per la Fotografia dal 14 giugno al 6 ottobre 2024.

Margaret Bourke-White, Alluvionati afroamericani in fila per ricevere cibo e vestiti da un centro di soccorso della Croce Rossa davanti a un cartellone pubblicitario che esalta ironicamente: “Il più alto tenore di vita del mondo / Non c’è altra strada che quella americana”, Louisville, Kentucky, 1937. Margaret Bourke-White/The LIFE Picture Collection / Shutterstock

Margaret Bourke-White, Mohandas Karamchand Gandhi mentre legge vicino a un arcolaio nella sua casa di PuneMaharashtra, India, 1946. Margaret Bourke-White/The LIFE Picture Collection / Shutterstock
A 120 esatti dalla nascita di Bourke-White, la mostra curata da Monica Poggi segue la fotografa nei suoi viaggi intorno al globo, testimone di trent’anni di storia: dai reportage sulle industrie americane alle trasferte in Unione Sovietica, dalla denuncia della segregazione razziale nel Sud degli Stati Uniti ai grandi lavori realizzati durante la Seconda Guerra Mondiale in Nord Africa, URSS, Italia e Germania, seguendo l’entrata delle truppe alleate a Berlino e documentando gli orrori dei campi di concentramento.

Margaret Bourke-White, Striscione sudafricano “Stop al terrore della polizia” durante un discorso nell’ambito della seconda riunione comunista1950. Margaret Bourke-White/The LIFE Picture Collection / Shutterstock
Fin dall’inizio le trasformazioni del mondo sono il cuore della ricerca entusiasta di Margaret, che studia biologia alla Columbia University e frequenta le lezioni del famoso fotografo pittorialista Clarence H. White. Nel 1929 l'editore Henry Luce la invita a contribuire alla nascita della rivista illustrata Fortune e da quel momento la sua carriera sarà in continua ascesa. Osservarne l’evoluzione è un’attività tutt’altro che monotona: se inizialmente i suoi lavori si concentrano su architetture e macchine industriali, escludendo quasi completamente l’uomo dal campo visivo, in seguito Bourke-White effettuerà un deciso cambio di rotta, puntando l’attenzione proprio sulle persone. Prediligendo le fotografie in posa, il suo obiettivo trasformerà anche i soggetti più umili in attori universali, eroici perfino nella miseria.

Margaret Bourke-White, Un operaio russo mentre stringe i dadi di enormi bulloni durante la costruzione di un generatore per la diga del Dnepr, Zaporizhzhya, Ucraina, 1930. Margaret Bourke-White/The LIFE Picture Collection / Shutterstock
Per nostra sfortuna il viaggio si interrompe nel 1960, quando Margaret ha solo 56 anni. Dopo una carriera di reportage indimenticabili, il morbo di Parkinson la costringe ad abbandonare la fotografia, ma il suo racconto continua grazie alla scrittura: l’autobiografia Portrait of myself, pubblicata nel ‘63, sarà un bestseller.

Margaret Bourke-White, Eschimese, Tuktoyaktuk, Canada, 1937. Margaret Bourke-White/The LIFE Picture Collection/Shutterstock
Margaret Bourke-White. L’opera 1930-1960 sarà visitabile da Camera - Centro Italiano per la Fotografia dal 14 giugno al 6 ottobre 2024.

Margaret Bourke-White, Alluvionati afroamericani in fila per ricevere cibo e vestiti da un centro di soccorso della Croce Rossa davanti a un cartellone pubblicitario che esalta ironicamente: “Il più alto tenore di vita del mondo / Non c’è altra strada che quella americana”, Louisville, Kentucky, 1937. Margaret Bourke-White/The LIFE Picture Collection / Shutterstock
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