Dal 3 luglio al Museo Nazionale Romano e a Palazzo delle Esposizioni
Tra cultura europea e fascino preispanico. A Roma il doppio dialogo di Javier Marín
Javier Marín, MATERIAE, allestimento a Palazzo delle Esposizioni | Foto: © Alberto Novelli
Samantha De Martin
02/07/2024
Roma - Nell’aula delle Terme di Diocleziano, la Cabeza de Mujer III di Javier Marín, le labbra carnose, i capelli che evocano le barbe della statuaria classica, sembra sganciarsi dal piedistallo per librarsi nello spazio, come priva di peso.
Tratti di ispirazione preispanica dialogano con forme e linguaggi propri del manierismo toscano e del barocco romano a tessere corpi flessibili, forme in tensione, esuberanti, che trovano un'espressione inedita nell’impiego di materiali diversissimi, dal marmo al legno, dal disegno digitale alla pittura, dall’arazzo alla resina poliestere.
È il linguaggio di Javier Marín, scultore, disegnatore, pittore messicano, classe 1962, che torna a Roma dal 3 luglio al 6 ottobre con una doppia mostra a Palazzo delle Esposizioni e al Museo Nazionale Romano.
L’appuntamento, che si inserisce nelle celebrazioni dei 150 anni della nascita dei rapporti diplomatici tra Italia e Messico, è promosso dal Ministero della Cultura, dalla Direzione Generale Musei, dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e dall’Azienda Speciale Palaexpo, con il patrocinio dell’Ambasciata del Messico in Italia, con gli auspici della Presidenza Commissione Cultura, Camera dei deputati, ed è realizzato in collaborazione con la Fondazione Javier Marín, la Galleria Terreno Baldio Arte e la Galleria Barbara Paci.
Javier Marín, MATERIAE, allestimento a Palazzo delle Esposizioni | Foto: © Alberto Novelli
Seguendo i due filoni di Materiae, questo il titolo della mostra, il pubblico assapora il percorso dell’artista e la sua ricerca, dalle prime esperienze di scultura monumentale - realizzata con materiali come la terra rossa di Oxaca o il bronzo lavorato nelle fonderie messicane - alle nuove sperimentazioni in resina riciclata, ottenute attraverso immagini digitali o utilizzando stampanti 3D.
Marín esorta il pubblico a seguire il procedimento, a concentrarsi sugli elementi centrali nella trasformazione dei materiali e sull'intervento di terze persone o macchine.
“In questo percorso doppio che comincia alle Terme di Diocleziano per proseguire a Palazzo delle Esposizioni - spiega Stéphane Verger, direttore del Museo Nazionale Romano - seguiamo il percorso artistico di Marín in un anno importante, che segna il 150esimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra due grandi nazioni di cultura europea e sud-americana”.
Javier Marín, MATERIAE, allestimento a Palazzo delle Esposizioni | Foto: © Alberto Novelli
Se a Palazzo delle Esposizioni è allestita la produzione più recente dell’artista - 35 opere realizzate in resina poliestere amaranto, legno, arazzi, tessuti, stampe digitali e video - incentrata sull’impiego delle nuove tecnologie e sul tema della sostenibilità ambientale sviluppato grazie al riutilizzo di resine di scarto derivate da produzione industriale, le Terme di Diocleziano accolgono la monumentale Columna e sei sculture in bronzo e arazzi. Sono realizzate con disegni dell’artista, eseguiti con metodi tradizionali di tessitura della zona dello Yucatan.
Con i suoi oltre otto metri di altezza, realizzata nel 2004, Columna si slancia dal basamento in legno concepito come un’antica base di colonna romana, con il suo intreccio di frammenti scultorei di corpi in resina. Mentre osserva le opere di Marín il pubblico sembra assorbire l’energia sprigionata dai materiali, ma soprattutto assiste al dialogo tra la cultura di provenienza e le esperienze artistiche italiane.
Javier Marín, MATERIAE, allestimento a Palazzo delle Esposizioni | Foto: © Alberto Novelli
Originario di Uruapan (Michoacán), capitale mondiale dell’avocado, con la sua cucina tradizionale messicana iscritta nella lista UNESCO del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, l’artista attinge dalla cultura e della storia messicana indagando le vicende dei secoli XVI e XVII con fiducia e, al tempo stesso, spirito critico. Figure instabili comunicano una certa instabilità della forma, apparentemente intrappolate in uno stato di sorpresa.
E il visitatore le osserva, si avvicina, torna indietro, assistendo al connubio tra tempi, incidenti, fallimenti, incorporati nella materia parlante, simile a un'opera musicale che procede per variazioni e aggiustamenti.
Tratti di ispirazione preispanica dialogano con forme e linguaggi propri del manierismo toscano e del barocco romano a tessere corpi flessibili, forme in tensione, esuberanti, che trovano un'espressione inedita nell’impiego di materiali diversissimi, dal marmo al legno, dal disegno digitale alla pittura, dall’arazzo alla resina poliestere.
È il linguaggio di Javier Marín, scultore, disegnatore, pittore messicano, classe 1962, che torna a Roma dal 3 luglio al 6 ottobre con una doppia mostra a Palazzo delle Esposizioni e al Museo Nazionale Romano.
L’appuntamento, che si inserisce nelle celebrazioni dei 150 anni della nascita dei rapporti diplomatici tra Italia e Messico, è promosso dal Ministero della Cultura, dalla Direzione Generale Musei, dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e dall’Azienda Speciale Palaexpo, con il patrocinio dell’Ambasciata del Messico in Italia, con gli auspici della Presidenza Commissione Cultura, Camera dei deputati, ed è realizzato in collaborazione con la Fondazione Javier Marín, la Galleria Terreno Baldio Arte e la Galleria Barbara Paci.
Javier Marín, MATERIAE, allestimento a Palazzo delle Esposizioni | Foto: © Alberto Novelli
Seguendo i due filoni di Materiae, questo il titolo della mostra, il pubblico assapora il percorso dell’artista e la sua ricerca, dalle prime esperienze di scultura monumentale - realizzata con materiali come la terra rossa di Oxaca o il bronzo lavorato nelle fonderie messicane - alle nuove sperimentazioni in resina riciclata, ottenute attraverso immagini digitali o utilizzando stampanti 3D.
Marín esorta il pubblico a seguire il procedimento, a concentrarsi sugli elementi centrali nella trasformazione dei materiali e sull'intervento di terze persone o macchine.
“In questo percorso doppio che comincia alle Terme di Diocleziano per proseguire a Palazzo delle Esposizioni - spiega Stéphane Verger, direttore del Museo Nazionale Romano - seguiamo il percorso artistico di Marín in un anno importante, che segna il 150esimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra due grandi nazioni di cultura europea e sud-americana”.
Javier Marín, MATERIAE, allestimento a Palazzo delle Esposizioni | Foto: © Alberto Novelli
Se a Palazzo delle Esposizioni è allestita la produzione più recente dell’artista - 35 opere realizzate in resina poliestere amaranto, legno, arazzi, tessuti, stampe digitali e video - incentrata sull’impiego delle nuove tecnologie e sul tema della sostenibilità ambientale sviluppato grazie al riutilizzo di resine di scarto derivate da produzione industriale, le Terme di Diocleziano accolgono la monumentale Columna e sei sculture in bronzo e arazzi. Sono realizzate con disegni dell’artista, eseguiti con metodi tradizionali di tessitura della zona dello Yucatan.
Con i suoi oltre otto metri di altezza, realizzata nel 2004, Columna si slancia dal basamento in legno concepito come un’antica base di colonna romana, con il suo intreccio di frammenti scultorei di corpi in resina. Mentre osserva le opere di Marín il pubblico sembra assorbire l’energia sprigionata dai materiali, ma soprattutto assiste al dialogo tra la cultura di provenienza e le esperienze artistiche italiane.
Javier Marín, MATERIAE, allestimento a Palazzo delle Esposizioni | Foto: © Alberto Novelli
Originario di Uruapan (Michoacán), capitale mondiale dell’avocado, con la sua cucina tradizionale messicana iscritta nella lista UNESCO del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, l’artista attinge dalla cultura e della storia messicana indagando le vicende dei secoli XVI e XVII con fiducia e, al tempo stesso, spirito critico. Figure instabili comunicano una certa instabilità della forma, apparentemente intrappolate in uno stato di sorpresa.
E il visitatore le osserva, si avvicina, torna indietro, assistendo al connubio tra tempi, incidenti, fallimenti, incorporati nella materia parlante, simile a un'opera musicale che procede per variazioni e aggiustamenti.
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