A Roma fino all'8 marzo, nell'ambito di Roma Fotografia 2020 EROS
Tina Modotti: a Palazzo Merulana l'eros della rivoluzione

Le fotografie di Tina Modotti a Palazzo Merulana fino all’8 marzo
Samantha De Martin
27/02/2020
Roma - Sarta, attivista, attrice, burocrate, amante, dal volto delicato e l’espressione malinconica, ma soprattutto donna dalla personalità poliedrica.
Animata da un temperamento appassionato con il quale esplora la vita ed il mondo con infinita partecipazione, Tina Modotti evoca una figura mitologica, seppur nella sua contemporaneità, capace di emanare in un’unica e irripetibile essenza le note volatili della libertà.
Una mostra - che si connota piuttosto come un viaggio in quattro tappe - ricorda la fotografa - che non amava definirsi "artista" - attraverso 38 opere allestite a Palazzo Merulana fino all’8 marzo.
Il progetto ha inaugurato Roma Fotografia 2020 EROS, un evento in corso a Roma fino al 6 aprile, in diverse sedi, dal centro alla periferia, e che mira a delineare, attraverso la fotografia, i contorni e le sfumature della forza straordinaria che muove il mondo: il Desiderio.
La mostra dedicata a Tina Modotti, che ha come fil rouge "l'Eros della rivoluzione", srotola ai visitatori la produzione artistica della fotografa di Udine, i cui scatti rivelano una straordinaria capacità di raccontare la complessità di una rivoluzione senza mai perdere la delicatezza, l'attenzione per i dettagli, anche quelli apparentemente più insignificanti.
La mostra, a cura di Maria Cristina Valeri e Alex Mezzenga, organizzata in collaborazione con l'Associazione Culturale ONLUS 8 Marzo, è divisa in quattro sezioni, e include opere che provengono, tra gli altri istituti, dall’Instituto de Investigaciones Estéticas (IIE), dal Fondo “Manuel Toussaint” dell’Universidad Nacional Autónoma de México (UNAM) di Città del Messico.
Dalla prima area - che accoglie dieci iconiche fotografie che scandiscono le tappe importanti del suo percorso - si accede alla seconda sezione, con undici scatti appartenenti al periodo “still live floreale” e al “simbolico allegorico” di Tina Modotti, con fotografie di mani che diventano fiori e fiori che si trasformano in mani, icone di amore e sensualità. Sono scattate in quello che viene definito il “periodo dell’apprendistato”, con il tutoraggio di Edward Weston durato fino al 1926.
Lo stile diretto di Tina, con la sua immagine chiara e ben focalizzata, accompagna gli ospiti di Palazzo Merulana verso la terza area. Nove fotografie, uniche nel loro genere, costruiscono un reportage sociale tra le donne di Tehuantepec (giugno – ottobre 1929). Sono immagini che si riferiscono a figure femminili che non rinunciano alla sensualità del corpo, mostrando tutta la loro forza e fierezza.
Da questa fase emerge la preoccupazione della fotografa per i grandi problemi sociali, le disuguaglianze e la curiosità per l’evoluzione della situazione messicana, l’interesse per un momento storico di grande fermento che assisterà alla nascita di movimenti d'avanguardia, ma soprattutto all’avvento dei grandi del muralismo. Uno dei più illustri, Diego Rivera, introduce alla quarta area dedicata al Muralismo messicano.
È il periodo in cui Tina Modotti diventa una fotografa ufficiale della rivista Mexican Folkways, specialista nella riproduzione murale. Viene ingaggiata dagli artisti muralisti per documentare l'intero processo di creazione delle loro opere fino a raggiungere il prodotto finale.
Il confronto con questi murales, attraverso l’obiettivo della sua macchina fotografica e la conoscenza dello sfondo concettuale delle opere, determinano il cambio di direzione del suo stile, consacrandola come colei che maggiormente ha contribuito a diffondere e internazionalizzare il movimento artistico messicano.
La mostra si può visitare da mercoledì a lunedì, dalle 10 alle 20 (ultimo ingresso un’ora prima della chiusura del museo) con il biglietto d’ingresso ordinario di Palazzo Merulana.
Leggi anche:
• Tina Modotti e Zanele Muholi nel palinsesto 2020 del Mudec dedicato alle donne
Animata da un temperamento appassionato con il quale esplora la vita ed il mondo con infinita partecipazione, Tina Modotti evoca una figura mitologica, seppur nella sua contemporaneità, capace di emanare in un’unica e irripetibile essenza le note volatili della libertà.
Una mostra - che si connota piuttosto come un viaggio in quattro tappe - ricorda la fotografa - che non amava definirsi "artista" - attraverso 38 opere allestite a Palazzo Merulana fino all’8 marzo.
Il progetto ha inaugurato Roma Fotografia 2020 EROS, un evento in corso a Roma fino al 6 aprile, in diverse sedi, dal centro alla periferia, e che mira a delineare, attraverso la fotografia, i contorni e le sfumature della forza straordinaria che muove il mondo: il Desiderio.
La mostra dedicata a Tina Modotti, che ha come fil rouge "l'Eros della rivoluzione", srotola ai visitatori la produzione artistica della fotografa di Udine, i cui scatti rivelano una straordinaria capacità di raccontare la complessità di una rivoluzione senza mai perdere la delicatezza, l'attenzione per i dettagli, anche quelli apparentemente più insignificanti.
La mostra, a cura di Maria Cristina Valeri e Alex Mezzenga, organizzata in collaborazione con l'Associazione Culturale ONLUS 8 Marzo, è divisa in quattro sezioni, e include opere che provengono, tra gli altri istituti, dall’Instituto de Investigaciones Estéticas (IIE), dal Fondo “Manuel Toussaint” dell’Universidad Nacional Autónoma de México (UNAM) di Città del Messico.
Dalla prima area - che accoglie dieci iconiche fotografie che scandiscono le tappe importanti del suo percorso - si accede alla seconda sezione, con undici scatti appartenenti al periodo “still live floreale” e al “simbolico allegorico” di Tina Modotti, con fotografie di mani che diventano fiori e fiori che si trasformano in mani, icone di amore e sensualità. Sono scattate in quello che viene definito il “periodo dell’apprendistato”, con il tutoraggio di Edward Weston durato fino al 1926.
Lo stile diretto di Tina, con la sua immagine chiara e ben focalizzata, accompagna gli ospiti di Palazzo Merulana verso la terza area. Nove fotografie, uniche nel loro genere, costruiscono un reportage sociale tra le donne di Tehuantepec (giugno – ottobre 1929). Sono immagini che si riferiscono a figure femminili che non rinunciano alla sensualità del corpo, mostrando tutta la loro forza e fierezza.
Da questa fase emerge la preoccupazione della fotografa per i grandi problemi sociali, le disuguaglianze e la curiosità per l’evoluzione della situazione messicana, l’interesse per un momento storico di grande fermento che assisterà alla nascita di movimenti d'avanguardia, ma soprattutto all’avvento dei grandi del muralismo. Uno dei più illustri, Diego Rivera, introduce alla quarta area dedicata al Muralismo messicano.
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Il confronto con questi murales, attraverso l’obiettivo della sua macchina fotografica e la conoscenza dello sfondo concettuale delle opere, determinano il cambio di direzione del suo stile, consacrandola come colei che maggiormente ha contribuito a diffondere e internazionalizzare il movimento artistico messicano.
La mostra si può visitare da mercoledì a lunedì, dalle 10 alle 20 (ultimo ingresso un’ora prima della chiusura del museo) con il biglietto d’ingresso ordinario di Palazzo Merulana.
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