Dal 30 novembre al Museo in Trastevere
Donne dietro l’obiettivo: Inge Morath in mostra a Roma
Inge Morath La Vita - La Fotografia. Museo di Roma in Trastevere
Francesca Grego
27/11/2019
Roma - “Fotografare è un fenomeno strano. Ti fidi dei tuoi occhi e non puoi fare a meno di mettere a nudo la tua anima”. Prima reporter donna a entrare nell’agenzia Magnum Photos, Inge Morath ha percorso il mondo in lungo e in largo traducendolo in immagini intense e personali. “Nel mio cuore voglio restare una dilettante – diceva – essere innamorata di quello che sto facendo, sempre stupita dalle infinite possibilità di vedere e usare la macchina fotografica come strumento di registrazione”.
Dal 30 novembre i suoi scatti approdano al Museo in Trastevere di Roma nella prima grande retrospettiva italiana dedicata al suo lavoro. Sono oltre 170 le opere in mostra in un itinerario che ne segue le orme lungo un sentiero di crescita umana e professionale. Punto di partenza sono le testimonianze degli esordi al fianco del fotografo austriaco Ernst Haas, per i cui reportage la giornalista e traduttrice Inge si occupava di scrivere i testi. Nascono di qui l’invito di Robert Capa a unirsi al gruppo di Magnum come redattrice e ricercatrice, e qualche anno più tardi la collaborazione in qualità di assistente con Henri Cartier-Bresson.
Dopo i primi passi dietro l’obiettivo nella Londra del secondo dopoguerra, la Morath viaggia da Venezia al Danubio, dalla Spagna all’Unione Sovietica, dall’Iran alla Cina, padrona di numerose lingue – tra cui il russo e il mandarino - e per nulla spaventata dalle barriere culturali che incontrerà. La accompagnano una curiosità sempre viva, i suoi interessi poliedrici, la fede nell’uomo, la capacità di cogliere attraverso la camera il “momento decisivo”, probabilmente assorbita dal maestro Cartier-Bresson. Sono due i filoni favoriti: il racconto di popoli e luoghi, alimentato dalla passione per i viaggi, e il contesto più intimo del ritratto.
Complice la sua profonda cultura, il mondo delle arti entra presto nel raggio d’azione di Inge, che ha così l’occasione di fotografare Alberto Giacometti, Pablo Picasso, Igor Stravinsky, Jean Arp, Pablo Neruda, Audrey Hepburn. Suo anche un famoso scatto di Marilyn, che la fotografa sostituisce nel cuore dello scrittore americano Arthur Miller, diventandone la moglie e la compagna di una vita con inevitabile clamore mediatico. Nel corso della carriera la Morath collaborerà con le riviste più prestigiose del settore, da Life a Vogue.
Tutto questo racconta Inge Morath - La vita. La fotografia, per terminare con una chicca inattesa: la curiosa serie dei “ritratti mascherati”, nata negli anni Sessanta dall’incontro con il fumettista Saul Steinberg. Un mix arguto di avanguardia e spontaneità, capace di mettere insieme le Demoiselles d’Avignon di Picasso, Colazione da Tiffany di Truman Capote e gli scatti “quasi casuali” che Cartier-Bresson dedicò alle celebrità della cultura del suo tempo.
Dal 30 novembre i suoi scatti approdano al Museo in Trastevere di Roma nella prima grande retrospettiva italiana dedicata al suo lavoro. Sono oltre 170 le opere in mostra in un itinerario che ne segue le orme lungo un sentiero di crescita umana e professionale. Punto di partenza sono le testimonianze degli esordi al fianco del fotografo austriaco Ernst Haas, per i cui reportage la giornalista e traduttrice Inge si occupava di scrivere i testi. Nascono di qui l’invito di Robert Capa a unirsi al gruppo di Magnum come redattrice e ricercatrice, e qualche anno più tardi la collaborazione in qualità di assistente con Henri Cartier-Bresson.
Dopo i primi passi dietro l’obiettivo nella Londra del secondo dopoguerra, la Morath viaggia da Venezia al Danubio, dalla Spagna all’Unione Sovietica, dall’Iran alla Cina, padrona di numerose lingue – tra cui il russo e il mandarino - e per nulla spaventata dalle barriere culturali che incontrerà. La accompagnano una curiosità sempre viva, i suoi interessi poliedrici, la fede nell’uomo, la capacità di cogliere attraverso la camera il “momento decisivo”, probabilmente assorbita dal maestro Cartier-Bresson. Sono due i filoni favoriti: il racconto di popoli e luoghi, alimentato dalla passione per i viaggi, e il contesto più intimo del ritratto.
Complice la sua profonda cultura, il mondo delle arti entra presto nel raggio d’azione di Inge, che ha così l’occasione di fotografare Alberto Giacometti, Pablo Picasso, Igor Stravinsky, Jean Arp, Pablo Neruda, Audrey Hepburn. Suo anche un famoso scatto di Marilyn, che la fotografa sostituisce nel cuore dello scrittore americano Arthur Miller, diventandone la moglie e la compagna di una vita con inevitabile clamore mediatico. Nel corso della carriera la Morath collaborerà con le riviste più prestigiose del settore, da Life a Vogue.
Tutto questo racconta Inge Morath - La vita. La fotografia, per terminare con una chicca inattesa: la curiosa serie dei “ritratti mascherati”, nata negli anni Sessanta dall’incontro con il fumettista Saul Steinberg. Un mix arguto di avanguardia e spontaneità, capace di mettere insieme le Demoiselles d’Avignon di Picasso, Colazione da Tiffany di Truman Capote e gli scatti “quasi casuali” che Cartier-Bresson dedicò alle celebrità della cultura del suo tempo.
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