Dal 19 gennaio al 26 marzo al Museo Carlo Bilotti di Roma

Del Drago: il colore che parla al cervello

Francesco Del Drago | Luglio Agosto
 

Francesca Grego

11/01/2017

Roma - “Fino al tempo di Matisse e Picasso, i pittori creavano quadri che servivano a essere visti dall’occhio. Oggi cerchiamo di agire direttamente sulla trasmissione dalla retina all’area cerebrale, ed io personalmente sull’area gratificante delle sinapsi edoniche”. È questa la modernissima summa dell’opera di Francesco Del Drago, a cui il Museo Carlo Bilotti dedica la prima retrospettiva dal 2011, anno della sua morte. A curarla, il giovane e stimato artista Pietro Ruffo, con l’apporto di Elena Del Drago, figlia del pittore.

Dietro a volute, arabeschi e campiture che conquistano, c’è talento ma anche scienza, cui Del Drago si dedica con passione e rigore lungo l’intero arco della sua vita. Classe 1911, frequenta artisti come Picasso, Pignon, Léger, Matta e Dewasne, senza dimenticare gli italiani Guttuso e Birolli, con cui condivide e discute le sue tesi rivoluzionarie sulla fenomenologia del colore, fino all’elaborazione del Nuovo Cerchio Cromatico. Teoria e pratica artistica procedono di pari passo sulla scia dei grandi coloristi francesi, per mettere a punto intorno al 1960 una pittura del tutto nuova e originale, che si afferma nelle grandi manifestazioni internazionali e lo porta in un tour di lezioni e conferenze intorno al mondo, da Parigi a Mosca e a New York.

All’Aranciera di Villa Borghese, il percorso della mostra procede a ritroso, partendo dalle opere più recenti per giungere ai grandi polittici astratti, considerati un concentrato dell’arte di Del Drago. Ma non mancano documenti, filmati, dimostrazioni, a dar conto della vulcanica attività di teorico e della sua eredità nelle moderne culture dell’immagine, dalla grafica al cinema, passando per la pubblicità.

COMMENTI