A Roma dal 21 marzo 17 giugno
A Palazzo Merulana l’evoluzione futurista in chiave pop di Giacomo Balla
Giacomo Balla, Parlano, 1934, olio su tavola, 78 x 42 cm, Guidonia, Fondazione Biagiotti Cigna
Samantha De Martin
21/03/2019
Roma - Con un vantaggio di 30 anni sull’avventura pop americana di Andy Warhol e Roy Lichtenstein, Giacomo Balla, imprimendo una svolta al futurismo astratto, ha conferito un’immagine massmediatica di grande modernità al divismo hollywoodiano.
Ed è proprio questa poco esplorata identità anticipatrice dell'onda pop, resa anche dall’intreccio tra immagine pittorica, fotografica e rotocalco, a costituire il fil rouge della mostra Giacomo Balla. Dal futurismo astratto al Futurismo iconico che, dal 21 marzo al 17 giugno, porta a Palazzo Merulana una riflessione sul particolare passaggio di stile della produzione del pittore torinese.
Il percorso, a cura di Fabio Benzi - che sottolinea un’evoluzione tutta nuova dello spirito futurista - ha inizio con il Ritratto di Primo Carnera, un pezzo importante della collezione Cerasi, parte della collezione permanente di Palazzo Merulana. L’opera è dipinta su due lati. Da una parte è rappresentato Vaprofumo, un soggetto futurista, seguito, pochi anni dopo, dalla raffigurazione di Primo Carnera. L’omaggio al celebre pugile si ispira a una foto di Elio Luxardo, amico di Marinetti e autore di un'immagine dello sportivo pubblicata sulla “Gazzetta dello Sport” nel 1933, una volta divenuto campione del mondo. Questo ritratto costituisce la base iconografica del dipinto dell’artista.
L’intenzione di far coincidere l’immagine dipinta con l’effetto del rotocalco è evidenziata da un espediente tecnico applicato a questo come ad altri dipinti dell’epoca esposti lungo il percorso. L’artista applica al fondo del dipinto una rete metallica sulla quale stende il colore, provocando un effetto di retinatura che ricorda quello prodotto dalle immagini a stampa dei giornali.
Questo confronto voluto dell’immagine con i mezzi di diffusione di massa sarebbe stato, molti anni dopo, l’elemento fondante dell’universo figurativo del “pop” americano.
Balla trova pertanto molto moderno, e in sintonia con la sensibilità quotidiana della gente, l’immaginario alimentato dal cinema, dalla fotografia di moda, parte di una sorta di avanguardia del gusto.
Una figurazione moderna e mediatica corre tra le 60 opere in mostra, tra le immagini ricche di rimandi, associate l’una all’altra, che guardano agli scatti di grandi fotografi come Elio Luxardo e Arturo Ghergo che immortalano i divi del tempo.
Ci sono le Quattro stagioni in rosso (olio su rete metallica incollata su tavola) che fanno indugiare lo sguardo del visitatore con la loro sensualità luminosa, e ancora l’olio su tavola Parlano, dalla Fondazione Biagiotti Cigna o La figlia del sole, in prestito da collezione privata.
Come dimostra il dipinto Autocaffè, del 1928, pubblicato sulla rivista ufficiale del movimento, l’artista esplorava da tempo un possibile rinnovamento del Futurismo. In sintonia con la sensibilità della gente, nell’immaginario suscitato dal cinema, dalla fotografia di moda, individua così un moderno suggerimento che getta le basi per un passaggio di stile e per la sperimentazione di nuovi linguaggi.
Nel percorso sono presenti numerose copertine e materiali documentari sparse in diverse collezioni private, ma confluiti in mostra al termine di un lungo “percorso maieutico” all’interno del grande gioiello di via Oslavia, la casa nella quale l’artista visse dal 1929 al 1994.
Nel corso della mostra a Palazzo Merulana si terranno una serie di visite didattiche che illustreranno il dialogo esistente tra la collezione permanente e le opere in mostra, facendo luce sul nuovo universo figurativo scelto dall’artista per imboccare la strada di un futurismo inesplorato.
Leggi anche:
• Giacomo Balla. Dal futurismo astratto al futurismo iconico
• La nuova vita di Palazzo Merulana
Ed è proprio questa poco esplorata identità anticipatrice dell'onda pop, resa anche dall’intreccio tra immagine pittorica, fotografica e rotocalco, a costituire il fil rouge della mostra Giacomo Balla. Dal futurismo astratto al Futurismo iconico che, dal 21 marzo al 17 giugno, porta a Palazzo Merulana una riflessione sul particolare passaggio di stile della produzione del pittore torinese.
Il percorso, a cura di Fabio Benzi - che sottolinea un’evoluzione tutta nuova dello spirito futurista - ha inizio con il Ritratto di Primo Carnera, un pezzo importante della collezione Cerasi, parte della collezione permanente di Palazzo Merulana. L’opera è dipinta su due lati. Da una parte è rappresentato Vaprofumo, un soggetto futurista, seguito, pochi anni dopo, dalla raffigurazione di Primo Carnera. L’omaggio al celebre pugile si ispira a una foto di Elio Luxardo, amico di Marinetti e autore di un'immagine dello sportivo pubblicata sulla “Gazzetta dello Sport” nel 1933, una volta divenuto campione del mondo. Questo ritratto costituisce la base iconografica del dipinto dell’artista.
L’intenzione di far coincidere l’immagine dipinta con l’effetto del rotocalco è evidenziata da un espediente tecnico applicato a questo come ad altri dipinti dell’epoca esposti lungo il percorso. L’artista applica al fondo del dipinto una rete metallica sulla quale stende il colore, provocando un effetto di retinatura che ricorda quello prodotto dalle immagini a stampa dei giornali.
Questo confronto voluto dell’immagine con i mezzi di diffusione di massa sarebbe stato, molti anni dopo, l’elemento fondante dell’universo figurativo del “pop” americano.
Balla trova pertanto molto moderno, e in sintonia con la sensibilità quotidiana della gente, l’immaginario alimentato dal cinema, dalla fotografia di moda, parte di una sorta di avanguardia del gusto.
Una figurazione moderna e mediatica corre tra le 60 opere in mostra, tra le immagini ricche di rimandi, associate l’una all’altra, che guardano agli scatti di grandi fotografi come Elio Luxardo e Arturo Ghergo che immortalano i divi del tempo.
Ci sono le Quattro stagioni in rosso (olio su rete metallica incollata su tavola) che fanno indugiare lo sguardo del visitatore con la loro sensualità luminosa, e ancora l’olio su tavola Parlano, dalla Fondazione Biagiotti Cigna o La figlia del sole, in prestito da collezione privata.
Come dimostra il dipinto Autocaffè, del 1928, pubblicato sulla rivista ufficiale del movimento, l’artista esplorava da tempo un possibile rinnovamento del Futurismo. In sintonia con la sensibilità della gente, nell’immaginario suscitato dal cinema, dalla fotografia di moda, individua così un moderno suggerimento che getta le basi per un passaggio di stile e per la sperimentazione di nuovi linguaggi.
Nel percorso sono presenti numerose copertine e materiali documentari sparse in diverse collezioni private, ma confluiti in mostra al termine di un lungo “percorso maieutico” all’interno del grande gioiello di via Oslavia, la casa nella quale l’artista visse dal 1929 al 1994.
Nel corso della mostra a Palazzo Merulana si terranno una serie di visite didattiche che illustreranno il dialogo esistente tra la collezione permanente e le opere in mostra, facendo luce sul nuovo universo figurativo scelto dall’artista per imboccare la strada di un futurismo inesplorato.
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