A Perugia dal 26 ottobre

L’età dell’oro. Dai maestri umbri a Andy Warhol, i dialoghi inediti in arrivo alla GNU

Michelangelo Pistoletto, Autoritratto oro, 1960. Olio, acrilico e oro su tela. Foto Damiano Andreotti Cittàdellarte - Fondazione Pistoletto, Biella
 

Francesca Grego

25/09/2024

Perugia - Inossidabile e inalterabile per natura, grazie alle sue rare caratteristiche chimico-fisiche l’oro è da sempre associato al sacro e all’eternità. Sarà per questo che il suo fascino attraversa il tempo, conquistando artisti di ogni epoca. Se già in alcune tombe del Neolitico oggetti in oro accompagnavano i defunti nel loro viaggio verso l’aldilà, nel Medioevo il re dei metalli vive la sua stagione di maggior fulgore, irradiando luce divina in innumerevoli opere d’arte. Più tardi, in contesti più terreni, incarnerà il simbolo della regalità per eccellenza. A distanza di molti secoli, archiviato il dominio di sacerdoti e sovrani assoluti, la sua fortuna è tutt’altro che tramontata: lo racconta il lavoro di numerosi artisti contemporanei, affascinati dalle potenzialità di un materiale così speciale e pregno di risonanze. Lo scopriremo dal prossimo 26 ottobre al 19 gennaio 2025 in una grande mostra alla Galleria Nazionale dell’Umbria, che metterà a confronto maestri antichi e moderni legati insieme da un filo scintillante e prezioso. 

Curata da Alessandra Mammì, Veruska Picchiarelli e Carla Scagliosi, con il patrocinio del Dicastero per la Cultura della Città del Vaticano, L’Età dell’Oro. I capolavori dorati della Galleria Nazionale dell’Umbria incontrano l’arte contemporanea si presenta come un viaggio lungo nove secoli di storia dell’arte, tra dialoghi inattesi, suggestioni e prospettive inedite. Saranno cinquanta le opere in mostra e portano la firma di autori come Duccio di Buoninsegna, Gentile da Fabriano, Lucio Fontana, Alberto Burri, Yves Klein, Carla Accardi, Michelangelo Pistoletto, Andy Warhol, Jan Fabre. Nella sala Podiani della GNU ci sorprenderanno con inediti colloqui basati su assonanze tecniche ed estetiche, incastonati in un itinerario cronologico solo in apparenza.


Gentile da Fabriano, Madonna con Bambino e angeli, 1405. Tempera su tavola. Galleria Nazionale dell'Umbria © Foto Michele Alberto Sereni

Punto di partenza del percorso è l’eccezionale collezione di fondi oro del museo perugino, pronta ad accogliere in un abbraccio improvviso l’Autoritratto oro del 1960 di Michelangelo Pistoletto. La Deposizione di San Francesco da Prato del Maestro di San Francesco, nel XIII pioniere di raffinatissime tecniche di lavorazione della foglia d’oro su tavola, dialogherà poi con il Monochrome sans titre creato da Yves Klein per il santuario di Santa Rita da Cascia, a cui lo accomunano l’afflato mistico e il purissimo blu oltremare. 

Con Duccio di Buoninsegna ci immergeremo nella più fulgida stagione dell’arte senese, nella prima metà del Trecento, quando anche l’oreficeria raggiunge vertici insuperati di raffinatezza. La sua Madonna col Bambino e sei angeli, immagine di nascita e morte, incontra il Concetto spaziale su fondo oro di Lucio Fontana proveniente dalla Fondazione Prada, evocazione della potenza simbolica dell’icona rafforzata dal gesto umano della lacerazione della tela.
Due pregiati reliquiari dalla storia illustre converseranno rispettivamente con la Testina femminile dorata di Marisa Merz e con l’ex-voto di Yves Klein per Santa Rita da Cascia, donato dall’artista al convento delle Agostiniane della cittadina umbra come ringraziamento per aver superato una delicata operazione al cuore. Fu realizzato abbinando all’oro lo smalto traslucido, una tecnica nata a Siena sul finire del XIII secolo. 


Lucio Fontana, Concetto spaziale, 1964. Olio su tela. Fondazione Prada, Milano © Fondazione Lucio Fontana

La luminosa Madonna col Bambino di Gentile da Fabriano racconta invece il culmine dello stile tardo gotico, all’inizio del Quattrocento: qui l’apparizione degli angeli richiama l’incorporeo Sacerdote di Pistoletto, dalla bidimensionalità bizantina, dove un’architettura goticheggiante emerge dal fondo dorato, che a sua volta preannuncia i celebri quadri specchianti. E se l’Oroblu (Oriente) di Carla Accardi dialoga con il manto in tessuto operato della Vergine del Maestro della Madonna di Montone, gli Scarabei stercorari di Jan Fabre incontrano uno splendido piviale ricamato del Cinquecento umbro. Alla cupa Crocifissione di Niccolò di Liberatore è giustapposta poi la Tragedia civile di Jannis Kounellis, dove un attaccapanni si staglia davanti a una parete dorata con un cappello e un cappotto neri, simbolo della sinistra presenza dell’uomo nella storia. 

A Giulio Paolini, presente con Diadema, come interlocutore tocca l’eccentrico Bernardino di Mariotto che, a differenza dei suoi contemporanei cinquecenteschi, continua a disseminare lamine e gessi dorati in ogni opera. Che cosa avrà da dire, infine, la Golden Marilyn 11.40 di Andy Warhol all’angelo della Pala dei cacciatori di Bartolomeo Caporali? Lo sapremo soltanto visitando la mostra che, come si può intuire da queste righe, si annuncia ricca di sorprese.  


Andy Warhol, Golden Marilyn 11.40, 2011. Serigrafia su carta. Collezione privata © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc. 

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