Arte contemporanea a Palermo
Le riflessioni intorno all’infinito dello scultore Rizzoli
Giovanni Rizzoli, Infiniti Infiniti, 2011
Eleonora Zamparutti
05/10/2017
Palermo - Inaugura il 6 ottobre presso il Polo Museale Regionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Palermo la mostra “Ipotesi e Speranza” dedicata all'opera di Giovanni Rizzoli, a cura di Bruno Corà.
Una location scelta con cura dall’artista stesso. “Ho deciso di collocare le quattro sculture che espongo presso la Cappella dell'Incoronazione, un luogo straordinario in stile arabo-normanno di epoca medievale, che sorge accanto alla Cattedrale dove è sepolto Federico II” afferma Giovanni Rizzoli.
E’ un artista “alto”, Rizzoli, che ama riflettere sulle grandi questioni intorno all’infinito e all’eterno che attraversano il pensiero scientifico, estetico e religioso.
“Ho realizzato la scultura Infiniti Infiniti utilizzando una colonna di marmo nero del Belgio e una sfera di vetro di Murano che al suo interno contiene 8 serie di infiniti. E’ un’opera che riflette un’ipotesi matematica dove non è contemplata la possibilità di escathon, non vi è via d’uscita” continua Rizzoli. “In questa dimensione, lo spazio e il tempo della realtà non sono mai iniziati né hanno una fine. Il mondo reale è un sortilegio, una sorta di moto perpetuo perpetrato nell’immobilità dove lo spazio concesso al cambiamento è infinitesimale”.
La mostra ruota intorno al grande enigma della vita. “La nostra fortuna è che possiamo pensare, siamo nel linguaggio. Ad esempio possiamo pensare Dio, ma Dio non ci pensa. Come ebbe modo di dire Lucio Fontana nell'ultima intervista che rilasciò a Tommaso Trini, è l’arte che crea Dio”.
Sono quattro le sculture esposte al RISO, realizzate tra il 2008 e il 2014 - Doppio infinito (impossibilità dell'eschaton), 2008-2009, Infiniti Infiniti, 2011 e due diverse versioni di Oltre, 2013-2014: testimonianze della riflessione non solo intellettuale ma anche emotiva dell’artista.
Nato a Venezia, ha trascorso lunghi periodi all’estero, ma forse quel limbo lagunare che si forma nelle giornate di nebbia dove il senso di sospensione è assoluto è entrato nella pelle dell’artista insieme alla bellezza della sua città di origine, àncora di salvezza per ogni mente tormentata. “L’unica possibilità di uscita dall’equazione matematica è offerta dalla poetica. La realtà per me è come il film L’invenzione di Morel realizzato da Emidio Grego nel 1974”.
Non solo scultore, ma anche pittore, poeta, scrittore: Rizzoli è versatile così come la sua arte è aperta sul mondo.
Nel 1996 al tempo dei test nucleari di Chirac a Mururoa Giovanni Rizzoli prese parte all’esposizione Paradiso perduto con due opere: la gigantografia di una polinesiana ritratta nel 1904 da Lucien Gautier , il fotografo che immortalò Gauguin e il paesaggio thaitiano, posizionata sul pavimento dell’ingresso in modo che tutti i visitatori dovessero per forza “calpestarla” per andare oltre e un tondo con flebo che riproduceva la figura del fungo atomico.
Al tempo della guerra in Jugoslavia, invece, aveva realizzato un’immagine di se stesso al Lido di Venezia, bendato e rivolto verso la terraferma con alle spalle il “mare” di separazione dal conflitto bellico.
“Personalmente sono affascinato dall’arte di Beato Angelico, un artista che piangeva quando dipingeva, dalle incisioni rupestri con la loro forte dimensione magica, dai lavori di Chaïm Soutine con la loro componente di intuizione e anima”.
Non solo artista, ma anche collezionista: l’eclettico Giovanni Rizzoli possiede una notevole collezione di fotografie realizzate tra il 1860 e il 1950. Ritratti di poeti, artisti e musicisti da De Chirico a Curzio Malaparte, si mescolano a donne nude e prostitute che sviliscono le persone malgrado la loro imperturbabilità.
Una location scelta con cura dall’artista stesso. “Ho deciso di collocare le quattro sculture che espongo presso la Cappella dell'Incoronazione, un luogo straordinario in stile arabo-normanno di epoca medievale, che sorge accanto alla Cattedrale dove è sepolto Federico II” afferma Giovanni Rizzoli.
E’ un artista “alto”, Rizzoli, che ama riflettere sulle grandi questioni intorno all’infinito e all’eterno che attraversano il pensiero scientifico, estetico e religioso.
“Ho realizzato la scultura Infiniti Infiniti utilizzando una colonna di marmo nero del Belgio e una sfera di vetro di Murano che al suo interno contiene 8 serie di infiniti. E’ un’opera che riflette un’ipotesi matematica dove non è contemplata la possibilità di escathon, non vi è via d’uscita” continua Rizzoli. “In questa dimensione, lo spazio e il tempo della realtà non sono mai iniziati né hanno una fine. Il mondo reale è un sortilegio, una sorta di moto perpetuo perpetrato nell’immobilità dove lo spazio concesso al cambiamento è infinitesimale”.
La mostra ruota intorno al grande enigma della vita. “La nostra fortuna è che possiamo pensare, siamo nel linguaggio. Ad esempio possiamo pensare Dio, ma Dio non ci pensa. Come ebbe modo di dire Lucio Fontana nell'ultima intervista che rilasciò a Tommaso Trini, è l’arte che crea Dio”.
Sono quattro le sculture esposte al RISO, realizzate tra il 2008 e il 2014 - Doppio infinito (impossibilità dell'eschaton), 2008-2009, Infiniti Infiniti, 2011 e due diverse versioni di Oltre, 2013-2014: testimonianze della riflessione non solo intellettuale ma anche emotiva dell’artista.
Nato a Venezia, ha trascorso lunghi periodi all’estero, ma forse quel limbo lagunare che si forma nelle giornate di nebbia dove il senso di sospensione è assoluto è entrato nella pelle dell’artista insieme alla bellezza della sua città di origine, àncora di salvezza per ogni mente tormentata. “L’unica possibilità di uscita dall’equazione matematica è offerta dalla poetica. La realtà per me è come il film L’invenzione di Morel realizzato da Emidio Grego nel 1974”.
Non solo scultore, ma anche pittore, poeta, scrittore: Rizzoli è versatile così come la sua arte è aperta sul mondo.
Nel 1996 al tempo dei test nucleari di Chirac a Mururoa Giovanni Rizzoli prese parte all’esposizione Paradiso perduto con due opere: la gigantografia di una polinesiana ritratta nel 1904 da Lucien Gautier , il fotografo che immortalò Gauguin e il paesaggio thaitiano, posizionata sul pavimento dell’ingresso in modo che tutti i visitatori dovessero per forza “calpestarla” per andare oltre e un tondo con flebo che riproduceva la figura del fungo atomico.
Al tempo della guerra in Jugoslavia, invece, aveva realizzato un’immagine di se stesso al Lido di Venezia, bendato e rivolto verso la terraferma con alle spalle il “mare” di separazione dal conflitto bellico.
“Personalmente sono affascinato dall’arte di Beato Angelico, un artista che piangeva quando dipingeva, dalle incisioni rupestri con la loro forte dimensione magica, dai lavori di Chaïm Soutine con la loro componente di intuizione e anima”.
Non solo artista, ma anche collezionista: l’eclettico Giovanni Rizzoli possiede una notevole collezione di fotografie realizzate tra il 1860 e il 1950. Ritratti di poeti, artisti e musicisti da De Chirico a Curzio Malaparte, si mescolano a donne nude e prostitute che sviliscono le persone malgrado la loro imperturbabilità.
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