Ai Musei Vaticani fino al 29 marzo
"Tempo divino". Due sarcofagi di Bethesda a confronto al Museo Pio Cristiano
Il sarcofago di Bethesda di Ischia. Courtesy Stampa Musei
Samantha De Martin
10/12/2019
Mondo - Incastonate nella lucentezza del marmo proconnesio dei sarcofagi di Bethesda, la guarigione del paralitico alla piscina di Betzatà a Gerusalemme e altre scene evangeliche che testimoniano l’avvento del Salvatore nel Mare Nostrum, si presentano ai visitatori del Museo Pio Cristiano dei Musei Vaticani in tutta la loro brillante vitalità.
Sono queste due importanti testimonianze - che permettono di avere una migliore conoscenza dell’arte cristiana delle origini, celebrando il trionfo glorioso di Cristo - le protagoniste della piccola, interessante mostra, allestita fino al 29 marzo nel Museo Pio Cristiano dei Musei Vaticani, al termine di un significativo restauro.
Durante i pontificati di Damaso e Siricio, la figura del Salvatore diventa protagonista di una serie di sarcofagi - nessuno dei quali giunto integro fino a noi - che prendono il nome dalla raffigurazione centrale della guarigione del paralitico alla piscina di Bethesda, presentata su un prezioso sfondo architettonico. Attorno, si riconoscono altre scene evangeliche come la guarigione dei due ciechi a Cafarnao e quella dell’emorroissa, la chiamata di Zaccheo e l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. L’insieme di queste scene tesse un chiaro programma iconografico nel quale la narrazione evangelica del Signore taumaturgo che attraversa le strade della Galilea e della Giudea “beneficando e risanando tutti” si attualizza, nel fedele, nella “guarigione” dalla morte, in quel “tempo favorevole” della risurrezione evocato dal sarcofago dalla presenza della meridiana che affianca Gesù.
In mostra si possono ammirare due esemplari di questi sarcofagi di Bethesda, frutto della fortuna riscontrata da questa tipologia di decorazione sulle sponde del Mediterraneo, dalla Penisola iberica all’Africa fino all’Italia. Il primo sargofago, e anche quello attorno al quale ruotano notizie incerte, è un prezioso esemplare murato, fin dal 1866, in una parete del Palazzo Vescovile di Ischia. Il suo distacco, in vista di una futura musealizzazione, ha generato l’idea di presentare il sarcofago nei Musei del Papa e, in primavera, a Ischia. Accanto all'esemplare di Ischia si può ammirare, in un allestimento ben costruito che consente anche di seguire le tappe dei principali sarcofagi sulle sponde del Mediterraneo, un'altra testimonianza con rappresentate le scene di Bethesda, rinvenuta in Vaticano durante i lavori per la costruzione della cinquecentesca Basilica di San Pietro e ricostruita nella sua tridimensionalità.
Agli inizi del XVII tuttavia questo sarcofago compare nel Palazzo del Cardinal Sforza per passare poi nella casa del signor Marzio Milesi, erudito e amico di Caravaggio, e presente, dal 1647, a Villa Casali prima di arrivare in Vaticano.
Di questo tipo di sarcofagi si conoscono all'incirca 16 esemplari ritrovati sparsi lungo le coste del Mediterraneo e nell'entroterra dell’area Gallica, ma sono solo questi due in mostra al Museo Pio Cristiano, accanto a quello incastonato fin dal Medio Evo nella facciata della cattedrale di Tarragona, gli unici ad aver conservato interamente il fregio anteriore.
Una nuova concezione della morte
L’esposizione congiunta di questi due capolavori rende finalmente possibile un confronto dal vivo di due esemplari del medesimo “tipo” offrendo una riflessione sul commercio di questi manufatti lungo le coste dell’Impero.
Attraverso le rotte marittime, infatti, i sarcofagi di Bethesda favoriscono, grazie alle loro immagini, il diffondersi di una nuova concezione cristiana della morte, echeggiando l’annuncio dell’avvento del Salvatore nel suo propagarsi “fino agli estremi confini del mondo”.
Questi sarcofagi sembrano infatti voler affiancare, se non privilegiare - in un’ottica dettata dal contesto funerario - quella escatologica. Come prova la posa del paralitico, che, pur in dialogo con il Maestro viene ritratto nell’atteggiamento del sonno, una posa di derivazione iconografica antica. Il sarcofago del defunto diventa pertanto un "letto di riposo" in attesa delle risurrezione.
Un restauro innovativo
L’esposizione è stata preceduta da un restauro, il primo in assoluto per il manufatto proveniente da Ischia, eseguito dai laboratori dei Musei Vaticani in collaborazione con il Museo diocesano di Ischia. Per la pulitura è stato impiegato l’agar agar, un gelificante naturale ricavato da alghe rosse.
«Siamo passati dalla pulitura con acquaforte e ferri alle alghe marine - spiega Valentina Lini -. La nostra sfida è stata quella di rispettare l’equilibrio delle parti, restituendo la vitalità della superficie».
La fronte del sarcofago rinvenuto a Roma si presentava divisa in due. Questa, nel tempo, è stata incollata con la colofonia che, negli anni, ha perso d’efficacia. Le indagini svolte hanno rivelato la presenza di un elevatissimo numero di perni in ferro, ma anche di stuccature realizzate ad esempio lungo il ginocchio di Gesù.
L’occasione del restauro del sarcofago vaticano ha permesso di verificare le tante fratture, nonché le integrazioni apportate e documentate da Bartolomeo Cavaceppi nel 1757 e le sue numerose rilavorazioni. Permane il mistero dell’integrazione errata della scena dell'episodio evangelico di Zaccheo, già malinteso in un’integrazione forse tardocinquecentesca ed erroneamente ricostruito dal “filologo” Cavaceppi. Così il Gesù che chiama Zaccheo dal sicomoro si trasforma in un improbabile san Pietro che acclama e sostiene Cristo nel suo ingresso in Gerusalemme, mentre Zaccheo è scambiato con uno di coloro che «tagliavano rami dagli alberi» per osannare Gesù.
La mostra - a cura di Umberto Utro e Alessandro Vella, con la collaborazione di Don Emanuel Monte - è patrocinata dall’Istituto Patristico Augustinianum.
Aperto al pubblico il Museo della catacomba di Pretestato
In occasione dell’esposizione, grazie alla collaborazione della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, sarà aperto al pubblico il Museo della catacomba di Pretestato sulla via Appia Pignatelli, dove si potrà ammirare un singolare esempio del sarcofagi di Bethesda con la fronte parzialmente caratterizzata da una lunga iscrizione poetica.
Non essendo questo sarcofago trasportabile, al Museo Pio Cristiano sarà rievocato attraverso una riproduzione fotografica al vero, accanto a un altro esemplare della stessa tipologia, affisso, sin dal Medioevo, sulla facciata della Cattedrale di Terragona, in Spagna.
L’ingresso alla mostra - visitabile da lunedì a sabato dalle 9 alle 18 con ultimo ingresso alle 16 - è incluso nel biglietto dei Musei Vaticani.
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Sono queste due importanti testimonianze - che permettono di avere una migliore conoscenza dell’arte cristiana delle origini, celebrando il trionfo glorioso di Cristo - le protagoniste della piccola, interessante mostra, allestita fino al 29 marzo nel Museo Pio Cristiano dei Musei Vaticani, al termine di un significativo restauro.
Durante i pontificati di Damaso e Siricio, la figura del Salvatore diventa protagonista di una serie di sarcofagi - nessuno dei quali giunto integro fino a noi - che prendono il nome dalla raffigurazione centrale della guarigione del paralitico alla piscina di Bethesda, presentata su un prezioso sfondo architettonico. Attorno, si riconoscono altre scene evangeliche come la guarigione dei due ciechi a Cafarnao e quella dell’emorroissa, la chiamata di Zaccheo e l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. L’insieme di queste scene tesse un chiaro programma iconografico nel quale la narrazione evangelica del Signore taumaturgo che attraversa le strade della Galilea e della Giudea “beneficando e risanando tutti” si attualizza, nel fedele, nella “guarigione” dalla morte, in quel “tempo favorevole” della risurrezione evocato dal sarcofago dalla presenza della meridiana che affianca Gesù.
In mostra si possono ammirare due esemplari di questi sarcofagi di Bethesda, frutto della fortuna riscontrata da questa tipologia di decorazione sulle sponde del Mediterraneo, dalla Penisola iberica all’Africa fino all’Italia. Il primo sargofago, e anche quello attorno al quale ruotano notizie incerte, è un prezioso esemplare murato, fin dal 1866, in una parete del Palazzo Vescovile di Ischia. Il suo distacco, in vista di una futura musealizzazione, ha generato l’idea di presentare il sarcofago nei Musei del Papa e, in primavera, a Ischia. Accanto all'esemplare di Ischia si può ammirare, in un allestimento ben costruito che consente anche di seguire le tappe dei principali sarcofagi sulle sponde del Mediterraneo, un'altra testimonianza con rappresentate le scene di Bethesda, rinvenuta in Vaticano durante i lavori per la costruzione della cinquecentesca Basilica di San Pietro e ricostruita nella sua tridimensionalità.
Agli inizi del XVII tuttavia questo sarcofago compare nel Palazzo del Cardinal Sforza per passare poi nella casa del signor Marzio Milesi, erudito e amico di Caravaggio, e presente, dal 1647, a Villa Casali prima di arrivare in Vaticano.
Di questo tipo di sarcofagi si conoscono all'incirca 16 esemplari ritrovati sparsi lungo le coste del Mediterraneo e nell'entroterra dell’area Gallica, ma sono solo questi due in mostra al Museo Pio Cristiano, accanto a quello incastonato fin dal Medio Evo nella facciata della cattedrale di Tarragona, gli unici ad aver conservato interamente il fregio anteriore.
Una nuova concezione della morte
L’esposizione congiunta di questi due capolavori rende finalmente possibile un confronto dal vivo di due esemplari del medesimo “tipo” offrendo una riflessione sul commercio di questi manufatti lungo le coste dell’Impero.
Attraverso le rotte marittime, infatti, i sarcofagi di Bethesda favoriscono, grazie alle loro immagini, il diffondersi di una nuova concezione cristiana della morte, echeggiando l’annuncio dell’avvento del Salvatore nel suo propagarsi “fino agli estremi confini del mondo”.
Questi sarcofagi sembrano infatti voler affiancare, se non privilegiare - in un’ottica dettata dal contesto funerario - quella escatologica. Come prova la posa del paralitico, che, pur in dialogo con il Maestro viene ritratto nell’atteggiamento del sonno, una posa di derivazione iconografica antica. Il sarcofago del defunto diventa pertanto un "letto di riposo" in attesa delle risurrezione.
Un restauro innovativo
L’esposizione è stata preceduta da un restauro, il primo in assoluto per il manufatto proveniente da Ischia, eseguito dai laboratori dei Musei Vaticani in collaborazione con il Museo diocesano di Ischia. Per la pulitura è stato impiegato l’agar agar, un gelificante naturale ricavato da alghe rosse.
«Siamo passati dalla pulitura con acquaforte e ferri alle alghe marine - spiega Valentina Lini -. La nostra sfida è stata quella di rispettare l’equilibrio delle parti, restituendo la vitalità della superficie».
La fronte del sarcofago rinvenuto a Roma si presentava divisa in due. Questa, nel tempo, è stata incollata con la colofonia che, negli anni, ha perso d’efficacia. Le indagini svolte hanno rivelato la presenza di un elevatissimo numero di perni in ferro, ma anche di stuccature realizzate ad esempio lungo il ginocchio di Gesù.
L’occasione del restauro del sarcofago vaticano ha permesso di verificare le tante fratture, nonché le integrazioni apportate e documentate da Bartolomeo Cavaceppi nel 1757 e le sue numerose rilavorazioni. Permane il mistero dell’integrazione errata della scena dell'episodio evangelico di Zaccheo, già malinteso in un’integrazione forse tardocinquecentesca ed erroneamente ricostruito dal “filologo” Cavaceppi. Così il Gesù che chiama Zaccheo dal sicomoro si trasforma in un improbabile san Pietro che acclama e sostiene Cristo nel suo ingresso in Gerusalemme, mentre Zaccheo è scambiato con uno di coloro che «tagliavano rami dagli alberi» per osannare Gesù.
La mostra - a cura di Umberto Utro e Alessandro Vella, con la collaborazione di Don Emanuel Monte - è patrocinata dall’Istituto Patristico Augustinianum.
Aperto al pubblico il Museo della catacomba di Pretestato
In occasione dell’esposizione, grazie alla collaborazione della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, sarà aperto al pubblico il Museo della catacomba di Pretestato sulla via Appia Pignatelli, dove si potrà ammirare un singolare esempio del sarcofagi di Bethesda con la fronte parzialmente caratterizzata da una lunga iscrizione poetica.
Non essendo questo sarcofago trasportabile, al Museo Pio Cristiano sarà rievocato attraverso una riproduzione fotografica al vero, accanto a un altro esemplare della stessa tipologia, affisso, sin dal Medioevo, sulla facciata della Cattedrale di Terragona, in Spagna.
L’ingresso alla mostra - visitabile da lunedì a sabato dalle 9 alle 18 con ultimo ingresso alle 16 - è incluso nel biglietto dei Musei Vaticani.
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