Completato il riallestimento della Pinacoteca
Ingres e Hayez: riparte dall’Ottocento il futuro di Brera
Pinacoteca di Brera, riallestimento sala 37. Settimo Dialogo "Attorno a Ingres e Hayez. Sguardi diversi sulle donne di metà Ottocento"
Francesca Grego
01/10/2018
Milano - È prossima al traguardo finale l’avventura dei Dialoghi della Pinacoteca di Brera che, da Raffaello a Caravaggio, da Andrea Mantegna a Lorenzo Lotto e Pompeo Batoni, negli ultimi due anni ha messo a confronto i capolavori del museo milanese con prestigiosi prestiti internazionali.
L’ultimo episodio, Attorno a Ingres e Hayez. Sguardi diversi sulle donne di metà Ottocento, è pronto a gettare nuova luce su un secolo speciale nella storia di Brera, quello che ha visto la nascita della Pinacoteca sull’onda del principio illuministico di un’arte accessibile a tutti.
Ma il Settimo Dialogo segna anche la conclusione del grande piano di riallestimento portato avanti dal 2016 da James Bradburne, direttore del museo e della Biblioteca Braidense dal 2015. “Ogni fine è un inizio”, commenta Bradburne, e i progetti in cantiere puntano in alto.
Scopriamo nel dettaglio le novità di questa stagione.
Il Settimo Dialogo: Attorno a Ingres e Hayez. Sguardi diversi sulle donne di metà Ottocento. Dal 4 ottobre 2018 al 20 gennaio 2019
Come in un salotto ottocentesco, grandi ritratti conservati a Brera incontrano capolavori ospiti provenienti da collezioni italiane ed europee raramente visibili al pubblico. Al centro del cerchio, un’eccezionale coppia di interpreti della pittura europea del XIX secolo: Jean-Auguste-Dominique Ingres e Francesco Hayez.
Ma il Settimo Dialogo è un confronto al femminile: vede accostarsi l’una all’altra signore borghesi e stelle della lirica, eroine romantiche, odalische sensuali e donne illustri colte in una dimensione quotidiana inedita per l’epoca. Le accomuna lo sguardo naturalistico che artisti diversi, ciascuno con la propria sensibilità, seppero gettare su di loro, riproducendone mirabilmente non solo abiti e fisionomie, ma anche i tratti della personalità e le emozioni del momento.
Dal Musée Ingres di Montauban arriva il Ritratto di Caroline Gonse, esempio dell’abilità Ingres nel rendere il modello quasi presente, in un esercizio di acume psicologico e perfezione tattile dei dettagli. A fare gli onori di casa, dalle collezioni braidensi spunta Teresa Manzoni Stampa Borri, seconda moglie di Alessandro Manzoni che Hayez immortalò in un ritratto commissionato insieme a quello – famosissimo - del marito.
Ancora dalle raccolte della Pinacoteca di Brera, emergono icone romantiche come la Malinconia e l’Odalisca di Hayez, cui fanno da contraltare La derelitta e il Ritratto di Giuditta Pasta nel costume di scena di “Nina o sia la pazza per amore” di Giuseppe Molteni, che contese ad Hayez i favori della migliore committenza lombarda. Da importanti collezioni private arrivano infine il lunare Ritratto di Selene Taccioli Ruga di Hayez e un delicato gesso di Lorenzo Bartolini, scultore di spicco nel panorama dell’Ottocento italiano e amico di Ingres, con cui condivise l’ammirazione per il Rinascimento toscano.
Le sale dell’Ottocento e il riallestimento della Pinacoteca
Con le sale 37 e 38 dedicate alla pittura ottocentesca giunge a compimento il percorso di riallestimento inaugurato da Bradburne nel 2016.
Il blu profondo delle pareti valorizza in modo nuovo i capolavori di Hayez, Molteni, Andrea Appiani, Giuseppe Bossi, Pelagio Palagi, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, che tra ardori risorgimentali ed esperimenti anti-accademici esprimono le grandi novità del secolo. A conferire nuovo lustro alle sale, due tra le più importanti tele di Francesco Hayez, restaurate nei laboratori della Pinacoteca di Brera proprio in occasione del Settimo Dialogo: si tratta dell’Autoritratto del 1848 e del già citato Ritratto di Alessandro Manzoni del 1841.
A due anni dall’inizio dei lavori, l’intero itinerario espositivo si presenta radicalmente rinnovato: l’adozione di un criterio cronologico dà corpo al racconto di sette secoli di pittura italiana ed evidenzia la continuità temporale delle collezioni, mentre l’uso della luce e gli intensi colori a calce delle pareti, scelti in base al periodo storico e alle caratteristiche dei dipinti, realizzano l’obiettivo di un “museo emozionale”.
Una particolare attenzione è stata inoltre riservata agli ambienti del cosiddetto “museo visibile”, che comprendono parte dei depositi e il laboratorio di restauro. Qui il bianco dei muri segnala al visitatore la possibilità di un’esperienza diversa, aprendo lo sguardo su attività di backstage di solito celate al pubblico: a partire dalle operazioni di restauro, da seguire in diretta nel grande ottagono di vetro al centro della sala 18.
Un nuovo spazio, il Caffè Fernanda
Non una semplice caffetteria, ma una parte viva del museo aperta sulla strada: è questa la proposta del Caffè Fernanda, dedicato alla visionaria direttrice Fernanda Wittgens che nel dopoguerra decretò la rinascita della Pinacoteca di Brera dopo i bombardamenti del ’43.
Nel menu piatti ispirati ai dipinti della collezione, tra i quali, naturalmente, il Carpaccio, ma anche le didascalie delle opere d’arte da ammirare in sala sorseggiando un caffè: per esempio la Conversione del Duca d’Aquitania di Pietro Damini (1619) o Le Tre Grazie di Bertel Thorvaldsen, recentemente restaurate da Deutsche Bank. E poi i ritratti della Wittgens, nel busto di Marino Marini e in un dipinto di Attilio Rossi, qui grazie a prestiti a lungo termine da collezioni private.
Brera Modern: verso il Novecento
Dopo il riallestimento della Pinacoteca storica, Brera è pronta per nuove sfide. Il futuro passa per l’adiacente Palazzo Citterio, su cui già Fernanda Wittgens aveva messo gli occhi negli anni Cinquanta. Il suo illustre successore Franco Russoli lo acquistò nel ’72 per realizzare il sogno della "Grande Brera", un museo vibrante di vita e di impegno nella realtà contemporanea, dove attingere al patrimonio del passato per le riflessioni e le battaglie del presente.
Finalmente, durante la scorsa primavera gli spazi restaurati dell’edificio sono stati presentati al pubblico. Qui nel prossimo futuro troveranno posto i depositi della Pinacoteca, i laboratori didattici e di restauro, ma soprattutto le collezioni di arte moderna del museo. Da Amedeo Modigliani a Umberto Boccioni, da Fortunato Depero a Giorgio Morandi, il Novecento italiano attende di essere mostrato.
Nel frattempo, i capolavori di Brera Modern si preparano a viaggiare attorno al mondo per esposizioni temporanee o a offrirsi al pubblico milanese in eventi speciali pensati per piccoli nuclei di opere.
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• Palazzo Citterio, il gioiello di Milano fresco di restauro si svela alla città
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L’ultimo episodio, Attorno a Ingres e Hayez. Sguardi diversi sulle donne di metà Ottocento, è pronto a gettare nuova luce su un secolo speciale nella storia di Brera, quello che ha visto la nascita della Pinacoteca sull’onda del principio illuministico di un’arte accessibile a tutti.
Ma il Settimo Dialogo segna anche la conclusione del grande piano di riallestimento portato avanti dal 2016 da James Bradburne, direttore del museo e della Biblioteca Braidense dal 2015. “Ogni fine è un inizio”, commenta Bradburne, e i progetti in cantiere puntano in alto.
Scopriamo nel dettaglio le novità di questa stagione.
Il Settimo Dialogo: Attorno a Ingres e Hayez. Sguardi diversi sulle donne di metà Ottocento. Dal 4 ottobre 2018 al 20 gennaio 2019
Come in un salotto ottocentesco, grandi ritratti conservati a Brera incontrano capolavori ospiti provenienti da collezioni italiane ed europee raramente visibili al pubblico. Al centro del cerchio, un’eccezionale coppia di interpreti della pittura europea del XIX secolo: Jean-Auguste-Dominique Ingres e Francesco Hayez.
Ma il Settimo Dialogo è un confronto al femminile: vede accostarsi l’una all’altra signore borghesi e stelle della lirica, eroine romantiche, odalische sensuali e donne illustri colte in una dimensione quotidiana inedita per l’epoca. Le accomuna lo sguardo naturalistico che artisti diversi, ciascuno con la propria sensibilità, seppero gettare su di loro, riproducendone mirabilmente non solo abiti e fisionomie, ma anche i tratti della personalità e le emozioni del momento.
Dal Musée Ingres di Montauban arriva il Ritratto di Caroline Gonse, esempio dell’abilità Ingres nel rendere il modello quasi presente, in un esercizio di acume psicologico e perfezione tattile dei dettagli. A fare gli onori di casa, dalle collezioni braidensi spunta Teresa Manzoni Stampa Borri, seconda moglie di Alessandro Manzoni che Hayez immortalò in un ritratto commissionato insieme a quello – famosissimo - del marito.
Ancora dalle raccolte della Pinacoteca di Brera, emergono icone romantiche come la Malinconia e l’Odalisca di Hayez, cui fanno da contraltare La derelitta e il Ritratto di Giuditta Pasta nel costume di scena di “Nina o sia la pazza per amore” di Giuseppe Molteni, che contese ad Hayez i favori della migliore committenza lombarda. Da importanti collezioni private arrivano infine il lunare Ritratto di Selene Taccioli Ruga di Hayez e un delicato gesso di Lorenzo Bartolini, scultore di spicco nel panorama dell’Ottocento italiano e amico di Ingres, con cui condivise l’ammirazione per il Rinascimento toscano.
Le sale dell’Ottocento e il riallestimento della Pinacoteca
Con le sale 37 e 38 dedicate alla pittura ottocentesca giunge a compimento il percorso di riallestimento inaugurato da Bradburne nel 2016.
Il blu profondo delle pareti valorizza in modo nuovo i capolavori di Hayez, Molteni, Andrea Appiani, Giuseppe Bossi, Pelagio Palagi, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, che tra ardori risorgimentali ed esperimenti anti-accademici esprimono le grandi novità del secolo. A conferire nuovo lustro alle sale, due tra le più importanti tele di Francesco Hayez, restaurate nei laboratori della Pinacoteca di Brera proprio in occasione del Settimo Dialogo: si tratta dell’Autoritratto del 1848 e del già citato Ritratto di Alessandro Manzoni del 1841.
A due anni dall’inizio dei lavori, l’intero itinerario espositivo si presenta radicalmente rinnovato: l’adozione di un criterio cronologico dà corpo al racconto di sette secoli di pittura italiana ed evidenzia la continuità temporale delle collezioni, mentre l’uso della luce e gli intensi colori a calce delle pareti, scelti in base al periodo storico e alle caratteristiche dei dipinti, realizzano l’obiettivo di un “museo emozionale”.
Una particolare attenzione è stata inoltre riservata agli ambienti del cosiddetto “museo visibile”, che comprendono parte dei depositi e il laboratorio di restauro. Qui il bianco dei muri segnala al visitatore la possibilità di un’esperienza diversa, aprendo lo sguardo su attività di backstage di solito celate al pubblico: a partire dalle operazioni di restauro, da seguire in diretta nel grande ottagono di vetro al centro della sala 18.
Un nuovo spazio, il Caffè Fernanda
Non una semplice caffetteria, ma una parte viva del museo aperta sulla strada: è questa la proposta del Caffè Fernanda, dedicato alla visionaria direttrice Fernanda Wittgens che nel dopoguerra decretò la rinascita della Pinacoteca di Brera dopo i bombardamenti del ’43.
Nel menu piatti ispirati ai dipinti della collezione, tra i quali, naturalmente, il Carpaccio, ma anche le didascalie delle opere d’arte da ammirare in sala sorseggiando un caffè: per esempio la Conversione del Duca d’Aquitania di Pietro Damini (1619) o Le Tre Grazie di Bertel Thorvaldsen, recentemente restaurate da Deutsche Bank. E poi i ritratti della Wittgens, nel busto di Marino Marini e in un dipinto di Attilio Rossi, qui grazie a prestiti a lungo termine da collezioni private.
Brera Modern: verso il Novecento
Dopo il riallestimento della Pinacoteca storica, Brera è pronta per nuove sfide. Il futuro passa per l’adiacente Palazzo Citterio, su cui già Fernanda Wittgens aveva messo gli occhi negli anni Cinquanta. Il suo illustre successore Franco Russoli lo acquistò nel ’72 per realizzare il sogno della "Grande Brera", un museo vibrante di vita e di impegno nella realtà contemporanea, dove attingere al patrimonio del passato per le riflessioni e le battaglie del presente.
Finalmente, durante la scorsa primavera gli spazi restaurati dell’edificio sono stati presentati al pubblico. Qui nel prossimo futuro troveranno posto i depositi della Pinacoteca, i laboratori didattici e di restauro, ma soprattutto le collezioni di arte moderna del museo. Da Amedeo Modigliani a Umberto Boccioni, da Fortunato Depero a Giorgio Morandi, il Novecento italiano attende di essere mostrato.
Nel frattempo, i capolavori di Brera Modern si preparano a viaggiare attorno al mondo per esposizioni temporanee o a offrirsi al pubblico milanese in eventi speciali pensati per piccoli nuclei di opere.
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