Il pittore cinquecentesco protagonista dell’XI Dialogo
Rinascimento in Val Padana: la Pinacoteca di Brera riscopre Boccaccio Boccaccino

"XI Dialogo. Boccaccio Boccaccino. Alle soglie della maniera moderna in Val Padana" I Courtesy Pinacoteca di Brera
Francesca Grego
16/05/2023
Quiete, serafiche, quasi angeliche, le Madonne di Boccaccio Boccaccino trasmettono un senso di pace e tranquillità. Sembra incredibile che a dipingerle sia stato un uomo inquieto, talmente sanguigno e iracondo da macchiarsi dell’uccisione di sua moglie. Campione del Rinascimento nell’Italia settentrionale, Boccaccino è certamente un artista da riscoprire. L’invito arriva dalla Pinacoteca di Brera che da oggi, martedì 16 maggio, fino al prossimo 3 settembre, dedica al pittore cinquecentesco il suo XI Dialogo, rinnovando una fortunata tradizione inaugurata nel 2016 dal direttore James M. Bradburne. Intima e preziosa, la mostra dossier Boccaccio Boccaccino. Alle soglie della maniera moderna in Val Padana metterà a confronto quattro dipinti dell’artista mai esposti insieme prima d’ora. Attorno al gioiello braidense della Madonna col Bambino troveremo infatti tre opere opere ospiti, e precisamente l’Adorazione dei Pastori del Museo di Capodimonte di Napoli, la Madonna con il Bambino e la Sacra conversazione con i Santi Giovanni Battista e Caterina d’Alessandria o Giustina del Museo Correr di Venezia.

"XI Dialogo. Boccaccio Boccaccino. Alle soglie della maniera moderna in Val Padana" I Courtesy Pinacoteca di Brera
Versatile e attento alle più innovative tendenze del suo tempo, Boccaccino fu una specie di Zelig dell’arte a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento. Le sue opere mostrano un’evidente capacità di impossessarsi dello stile dei grandi maestri dell’epoca, che reinterpretò in chiave personale senza mai risultare un pedissequo copista. Tra le fonti di ispirazione favorite troviamo Giorgione e Giovanni Bellini, nonché i pittori fiamminghi e Albrecht Dürer.
Ma Boccaccino fu anche “un grande propagatore, seminatore di virus artistici”, racconta Bradburne. Con i suoi spostamenti “ha favorito la circolazione delle idee in diverse città della Val Padana”, prosegue il direttore: “Grazie a figure come la sua, le scuole pittoriche locali e cittadine sono diventate scuole regionali. Il periodo è quello successivo ai grandi maestri del Rinascimento, e prima dell’arrivo di Caravaggio”. Notevole fu anche la fortuna dell’artista presso il pubblico del suo tempo: i suoi lavori figuravano in collezioni prestigiose, come quella di Gerolamo Frigerio, accanto alle opere di Bellini.

"XI Dialogo. Boccaccio Boccaccino. Alle soglie della maniera moderna in Val Padana" I Courtesy Pinacoteca di Brera
Figlio di un ricamatore cremonese attivo alla corte estense, Boccaccino si formò probabilmente tra Ferrara e Bologna. La sua prima opera documentata è un polittico per una chiesa genovese, realizzato nel 1493 e oggi perduto. Di lì a poco l’artista ricompare a Milano, poi l’ambasciatore ferrarese Antonio Costabili lo raccomanda a Ercole I d’Este come pittore di corte. Nei tre anni successivi, trascorsi a Ferrara, Boccaccino è in grado di formare una generazione di pittori — fra i quali Garofalo, Nicolò Pisano, Ludovico Mazzolino, Domenico Panetti — ma il suo soggiorno si interromperà all’improvviso, forse per l’assassinio della moglie adultera nel 1500. L’artista si sposta a Venezia, dove eseguirà una pala per la chiesa di San Zulian e una fortunata serie di Madonne con il Bambino e di Sacre conversazioni a mezza figura, particolarmente apprezzate dalla committenza locale. A Venezia, dove la sua presenza è documentata fino al 1506, Boccaccino si
cimenta con i modelli di Giovanni Belllini e si avvicina alle sperimentazioni sulla luce e sull’ombra di Giorgione, segnalandosi come uno dei primi e originali interpreti della pittura del maestro di Castelfranco.

"XI Dialogo. Boccaccio Boccaccino. Alle soglie della maniera moderna in Val Padana" I Courtesy Pinacoteca di Brera
Sono proprio questi gli anni al centro della mostra di Brera, che si focalizza sul primo periodo di attività del pittore, precedente alla sua opera più nota, gli affreschi delle Storie della Vergine e di Cristo nel Duomo di Cremona (1514-1518). “La scelta di Boccaccino è perfetta espressione dell’ambizione della Pinacoteca di permettere al visitatore di ritrovare il momento in cui l’artista era, nel senso più completo del termine, un artista contemporaneo: innovativo, provocatorio e fresco”, conclude il direttore Bradburne, sottolineando come il Dialogo sia stato un’occasione di studio e di interpretazione, che conferma il ruolo centrale del museo come luogo di produzione culturale. I frutti delle ricerche condotte su Boccaccino sono disponibili in un piccolo catalogo dossier edito da Marsilio, con saggi di Maria Cristina Passoni, Francesco Ceretti e Cristina Quattrini.

"XI Dialogo. Boccaccio Boccaccino. Alle soglie della maniera moderna in Val Padana" I Courtesy Pinacoteca di Brera

"XI Dialogo. Boccaccio Boccaccino. Alle soglie della maniera moderna in Val Padana" I Courtesy Pinacoteca di Brera
Versatile e attento alle più innovative tendenze del suo tempo, Boccaccino fu una specie di Zelig dell’arte a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento. Le sue opere mostrano un’evidente capacità di impossessarsi dello stile dei grandi maestri dell’epoca, che reinterpretò in chiave personale senza mai risultare un pedissequo copista. Tra le fonti di ispirazione favorite troviamo Giorgione e Giovanni Bellini, nonché i pittori fiamminghi e Albrecht Dürer.
Ma Boccaccino fu anche “un grande propagatore, seminatore di virus artistici”, racconta Bradburne. Con i suoi spostamenti “ha favorito la circolazione delle idee in diverse città della Val Padana”, prosegue il direttore: “Grazie a figure come la sua, le scuole pittoriche locali e cittadine sono diventate scuole regionali. Il periodo è quello successivo ai grandi maestri del Rinascimento, e prima dell’arrivo di Caravaggio”. Notevole fu anche la fortuna dell’artista presso il pubblico del suo tempo: i suoi lavori figuravano in collezioni prestigiose, come quella di Gerolamo Frigerio, accanto alle opere di Bellini.

"XI Dialogo. Boccaccio Boccaccino. Alle soglie della maniera moderna in Val Padana" I Courtesy Pinacoteca di Brera
Figlio di un ricamatore cremonese attivo alla corte estense, Boccaccino si formò probabilmente tra Ferrara e Bologna. La sua prima opera documentata è un polittico per una chiesa genovese, realizzato nel 1493 e oggi perduto. Di lì a poco l’artista ricompare a Milano, poi l’ambasciatore ferrarese Antonio Costabili lo raccomanda a Ercole I d’Este come pittore di corte. Nei tre anni successivi, trascorsi a Ferrara, Boccaccino è in grado di formare una generazione di pittori — fra i quali Garofalo, Nicolò Pisano, Ludovico Mazzolino, Domenico Panetti — ma il suo soggiorno si interromperà all’improvviso, forse per l’assassinio della moglie adultera nel 1500. L’artista si sposta a Venezia, dove eseguirà una pala per la chiesa di San Zulian e una fortunata serie di Madonne con il Bambino e di Sacre conversazioni a mezza figura, particolarmente apprezzate dalla committenza locale. A Venezia, dove la sua presenza è documentata fino al 1506, Boccaccino si
cimenta con i modelli di Giovanni Belllini e si avvicina alle sperimentazioni sulla luce e sull’ombra di Giorgione, segnalandosi come uno dei primi e originali interpreti della pittura del maestro di Castelfranco.

"XI Dialogo. Boccaccio Boccaccino. Alle soglie della maniera moderna in Val Padana" I Courtesy Pinacoteca di Brera
Sono proprio questi gli anni al centro della mostra di Brera, che si focalizza sul primo periodo di attività del pittore, precedente alla sua opera più nota, gli affreschi delle Storie della Vergine e di Cristo nel Duomo di Cremona (1514-1518). “La scelta di Boccaccino è perfetta espressione dell’ambizione della Pinacoteca di permettere al visitatore di ritrovare il momento in cui l’artista era, nel senso più completo del termine, un artista contemporaneo: innovativo, provocatorio e fresco”, conclude il direttore Bradburne, sottolineando come il Dialogo sia stato un’occasione di studio e di interpretazione, che conferma il ruolo centrale del museo come luogo di produzione culturale. I frutti delle ricerche condotte su Boccaccino sono disponibili in un piccolo catalogo dossier edito da Marsilio, con saggi di Maria Cristina Passoni, Francesco Ceretti e Cristina Quattrini.

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