Papa Innocenzo X Pamphilj

Courtesy of© Galleria Doria Pamphilij |
Velazquez
26/02/2004
Ai visitatori della mostra si segnala la possibilità di approfondire la conoscenza del percorso artistico del pittore mediante la visione di un altro grande capolavoro: il ritratto del pontefice Innocenzo X Pamphilj.
Questa splendida tela è infatti ospitata permanentemente nella Galleria Doria Pamphilj, situata a pochi passi da Palazzo Ruspoli, sede dell’esposizione delle opere del maestro di Siviglia. Sarebbe un vero peccato non approfittare dell’opportunità che viene offerta, visto che il ritratto in questione può essere considerato il nodo centrale del secondo viaggio in Italia dell’artista e offre un esempio altissimo di ritrattistica celebrativa.
Il Velázquez esegue il dipinto presumibilmente nel 1650, quando giunge a Roma a distanza di due decenni dal suo primo soggiorno in Italia. E' la pittura del rinascimento veneziano a guidare il maestro sivigliano nell’esecuzione del ritratto del Papa. Capolavori di Tiziano, come “Papa Paolo III e i nipoti” o il “Cardinal Alessandro e Ottavio Farnese” entrambi a Napoli, forniscono all’artista spunti non indifferenti, rielaborati comunque in un modo tutto personale.
La tecnica “tizianesca”, costituita da pennellate rapide e ricche di materia cromatica, viene perfezionata dal pittore spagnolo, e serve a cogliere istantaneamente l’espressione fugace sul volto del Pontefice, che appare allo spettatore come un uomo arguto e un severo osservatore della realtà circostante. Erano queste del resto le caratteristiche per cui il Papa era conosciuto dai suoi contemporanei: proprio le cronache del tempo lo descrivono come un personaggio “cupo e riservato” lontano dalla paterna umanità che aveva contraddistinto i suoi predecessori.
Lo stesso Innocenzo X sembra aver esclamato dopo aver preso visione dell’opera: “troppo vero!”, toccando egli stesso con mano l’abilità del pittore nel riproporre con maestria la verità psicologica di uomini, sovrani e pontefici, fino a quel momento immortalati quasi sempre in un’aura di spirituale fissità.
E’ questa dunque l’ennesima rivoluzione del Velázquez, pittore nelle cui luminose pennellate risaltano i sentimenti e le emozioni più profonde di un’intera umanità, rappresentata anche nelle sue più alte schiere senza soggezioni di sorta.
Per tutti questi motivi a distanza di tre secoli e mezzo il ritratto di Innocenzo X appare come uno dei brani più alti della pittura europea, dove lo sguardo indagatore del pontefice sembra tuttora mettere in difficoltà i suoi incuriositi osservatori.
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