Apocalittico Lars Von Trier
22/05/2009
“In pratica funziona così: sono terrorizzato da tutto, tranne che dal girare i film” - a parlare è il regista danese Lars Von Trier, uno tra i più celebri autori cinematografici e, soprattutto, uno dei più controversi e odiati cineasti, preso costantemente di mira dalla critica internazionale.
Lo abbiamo incontrato a Cannes, in occasione della presentazione del suo nuovo “Antichrist”, pellicola che ha spaccato la critica in due: una maggior parte si è scagliata contro il regista e il suo film, altri invece lo hanno acclamato. Von Trier è tornato al cinema dopo aver sofferto di una forte depressione che lo ha tenuto inchiodato al letto a fissare il muro della camera per anni. Da sempre le paranoie del regista sono argomento di conversazione dei cinefili: dalla sua ipocondria alla sua paura per l'aeroplano (lui si sposta sempre in camper e non ha mai attraversato l'oceano). Eppure fino a qualche anno fa, Von Trier riusciva a controllare le sue paure: “Sono un uomo felice perché prendo il prozac” - diceva sempre.
Rivederlo sulla Croisette, ingrassato e invecchiato e soprattutto tremolante non fa ben sperare, ma è un momento cult quando trasforma il suo egocentrismo in ironia per schivare gli attacchi della stampa: “Il mio intelletto è guidato direttamente da Dio – sostiene - Io sono il miglior regista del mondo e sono molto più geniale del vostro Dio. Faccio film per me stesso e non penso mai al pubblico”. In realtà in un'intervista rilasciata al danese Knud Romer, Von Trier ha dichiarato: “In realtà si tratta di una piccola bugia: soddisfo me stesso con le immagini che realizzo. Allo stesso tempo le creo per avere un effetto su chi sta a guardare”. Il giornalista racconta che il regista lo ha accolto nella sua casa con tè e biscotti preparati dalla moglie e che, addirittura, alla fine dell'intervista il regista lo abbia abbracciato.
Questo è Lars Von Trier un vero punto interrogativo tra gli autori cinematografici. Spesso viene definito un misogino e questa accusa è accompagnata da tutte le storie sulle attrici che sono rimaste sconvolte sui suoi set. Da Bjork che, dopo “Dancer in the Dark” dichiarò di non voler mai più lavorare con lui, a Nicole Kidman, che ha sofferto molto sul set di “Dogville”: “Lars mi metteva in situazioni sempre più dure – ha raccontato l'attrice - Però ho capito che come Kubrick anche lui è uno di quelli che mette su pellicola i suoi concetti filosofici. Sul set, una volta mi ha detto che voleva legarmi e farmi frustare... ma questo è Lars e a volte potevi anche vederlo girare completamente nudo. È come un bambino, farebbe qualsiasi cosa. Molte volte a cena sul set scoppiavo in lacrime, perché lui mi sedeva accanto e cominciava ad ubriacarsi ed essere alquanto duro con me... poi me ne andavo, ma la mattina seguente si ricominciava da capo. Oggi lo dico ridendo”. Eppure la Kidman ha fatto tesoro di quell'esperienza e ha aggiunto: “Oggi siamo ottimi amici, una cosa alquanto strana. Mi ha offerto un ruolo nel suo Antichrist, ma ho dovuto rifiutarlo. Viviamo in un mondo in cui è davvero difficile far sentire la propria voce e certamente Lars ci riesce. Lui è davvero un artista e io ammiro la sua onestà”.
Charlotte Gainsbourg, protagonista di “Antichrist”, ha solo parole di stima per il regista: “Non penso che sarei stata in grado di fidarmi di qualcun altro oltre che di Lars: è riuscito davvero a spingermi all'estremo. Però mi ha anche rassicurata: 'Rilassati – mi diceva – non userò mai un'inquadratura che ti fa sentire male. Sto dalla tua parte'. E io mi sono fidata completamente di lui, e gli ho dato il controllo completo di me stessa. E' stata un'esperienza intensa e dolorosa. Ma ero io che la volevo così. Ero alquanto masochista ai tempi. Non è stato piacevole, ma mi sono sentita molto bene nel profondo”. E alle accuse di misoginia, il regista risponde: “Non credo nelle streghe, né tantomeno che la sessualità della donna sia il male, ma è comunque spaventosa. Bisogna liberarsi quando fai un film e a me piace provocarmi. E poi a chi diavolo importa cosa penso?”
“Antichrist” è arrivato nei cinema italiani, distribuito dalla Lucky Red e il regista ha svelato qual è stato il suo aiuto più grande nella realizzazione del film: “I miei demoni possono essere i miei migliori amici. Forse questa è la mia fortuna di regista: ci sono questi demoni dolorosi e, quando li incontri, la situazione cambia. Diventano tuoi amici se li metti in un film. Diventano i tuoi co-cospiratori”.
Lo abbiamo incontrato a Cannes, in occasione della presentazione del suo nuovo “Antichrist”, pellicola che ha spaccato la critica in due: una maggior parte si è scagliata contro il regista e il suo film, altri invece lo hanno acclamato. Von Trier è tornato al cinema dopo aver sofferto di una forte depressione che lo ha tenuto inchiodato al letto a fissare il muro della camera per anni. Da sempre le paranoie del regista sono argomento di conversazione dei cinefili: dalla sua ipocondria alla sua paura per l'aeroplano (lui si sposta sempre in camper e non ha mai attraversato l'oceano). Eppure fino a qualche anno fa, Von Trier riusciva a controllare le sue paure: “Sono un uomo felice perché prendo il prozac” - diceva sempre.
Rivederlo sulla Croisette, ingrassato e invecchiato e soprattutto tremolante non fa ben sperare, ma è un momento cult quando trasforma il suo egocentrismo in ironia per schivare gli attacchi della stampa: “Il mio intelletto è guidato direttamente da Dio – sostiene - Io sono il miglior regista del mondo e sono molto più geniale del vostro Dio. Faccio film per me stesso e non penso mai al pubblico”. In realtà in un'intervista rilasciata al danese Knud Romer, Von Trier ha dichiarato: “In realtà si tratta di una piccola bugia: soddisfo me stesso con le immagini che realizzo. Allo stesso tempo le creo per avere un effetto su chi sta a guardare”. Il giornalista racconta che il regista lo ha accolto nella sua casa con tè e biscotti preparati dalla moglie e che, addirittura, alla fine dell'intervista il regista lo abbia abbracciato.
Questo è Lars Von Trier un vero punto interrogativo tra gli autori cinematografici. Spesso viene definito un misogino e questa accusa è accompagnata da tutte le storie sulle attrici che sono rimaste sconvolte sui suoi set. Da Bjork che, dopo “Dancer in the Dark” dichiarò di non voler mai più lavorare con lui, a Nicole Kidman, che ha sofferto molto sul set di “Dogville”: “Lars mi metteva in situazioni sempre più dure – ha raccontato l'attrice - Però ho capito che come Kubrick anche lui è uno di quelli che mette su pellicola i suoi concetti filosofici. Sul set, una volta mi ha detto che voleva legarmi e farmi frustare... ma questo è Lars e a volte potevi anche vederlo girare completamente nudo. È come un bambino, farebbe qualsiasi cosa. Molte volte a cena sul set scoppiavo in lacrime, perché lui mi sedeva accanto e cominciava ad ubriacarsi ed essere alquanto duro con me... poi me ne andavo, ma la mattina seguente si ricominciava da capo. Oggi lo dico ridendo”. Eppure la Kidman ha fatto tesoro di quell'esperienza e ha aggiunto: “Oggi siamo ottimi amici, una cosa alquanto strana. Mi ha offerto un ruolo nel suo Antichrist, ma ho dovuto rifiutarlo. Viviamo in un mondo in cui è davvero difficile far sentire la propria voce e certamente Lars ci riesce. Lui è davvero un artista e io ammiro la sua onestà”.
Charlotte Gainsbourg, protagonista di “Antichrist”, ha solo parole di stima per il regista: “Non penso che sarei stata in grado di fidarmi di qualcun altro oltre che di Lars: è riuscito davvero a spingermi all'estremo. Però mi ha anche rassicurata: 'Rilassati – mi diceva – non userò mai un'inquadratura che ti fa sentire male. Sto dalla tua parte'. E io mi sono fidata completamente di lui, e gli ho dato il controllo completo di me stessa. E' stata un'esperienza intensa e dolorosa. Ma ero io che la volevo così. Ero alquanto masochista ai tempi. Non è stato piacevole, ma mi sono sentita molto bene nel profondo”. E alle accuse di misoginia, il regista risponde: “Non credo nelle streghe, né tantomeno che la sessualità della donna sia il male, ma è comunque spaventosa. Bisogna liberarsi quando fai un film e a me piace provocarmi. E poi a chi diavolo importa cosa penso?”
“Antichrist” è arrivato nei cinema italiani, distribuito dalla Lucky Red e il regista ha svelato qual è stato il suo aiuto più grande nella realizzazione del film: “I miei demoni possono essere i miei migliori amici. Forse questa è la mia fortuna di regista: ci sono questi demoni dolorosi e, quando li incontri, la situazione cambia. Diventano tuoi amici se li metti in un film. Diventano i tuoi co-cospiratori”.
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