Completato il riallestimento del Museo della Moda e del Costume
Cinque secoli di moda nel nuovo museo di Palazzo Pitti
Museo della Moda e del Costume, Palazzo Pitti, Sala 1: IL SETTECENTO, DA LUIGI XV ALL’ANCIEN RÉGIME. Foto Leonardo Salvini I Courtesy Gallerie degli Uffizi
Francesca Grego
16/07/2024
Firenze - Venti abiti rari e iconici raccontano due secoli cruciali nella storia della moda in un allestimento inedito: si chiude così il percorso di rinnovamento del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti, custode di un patrimonio unico al mondo, da oggi riaperto integralmente dopo oltre quattro anni di lavori. Alla preziosissima sezione sul Settecento e l’Ottocento si affiancano gli spazi dedicati al XX e al XXI secolo, per un totale di otto nuove sale, 60 capi d’abbigliamento, oltre a scarpe, borse, cappelli, ventagli e altri accessori: il cuore della sterminata collezione di moda di Palazzo Pitti, prima galleria dei costumi storici in Italia, che dopo la fondazione nel 1983 ha visto crescere il proprio patrimonio a ritmi travolgenti fino a contare più di 15 mila pezzi datati dal Cinquecento ad oggi.
Charles Frederick Worth, Abito da sposa, 1884. Etichetta: “Worth | Paris”. MMC, inv. TA 1628. Foto Leonardo Salvini I Courtesy Gallerie degli Uffizi
A rendere il nuovo allestimento ancora più interessante è il dialogo tra gli abiti e una rosa di dipinti degli Uffizi, vibrante testimonianza degli intrecci della moda con l’arte. “Il costume e la sua storia sono intrinsecamente connessi con l’arte e abbiamo abbiamo voluto sottolineare questo legame attraverso l’abbinamento degli abiti con una selezione di prestigiosi dipinti”, racconta il direttore delle Gallerie degli Uffizi Simone Verde: “Il riallestimento del Museo della Moda è molto importante per le Gallerie. Questo istituto, unico nel suo genere in Italia, contribuisce a connettere il complesso con la più viva contemporaneità, consentendoci di svolgere un ruolo improntato alla più sfaccettata multidisciplinarietà, in collegamento e attiguità, com’è tradizione per il mondo della moda, con teatro, danza, fotografia e arti performative”.
Mescolati agli abiti appartenuti a dive e nobildonne, tra i tesori donati al museo dai più grandi stilisti della storia, troveremo i quadri di rinomati ritrattisti del Settecento e dell’Ottocento - Carle Vanloo, Laurent Pecheux e Jean-Sébastien Rouillard, Clemente Alberi e Giuseppe Colzi de' Cavalcanti, e poi Giovanni Boldini, Tito Conti, Edoardo Gelli, Vittorio Corcos - ma anche le opere di importanti esponenti dell’avanguardia italiana, come Massimo Campigli, Corrado Cagli, Alberto Burri.
Museo della Moda e del Costume, Palazzo Pitti, Sala 7. IL PRIMO VENTENNIO DEL NOVECENTO. Veduta d’insieme con due abiti da sera charleston di manifattura italiana e Opera coat in velluto verde della casa di moda londinese Reville&Rossiter. Sulla parete il Ritratto di Franca Viviani della Robbia di Vittorio Corcos (1923). Foto Leonardo Salvini
“Creare per la prima volta nella storia del museo l’esposizione permanente del nucleo fondamentale della collezione è stata una sfida entusiasmante”, spiega la curatrice Vanessa Gavioli: “L’obiettivo, fin dal principio, era che dal racconto di questo itinerario emergessero i momenti salienti di una raccolta di oltre 15.000 numeri d’inventario. Ovviamente per ragioni conservative vi saranno rotazioni, ma la griglia cronologica e concettuale rimarrà stabile”.
Già nel dicembre 2023 avevamo avuto un saggio del nuovo corso del Museo della Moda, con l’inaugurazione di 12 sale dedicate alla moda del Novecento e contemporanea: qui brillano gli sgargianti abiti da sera di Elsa Schiaparelli, la mise scintillante di paillettes di Donna Franca Florio, le creazioni lussuose di Emilio Schubert, negli anni Cinquanta il sarto favorito da dive come Gina Lollobrigida e Sofia Loren. E poi le geometrie eccentriche disegnate per Patty Pravo da Gianni Versace negli anni Ottanta, le collezioni da sogno firmate da Gianfranco Ferré nei Novanta, la sensuale guaina nera di Jean Paul Gaultier per Madonna.
Museo della Moda e del Costume, Palazzo Pitti, Sala 14. Abito e cappotto in panno di lana con intarsi di Federico Forquet (1968) e tailleur in crespo di lana bianco e nero di Valentino (1966). Sulla parete l’opera Bianco e nero di Alberto Burri (1969). Foto Leonardo Salvini
Nelle sale inaugurate questa mattina facciamo un passo indietro per tuffarci in epoche più lontane, inesauribili fonti di ispirazione per l’immaginario della moda futura. Tutte da scoprire le preziose robe à la française, espressioni del lusso delle corti settecentesche, o i costumi stile Impero ispirati all’antica Grecia e indossati da nobildonne italiane sotto Napoleone, ma anche antichi e rari abiti da sposa o spettacolari vestiti da sera che ci riportano alla Belle Époque: dalle creazioni di Catherine Donovan, pioniera della moda newyorkese, alle forme fluide pensate da Mariano Fortuny per Eleonora Duse, dalla veste Liberty con perline e paillettes di Raphael Goudstikker per la contessa Margaret Brinton White Savorgnan di Brazzà al kimono creato per Franca Florio da Jacques Doucet, padre della moda francese.
Museo della Moda e del Costume, Palazzo Pitti, Sala 10. Veduta d’insieme di abiti da sera anni Cinquanta (da sinistra) Maison Carosa, Emilio Schuberth, Sartoria Marianna di Firenze; sulla destra abito da sera in in organza crystal color scarabeo di Elsa Schiaparelli (1947). Sulla parete il Ritratto di Maria Leczinska, regina di Francia sposa di Luigi XV di Carle Vanloo che faceva parte degli arredi durante le sfilate di moda negli anni Cinquanta a Palazzo Pitti, documentate nei video Istituto Luce sulla stessa parete. Foto Leonardo Salvini
Charles Frederick Worth, Abito da sposa, 1884. Etichetta: “Worth | Paris”. MMC, inv. TA 1628. Foto Leonardo Salvini I Courtesy Gallerie degli Uffizi
A rendere il nuovo allestimento ancora più interessante è il dialogo tra gli abiti e una rosa di dipinti degli Uffizi, vibrante testimonianza degli intrecci della moda con l’arte. “Il costume e la sua storia sono intrinsecamente connessi con l’arte e abbiamo abbiamo voluto sottolineare questo legame attraverso l’abbinamento degli abiti con una selezione di prestigiosi dipinti”, racconta il direttore delle Gallerie degli Uffizi Simone Verde: “Il riallestimento del Museo della Moda è molto importante per le Gallerie. Questo istituto, unico nel suo genere in Italia, contribuisce a connettere il complesso con la più viva contemporaneità, consentendoci di svolgere un ruolo improntato alla più sfaccettata multidisciplinarietà, in collegamento e attiguità, com’è tradizione per il mondo della moda, con teatro, danza, fotografia e arti performative”.
Mescolati agli abiti appartenuti a dive e nobildonne, tra i tesori donati al museo dai più grandi stilisti della storia, troveremo i quadri di rinomati ritrattisti del Settecento e dell’Ottocento - Carle Vanloo, Laurent Pecheux e Jean-Sébastien Rouillard, Clemente Alberi e Giuseppe Colzi de' Cavalcanti, e poi Giovanni Boldini, Tito Conti, Edoardo Gelli, Vittorio Corcos - ma anche le opere di importanti esponenti dell’avanguardia italiana, come Massimo Campigli, Corrado Cagli, Alberto Burri.
Museo della Moda e del Costume, Palazzo Pitti, Sala 7. IL PRIMO VENTENNIO DEL NOVECENTO. Veduta d’insieme con due abiti da sera charleston di manifattura italiana e Opera coat in velluto verde della casa di moda londinese Reville&Rossiter. Sulla parete il Ritratto di Franca Viviani della Robbia di Vittorio Corcos (1923). Foto Leonardo Salvini
“Creare per la prima volta nella storia del museo l’esposizione permanente del nucleo fondamentale della collezione è stata una sfida entusiasmante”, spiega la curatrice Vanessa Gavioli: “L’obiettivo, fin dal principio, era che dal racconto di questo itinerario emergessero i momenti salienti di una raccolta di oltre 15.000 numeri d’inventario. Ovviamente per ragioni conservative vi saranno rotazioni, ma la griglia cronologica e concettuale rimarrà stabile”.
Già nel dicembre 2023 avevamo avuto un saggio del nuovo corso del Museo della Moda, con l’inaugurazione di 12 sale dedicate alla moda del Novecento e contemporanea: qui brillano gli sgargianti abiti da sera di Elsa Schiaparelli, la mise scintillante di paillettes di Donna Franca Florio, le creazioni lussuose di Emilio Schubert, negli anni Cinquanta il sarto favorito da dive come Gina Lollobrigida e Sofia Loren. E poi le geometrie eccentriche disegnate per Patty Pravo da Gianni Versace negli anni Ottanta, le collezioni da sogno firmate da Gianfranco Ferré nei Novanta, la sensuale guaina nera di Jean Paul Gaultier per Madonna.
Museo della Moda e del Costume, Palazzo Pitti, Sala 14. Abito e cappotto in panno di lana con intarsi di Federico Forquet (1968) e tailleur in crespo di lana bianco e nero di Valentino (1966). Sulla parete l’opera Bianco e nero di Alberto Burri (1969). Foto Leonardo Salvini
Nelle sale inaugurate questa mattina facciamo un passo indietro per tuffarci in epoche più lontane, inesauribili fonti di ispirazione per l’immaginario della moda futura. Tutte da scoprire le preziose robe à la française, espressioni del lusso delle corti settecentesche, o i costumi stile Impero ispirati all’antica Grecia e indossati da nobildonne italiane sotto Napoleone, ma anche antichi e rari abiti da sposa o spettacolari vestiti da sera che ci riportano alla Belle Époque: dalle creazioni di Catherine Donovan, pioniera della moda newyorkese, alle forme fluide pensate da Mariano Fortuny per Eleonora Duse, dalla veste Liberty con perline e paillettes di Raphael Goudstikker per la contessa Margaret Brinton White Savorgnan di Brazzà al kimono creato per Franca Florio da Jacques Doucet, padre della moda francese.
Museo della Moda e del Costume, Palazzo Pitti, Sala 10. Veduta d’insieme di abiti da sera anni Cinquanta (da sinistra) Maison Carosa, Emilio Schuberth, Sartoria Marianna di Firenze; sulla destra abito da sera in in organza crystal color scarabeo di Elsa Schiaparelli (1947). Sulla parete il Ritratto di Maria Leczinska, regina di Francia sposa di Luigi XV di Carle Vanloo che faceva parte degli arredi durante le sfilate di moda negli anni Cinquanta a Palazzo Pitti, documentate nei video Istituto Luce sulla stessa parete. Foto Leonardo Salvini
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