Dal 12 ottobre la seconda tappa di un grande progetto
Rinascimento a Ferrara. Viaggio alla corte degli Estensi
Francesco Luteri detto Dosso Dossi, Giove pittore di farfalle, Mercurio e la Virtù, circa 1523-24. Olio su tela. Cracovia, Castello di Wavel. Collezione Reale d’Arte
Francesca Grego
15/07/2024
Ferrara - Ferrara torna alla sua età dell’oro, il Rinascimento, che la vide primeggiare tra le corti d’Europa ed emergere, grazie alla raffinatezza e lungimiranza dei duchi d’Este, come modello culturale e urbanistico per l’intero continente. Un anno e mezzo fa, nel febbraio 2023, il progetto Rinascimento a Ferrara 1471-1598 da Borso ad Alfonso II d’Este dava inizio alla riscoperta di questa luminosa stagione nella cornice dell’iconico Palazzo dei Diamanti. Dal prossimo autunno una nuova mostra segna un’ulteriore tappa del percorso, con un’indagine ad ampio raggio nella cultura artistica del ducato nei primi anni del XVI secolo.
Benvenuto Tisi detto Garofalo, Minerva e Nettuno (Allegoria di Alfonso I), 1512. Olio su tavola. Staatliche Kunstsammlungen, Gemäldegalerie Alte Meister
In programma dal 12 ottobre 2024 al 16 febbraio 2025 a Palazzo dei Diamanti, Il Cinquecento a Ferrara. Mazzolino, Ortolano, Garofalo, Dosso punterà i riflettori sulle meraviglie dell’arte, in parallelo con la storia del ducato e con l’avvicendarsi di importanti personaggi alla guida della città. Protagonista di questa fase è Alfonso d’Este, mecenate raffinato e ambizioso, capace di rinnovare gli spazi privati della corte come quelli pubblici. Una nuova scuola di artisti, più aperta alle influenze esterne, è pronta a realizzarne i desideri. Alcuni, come Benvenuto Tisi detto Garofalo e Giovanni Luteri detto Dosso, sono noti al pubblico. Altri avranno in questa mostra un debutto assoluto.
Giovan Battista Benvenuti detto Ortolano, Adorazione dei Magi, 1527 circa. Olio su tavola. Mamiano di Traversetolo, Fondazione Magnani Rocca
È il caso di Ludovico Mazzolino (c.1480-c.1528), un pittore eccentrico, visionario e anticlassico che guarda ai dipinti e alle incisioni di maestri nordici come Albrecht Durer. Con tecnica sopraffina, Mazzolino dipinge quadri gremiti di personaggi dai tratti grotteschi, fuori dai canoni di grazia ed equilibrio tipici del Rinascimento italiano. Di tutt’altro avviso è Giovan Battista Benvenuti detto Ortolano (c.1480/85 - c.1530), fautore di un naturalismo convinto e sincero. Ispirandosi a Giorgione e a Raffaello, regala pale d’altare che sono dei veri e propri capolavori, ma anche numerosi quadri per la devozione privata dove l’influenza veneta si avverte soprattutto nei dolci paesaggi. Ortolano si accosta alla pittura con incantevole spontaneità: la sua luce chiara isola i personaggi e indugia silenziosa sugli oggetti in composizioni solo apparentemente semplici, in realtà pervase dal senso dell’arcano.
Francesco Luteri detto Dosso Dossi, Ritratto di Nicolò Leoniceno, ante 1521. Olio su tela. Como, Pinacoteca Civica
Tra i riferimenti di Ortolano figura certamente il Garofalo, una star nel panorama del Cinquecento ferrarese. Dotato di un talento precoce, diffonderà nel ducato novità provenienti da tutta la penisola: dalla Venezia di Giorgione, ma anche dall’Italia centrale, portando lo stile di Raffaello nelle chiese cittadine e in preziosi dipinti da cavalletto concepiti per il collezionisti privati. A correre con lui sulla cresta dell’onda c’è Dosso Dossi. Se Garofalo monopolizza le commissioni ecclesiastiche, Dosso è il più amato dai duchi, in particolare da Alfonso I d’Este, per i quali creerà dipinti allegorici e mitologici spesso ispirati alle opere del grande poeta di Ferrara, Ludovico Ariosto.
Francesco Luteri detto Dosso Dossi, Ercole e i pigmei, 1535 circa. Olio su tela. Graz, Universalmuseum Joanneum, Alte Galerie
La mostra in arrivo sarà l’occasione per conoscere nei dettagli un panorama ricco e variegato, dove agli artisti già citati se ne affiancano altri, da Boccaccio Boccaccino a Domenico Panetti, da Niccolò Pisano a Lazzaro Grimaldi o al Mastro dei Dodici Apostoli. A Palazzo dei Diamanti, in un percorso distribuito su due piani, potremo osservare come l'antico e il moderno, il sacro e il profano, la fiaba e la storia si siano fusi nella Ferrara degli Estensi, dando origine a un universo figurativo unico, tutto da scoprire.
Ludovico Mazzolino, Adorazione dei Magi con i Santi Bernardo e Alberico nel paesaggio, 1512. Olio su tavola. Mamiano di Traversetolo, Fondazione Magnani Rocca
Leggi anche:
• Rinascimento a Ferrara: la nuova stagione di Palazzo dei Diamanti
• Il Cinquecento a Ferrara: Mazzolino, Ortolano, Garofalo, Dosso
Benvenuto Tisi detto Garofalo, Minerva e Nettuno (Allegoria di Alfonso I), 1512. Olio su tavola. Staatliche Kunstsammlungen, Gemäldegalerie Alte Meister
In programma dal 12 ottobre 2024 al 16 febbraio 2025 a Palazzo dei Diamanti, Il Cinquecento a Ferrara. Mazzolino, Ortolano, Garofalo, Dosso punterà i riflettori sulle meraviglie dell’arte, in parallelo con la storia del ducato e con l’avvicendarsi di importanti personaggi alla guida della città. Protagonista di questa fase è Alfonso d’Este, mecenate raffinato e ambizioso, capace di rinnovare gli spazi privati della corte come quelli pubblici. Una nuova scuola di artisti, più aperta alle influenze esterne, è pronta a realizzarne i desideri. Alcuni, come Benvenuto Tisi detto Garofalo e Giovanni Luteri detto Dosso, sono noti al pubblico. Altri avranno in questa mostra un debutto assoluto.
Giovan Battista Benvenuti detto Ortolano, Adorazione dei Magi, 1527 circa. Olio su tavola. Mamiano di Traversetolo, Fondazione Magnani Rocca
È il caso di Ludovico Mazzolino (c.1480-c.1528), un pittore eccentrico, visionario e anticlassico che guarda ai dipinti e alle incisioni di maestri nordici come Albrecht Durer. Con tecnica sopraffina, Mazzolino dipinge quadri gremiti di personaggi dai tratti grotteschi, fuori dai canoni di grazia ed equilibrio tipici del Rinascimento italiano. Di tutt’altro avviso è Giovan Battista Benvenuti detto Ortolano (c.1480/85 - c.1530), fautore di un naturalismo convinto e sincero. Ispirandosi a Giorgione e a Raffaello, regala pale d’altare che sono dei veri e propri capolavori, ma anche numerosi quadri per la devozione privata dove l’influenza veneta si avverte soprattutto nei dolci paesaggi. Ortolano si accosta alla pittura con incantevole spontaneità: la sua luce chiara isola i personaggi e indugia silenziosa sugli oggetti in composizioni solo apparentemente semplici, in realtà pervase dal senso dell’arcano.
Francesco Luteri detto Dosso Dossi, Ritratto di Nicolò Leoniceno, ante 1521. Olio su tela. Como, Pinacoteca Civica
Tra i riferimenti di Ortolano figura certamente il Garofalo, una star nel panorama del Cinquecento ferrarese. Dotato di un talento precoce, diffonderà nel ducato novità provenienti da tutta la penisola: dalla Venezia di Giorgione, ma anche dall’Italia centrale, portando lo stile di Raffaello nelle chiese cittadine e in preziosi dipinti da cavalletto concepiti per il collezionisti privati. A correre con lui sulla cresta dell’onda c’è Dosso Dossi. Se Garofalo monopolizza le commissioni ecclesiastiche, Dosso è il più amato dai duchi, in particolare da Alfonso I d’Este, per i quali creerà dipinti allegorici e mitologici spesso ispirati alle opere del grande poeta di Ferrara, Ludovico Ariosto.
Francesco Luteri detto Dosso Dossi, Ercole e i pigmei, 1535 circa. Olio su tela. Graz, Universalmuseum Joanneum, Alte Galerie
La mostra in arrivo sarà l’occasione per conoscere nei dettagli un panorama ricco e variegato, dove agli artisti già citati se ne affiancano altri, da Boccaccio Boccaccino a Domenico Panetti, da Niccolò Pisano a Lazzaro Grimaldi o al Mastro dei Dodici Apostoli. A Palazzo dei Diamanti, in un percorso distribuito su due piani, potremo osservare come l'antico e il moderno, il sacro e il profano, la fiaba e la storia si siano fusi nella Ferrara degli Estensi, dando origine a un universo figurativo unico, tutto da scoprire.
Ludovico Mazzolino, Adorazione dei Magi con i Santi Bernardo e Alberico nel paesaggio, 1512. Olio su tavola. Mamiano di Traversetolo, Fondazione Magnani Rocca
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