Villa Saraceno
Vicenza, Via Finale 8
- Artista: Palladio
- Dove: Vicenza, Via Finale 8
- Indirizzo: Via Finale 8
- E-Mail: info@studiostb.eu
- Telefono: +39 0444 891371
- Apertura: dal 1 aprile al 31 ottobre: mercoledì dalle 14 alle 16. Per gruppi e per visite in giorni e orari diversi richiesta prenotazione
DESCRIZIONE:
La villa, situata a Finale di Agugliaro, nella provincia di Vicenza, a circa 40 km a sud rispetto al capoluogo, venne ideata da Andrea Palladio nel 1543 e costruita tra 1546 e 1548.
Il committente, uomo pubblico e membro del consiglio di Vicenza, Biagio Saraceno, chiese all'architetto di ristrutturare un vecchio casale di sua proprietà.
Palladio interverrà solo sul corpo principale creando un edificio semplice, con un avancorpo loggiato su tre archi e con timpano, fiancheggiato da due ali caratterizzate da finestre sormontate anch'esse da timpani triangolari.
Gli edifici sulla destra sono ancora quelli quattrocenteschi, mentre la barchessa venne aggiunta nel XIX secolo.
La decorazione interna conserva affreschi con cicli e motivi classici attribuiti al manierista Domenico Riccio detto Brusasorci (1539-1605), commissionati dal figlio di Biagio, Pietro Saraceno, alla fine degli anni settanta.
La villa, situata a Finale di Agugliaro, nella provincia di Vicenza, a circa 40 km a sud rispetto al capoluogo, venne ideata da Andrea Palladio nel 1543 e costruita tra 1546 e 1548.
Il committente, uomo pubblico e membro del consiglio di Vicenza, Biagio Saraceno, chiese all'architetto di ristrutturare un vecchio casale di sua proprietà.
Palladio interverrà solo sul corpo principale creando un edificio semplice, con un avancorpo loggiato su tre archi e con timpano, fiancheggiato da due ali caratterizzate da finestre sormontate anch'esse da timpani triangolari.
Gli edifici sulla destra sono ancora quelli quattrocenteschi, mentre la barchessa venne aggiunta nel XIX secolo.
La decorazione interna conserva affreschi con cicli e motivi classici attribuiti al manierista Domenico Riccio detto Brusasorci (1539-1605), commissionati dal figlio di Biagio, Pietro Saraceno, alla fine degli anni settanta.
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