Canova Ebe
![Antonio Canova, <em>Ebe</em>, 1817, Gesso, Bassano del Grappa, Museo Civico | Foto: © Slowphoto Studio Antonio Canova, <em>Ebe</em>, 1817, Gesso, Bassano del Grappa, Museo Civico | Foto: © Slowphoto Studio](http://www.arte.it/foto/600x450/29/122709-13_1_-Antonio-Canova_.jpg)
Antonio Canova, Ebe, 1817, Gesso, Bassano del Grappa, Museo Civico | Foto: © Slowphoto Studio
Dal 04 Dicembre 2021 al 30 Maggio 2022
Bassano del Grappa | Vicenza
Luogo: Musei Civici Bassano del Grappa
Indirizzo: Piazza Garibaldi 34
Orari: tutti i giorni, anche festivi, dalle 10.00 alle 19.00; chiuso il martedì. La biglietteria chiude alle ore 18.00
Enti promotori:
- Città di Bassano
Costo del biglietto: 7 € intero, 5 € ridotto
Telefono per informazioni: +39 0424 519 901
E-Mail info: info@museibassano.it
Sito ufficiale: http://www.museibassano.it
Ebe, simbolo dell’eterna giovinezza, coppiera degli Dei, è risorta dalle ceneri. O più correttamente dai frammenti che, all’indomani del bombardamento alleato su Bassano del 24 aprile 1945, venero raccolti come reliquie. Reliquie di un gesso tra i più belli e affascinanti tra quelli realizzati dal celebre scultore di Possagno.
Questi frammenti sono rimasti nei depositi dei Musei Civici per più di 70 anni, abbandonati all’oblio perché la loro ricomposizione è stata a lungo ritenuta impossibile. Poi, la messa a punto di nuove tecnologie applicate al restauro ha permesso alla mitica Ebe di Bassano del Grappa di ritrovare la sua forma e la sua grazia. A ridarle vita ha provveduto un innovativo intervento conservativo, interamente finanziato dal Rotary Bassano e dal Rotary Asolo Pedemontana del Grappa. All’impresa ha collaborato anche il Comune di Forlì, proprietario della versione marmorea di Ebe cui il gesso bassanese è collegato.
Per celebrare l’evento, la Città di Bassano del Grappa, tramite i Musei Civici diretti da Barbara Guidi, ha deciso di proporre il capolavoro ritrovato quale protagonista di una mostra, molto puntuale, sulla rivisitazione canoviana della figura mitologica di Ebe cui lo scultore di Possagno ha saputo dare sembianze tanto perfette da rimanere indelebilmente impressa nell’immaginario collettivo.
Sfuggente ma al contempo intrigante, il mito di Ebe ha conosciuto, attraverso i secoli, un’alterna fortuna nella cultura occidentale. Citata da Omero e da Esiodo, a Ebe, figlia di Zeus e di Era, spettava il ruolo di enofora, l’ancella delle divinità. Il misterioso nettare che mesceva donava l’immortalità e l’eterna giovinezza. Dopo il matrimonio con Eracle, il suo ruolo di coppiera degli dèi fu assegnato a Ganimede. Profondo conoscitore del classico, nutrito della cultura antiquaria che nel Settecento rinveniva e classificava con dedizione i preziosi reperti antichi, Canova seppe condensare il mito di questa divinità adolescente in un’immagine emblematica, quella della gioventù colta all’apice della sua fiorente bellezza, in quel fugace momento di perfezione che anticipa l’età adulta. Ne realizzò due differenti versioni. La prima, in cui la giovane dea, che si appresta a mescere l’ambrosia, atterra su una spumosa nuvola; l’altra, colta mentre appoggia leggiadramente i piedi alla base di un tronco d’albero. Entrambe le versioni, trasposte in marmo, sono il vanto di quattro importanti collezioni pubbliche e private d’Europa: dagli Staatlichen Museen di Berlino all’Ermitage di San Pietroburgo, dalla Collezione Devonshire a Chatsworth ai Musei di San Domenico di Forlì.
Nel Salone Canoviano del Museo bassanese, la Ebe “restituita alla sua primitiva bellezza” sarà posta vis a vis con la prima versione in gesso del medesimo soggetto, patrimonio della padovana Collezione Papafava. I due capolavori saranno al centro di un percorso suggestivo che evocherà l’alterna fortuna del mito di Ebe nelle arti figurative.
Un mito che dalle rappresentazioni che animano i crateri della Magna Grecia e le pitture antiche, troverà nuova linfa nell’opera di alcuni importanti pittori del Rinascimento quali Parmigianino e Rosso Fiorentino le cui invenzioni furono sapientemente tradotte in raffinate incisioni; fino a giungere, alla fine del XVIII secolo, alla sorprendente invenzione canoviana, ispirata anche dai preziosi volumi illustrati della sua personale biblioteca che saranno esposti in mostra. Un’immagine, quella di Ebe, che accompagnerà tutta la carriera dello scultore e che trova eco tanto nel tema delle figure danzanti protagoniste dei disegni e dei monocromi su tela grezza, quanto nei ritratti delle più celebri donne del suo tempo acconciate alla moda (Leopoldina Esterhazy-Liechtenstein, Elisa Baciocchi Bonaparte e Carolina Murat), fino alle teste ideali, genere di successo in cui lo scultore veneto sperimenta sottili e infinite variazioni del “bello ideale”. Un capitolo è infine riservato all’illustrazione del complesso intervento di restauro che ha ridato dignità alla Ebe bassanese.
La mostra e la pubblicazione che l’accompagna – che, oltre alla collaborazione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, vede il contributo di autorevoli studiosi e dei curatori dei musei che conservano le molteplici versioni della popolare opera canoviana – intendono così celebrare la restituzione di questa importante testimonianza artistica alla pubblica fruizione.
Questi frammenti sono rimasti nei depositi dei Musei Civici per più di 70 anni, abbandonati all’oblio perché la loro ricomposizione è stata a lungo ritenuta impossibile. Poi, la messa a punto di nuove tecnologie applicate al restauro ha permesso alla mitica Ebe di Bassano del Grappa di ritrovare la sua forma e la sua grazia. A ridarle vita ha provveduto un innovativo intervento conservativo, interamente finanziato dal Rotary Bassano e dal Rotary Asolo Pedemontana del Grappa. All’impresa ha collaborato anche il Comune di Forlì, proprietario della versione marmorea di Ebe cui il gesso bassanese è collegato.
Per celebrare l’evento, la Città di Bassano del Grappa, tramite i Musei Civici diretti da Barbara Guidi, ha deciso di proporre il capolavoro ritrovato quale protagonista di una mostra, molto puntuale, sulla rivisitazione canoviana della figura mitologica di Ebe cui lo scultore di Possagno ha saputo dare sembianze tanto perfette da rimanere indelebilmente impressa nell’immaginario collettivo.
Sfuggente ma al contempo intrigante, il mito di Ebe ha conosciuto, attraverso i secoli, un’alterna fortuna nella cultura occidentale. Citata da Omero e da Esiodo, a Ebe, figlia di Zeus e di Era, spettava il ruolo di enofora, l’ancella delle divinità. Il misterioso nettare che mesceva donava l’immortalità e l’eterna giovinezza. Dopo il matrimonio con Eracle, il suo ruolo di coppiera degli dèi fu assegnato a Ganimede. Profondo conoscitore del classico, nutrito della cultura antiquaria che nel Settecento rinveniva e classificava con dedizione i preziosi reperti antichi, Canova seppe condensare il mito di questa divinità adolescente in un’immagine emblematica, quella della gioventù colta all’apice della sua fiorente bellezza, in quel fugace momento di perfezione che anticipa l’età adulta. Ne realizzò due differenti versioni. La prima, in cui la giovane dea, che si appresta a mescere l’ambrosia, atterra su una spumosa nuvola; l’altra, colta mentre appoggia leggiadramente i piedi alla base di un tronco d’albero. Entrambe le versioni, trasposte in marmo, sono il vanto di quattro importanti collezioni pubbliche e private d’Europa: dagli Staatlichen Museen di Berlino all’Ermitage di San Pietroburgo, dalla Collezione Devonshire a Chatsworth ai Musei di San Domenico di Forlì.
Nel Salone Canoviano del Museo bassanese, la Ebe “restituita alla sua primitiva bellezza” sarà posta vis a vis con la prima versione in gesso del medesimo soggetto, patrimonio della padovana Collezione Papafava. I due capolavori saranno al centro di un percorso suggestivo che evocherà l’alterna fortuna del mito di Ebe nelle arti figurative.
Un mito che dalle rappresentazioni che animano i crateri della Magna Grecia e le pitture antiche, troverà nuova linfa nell’opera di alcuni importanti pittori del Rinascimento quali Parmigianino e Rosso Fiorentino le cui invenzioni furono sapientemente tradotte in raffinate incisioni; fino a giungere, alla fine del XVIII secolo, alla sorprendente invenzione canoviana, ispirata anche dai preziosi volumi illustrati della sua personale biblioteca che saranno esposti in mostra. Un’immagine, quella di Ebe, che accompagnerà tutta la carriera dello scultore e che trova eco tanto nel tema delle figure danzanti protagoniste dei disegni e dei monocromi su tela grezza, quanto nei ritratti delle più celebri donne del suo tempo acconciate alla moda (Leopoldina Esterhazy-Liechtenstein, Elisa Baciocchi Bonaparte e Carolina Murat), fino alle teste ideali, genere di successo in cui lo scultore veneto sperimenta sottili e infinite variazioni del “bello ideale”. Un capitolo è infine riservato all’illustrazione del complesso intervento di restauro che ha ridato dignità alla Ebe bassanese.
La mostra e la pubblicazione che l’accompagna – che, oltre alla collaborazione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, vede il contributo di autorevoli studiosi e dei curatori dei musei che conservano le molteplici versioni della popolare opera canoviana – intendono così celebrare la restituzione di questa importante testimonianza artistica alla pubblica fruizione.
SCARICA IL COMUNICATO IN PDF
COMMENTI
![](/public/img/mostre_su.png)
-
Dal 26 giugno 2024 al 22 settembre 2024 Siena | Santa Maria della Scala
Nino Migliori. LUMEN. Fonte Gaia
-
Dal 25 giugno 2024 al 01 settembre 2024 Roma | Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea
Luigi Bartolini incisore
-
Dal 25 giugno 2024 al 08 settembre 2024 Genova | Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce
Presenze dell’arte svizzera nella collezione del Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce
-
Dal 22 giugno 2024 al 20 ottobre 2024 Firenze | Museo Novecento e Museo degli Innocenti
Louise Bourgeois In Florence
-
Dal 21 giugno 2024 al 15 settembre 2024 Roma | Galleria Borghese
Louise Bourgeois. L’inconscio della memoria
-
Dal 20 giugno 2024 al 06 ottobre 2024 Urbino | Galleria Nazionale delle Marche - Palazzo Ducale di Urbino
Federico Barocci Urbino. L’emozione della pittura moderna