Lina Condes. Extraterrestrial Odyssey
Dal 12 Maggio 2017 al 26 Novembre 2017
Venezia
Luogo: Palazzo Pisani - Conservatorio Benedetto Marcello
Indirizzo: Campo S. Stefano, San Marco 2810
Orari: 10-18; Chiuso la domenica
Curatori: Paolo De Grandis, Tamara Li, Magdalena Gabriel
CondesArt in collaborazione con PDG Arte Communications presenta Extraterrestrial Odyssey di Lina Condes a cura di Paolo De Grandis, Tamara Li, Magdalena Gabriel.
Lina Condes è una pioniera nell’utilizzo della tecnologia, dell’architettura e delle biologia applicata alla pratica artistica. Ha ideato iSculpture una serie di opere concepite e sviluppate sfruttando i recenti studi tecnologici e multimediali. Ed è proprio dalla iSculpture che la sua ricerca si è sviluppata di recente per dar forma a composizioni in cui la tecnologia e l’architettura non sono solo il medium; le installazioni, i disegni, le immagini animate, le proiezioni interagiscono e si cortocircuitano per creare un processo espressivo di interazione con il pubblico. Da questa pratica nascono installazioni potenti in grado di tradurre stati d’animo, sensazioni, emozioni, riflessioni che portano lo spettatore verso l’animo dell’autore.
La tecnologia, il cui etimo porta con sé lo stretto intreccio del rapporto con l’arte, ha influenzato da sempre la creazione artistica stabilendo le possibilità di espressione degli artisti e determinando anche il passaggio a funzioni diverse dell’arte cambiandone le modalità di fruizione. Ed è proprio così che nelle opere di Lina Condes si libera un’immagine, un simbolo, un frame attraverso quella combinazione di tecnologie che permettono un viaggio verso scoperte importanti. Il messaggio diventa comprensibile attraverso il nuovo mezzo espressivo che ne indaga il significato e lo riporta su un piano di comprensione “altro” dove l’architettura entra in gioco proprio per la sua necessaria percorrenza al suo esterno e al suo interno. Essendo il linguaggio dell’architettura basato sulla forma e sulla composizione, sulla scelta degli elementi e sull’articolazione degli spazi, tale incursione nell’opera di Lina Condes diviene un ponte tra la creatività e la ricerca tecnologica.
In occasione di questo nuovo progetto a Venezia, Lina Condes espone “Sphinx”, una iSculpture emblematica, interattiva, fusione iconografica di un occhio attivato su un corpo stilizzato. Ed è proprio il simbolo dell’occhio che, riportandoci in quel territorio legato a miti antichi, evoca nella sua accezione positiva la luce, la conoscenza, l’espressione e la forza spirituale.
L’occhio come interfaccia tra il mondo esterno e quello interno. Qui sensore unico in grado di percepire il mondo e le sue contraddizioni, elemento disturbante. L’occhio come organismo vivente che in sé riunisce e palesa, somatizzandole, le contraddizioni dell’esistenza e che si fa veicolo di pulsioni e sentimenti.
Un occhio indagatore, che riesce ad osservare e scrutare oltre i limiti dell’umano; un occhio primordiale, che ha consapevolezza oltre il tempo. Un occhio che guarda e viene guardato, che racconta allo spettatore e nel quale lo spettatore si riflette; un occhio che racchiude nel fondo dell’iride i colori e le sfumature dell’umanità, di oggi e di ieri, e custodisce il futuro nella sua attesa.
La conoscenza dunque è il fulcro di Extraterrestrial Odyssey che dalla ricerca personale di Lina Condes si tende allo spettatore: qui il fenomeno artistico diventa utile viatico verso la migliore e più esaustiva conoscenza di sé.
E la conoscenza cos’è se non la meta del viaggio, la tensione continua verso l’ignoto, il non conosciuto o il non conoscibile? Se dunque da principio la conoscenza è il fine ultimo, ciò che spinge all’azione, poi è nel compiersi dell’azione che la conoscenza coincide con l’azione stessa; è nel dispiegarsi della ricerca che la conoscenza trova se stessa. Ogni scenario, luogo, tempo ed essere vivente che ciascun Ulisse incrocia nelle tappe del suo cammino sono fonte di conoscenza. E così la mostra di Lina Condes arriva a raccontare l’Odissea di un viaggiatore ignoto, non identificabile se non nell’Ulisse per antonomasia, che cerca una verità o le verità al di fuori dei limiti del mondo conosciuto, oltre le colonne d’Ercole del nostro pianeta, nella dimensione di universo onnicomprensivo, extraterrestre, un’Odissea nello spazio. Qui ogni desiderio umano di apprendere la Verità si concentra simbolicamente nella figura della misteriosa “Sphinx”, il “monolite” di Lina Condes. A prima vista oggetto estetico, in quanto ci chiederebbe di stravolgere i vincoli delle nostre categorie di pensiero, “Sphinx” permetterà poi finalmente di ripensare tali categorie di fronte alla meraviglia dell’inesprimibile, di abbandonarci allo stupore dell’ignoto che attraverso l’opera d’arte si pone come simbolo di una dimensione divina. Se ammettiamo questo, dobbiamo anche concludere che l’uomo, finché vivente, difficilmente raggiungerà una sapienza perfetta del mistero che lo circonda. Fu Heidegger a intravedere nel fenomeno estetico l’abilità dell’Assoluto di celarsi e insieme svelarsi nella sapienza completa del mistero. Una vera e propria odissea della conoscenza aspetta dunque che l’uomo che si appresti a ricercare la Verità.
Etica ed estetica dunque anche perché al centro dell’arte di Lina Condes è sempre presente la tensione verso il mondo naturale, primigenio, che troppo spesso l’uomo si lascia alle spalle, calpesta, vilipende. Ed allora Lina Condes guarda dentro l’Uomo, la Natura: particelle, atomi, infiniti frammenti della materia tecnologicamente indagata, che vengono fusi per dar forma alla creazione. Ed è così che tutti gli elementi nel loro farsi si incontrano, si fondono in un abbraccio cosmico che è rispetto reciproco e anelito verso una dimensione in cui l’aspetto razionale ed emotivo, spirituale, si possano fondere.
Durante l’inaugurazione sarà presentata un’azione artistica a tutela e salvaguardia dell’ambiente con la partecipazione di Daniel Lismore.
Inaugurazione: Venerdì 12 maggio alle ore 18.30
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