À rebours. Miresi e Maurizio Radici
Dal 07 Settembre 2022 al 27 Novembre 2022
Venezia
Luogo: Scala Contarini del Bovolo
Indirizzo: San Marco 4303
Orari: Tutti i giorni 10 - 18
Curatori: Paolo De Grandis e Carlotta Scarpa
Telefono per informazioni: +39 041 5264546
A distanza di cinque anni Miresi e Maurizio Radici ritornano a Venezia con la mostra À rebours, un progetto a quattro mani presso le sale espositive del complesso monumentale della Scala Contarini del Bovolo.
Curata da Paolo De Grandis e Carlotta Scarpa e organizzata da PDG Arte Communications, la mostra trae spunto dalla traduzione del titolo nell’accezione di “a ritroso” e “controcorrente”. Ed è proprio su questa ambivalenza che viene costruito il percorso espositivo mettendo in relazione le opere di Miresi e Radici in bilico tra scelte figurative cupe ma fortemente suggestive fino ad esperimenti astratti dove le cromie esplodono in tutto il loro vigore.
Le opere di Miresi e Radici dialogano per assonanza e contrasto nell’intento di creare una narrazione che possa offrire una nuova chiave di lettura alla loro vasta produzione artistica. Se nella sala Tintoretto le opere si sovrappongono con differenti scelte tematiche e stilistiche nella seconda sala Maurizio Radici ha tratto diretta ispirazione dalle cromie di Miresi per realizzare un ciclo di opere site specific in perfetta forma armonica con esse.
Miresi ripercorre un ipotetico viaggio a ritroso sia esso colto da una peculiarità temporale quanto dalla presenza della memoria dell’artista che conferisce ai ricordi uno stato di immanenza. La scelta narrativa e tematica si articola in due filoni, il primo segue gli inizi figurativi a cavallo tra anni ‘80 e ‘90 con il ciclo Auditorium. In queste opere emergono i dettagli di un occhio o di un orecchio fino alla definizione di un delicato profilo infantile laddove la superficie pittorica di volta in volta vive di una mobilità timbrica per cui le forme oscillano in bilico tra slanci curvilinei e grafismi più severi. Campeggia al centro della mostra l’imponente trittico Inquisito/inquisitore un’opera storica e rivisitata più volte dall’artista ma che appare sempre come specchio di una bruciante attualità. Questo dipinto è stato realizzato in 7 varianti dal 1993 ad oggi.
Fa da contrappunto il secondo filone con la serie S/Paesaggio caratterizzata da una resa stilistica astratta dove i colori irrompono sulla tela sia in forme stilizzate che di derivazione informale. In particolare, il dipinto monumentale S/Paesaggio xyz ritrae una veduta di una montagna calata però in una fissità temporale dove il colore sembra galleggiare sulla tela in una tensione espressiva volutamente dilatata dalle dimensioni imponenti del quadro come se l’artista volesse dare una connotazione spaziale illimitata.
La poetica di Maurizio Radici si nutre invece di figure, animali, segni, ombre primigenie, matrici di immagini generate dal colore fermo o da improvvisi bagliori che l’artista accende attraverso l’uso vigoroso della pennellata. Ed è proprio in questa narrazione continua che Radici riscopre nell’atto pittorico alcuni codici semantici in cui il mito, il sogno e il tempo presente si coniugano e insieme si aprono ad una serie infinita di interrogazioni. Le tele di Radici sollecitano lo sguardo attraverso figure mitologiche dove i segni ed i simboli, animati a volte da un grafismo rapidissimo, divengono le cesure entro cui tratta i suoi mondi invisibili.
Il suo è un fare arte che va controcorrente: indaga la figura umana colta in composizioni energiche che tendono verso espressioni astratte e vorticose, fissa invece in una stasi formale la rappresentazione di animali ed interroga il mito e la memoria come un fatto tutto da attraversare. Nella narrazione pittorica di Maurizio Radici si coglie un meraviglioso insieme di intuizioni filosofiche, religiose e morali che danno voce alle nostre umane inquietudini.
Miresi vive e lavora tra Garda e Berlino. La sua attività artistica prende forma e continuità metodologica agli inizi degli anni Ottanta, nel momento di revange della cultura pittorica aniconica. In particolare intorno al gruppo dei nuovi pittori astratti curati da Giorgio Cortenova, il quale, mediante le loro opere, traccia un panorama della giovane astrazione, controcorrente in quegli anni di trionfante figuratività. E Miresi si pone in luce, fin da subito, come protagonista di quelle nuove ricerche che rifiutano le teorie postmoderne. In tale ambito ha anche esposto alla XI Quadriennale di Roma (1986), a cura di Giuseppe Gatt. Dalla seconda metà degli anni Novanta l’artista inizia a lavorare e a vivere a Berlino. Da questo periodo la sua arte si dirige verso temi iconici al cui interno il suo linguaggio si espande in una serrata dialettica spazio-superficie; problematica che, iniziata con le esperienze astratte, trova oggi al suo interno la rivelazione dell’immagine di forme quotidiane e identificabili tramite la fotografia nel rapporto segnico continuo proprio con la pittura. Dal 2010 Miresi, infatti, sviluppa la sua passione per la fotografia in un mix con la pittura, lavorando sempre più sul tentativo d’individuare una nuova icona contemporanea nell’utilizzo di diversi media. Miresi ha esposto in molte gallerie e musei statali italiani ed europei. Fra questi ricordiamo: Les Chances de l'Art, Bolzano (1994); Investitions Bank Berlin, Berlin (1998); WFP, Berlin (1998); Galleria Maria Skelling, Kopenaghen (2010); ACIT, Palazzo Albrizzi, Venezia (2014); OPEN 17, International Exhibition of Sculptures and installations, Isola di San Servolo, Venezia (2014); Deutsch-Russisches Museum, Berlin-Karlshorst (2015); Kunstdetektor Ateliertouren, Berlin (2016); OPEN 20, Esposizione Internazionale di Sculture e Installazioni, Venezia (2017); XVI Mostra Internazionale di Architettura, Arsenale di Venezia (2018); Sguardi e Architetture, Galleria d’Arte Moderna e Musei Capitolini alla Centrale Montemartini, Roma (2020).
Maurizio Radici è nato a Palazzolo sull’Oglio nel 1958. Si diploma in grafica e architettura e negli anni ‘80 frequenta l’Accademia di Carrara e delle Belle Arti di Bergamo, avendo l’opportunità di essere seguito da noti maestri italiani, tra cui Italo Ghilardi. Sin da piccolo respira un clima particolarmente attento all’arte e alle tecniche pittoriche e sicuramente il padre, che era un chimico colorista molto affermato, trasmette al figlio la conoscenza della materia negli aspetti più specifici e ricercati. Radici è un artista che ha fatto dell’arte pittorica il suo lavoro a tempo pieno. Sin da ragazzo si è dedicato alla pittura e alla scultura e ha maturato una grande esperienza nella grafica pubblicitaria come direttore artistico. Ha realizzato mostre in musei e gallerie italiane e internazionali: Todi, Venezia, Milano, Stoccarda, New York, Bergamo, Rimini, Macerata, Ancona, Bologna, Brescia, Napoli, Genova, Cagliari, Venezia, Londra, Amsterdam, Roma, Collinas, Gambettola (Cesena Forlì).
Vernissage: 7 settembre alle ore 18.30
Curata da Paolo De Grandis e Carlotta Scarpa e organizzata da PDG Arte Communications, la mostra trae spunto dalla traduzione del titolo nell’accezione di “a ritroso” e “controcorrente”. Ed è proprio su questa ambivalenza che viene costruito il percorso espositivo mettendo in relazione le opere di Miresi e Radici in bilico tra scelte figurative cupe ma fortemente suggestive fino ad esperimenti astratti dove le cromie esplodono in tutto il loro vigore.
Le opere di Miresi e Radici dialogano per assonanza e contrasto nell’intento di creare una narrazione che possa offrire una nuova chiave di lettura alla loro vasta produzione artistica. Se nella sala Tintoretto le opere si sovrappongono con differenti scelte tematiche e stilistiche nella seconda sala Maurizio Radici ha tratto diretta ispirazione dalle cromie di Miresi per realizzare un ciclo di opere site specific in perfetta forma armonica con esse.
Miresi ripercorre un ipotetico viaggio a ritroso sia esso colto da una peculiarità temporale quanto dalla presenza della memoria dell’artista che conferisce ai ricordi uno stato di immanenza. La scelta narrativa e tematica si articola in due filoni, il primo segue gli inizi figurativi a cavallo tra anni ‘80 e ‘90 con il ciclo Auditorium. In queste opere emergono i dettagli di un occhio o di un orecchio fino alla definizione di un delicato profilo infantile laddove la superficie pittorica di volta in volta vive di una mobilità timbrica per cui le forme oscillano in bilico tra slanci curvilinei e grafismi più severi. Campeggia al centro della mostra l’imponente trittico Inquisito/inquisitore un’opera storica e rivisitata più volte dall’artista ma che appare sempre come specchio di una bruciante attualità. Questo dipinto è stato realizzato in 7 varianti dal 1993 ad oggi.
Fa da contrappunto il secondo filone con la serie S/Paesaggio caratterizzata da una resa stilistica astratta dove i colori irrompono sulla tela sia in forme stilizzate che di derivazione informale. In particolare, il dipinto monumentale S/Paesaggio xyz ritrae una veduta di una montagna calata però in una fissità temporale dove il colore sembra galleggiare sulla tela in una tensione espressiva volutamente dilatata dalle dimensioni imponenti del quadro come se l’artista volesse dare una connotazione spaziale illimitata.
La poetica di Maurizio Radici si nutre invece di figure, animali, segni, ombre primigenie, matrici di immagini generate dal colore fermo o da improvvisi bagliori che l’artista accende attraverso l’uso vigoroso della pennellata. Ed è proprio in questa narrazione continua che Radici riscopre nell’atto pittorico alcuni codici semantici in cui il mito, il sogno e il tempo presente si coniugano e insieme si aprono ad una serie infinita di interrogazioni. Le tele di Radici sollecitano lo sguardo attraverso figure mitologiche dove i segni ed i simboli, animati a volte da un grafismo rapidissimo, divengono le cesure entro cui tratta i suoi mondi invisibili.
Il suo è un fare arte che va controcorrente: indaga la figura umana colta in composizioni energiche che tendono verso espressioni astratte e vorticose, fissa invece in una stasi formale la rappresentazione di animali ed interroga il mito e la memoria come un fatto tutto da attraversare. Nella narrazione pittorica di Maurizio Radici si coglie un meraviglioso insieme di intuizioni filosofiche, religiose e morali che danno voce alle nostre umane inquietudini.
Miresi vive e lavora tra Garda e Berlino. La sua attività artistica prende forma e continuità metodologica agli inizi degli anni Ottanta, nel momento di revange della cultura pittorica aniconica. In particolare intorno al gruppo dei nuovi pittori astratti curati da Giorgio Cortenova, il quale, mediante le loro opere, traccia un panorama della giovane astrazione, controcorrente in quegli anni di trionfante figuratività. E Miresi si pone in luce, fin da subito, come protagonista di quelle nuove ricerche che rifiutano le teorie postmoderne. In tale ambito ha anche esposto alla XI Quadriennale di Roma (1986), a cura di Giuseppe Gatt. Dalla seconda metà degli anni Novanta l’artista inizia a lavorare e a vivere a Berlino. Da questo periodo la sua arte si dirige verso temi iconici al cui interno il suo linguaggio si espande in una serrata dialettica spazio-superficie; problematica che, iniziata con le esperienze astratte, trova oggi al suo interno la rivelazione dell’immagine di forme quotidiane e identificabili tramite la fotografia nel rapporto segnico continuo proprio con la pittura. Dal 2010 Miresi, infatti, sviluppa la sua passione per la fotografia in un mix con la pittura, lavorando sempre più sul tentativo d’individuare una nuova icona contemporanea nell’utilizzo di diversi media. Miresi ha esposto in molte gallerie e musei statali italiani ed europei. Fra questi ricordiamo: Les Chances de l'Art, Bolzano (1994); Investitions Bank Berlin, Berlin (1998); WFP, Berlin (1998); Galleria Maria Skelling, Kopenaghen (2010); ACIT, Palazzo Albrizzi, Venezia (2014); OPEN 17, International Exhibition of Sculptures and installations, Isola di San Servolo, Venezia (2014); Deutsch-Russisches Museum, Berlin-Karlshorst (2015); Kunstdetektor Ateliertouren, Berlin (2016); OPEN 20, Esposizione Internazionale di Sculture e Installazioni, Venezia (2017); XVI Mostra Internazionale di Architettura, Arsenale di Venezia (2018); Sguardi e Architetture, Galleria d’Arte Moderna e Musei Capitolini alla Centrale Montemartini, Roma (2020).
Maurizio Radici è nato a Palazzolo sull’Oglio nel 1958. Si diploma in grafica e architettura e negli anni ‘80 frequenta l’Accademia di Carrara e delle Belle Arti di Bergamo, avendo l’opportunità di essere seguito da noti maestri italiani, tra cui Italo Ghilardi. Sin da piccolo respira un clima particolarmente attento all’arte e alle tecniche pittoriche e sicuramente il padre, che era un chimico colorista molto affermato, trasmette al figlio la conoscenza della materia negli aspetti più specifici e ricercati. Radici è un artista che ha fatto dell’arte pittorica il suo lavoro a tempo pieno. Sin da ragazzo si è dedicato alla pittura e alla scultura e ha maturato una grande esperienza nella grafica pubblicitaria come direttore artistico. Ha realizzato mostre in musei e gallerie italiane e internazionali: Todi, Venezia, Milano, Stoccarda, New York, Bergamo, Rimini, Macerata, Ancona, Bologna, Brescia, Napoli, Genova, Cagliari, Venezia, Londra, Amsterdam, Roma, Collinas, Gambettola (Cesena Forlì).
Vernissage: 7 settembre alle ore 18.30
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