Kounellis Trieste
Dal 07 Settembre 2013 al 06 Gennaio 2013
Trieste
Luogo: Salone degli Incanti - Ex Pescheria
Indirizzo: Riva Nazario Sauro 1
Orari: da lunedì a venerdì 11-13/ 17-20; sabato, domenica e festivi 10-20
Curatori: Davide Sarchioni, Marco Lorenzetti
Costo del biglietto: intero € 6, ridotto € 4, gratuito fino a 14 anni
Telefono per informazioni: +39 040 3226862
E-Mail info: info_expescheria@comune.trieste.it
Sito ufficiale: http://www.triestecultura.it/
La Città di Trieste ospita negli spazi del Salone degli Incanti | Ex Pescheria, a partire dal 7 settembre 2013, un nuovo progetto espositivo di Jannis Kounellis, a cura di Davide Sarchioni e Marco Lorenzetti.
Kounellis (Pireo, 1936) è un artista da sempre affettivamente legato alle città portuali. Il suo linguaggio poetico ed espressivo, così come la sua specifica modalità operativa di utilizzare, accumulare ed assemblare oggetti e materiali poveri, riconducibili soprattutto alle attività dei cantieri, al mondo delle merci e del commercio, sono legati in primo luogo ai ricordi di un’infanzia trascorsa nel porto di Atene. Un particolare legame tra l’artista e Trieste risale proprio a quell’epoca della sua vita. Kounellis ha conservato una memoria così forte di questo luogo, visto per la prima volta da bambino in occasione di un viaggio con il padre ingegnere navale, da averlo spinto fin da subito ad accettare con grande entusiasmo l’invito a realizzare un grande progetto dedicato alla città.
Il magnifico spazio del Salone degli Incanti | Ex Pescheria di Trieste, progettato nel 1913 dall’architetto Giorgio Polli, per la sua conformazione a navate definito la basilica in riva al mare, cuore pulsante del commercio cittadino fin dai tempi dell’Impero austro-ungarico, luogo che per oltre un secolo ha svolto la funzione di dinamico punto d’incontro e confronto tra le differenti anime culturali e sociali della città, diventa nell’intervento di Kounellis, palcoscenico per un’epica messa in scena nella quale l’artista celebra l’epilogo di una grande storia di mare, coraggio e operosità.
L'uomo e la sua storia sono e rimangono per Kounellis il punto di riferimento e la base di partenza per la creazione di ogni opera, elaborata secondo dimensioni riferite all'essere umano e qui, con un gesto pittorico unico, risolutore, l’artista affronta il grande spazio restituendo dall’abbandono frammenti e memorie di un passato di fervida laboriosità, dando così vita ad una suggestione che rimanda con forza all’immaginario dei luoghi e delle tradizioni del mare. Pietre e corde, come filze di grani di enormi rosari, raccontano allo spettatore il dramma e la sacralità delle storie dei naviganti. Resti consunti di barche di legno, oggi inutilizzate, emarginate, rivivono nell’intervento di Kounellis come metafore dell’incapacità a navigare il mare del cambiamento che prelude alla fine. L’utilizzo di un gran numero di sedie mette infine in scena la tragedia restituendo l’antico valore teatrale alla rappresentazione dell’artista.
Un vecchio banco del pesce in pietra, inequivocabile emblema della storia del luogo, è l’elemento scelto per costituire l'ossatura dell'intera opera. Il gruppo dei vecchi banchi, 19 in tutto, sarà disposto in successione lungo la navata centrale, come vertebre di una lunghissima spina dorsale a fungere da solidi sostegni di un enorme organismo, di un costrutto anatomico composto da relitti di vecchie imbarcazioni in legno, recuperate presso i cantieri navali cittadini. A contrastare questo svolgimento orizzontale, a partire dall'ingresso e seguendo l'andamento della linea di fuga prospettica centrale, saranno disposte numerose pietre di dimensioni diverse calate dall’alto a mezz’aria, annodate a funi che dagli occhielli che decorano le arcate del soffitto raggiungeranno l'altezza dei relitti. Una pioggia di lacrime pesanti che incombe sullo scenario sottostante, creando un'immagine di toccante intensità.
E a completamento di questa scena già ben visivamente concepita, l'artista ricorre ad un ulteriore elemento, distintivo anch'esso del suo linguaggio immaginativo: la sedia. Kounellis allinea nelle due navate laterali dell’Ex-Pescheria, rivolte verso quella centrale, un gran numero di sedie tradizionali in legno, quasi si trattasse di una platea di astanti. Ogni sedia sarà poi sommariamente coperta da un tessuto nero, segno incisivo e forte, tragico emblema di un lutto irreversibile, rendendo lo spazio dell'opera ancora più drammatico e più evidente il senso di questa azione. Già recentemente, nel 2012, l’artista aveva realizzato al MIMA di Middlesbrough, un'analoga teoria di sedie ma a Trieste tale immagine sarà proposta con dimensioni sensibilmente più ampie, integrata all'interno di un'opera ancor più complessa, rafforzando così l'intensità dei suoi significati.
Dagli anni Sessanta il lavoro di Kounellis, testimone con la sua materialità poverista di un preciso impegno culturale ed etico, ha gradualmente modificato il modello arcaico della rappresentazione irrompendo nello spazio, oltre i confini bidimensionali della tela tradizionale. Si è proposto come interazione spaziale fra immagini ed oggetti, caricandosi di molteplici valenze e significati in costante riferimento all’uomo e al suo agire nella vita quotidiana e nella storia. In ogni opera, l’uso di materiali antitetici - elementi organici e inorganici, pesanti e leggeri, robusti e fragili come pietre e vetro, carbone e sacchi di iuta, cotone e strutture di ferro, legno e cumuli di caffè, piante, animali e oggetti trovati – apre una dialettica problematica in relazione alla vita umana e alla società contemporanea come riflesso della civiltà urbana e industriale di massa che pur conserva un saldo legame con i valori tradizionali, individuali, storici e ancestrali.
Nell’occasione della mostra KOUNELLIS TRIESTE verrà pubblicato un libro edito da Skira (italiano, inglese, tedesco) con testi di Davide Sarchioni, Bruno Corà e Rudi Fuchs, distribuito nei bookshop dei principali Musei e nelle librerie nazionali ed internazionali.
Kounellis (Pireo, 1936) è un artista da sempre affettivamente legato alle città portuali. Il suo linguaggio poetico ed espressivo, così come la sua specifica modalità operativa di utilizzare, accumulare ed assemblare oggetti e materiali poveri, riconducibili soprattutto alle attività dei cantieri, al mondo delle merci e del commercio, sono legati in primo luogo ai ricordi di un’infanzia trascorsa nel porto di Atene. Un particolare legame tra l’artista e Trieste risale proprio a quell’epoca della sua vita. Kounellis ha conservato una memoria così forte di questo luogo, visto per la prima volta da bambino in occasione di un viaggio con il padre ingegnere navale, da averlo spinto fin da subito ad accettare con grande entusiasmo l’invito a realizzare un grande progetto dedicato alla città.
Il magnifico spazio del Salone degli Incanti | Ex Pescheria di Trieste, progettato nel 1913 dall’architetto Giorgio Polli, per la sua conformazione a navate definito la basilica in riva al mare, cuore pulsante del commercio cittadino fin dai tempi dell’Impero austro-ungarico, luogo che per oltre un secolo ha svolto la funzione di dinamico punto d’incontro e confronto tra le differenti anime culturali e sociali della città, diventa nell’intervento di Kounellis, palcoscenico per un’epica messa in scena nella quale l’artista celebra l’epilogo di una grande storia di mare, coraggio e operosità.
L'uomo e la sua storia sono e rimangono per Kounellis il punto di riferimento e la base di partenza per la creazione di ogni opera, elaborata secondo dimensioni riferite all'essere umano e qui, con un gesto pittorico unico, risolutore, l’artista affronta il grande spazio restituendo dall’abbandono frammenti e memorie di un passato di fervida laboriosità, dando così vita ad una suggestione che rimanda con forza all’immaginario dei luoghi e delle tradizioni del mare. Pietre e corde, come filze di grani di enormi rosari, raccontano allo spettatore il dramma e la sacralità delle storie dei naviganti. Resti consunti di barche di legno, oggi inutilizzate, emarginate, rivivono nell’intervento di Kounellis come metafore dell’incapacità a navigare il mare del cambiamento che prelude alla fine. L’utilizzo di un gran numero di sedie mette infine in scena la tragedia restituendo l’antico valore teatrale alla rappresentazione dell’artista.
Un vecchio banco del pesce in pietra, inequivocabile emblema della storia del luogo, è l’elemento scelto per costituire l'ossatura dell'intera opera. Il gruppo dei vecchi banchi, 19 in tutto, sarà disposto in successione lungo la navata centrale, come vertebre di una lunghissima spina dorsale a fungere da solidi sostegni di un enorme organismo, di un costrutto anatomico composto da relitti di vecchie imbarcazioni in legno, recuperate presso i cantieri navali cittadini. A contrastare questo svolgimento orizzontale, a partire dall'ingresso e seguendo l'andamento della linea di fuga prospettica centrale, saranno disposte numerose pietre di dimensioni diverse calate dall’alto a mezz’aria, annodate a funi che dagli occhielli che decorano le arcate del soffitto raggiungeranno l'altezza dei relitti. Una pioggia di lacrime pesanti che incombe sullo scenario sottostante, creando un'immagine di toccante intensità.
E a completamento di questa scena già ben visivamente concepita, l'artista ricorre ad un ulteriore elemento, distintivo anch'esso del suo linguaggio immaginativo: la sedia. Kounellis allinea nelle due navate laterali dell’Ex-Pescheria, rivolte verso quella centrale, un gran numero di sedie tradizionali in legno, quasi si trattasse di una platea di astanti. Ogni sedia sarà poi sommariamente coperta da un tessuto nero, segno incisivo e forte, tragico emblema di un lutto irreversibile, rendendo lo spazio dell'opera ancora più drammatico e più evidente il senso di questa azione. Già recentemente, nel 2012, l’artista aveva realizzato al MIMA di Middlesbrough, un'analoga teoria di sedie ma a Trieste tale immagine sarà proposta con dimensioni sensibilmente più ampie, integrata all'interno di un'opera ancor più complessa, rafforzando così l'intensità dei suoi significati.
Dagli anni Sessanta il lavoro di Kounellis, testimone con la sua materialità poverista di un preciso impegno culturale ed etico, ha gradualmente modificato il modello arcaico della rappresentazione irrompendo nello spazio, oltre i confini bidimensionali della tela tradizionale. Si è proposto come interazione spaziale fra immagini ed oggetti, caricandosi di molteplici valenze e significati in costante riferimento all’uomo e al suo agire nella vita quotidiana e nella storia. In ogni opera, l’uso di materiali antitetici - elementi organici e inorganici, pesanti e leggeri, robusti e fragili come pietre e vetro, carbone e sacchi di iuta, cotone e strutture di ferro, legno e cumuli di caffè, piante, animali e oggetti trovati – apre una dialettica problematica in relazione alla vita umana e alla società contemporanea come riflesso della civiltà urbana e industriale di massa che pur conserva un saldo legame con i valori tradizionali, individuali, storici e ancestrali.
Nell’occasione della mostra KOUNELLIS TRIESTE verrà pubblicato un libro edito da Skira (italiano, inglese, tedesco) con testi di Davide Sarchioni, Bruno Corà e Rudi Fuchs, distribuito nei bookshop dei principali Musei e nelle librerie nazionali ed internazionali.
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