Stefano Benazzo. La Naturalezza dell'Istante
Dal 17 Gennaio 2015 al 01 Febbraio 2015
Treviso
Luogo: Casa dei Carraresi
Indirizzo: via Palestro 33
Orari: da domenica a mercoledì 9-22; giovedì e venerdì 9-19; sabato 9-20
Curatori: Alain Chivilò
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0422 513150
E-Mail info: casadeicarraresi@fondazionecassamarca.it
Sito ufficiale: http://www.provincia.treviso.it
“La Naturalezza dell’Istante”, prima mostra del maestro d’arte Stefano Benazzo in uno spazio museale d’eccellenza aperto al pubblico quale Casa dei Carraresi di Treviso, dal 17 gennaio al 1 febbraio 2015, sintetizza la personale produzione con una selezione di opere uniche dedicate alla Musa della Fotografia.
A cura di Alain Chivilò, il titolo dell’esposizione riassume due concetti fondamentali che determinano l’approccio e l’agire metodologico di un fotografo professionista: essere naturali e cogliere l’attimo che si presenta. Di conseguenza diventa necessario prendere e interpretare l’istante: un sostantivo dal latino instans, dall’ampio utilizzo, che in ambito fotografico implica tutto. In sintesi nel crearlo naturalmente, le foto determinano e rappresentano una porzione di tempo. Quindi, non essendo parte di un costante flusso visivo, sono ricordate molto più facilmente dalla società contemporanea, perché come indicava Henri Cartier Bresson “quel che voglio è catturare quel minuto e parte della realtà”. Dunque nel capoluogo della Marca, il mondo della fotografia dell’artista Benazzo blocca l’istante fermando l’ambiente e la vita dell’uomo lungo una storia senza fine, al fine di rendere reali sogni e miti.
In qualità di fotografo professionista procede lungo un cammino sempre conscio della realtà esistente, portandolo a filtrare con analiticità quanto gli è attorno. Il costante contatto con differenti luoghi geografici e situazioni umane ha permesso a Benazzo di migliorare la naturalezza dell’istante che si finalizza nei click d’innumerevoli foto passate, odierne e future. Diane Arbus affermava che nella realtà vi “sono cose che nessuno riesce a vedere prima che vengano fotografate”. Quindi un lungo esercizio investigativo e d’osservazione per costanti segreti da cogliere che, in Benazzo, permettono di esprimere un’idea, un concetto e un progetto compositivo. Di conseguenza nelle sue fotografie la realtà data dalla natura non viene mostrata in quanto tale, ma suggerisce nuove visioni e dimensioni interpretative. L’artista fornisce sempre un senso alle foto perché non devono dimostrare qualcosa ma solamente mostrare. Il suo occhio ha un’estrema delicatezza perché riesce a imbrigliare la luce esterna trasformandola in percezione totale. Dunque le forme del paesaggio si determinano attraverso una luminosità sempre colta e sempre pronta a colpire l’anima. La scelta del luogo migliore non ha mai mancamenti, in quanto rafforzata da una sopraffina visione d’insieme all’interno di un asse temporale determinato dall’attesa dell’istante. Un’internazionalità che rende i luoghi non individuabili a livello geografico perché come in Franco Fontana rientrano in “un’operazione di cancellazione in favore di un’elezione. Quello che rimane è un paesaggio tra virgolette che non ha località”: paesaggi del mondo che dimostrano il suo essere cosmopolita. In conclusione Stefano Benazzo, come Daniel Pennac, fotografa “per non dimenticare” ma soprattutto “per non smettere di guardare”.
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