La valigia del signor Luciano
Dal 13 Aprile 2013 al 05 Maggio 2013
Treviso
Luogo: Fondazione Benetton Studi Ricerche
Indirizzo: via Cornarotta 7
Orari: da martedì a venerdì 15-20; sabato e domenica 10-20
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0422 5121
E-Mail info: fbsr@fbsr.it
Sito ufficiale: http://www.fbsr.it/
La Fondazione Benetton Studi Ricerche ospita, da sabato 13 aprile a domenica 5 maggio 2013 negli spazi Bomben di Treviso, la mostra La valigia del signor Luciano, esposizione di dipinti 10x12 cm raccolti da Luciano Benetton in diversi Paesi del mondo. Alle collettive Ojo Latino (tele dal Sud America) e Uno sguardo a Est (ex Unione Sovietica), già esposte singolarmente in Fondazione nel 2009 e 2011, si affiancano ora, per un confronto tra culture e identità creative, le collezioni d’arte contemporanea della Cina e della Mongolia.
Un totale di 757 opere organizzate in un allestimento di Tobia Scarpa che fa da cornice ai dipinti e rende di immediata lettura il confronto artistico iconografico di queste quattro aree del mondo rappresentate.
Una collezione “democratica”, aperta al contributo di chi voglia esprimersi attraverso l’arte. Solo a volte i dipinti sono stati commissionati ad autori noti al committente, altri artisti sono stati cercati da esperti d’arte dei vari paesi, altri semplicemente incontrati, invitati a esprimersi, con il solo limite del formato delle tele, 10x12 cm. Un formato “comodo” da trasportare, come fosse un biglietto da visita, e che dà al tutto quella continuità dell’esperimento che ne fa un progetto, che, in definitiva, si propone, attraverso i cataloghi e le mostre, di dare visibilità al maggior numero possibile di artisti, che insieme danno vita a una straordinaria campionatura dell’arte contemporanea delle varie nazioni.
«Credo che l’arte nasca – quando è arte vera – da un complesso confronto con lo stato delle cose» racconta Luciano Benetton. «E anche se a volte le opere artistiche hanno la capacità di suscitare interpretazioni diverse da parte di chi le guarda, sono convinto che il mondo della creazione aspiri sempre a qualcosa di universale, di condiviso. La mia passione per l’arte, per la pittura come per l’architettura, parte proprio dal suo essere linguaggio universale, e dal suo scoprire ciò che è già nell’aria, ma non è ancora evidente. Picasso sorprendeva i critici entusiasti della sua ricerca con la paradossale affermazione: Je ne cherche pas, je trouve.
Il mio dichiarato amore per le avanguardie – come dire colore e movimento, bellezza e anticipazione, idea di contaminazione fra le arti – ha sicuramente influenzato anche il mio lavoro, ad esempio le prime cartelle cromatiche delle collezioni di pullover. Perché queste correnti moderniste mi hanno mostrato l’evidenza del rapporto fra colore e forma: di come senza colore non ci sia forma. Ma soprattutto perché, nel corso del tempo, ho preso coscienza di quanto la passione per l’arte, il collezionismo, la committenza stessa, siano totalizzanti: pervadono con i loro significati di bellezza, poesia e ispirazione tutta la nostra vita.
La raccolta di questa mostra, che presenta il lavoro di artisti provenienti da diverse parti del mondo, rappresenta la saldatura della passione per l’arte con un altro dei miei amori più grandi: quello per i viaggi, per Paesi ai quali sono in varia maniera legato e dove oggi avverto, più che in Europa, l’energia, l’ottimismo, la volontà di guardare avanti, propri della gioventù.
Per questo non potendo incontrare tutti gli artisti rappresentati in questa mostra durante i miei viaggi, ho pensato di invitarli a esprimersi, con il solo limite del formato 10x12 cm delle tele a loro affidate. Pur con personalità, stili, temi, tecniche differenti, le opere realizzate sono collegate dal filo rosso di uno sguardo nuovo e raffinato, realistico e al tempo stesso incantato. Ciascuno di loro ha fornito una personale interpretazione: colore, bellezza, movimento, contrasto, ispirazione, sogno, contraddizione, verità, dramma, invenzione. Insieme queste opere testimoniano l’evoluzione di Paesi lontani, forniscono indizi espressivi su nuovi progetti di mondo e di società ed esprimono idee artistiche innovative per il nostro tempo».
Il percorso espositivo propone anche una serie di fotografie che raccontano alcuni momenti di viaggio.
Un totale di 757 opere organizzate in un allestimento di Tobia Scarpa che fa da cornice ai dipinti e rende di immediata lettura il confronto artistico iconografico di queste quattro aree del mondo rappresentate.
Una collezione “democratica”, aperta al contributo di chi voglia esprimersi attraverso l’arte. Solo a volte i dipinti sono stati commissionati ad autori noti al committente, altri artisti sono stati cercati da esperti d’arte dei vari paesi, altri semplicemente incontrati, invitati a esprimersi, con il solo limite del formato delle tele, 10x12 cm. Un formato “comodo” da trasportare, come fosse un biglietto da visita, e che dà al tutto quella continuità dell’esperimento che ne fa un progetto, che, in definitiva, si propone, attraverso i cataloghi e le mostre, di dare visibilità al maggior numero possibile di artisti, che insieme danno vita a una straordinaria campionatura dell’arte contemporanea delle varie nazioni.
«Credo che l’arte nasca – quando è arte vera – da un complesso confronto con lo stato delle cose» racconta Luciano Benetton. «E anche se a volte le opere artistiche hanno la capacità di suscitare interpretazioni diverse da parte di chi le guarda, sono convinto che il mondo della creazione aspiri sempre a qualcosa di universale, di condiviso. La mia passione per l’arte, per la pittura come per l’architettura, parte proprio dal suo essere linguaggio universale, e dal suo scoprire ciò che è già nell’aria, ma non è ancora evidente. Picasso sorprendeva i critici entusiasti della sua ricerca con la paradossale affermazione: Je ne cherche pas, je trouve.
Il mio dichiarato amore per le avanguardie – come dire colore e movimento, bellezza e anticipazione, idea di contaminazione fra le arti – ha sicuramente influenzato anche il mio lavoro, ad esempio le prime cartelle cromatiche delle collezioni di pullover. Perché queste correnti moderniste mi hanno mostrato l’evidenza del rapporto fra colore e forma: di come senza colore non ci sia forma. Ma soprattutto perché, nel corso del tempo, ho preso coscienza di quanto la passione per l’arte, il collezionismo, la committenza stessa, siano totalizzanti: pervadono con i loro significati di bellezza, poesia e ispirazione tutta la nostra vita.
La raccolta di questa mostra, che presenta il lavoro di artisti provenienti da diverse parti del mondo, rappresenta la saldatura della passione per l’arte con un altro dei miei amori più grandi: quello per i viaggi, per Paesi ai quali sono in varia maniera legato e dove oggi avverto, più che in Europa, l’energia, l’ottimismo, la volontà di guardare avanti, propri della gioventù.
Per questo non potendo incontrare tutti gli artisti rappresentati in questa mostra durante i miei viaggi, ho pensato di invitarli a esprimersi, con il solo limite del formato 10x12 cm delle tele a loro affidate. Pur con personalità, stili, temi, tecniche differenti, le opere realizzate sono collegate dal filo rosso di uno sguardo nuovo e raffinato, realistico e al tempo stesso incantato. Ciascuno di loro ha fornito una personale interpretazione: colore, bellezza, movimento, contrasto, ispirazione, sogno, contraddizione, verità, dramma, invenzione. Insieme queste opere testimoniano l’evoluzione di Paesi lontani, forniscono indizi espressivi su nuovi progetti di mondo e di società ed esprimono idee artistiche innovative per il nostro tempo».
Il percorso espositivo propone anche una serie di fotografie che raccontano alcuni momenti di viaggio.
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