Carlo Gavazzeni Ricordi. Memorie di Adriano
Dal 13 Marzo 2022 al 25 Aprile 2022
Trento
Luogo: Palazzo delle Albere
Indirizzo: Via Roberto da Sanseverino 43
Orari: Martedì - venerdì 10.00 - 18.00. Sabato e domenica 10.00 - 19.00
Curatori: Tahar Ben Jelloun. Da un’idea di Vittorio Sgarbi e Lorenzo Zichichi
Costo del biglietto: Intero 7 €, ridotto 5 €. Gratuito fino ai 14 anni e persone con disabilità
Telefono per informazioni: +39 0461 270319
Sito ufficiale: http://www.mart.tn.it
Quando ho visto queste fotografie impressionanti ho visto i muri di Roma come se fossi stato lì duemila anni fa, ma al tempo stesso ho visto una Roma con i graffiti di oggi. E l’arte di Carlo è quella di aver reso il connubio tra un passato molto antico e un presente attualissimo. Di fatto ha spogliato Roma.
Tahar Ben Jelloun
Negli spazi del cinquecentesco Palazzo delle Albere di Trento, il Mart presenta Memorie di Adriano del fotografo milanese Carlo Gavazzeni Ricordi e curata dal noto scrittore e poeta Tahar Ben Jelloun, autore di numerosi saggi tra cui il best seller internazionale Il razzismo spiegato a mia figlia.
La mostra presenta un nucleo di circa 30 stampe in grande formato dedicate alla città eterna: Roma. Così come nella capitale italiana si stratificano tremila anni di storia, nelle opere di Gavazzeni Ricordi segni e simboli del passato si sovrappongono a vedute contemporanee, quotidiane, vicine.
Tra ombre che paiono attraversare l’intera struttura del tempo, i paesaggi urbani hanno a che fare con l’intimità della memoria, sia essa individuale o collettiva. Nelle immagini fortemente evocative, la bellezza antica e i segni del presente si mescolano, dando vita a illusioni che l’artista definisce Visioni fuggitive.
Il punto di vista di Gavazzeni non è né celebrativo, né elegiaco; restituisce piuttosto l’idea di qualcosa che transita, di una trasformazione continua che contiene in sé diverse tappe. Ottenuti con la tecnica della doppia esposizione, i suoi paesaggi non raccontano uno spazio oggettivo, ma paiono volersi inoltrare nel tempo, intrecciando epoche e memorie lontane tra loro, a cavallo dei secoli.
In altri termini, Gavazzeni impegna la fotografia per ritrarre l’anima più onirica dei luoghi. Spazio e tempo convivono nelle fotografie e negli occhi dei visitatori che ritrovano scorci noti, forme conosciute, immagini sedimentate nell’anima, icone assolute e riconoscibili.
Roma finisce così, ancora una volta, per rappresentare un patrimonio estetico e stratigrafico condiviso, immediatamente identificabile, appartenente a tutti e ognuno, attraverso la linea del tempo.
Carlo Gavazzeni Ricordi
Nel 1965 nasce a Milano, dove tuttora vive a lavora. È figlio di Madina Ricordi, la cui famiglia ha fondato l’omonima “Casa” e nipote di Giannandrea Gavazzeni, compositore, musicologo e saggista, direttore della Scala di Milano dal 1944 al 1995. Laureato in Giurisprudenza, Carlo abbandona la carriera d’avvocato in favore di quella di fotografo. Nel 2003 Marco Tronchetti Provera sostiene il suo primo progetto editoriale: The Invisible Hand. Negli anni successivi Gavazzeni partecipa alla Biennale di Valencia e a quella di Venezia curata da Sgarbi oltre che a mostre e fiere nazionali e internazionali.
Testi a parete
1. Lo scrittore Tahar Ben Jelloun, curatore della mostra dedicata a Carlo Gavazzeni Ricordi così descrive l’esperienza delle fotografie esposte. C’è un grande poeta libanese che si chiama Adonis che ha scritto un poema, lo cito per quello che ricordo io: «Ditemi cosa vi è di chiaro in una relazione tra un uomo e una donna». Naturalmente nulla è chiaro, anche se loro hanno una chiarezza intrinseca. E se avessimo chiesto a Carlo Gavazzeni Ricordi di fare una fotografia di questa coppia, avrebbe preso dieci scatti in momenti diversi e mischiato tutto ciò in un’unica immagine. Non per arrivare alla verità, ma per avvicinarsi alla verità. Quando ho visto queste fotografie impressionanti ho visto i muri di Roma come se fossi stato lì duemila anni fa, ma al tempo stesso ho visto una Roma con i graffiti di oggi. E l’arte di Carlo è quella di aver reso il connubio tra un passato molto antico e un presente attualissimo. Di fatto ha spogliato Roma.
2. Carlo Gavazzeni Ricordi (Milano, 1965) nasce in una famiglia votata alla musica. Malgrado questa forte tradizione artistica, la sua vena creativa trova compimento negli anni della maturità quando, dopo la laurea in giurisprudenza, abbandona la carriera di avvocato per dedicarsi interamente alla fotografia. Negli spazi di Palazzo delle Albere, il Mart espone una selezione di stampe di grande e medio formato dedicate prevalentemente a scorci e viste romane. La mostra evidenzia il rapporto speciale che Gavazzeni intrattiene con la città eterna. Roma rappresenta infatti un set ideale. La sua manifesta stratificazione gli permette di allontanarsi forse definitivamente dalla rappresentazione oggettiva dello spazio e di usare la fotografia per inoltrarsi nel senso stesso del tempo.
3. Racconta Tahar Ben Jelloun a proposito di Gavazzeni: Oggi la fotografia è diventata qualcosa che è alla portata di tutti, di quelli che sono dotati, capaci e di quelli che non lo sono. Ed è quindi difficile oggi per un artista che ha sempre lavorato con la macchina fotografica trovare la sua collocazione.
E se tutti possono spingere su un bottoncino, non tutti possono vedere la stessa cosa. L’artista è qualcuno che ha una visione del mondo e questa visione è sempre stupefacente, disturbatrice e fa paura talune volte. E al tempo stesso è una visione che concerne tutti quanti noi in quanto esseri umani. Si è sempre detto che i grandi poeti sono stati dei visionari. Quando si osserva, si guarda, il lavoro di Carlo Gavazzeni Ricordi si capisce che si è davanti a un visionario. Innanzitutto c’è un lavoro sulla luce e non una qualsiasi, perché lui cerca la luce giusta.
E la visione giusta per lui non è quello che corrisponde alla realtà, ma al sogno della realtà.
4. Ancora Ben Jelloun: Pensiamo che la realtà sia visibile, ebbene, sia che si tratti di uno scrittore, di un cineasta o di un fotografo, questa realtà non è che apparenza.
E siamo sempre vittime dell’apparenza. L’artista fa un lavoro al contrario: ossia cerca ciò che è dietro all’apparenza. È per questo che dietro le grandi fotografie di Carlo Gavazzeni Ricordi ci sono più immagini che si sovrappongono.
Se siamo ad esempio per strada possiamo assistere a un incidente e possiamo dare a venti persone che hanno assistito all’incidente un pezzo di carta e chiedere loro di raccontarlo. Si scopre una cosa molto semplice: non hanno visto la stessa cosa. Questo prova una cosa, e cioè che la realtà parte innanzi tutto da “noi” stessi. “Noi” vuol dire le nostre angosce, le nostre speranze, i nostri sogni, i nostri dispiaceri e i nostri dolori. Quindi una visione molto complicata, molto complessa. L’artista, il suo ruolo, è quello di rendere ciò che è apparentemente semplice, complesso. Ossia renderlo, dargli la verità.
Tahar Ben Jelloun
Negli spazi del cinquecentesco Palazzo delle Albere di Trento, il Mart presenta Memorie di Adriano del fotografo milanese Carlo Gavazzeni Ricordi e curata dal noto scrittore e poeta Tahar Ben Jelloun, autore di numerosi saggi tra cui il best seller internazionale Il razzismo spiegato a mia figlia.
La mostra presenta un nucleo di circa 30 stampe in grande formato dedicate alla città eterna: Roma. Così come nella capitale italiana si stratificano tremila anni di storia, nelle opere di Gavazzeni Ricordi segni e simboli del passato si sovrappongono a vedute contemporanee, quotidiane, vicine.
Tra ombre che paiono attraversare l’intera struttura del tempo, i paesaggi urbani hanno a che fare con l’intimità della memoria, sia essa individuale o collettiva. Nelle immagini fortemente evocative, la bellezza antica e i segni del presente si mescolano, dando vita a illusioni che l’artista definisce Visioni fuggitive.
Il punto di vista di Gavazzeni non è né celebrativo, né elegiaco; restituisce piuttosto l’idea di qualcosa che transita, di una trasformazione continua che contiene in sé diverse tappe. Ottenuti con la tecnica della doppia esposizione, i suoi paesaggi non raccontano uno spazio oggettivo, ma paiono volersi inoltrare nel tempo, intrecciando epoche e memorie lontane tra loro, a cavallo dei secoli.
In altri termini, Gavazzeni impegna la fotografia per ritrarre l’anima più onirica dei luoghi. Spazio e tempo convivono nelle fotografie e negli occhi dei visitatori che ritrovano scorci noti, forme conosciute, immagini sedimentate nell’anima, icone assolute e riconoscibili.
Roma finisce così, ancora una volta, per rappresentare un patrimonio estetico e stratigrafico condiviso, immediatamente identificabile, appartenente a tutti e ognuno, attraverso la linea del tempo.
Carlo Gavazzeni Ricordi
Nel 1965 nasce a Milano, dove tuttora vive a lavora. È figlio di Madina Ricordi, la cui famiglia ha fondato l’omonima “Casa” e nipote di Giannandrea Gavazzeni, compositore, musicologo e saggista, direttore della Scala di Milano dal 1944 al 1995. Laureato in Giurisprudenza, Carlo abbandona la carriera d’avvocato in favore di quella di fotografo. Nel 2003 Marco Tronchetti Provera sostiene il suo primo progetto editoriale: The Invisible Hand. Negli anni successivi Gavazzeni partecipa alla Biennale di Valencia e a quella di Venezia curata da Sgarbi oltre che a mostre e fiere nazionali e internazionali.
Testi a parete
1. Lo scrittore Tahar Ben Jelloun, curatore della mostra dedicata a Carlo Gavazzeni Ricordi così descrive l’esperienza delle fotografie esposte. C’è un grande poeta libanese che si chiama Adonis che ha scritto un poema, lo cito per quello che ricordo io: «Ditemi cosa vi è di chiaro in una relazione tra un uomo e una donna». Naturalmente nulla è chiaro, anche se loro hanno una chiarezza intrinseca. E se avessimo chiesto a Carlo Gavazzeni Ricordi di fare una fotografia di questa coppia, avrebbe preso dieci scatti in momenti diversi e mischiato tutto ciò in un’unica immagine. Non per arrivare alla verità, ma per avvicinarsi alla verità. Quando ho visto queste fotografie impressionanti ho visto i muri di Roma come se fossi stato lì duemila anni fa, ma al tempo stesso ho visto una Roma con i graffiti di oggi. E l’arte di Carlo è quella di aver reso il connubio tra un passato molto antico e un presente attualissimo. Di fatto ha spogliato Roma.
2. Carlo Gavazzeni Ricordi (Milano, 1965) nasce in una famiglia votata alla musica. Malgrado questa forte tradizione artistica, la sua vena creativa trova compimento negli anni della maturità quando, dopo la laurea in giurisprudenza, abbandona la carriera di avvocato per dedicarsi interamente alla fotografia. Negli spazi di Palazzo delle Albere, il Mart espone una selezione di stampe di grande e medio formato dedicate prevalentemente a scorci e viste romane. La mostra evidenzia il rapporto speciale che Gavazzeni intrattiene con la città eterna. Roma rappresenta infatti un set ideale. La sua manifesta stratificazione gli permette di allontanarsi forse definitivamente dalla rappresentazione oggettiva dello spazio e di usare la fotografia per inoltrarsi nel senso stesso del tempo.
3. Racconta Tahar Ben Jelloun a proposito di Gavazzeni: Oggi la fotografia è diventata qualcosa che è alla portata di tutti, di quelli che sono dotati, capaci e di quelli che non lo sono. Ed è quindi difficile oggi per un artista che ha sempre lavorato con la macchina fotografica trovare la sua collocazione.
E se tutti possono spingere su un bottoncino, non tutti possono vedere la stessa cosa. L’artista è qualcuno che ha una visione del mondo e questa visione è sempre stupefacente, disturbatrice e fa paura talune volte. E al tempo stesso è una visione che concerne tutti quanti noi in quanto esseri umani. Si è sempre detto che i grandi poeti sono stati dei visionari. Quando si osserva, si guarda, il lavoro di Carlo Gavazzeni Ricordi si capisce che si è davanti a un visionario. Innanzitutto c’è un lavoro sulla luce e non una qualsiasi, perché lui cerca la luce giusta.
E la visione giusta per lui non è quello che corrisponde alla realtà, ma al sogno della realtà.
4. Ancora Ben Jelloun: Pensiamo che la realtà sia visibile, ebbene, sia che si tratti di uno scrittore, di un cineasta o di un fotografo, questa realtà non è che apparenza.
E siamo sempre vittime dell’apparenza. L’artista fa un lavoro al contrario: ossia cerca ciò che è dietro all’apparenza. È per questo che dietro le grandi fotografie di Carlo Gavazzeni Ricordi ci sono più immagini che si sovrappongono.
Se siamo ad esempio per strada possiamo assistere a un incidente e possiamo dare a venti persone che hanno assistito all’incidente un pezzo di carta e chiedere loro di raccontarlo. Si scopre una cosa molto semplice: non hanno visto la stessa cosa. Questo prova una cosa, e cioè che la realtà parte innanzi tutto da “noi” stessi. “Noi” vuol dire le nostre angosce, le nostre speranze, i nostri sogni, i nostri dispiaceri e i nostri dolori. Quindi una visione molto complicata, molto complessa. L’artista, il suo ruolo, è quello di rendere ciò che è apparentemente semplice, complesso. Ossia renderlo, dargli la verità.
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