Il Kabuki dei tre Samurai
Dal 13 Gennaio 2015 al 18 Aprile 2015
Torino
Luogo: Galleria In Arco
Indirizzo: piazza Vittorio Veneto 1-3
Curatori: Graziano Menolascina
Telefono per informazioni: +39 011 8122927
E-Mail info: info@in-arco.com
Sito ufficiale: http://www.in-arco.com
Provocatori, pornografici, choccanti. Oppure sensuali, poetici e disincantati. Nobuyoshi Araki, Yasumasa Morimura e Hiroshi Sugimoto i tre fotografi Nipponici protagonisti della mostra “Il Kabuki dei tre Samurai” ci guidano in un viaggio tra tradizione e contemporaneità. Nobuyoshi Araki tra gli artisti più rappresentativi e prolifici della storia della fotografia, racconta la donna, l’eros e il suo Giappone attraverso scatti che arrivano allo spettatore per affascinarlo e sconvolgerlo allo stesso tempo. Il suo percorso artistico non può prescindere dalla donna. Prima la moglie, fotografata durante il viaggio di nozze, poi le donne dei quartieri a luci rosse e infine tutte le altre, che si offrono allo sguardo senza resistenza. Tra loro anche Lady Gaga, ritratta nel 2009 per Vogue Hommes Japan. Le donne di Araki sono riprese legate con corde, mollemente sdraiate su letti disfatti, lascivamente distese sul pavimento e così raccontano l’eros e la sensualità, la tradizione giapponese fatta di fiori e kimono e la modernità un poco decadente. L’occhio che le ammira si sente turbato, nel loro sguardo invece sembra assente la volontà di provocare.
Ci sono però quei corpi ostentati e nudi, i seni stretti dalle funi e il sesso mostrato in modo diretto a rimandare indiscutibilmente all’eros orientale.Yasumasa Morimura si ap - propria di icone universali della storia dell’arte , dei mass media e della cultura popolare e le ripropone interpretandole in prima persona. In particolare Morimura è interessato dalle trasformazioni sociali politico e culturali avvenute nella seconda metà del Novecento ovvero i mutamenti dovuti alla pene - trazione del capitalismo e dei miti del mondo occidentale in Giappone. Dopo l’inizio incentrato sul dialogo con la storia dell’arte del passato, Morimura rivolge il suo sguardo al Novecento. Impersona Einstein, Marylin, Frida Khalo, Hitler utilizzando un linguaggio maniacale per i dettagli. L’opera di Marilyn Monroe tratta dalla serie “Actress”, è un esempio del procedimento creativo di Morimura: come un vero artista, mediante un cambio di identità, prova ad uscire da se stesso e diventare un “al - tro”. Le opere sono caratterizzate da uno stile raffinato e da una cura per il dettaglio e l’uso di ritocchi digitali, di costumi, pose e accessori ricercati che le rendono uniche. Attraverso una sorta di sdoppia - mento di personalità Morimura si immerge nella vita degli altri, dei “grandi” che hanno segnato la storia provando a guardare l’esistenza con i loro occhi. I suoi lavori (fotografie, performance, video) non sono identificazione ma “riproporsi di sé in un altro” sottolineando il disagio che la popolazione giapponese ha nel subire la cultura occidentale. I tratti somatici non modificati, sono l’unico mezzo che Morimura ha per rivendicare la propria origine e le proprie tradizioni e l’unica via per fare ciò è la provocazione. Le sue opere più famose sono “Requiem for the XX century e “Actress”.
Le fotografie che compongono le serie di Hiroshi Sugimoto, lontane dal costituire attestazioni dirette della realtà, sono immagini mentali, concetti la cui materializzazione è resa possibile grazie a un rigoroso controllo del mezzo fotografico e del processo manuale di stampa, seguito anch’esso personalmente dall’artista. Nella serie *Theatre* – realizzata fotografando con tempi di esposizione lunghissimi sale degli anni ’20 e ’30, cinema degli anni ’50 e drive in – la luce bianca degli schermi rettangolari, che illumina il resto dell’ambiente, contiene in sé l’intera proiezione del film. In *Architectures* la tecnica dello sfocato priva le architetture moderniste di connotazioni temporali. I lunghi tempi di esposizione dei *Seascape* bloccano il movimento delle onde in immagini eterne, mentre il soggetto dei *Portraits* realizzati fotografando i personaggi dei musei delle cere è l’immortalità stessa. Il tempo è dunque il tema dominante nell’opera di Sugimoto, la cui ricerca artistica è sempre volta a trovare soluzioni ai problemi di rappresentazione e visualizzazione da esso posti.
Ci sono però quei corpi ostentati e nudi, i seni stretti dalle funi e il sesso mostrato in modo diretto a rimandare indiscutibilmente all’eros orientale.Yasumasa Morimura si ap - propria di icone universali della storia dell’arte , dei mass media e della cultura popolare e le ripropone interpretandole in prima persona. In particolare Morimura è interessato dalle trasformazioni sociali politico e culturali avvenute nella seconda metà del Novecento ovvero i mutamenti dovuti alla pene - trazione del capitalismo e dei miti del mondo occidentale in Giappone. Dopo l’inizio incentrato sul dialogo con la storia dell’arte del passato, Morimura rivolge il suo sguardo al Novecento. Impersona Einstein, Marylin, Frida Khalo, Hitler utilizzando un linguaggio maniacale per i dettagli. L’opera di Marilyn Monroe tratta dalla serie “Actress”, è un esempio del procedimento creativo di Morimura: come un vero artista, mediante un cambio di identità, prova ad uscire da se stesso e diventare un “al - tro”. Le opere sono caratterizzate da uno stile raffinato e da una cura per il dettaglio e l’uso di ritocchi digitali, di costumi, pose e accessori ricercati che le rendono uniche. Attraverso una sorta di sdoppia - mento di personalità Morimura si immerge nella vita degli altri, dei “grandi” che hanno segnato la storia provando a guardare l’esistenza con i loro occhi. I suoi lavori (fotografie, performance, video) non sono identificazione ma “riproporsi di sé in un altro” sottolineando il disagio che la popolazione giapponese ha nel subire la cultura occidentale. I tratti somatici non modificati, sono l’unico mezzo che Morimura ha per rivendicare la propria origine e le proprie tradizioni e l’unica via per fare ciò è la provocazione. Le sue opere più famose sono “Requiem for the XX century e “Actress”.
Le fotografie che compongono le serie di Hiroshi Sugimoto, lontane dal costituire attestazioni dirette della realtà, sono immagini mentali, concetti la cui materializzazione è resa possibile grazie a un rigoroso controllo del mezzo fotografico e del processo manuale di stampa, seguito anch’esso personalmente dall’artista. Nella serie *Theatre* – realizzata fotografando con tempi di esposizione lunghissimi sale degli anni ’20 e ’30, cinema degli anni ’50 e drive in – la luce bianca degli schermi rettangolari, che illumina il resto dell’ambiente, contiene in sé l’intera proiezione del film. In *Architectures* la tecnica dello sfocato priva le architetture moderniste di connotazioni temporali. I lunghi tempi di esposizione dei *Seascape* bloccano il movimento delle onde in immagini eterne, mentre il soggetto dei *Portraits* realizzati fotografando i personaggi dei musei delle cere è l’immortalità stessa. Il tempo è dunque il tema dominante nell’opera di Sugimoto, la cui ricerca artistica è sempre volta a trovare soluzioni ai problemi di rappresentazione e visualizzazione da esso posti.
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