Yuri Dojc. Last Folio
Dal 23 Gennaio 2014 al 28 Febbraio 2014
Roma
Luogo: Ermanno Tedeschi Gallery
Indirizzo: via del Portico d’Ottavia 7
Orari: da lunedì a venerdì 10-13/ 15-19; sabato e domenica su appuntamento
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 45551063
E-Mail info: info.roma@etgallery.it
Sito ufficiale: http://www.etgallery.it
Il 23 Gennaio,dalle ore 18.30, la Ermanno Tedeschi Gallery di Roma ospita la mostra fotografica di Yuri Dojc Last Folio.
L’esposizione ripercorre attraverso le immagini il destino tragico delle fiorenti comunità ebraiche slovacche segnato durante
la persecuzione nazista.
Nel 2006 Dojc visitò una scuola abbandonata in Slovacchia, dove il tempo si era fermato al 1942, nel giorno in cui studenti e insegnanti furono deportati: intere classi di libri, registri, banchi rimasti immutati e immobili come sono stati lasciati in quel giorno. L’occhio del fotografo scorre su questi ultimi sopravvissuti, testimoni di un tempo quotidiano trascorso, passato e rubato. Libri e pagine rimaste immobili, a voler ricordare quanto terribile sia stata la persecuzione razziale. La mostra unisce rovine di una classe di scuola, di sinagoghe e cimiteri che si fanno testimoni immobili e muti di quello che è stato, unici sopravvissuti che non fanno che attestare l’impossibilità della testimonianza dei martiri, come salvati per caso che parlano di altri e per altri.
Yuri Dojc è nato in Cecoslovacchia e giunse in Canada come rifugiato nel 1969. Nel 1997, al funerale del padre, Dojc incontrò un superstite della Shoah. Dal loro incontro scaturì la decisione di fotografare i sopravvissuti prima che fosse troppo tardi. Durante il viaggio in terra slovacca Dojc fotografa tutto quello che poteva raccontare di una realtà che era e non sarà più.
L’esposizione ripercorre attraverso le immagini il destino tragico delle fiorenti comunità ebraiche slovacche segnato durante
la persecuzione nazista.
Nel 2006 Dojc visitò una scuola abbandonata in Slovacchia, dove il tempo si era fermato al 1942, nel giorno in cui studenti e insegnanti furono deportati: intere classi di libri, registri, banchi rimasti immutati e immobili come sono stati lasciati in quel giorno. L’occhio del fotografo scorre su questi ultimi sopravvissuti, testimoni di un tempo quotidiano trascorso, passato e rubato. Libri e pagine rimaste immobili, a voler ricordare quanto terribile sia stata la persecuzione razziale. La mostra unisce rovine di una classe di scuola, di sinagoghe e cimiteri che si fanno testimoni immobili e muti di quello che è stato, unici sopravvissuti che non fanno che attestare l’impossibilità della testimonianza dei martiri, come salvati per caso che parlano di altri e per altri.
Yuri Dojc è nato in Cecoslovacchia e giunse in Canada come rifugiato nel 1969. Nel 1997, al funerale del padre, Dojc incontrò un superstite della Shoah. Dal loro incontro scaturì la decisione di fotografare i sopravvissuti prima che fosse troppo tardi. Durante il viaggio in terra slovacca Dojc fotografa tutto quello che poteva raccontare di una realtà che era e non sarà più.
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