Russia, i colori della neve. Impressionismo e realismo sovietico
Dal 30 Novembre 2013 al 28 Febbraio 2014
Roma
Luogo: Galleria Antiquaria Carlo Maria Biagiarelli
Indirizzo: piazza Capranica 97
Orari: 10-13/ 16-19.30; chiuso festivi e lunedì mattina
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 6784987
E-Mail info: biagiarellicm@libero.it
Sito ufficiale: http://biagiarelli.com
La neve è il tema dominante di questa rassegna pittorica ma non solo la neve. Il suo candore ricopre, soffice, delicato, un paesaggio quasi indurito dalle vicende sovietiche del tempo. Vari i momenti della vita quotidiana dei personaggi raffigurati, vari gli scorci, i panorami, urbani o di campagna.
L’esposizione, che accoglie un centinaio di dipinti ad olio, dalle piccole dimensioni ai quadri monumentali, documenta un periodo pittorico ormai definitivamente chiuso e che, anche se vicino nel tempo, ha tutte le caratteristiche dell'antiquariato. Sotto il regime sovietico, che favoriva la pittura con intenti propagandistici, celebrativi, educativi, organizzò e potenziò quest’arte su tutto il suo territorio, facendo sorgere scuole d'arte, Accademie, pensionati anche nei più piccoli centri periferici.
I pittori divennero una classe privilegiata, belle case, grandi studi, viaggi all'estero, e poi nuovi musei per ricevere la loro produzione. Il regime indicò la tecnica e i temi: pittura figurativa, educativa, sociale. I pittori sovietici dovevano documentare le lotte, le conquiste, i progressi rivoluzionari. Unica vera eccezione è stata l'avanguardia, che peraltro non è mai veramente penetrata nell'arte russa. Esercitando la sua massima influenza, negli anni venti, questo movimento ha certamente preparato la grande Rivoluzione d'Ottobre.
Mentre in Europa occidentale il movimento avanguardista diventava importante nei diversi campi culturali, la Russia rimaneva legata alla tradizione ottocentesca, anche a quella figurativa rivisitata in armonia con la peculiarità dell'animo russo. L'avanguardia rappresentata da Chagall, Vladimir Malevich e Michail Lorionov e la sua amica Natalia Gonciarova, scontratasi con le incomprensioni del grande pubblico non durò a lungo e la ferma opposizione dei politici all'inizio degli anni Trenta la escluse dalla vita culturale del paese. Con la scomparsa di Stalin ricomparve una maggiore libertà di temi; fecero ritorno i paesaggi, le nature morte, i quadri di genere. Le pennellate si sciolsero in morbidezze impressionistiche, infatti è sopravvissuta l'esperienza del tardo impressionismo e di Cezanne come ideale comune.
"Un chiffre remarquable" degli artisti presenti in questa mostra testimonia l'eco di un impressionismo sempre rivisitato in uno stile pittorico più espressivo di quello francese benché più provinciale nella tematica. Dalla fine degli anni Venti agli inizi degli anni Ottanta il grande ed organizzato laboratorio della pittura sovietica ha prodotto molto. Se si può lamentare una mancanza di libertà di temi e nelle forme, va senz'altro riconosciuta una grande professionalità agli autori che, per accedere alla pittura ufficiale, dovevano tutti studiare a lungo.
Ciò che distingue gli artisti esposti in questa mostra è certamente il rigore e la severa disciplina di lavoro che rifiuta una soddisfazione transitoria e facile, Gli esempi scelti dimostrano la perfetta abilità artistica dei propri autori come tutti i maggiori esponenti dell'arte accademica di questo secolo. In particolare la collezione di Biagiarelli esposta contiene una serie di paesaggi valorizzati ai margini dell'ortodossia ufficiale della pittura e che raccontano con grande sensibilità tutto l'alfabeto della natura russa. Le grandi pianure della luce estiva, le scie di betulle ed i boschi al bordo dei laghi chiari e blu, i prati in fiore e i campi di grano dorato sono piccoli frammenti del grande contesto paesaggistico russo da sempre ricercato, da sempre amato.
L'antagonista del verde è la neve, un'altra sfumatura del paesaggio russo nel passare del tempo, che nasconde la terra sotto la legge della tranquillità. C'è un distacco affascinante in questi dipinti, come se si vivesse in un'epoca in cui la concezione del tempo sia andata persa, poiché il popolo ha dovuto capire molto presto che nello sviluppo della propria nazione non c'era bisogno di affrettarsi.
L’esposizione, che accoglie un centinaio di dipinti ad olio, dalle piccole dimensioni ai quadri monumentali, documenta un periodo pittorico ormai definitivamente chiuso e che, anche se vicino nel tempo, ha tutte le caratteristiche dell'antiquariato. Sotto il regime sovietico, che favoriva la pittura con intenti propagandistici, celebrativi, educativi, organizzò e potenziò quest’arte su tutto il suo territorio, facendo sorgere scuole d'arte, Accademie, pensionati anche nei più piccoli centri periferici.
I pittori divennero una classe privilegiata, belle case, grandi studi, viaggi all'estero, e poi nuovi musei per ricevere la loro produzione. Il regime indicò la tecnica e i temi: pittura figurativa, educativa, sociale. I pittori sovietici dovevano documentare le lotte, le conquiste, i progressi rivoluzionari. Unica vera eccezione è stata l'avanguardia, che peraltro non è mai veramente penetrata nell'arte russa. Esercitando la sua massima influenza, negli anni venti, questo movimento ha certamente preparato la grande Rivoluzione d'Ottobre.
Mentre in Europa occidentale il movimento avanguardista diventava importante nei diversi campi culturali, la Russia rimaneva legata alla tradizione ottocentesca, anche a quella figurativa rivisitata in armonia con la peculiarità dell'animo russo. L'avanguardia rappresentata da Chagall, Vladimir Malevich e Michail Lorionov e la sua amica Natalia Gonciarova, scontratasi con le incomprensioni del grande pubblico non durò a lungo e la ferma opposizione dei politici all'inizio degli anni Trenta la escluse dalla vita culturale del paese. Con la scomparsa di Stalin ricomparve una maggiore libertà di temi; fecero ritorno i paesaggi, le nature morte, i quadri di genere. Le pennellate si sciolsero in morbidezze impressionistiche, infatti è sopravvissuta l'esperienza del tardo impressionismo e di Cezanne come ideale comune.
"Un chiffre remarquable" degli artisti presenti in questa mostra testimonia l'eco di un impressionismo sempre rivisitato in uno stile pittorico più espressivo di quello francese benché più provinciale nella tematica. Dalla fine degli anni Venti agli inizi degli anni Ottanta il grande ed organizzato laboratorio della pittura sovietica ha prodotto molto. Se si può lamentare una mancanza di libertà di temi e nelle forme, va senz'altro riconosciuta una grande professionalità agli autori che, per accedere alla pittura ufficiale, dovevano tutti studiare a lungo.
Ciò che distingue gli artisti esposti in questa mostra è certamente il rigore e la severa disciplina di lavoro che rifiuta una soddisfazione transitoria e facile, Gli esempi scelti dimostrano la perfetta abilità artistica dei propri autori come tutti i maggiori esponenti dell'arte accademica di questo secolo. In particolare la collezione di Biagiarelli esposta contiene una serie di paesaggi valorizzati ai margini dell'ortodossia ufficiale della pittura e che raccontano con grande sensibilità tutto l'alfabeto della natura russa. Le grandi pianure della luce estiva, le scie di betulle ed i boschi al bordo dei laghi chiari e blu, i prati in fiore e i campi di grano dorato sono piccoli frammenti del grande contesto paesaggistico russo da sempre ricercato, da sempre amato.
L'antagonista del verde è la neve, un'altra sfumatura del paesaggio russo nel passare del tempo, che nasconde la terra sotto la legge della tranquillità. C'è un distacco affascinante in questi dipinti, come se si vivesse in un'epoca in cui la concezione del tempo sia andata persa, poiché il popolo ha dovuto capire molto presto che nello sviluppo della propria nazione non c'era bisogno di affrettarsi.
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