PRATIVANWEES

PRATIVANWEES, Canova 22, Roma

 

Dal 05 Maggio 2022 al 28 Maggio 2022

Roma

Luogo: Canova 22

Indirizzo: Via Antonio Canova 22

Sito ufficiale: http://www.canova22.com


L’associazione culturale CANOVA22 è lieta di invitarla il prossimo 5 maggio all’inaugurazione della nuova stagione artistica: si parte con la mostra “PRATIVANWEES, viaggi e riflessi”, apertura ufficiale delle celebrazioni legate al bicentenario di Antonio Canova, genio immortale del Neoclassicismo nonché nome tutelare della galleria che proprio alla fornace utilizzata dal Maestro consacra il cuore pulsante dello spazio espositivo.

L’allestimento inaugurale di questa stagione è un racconto fluido che si evolve per frammenti, una mappa capace di svelare al nostro sguardo punti di vista diversi nel contesto di un passaggio epocale fra quanto già vissuto in questi ultimi anni e ciò che ancora è imprevedibile.
“PRATIVANWEES, viaggi e riflessi” è un inedito, intenso “passo a due” tra i disegni di Franz Prati (tecniche miste su cartone, carta da spolvero o carta da schizzi) e le ceramiche di Mara van Wees (argilla refrattaria, smalti).
Perfetto equilibrio fra due strade professionali differenti, che pure finiscono per confluire in un unico allestimento: un celebre architetto/artista di formazione veneziana e una altrettanto nota ceramista/scultrice olandese uniti dall’amore per Antonio Canova.
Le loro sono opere apparentemente a sé stanti eppure legate a doppio filo da un comune denominatore: l’acqua col suo fluire portatore di vita, le radici e la memoria, il mito omerico del viaggio per mare, le isole non trovate, la Città Eterna e la Venezia canoviane, infine il sogno utopico di luoghi di Bellezza perduta e riconquistata. La distesa azzurra, dunque, come quinta teatrale, ambiente naturale, paesaggio ricorrente dei lavori in mostra: Franz Prati e Mara van Wees, entrambi artisti di grande maturità ed esperienza, dialogano nello spazio espositivo “infuocato” della fornace canoviana per plasmare, dare concretezza a un sogno liquido. Osservando le opere in mostra vedremo le materie prime utilizzate - i pastelli dei lavori di Prati e le terrecotte di van Wees - dialogare fin quasi a fondersi fra le pareti e nel ventre materno della fornace.
Due traiettorie, due percorsi creativi diversi: destini artistici emersi dalla crescita in città di laguna e canali (Venezia e Amsterdam), e dunque nell’acqua marina la necessità reciproca di acquisire matrici, storie e visioni. Materiale cui poi ancorarsi per generare racconti che oltrepassino la realtà riportandoci a contatto col mito nella contemporaneità.
Franz Prati ha immaginato un intero isolato del centro storico (quello dell’ospedale San Giacomo, situato proprio di fronte la “Factory” romana di via Antonio Canova) come fosse un’arca leggendaria incagliata da tempo immemore nel tessuto urbano.
Ha quindi realizzato una serie di disegni nei quali quest’arca si arma dell’eterna Bellezza canoviana e lascia la città, rompendo gli ormeggi davanti al porto fluviale di Campo Marzio, salpando dal fiume verso il grande mare. Alla ricerca di origini e radici, ma anche alla scoperta di mitiche isole come Barenia e Acqualia, incaricate di lasciarci scorgere echi di eterno. L’approdo conclusivo avviene a Lucenzia, isola della luce e dei riflessi, una nuova Venezia sempre sognata.
Queste cattedrali marine, le cui forme s’impastano di terra e cielo, diventano così nuove geografie intuite all’orizzonte, come se fossimo eternamente in movimento e ci fosse consentita solo una vista da lontano. Si tratta di paesaggi in cui sogno e nostalgia si mescolano alle parola facendosi carte di navigazione per non smarrirsi nella contemporaneità. Scavare nelle viscere di Venezia significa ritrovare l’argilla primordiale della città lagunare, così intensa e così densa di storie.
Le stesse che animano i lavori di van Wees: le sue Zattere, I Santi Quattro Coronati, la sua Dea delle Acque o la Casa Rossa ci restituiscono al cuore della città e a un mito rinnovato costantemente nell’arte contemporanea.

Franz Prati (Domodossola, 1944)
 
Architetto, docente universitario, pittore e designer di formazione veneziana, fin dai primi anni Settanta si stabilisce a Roma.
Nel nuovo contesto la sua ricerca architettonica si intensifica in una serie di progetti elaborati per alcuni luoghi della città dove il rapporto con la memoria della stratificazione archeologica è fortemente connotato. 
Queste proposte, raccolte nella monografia “Segrete armonie di città” curata nel 1986 da Francesco Moschini, delineano un particolare contributo per la rifondazione delle qualità urbane dell’architettura.
Negli stessi anni si dedica all’attività di scenografo, firmando alcuni allestimenti rimarchevoli nella felice stagione del teatro di ricerca italiano. Esperienza che si riverbererà con molta evidenza nei suoi lavori successivi.
Professore Ordinario di Progettazione Architettonica dal 1994, ha svolto la sua attività didattica in numerose Facoltà italiane (Venezia, Roma, Bari, Reggio Calabria). Dal 1997 al 2004 insegna alla Facoltà di Architettura di Genova, dove si trasferisce e dove dal 2003 al 2008 dirige il Dipartimento di Progettazione e Costruzione dell’Architettura. 
A Genova, apre il suo nuovo studio con Luciana Rattazzi e come precedentemente a Roma, sviluppa alcuni progetti emblematici, dedicati a quella realtà urbana così particolare. Più volte premiato in concorsi nazionali e internazionali, la sua produzione nell’ambito del progetto e del disegno dell’architettura è stata esposta in diverse mostre, ampiamente documentata in pubblicazioni italiane e internazionali e oggetto di alcuni testi monografici. Ha redatto progetti specifici per la Triennale di Milano e per la Biennale di Venezia, curando nel 1992 l’allestimento della mostra “Lo spazio sacro nella modernità” all’interno degli antichi granai della Serenissima alla Giudecca.
Parte dei suoi numerosi disegni è stata acquisita da importanti collezioni private, dagli archivi del Deutch Architektur Museum di Francoforte e dal Centre Pompidou di Parigi. Conclusa l’esperienza genovese, nel 2014 Franz Prati torna nuovamente a Roma stabilendosi agli Studi del Canova, dove attualmente vive e lavora.
 
Mara van Wees  (Weesp, 1953)
 
L’artista studia all’Accademia Belli Arti di Rotterdam e s’Hertogenbosch. Sempre a Rotterdam comincia a lavorare come artista e come scenografa nel Street Theater, un progetto pilota del Teatro de Lantaarn. Successivamente si trasferisce in Italia dove lavora come stilista, poi come imprenditrice nel campo della moda e del design. 
Negli anni novanta ritorna all’arte “pura”, la pittura (olio e acrilico), poi la scultura. L’argilla è il mezzo preferito, ma negli ultimi anni ha realizzato diverse opere / istallazioni in materiali come legno, carta, pietra, ferro, acciaio e corten. Ultimamente predilige le installazioni site-specific in dialettica con siti archeologici, architettonici e paesaggistici e sviluppa progetti di land art di grandi dimensioni e con materiali del luogo. 
Ha partecipato a varie mostre istituzionali in musei, parchi archeologici come Vulci, la Land-Art a Furlo, la St. Stephen Cultural Center Foundation, e alla giornata AMACI. Ha collaborato con il Mibact-Puglia per una residenza d’artista e vinto un bando Europeo.
Nel 2018 realizza una scultura pubblica sul lungomare di Montalto di Castro. 
Vive e lavora tra Roma e la Maremma. Nel suo lavoro è sempre leggibile l’impronta coerente e consapevole di ogni passaggio vissuto ed elaborato: la fiducia nel rigore formale e geometrico del primo De Stijl, 
la suggestione neoplastica che Van Wees scioglie in una rottura poetica di linee ortogonali che restano però, dopo la decostruzione, ancora classiche, cinquecentesche per ritmo e tensione, votate al dialogo con la luce e con lo spazio indefinibile del respiro naturale delle cose.

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