Medioego
![Medioego, Contemporary Cluster, Roma Medioego, Contemporary Cluster, Roma](http://www.arte.it/foto/600x450/df/128245-medio.jpg)
Medioego, Contemporary Cluster, Roma
Dal 28 Aprile 2022 al 29 Maggio 2022
Roma
Luogo: Contemporary Cluster
Indirizzo: Via Merulana 248
Curatori: Giacomo Guidi
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 3170 9949
E-Mail info: info@contemporarycluster.com
Sito ufficiale: http://www.contemporarycluster.com
Il nuovo progetto espositivo a cura di Giacomo Guidi, con opere di Gian Maria Marcaccini, Eser Gunduz, David Umemoto e Giuliana Barbano.
Medioego è una nuova era, la nostra epoca che diventa un neo umanesimo dove l’individuo torna al centro, una fase che richiede la riscrittura della narrazione umana ponendo sé stesso e il proprio dovere morale alla base della ricostruzione del mondo. Un Medioego come Neo Tempo che in quanto umani attraversiamo, un nuovo pensiero antropologico nel quale l’epicentro è l’individuo fine a se stesso, nell’accezione kantiana, capace di bastare a se stesso e di rimanere coerente alla propria essenza, come parte dell’universalità. Ricerca spasmodica del sé, la corsa verso il raggiungimento di una pienezza interiore, nell’intento di bastare a se stesso. L’essere umano vive creandosi un'immagine di sé divenendo il suo stesso riferimento, tentando di mantenerlo coerente al sé e seguendo l’imperativo categorico di essere sé e fine a se stesso, non mezzo altro per arrivare ad un fine esterno. Se è giusto, secondo il pensiero filosofico, dubitare e difendersi dalla falsa attendibilità delle sensazioni, nel rischio di confondere la realtà e le sue infinite proiezioni, è nella certezza interiore, celata, nascosta, intima e inconfutabile, che ad oggi è possibile scovare il motivo per cui vale la pena di vivere e proseguire la ricerca. Il Medioego che viviamo porta con sé nuove possibilità, instaurando nell’uomo contemporaneo un nuovo e imminente imperativo: reinventarsi e ricostruire la propria comunità. Come un nuovo medium, l’essere si fa forma e veicolo, una spia del non definibile. Ecco che l’uomo diventa mezzo tramite sé e la sua arte, mediatore tra la forma e il contenuto che parla alla nostra sensibilità. La connessione che permette la conoscenza del mondo esterno attraverso il proprio mondo interno. Come un viaggio nelle fasi della scoperta di noi stessi, la mostra struttura un percorso interiore che inizia con le opere di Eser Gündüz, ispirate dal movimento Bauhaus e alimentate da un linguaggio espressionista. La pittura spaziale dell’artista rimanda a una pratica ibrida che combina figure umane meccanizzate in rapporto con l'intelligenza artificiale. Gian Maria Marcaccini, nella sua pratica artistica, vicina a un approccio postmediale, spazia con disinvoltura tra installazione, pittura, video e new media. La sua ricerca, indirizzata a un’analisi critica delle forme del reale e a un dialogo serrato tra spazio e costruzione dell’opera, indaga le strutture, apparenti e contenutistiche, di oggetti e linguaggi, scardinandone la logica di funzionamento e mettendo in discussione il concetto di stabilità e certezza. Si prosegue poi con le opere concrete di David Umemoto che rappresentano studi sul volume, evocando edifici contemporanei e monumenti all’architettura. Le opere di Umemoto si riferiscono all'arcaico e all'effimero, nonostante la solidità e la modernità del medium. Infine, le opere di Giuliana Barbano indagano le costanti analogie nel fenomenale flusso della realtà e le apparenze tangibili dell'inesorabile mercificazione dell'essere. Da una composizione di sensazioni e oggetti nascono installazioni, associazioni visive ed emotive nel tentativo di rendere tangibile qualcosa che è più di un semplice ricordo, che ha a che fare con il flusso della nostra percezione. Una visione comune del racconto e della memoria.
Opening 28 aprile ore 18
Sound a cura di Festinalente, etichetta indipendente di musica elettronica underground. Line up:
19.00-20.30 P41 (djset)
21-22.30 Decomposer (live)
22.30-23.30 RIVE (live)
23.30-01 Fivequestionmarks (djset)
Medioego è una nuova era, la nostra epoca che diventa un neo umanesimo dove l’individuo torna al centro, una fase che richiede la riscrittura della narrazione umana ponendo sé stesso e il proprio dovere morale alla base della ricostruzione del mondo. Un Medioego come Neo Tempo che in quanto umani attraversiamo, un nuovo pensiero antropologico nel quale l’epicentro è l’individuo fine a se stesso, nell’accezione kantiana, capace di bastare a se stesso e di rimanere coerente alla propria essenza, come parte dell’universalità. Ricerca spasmodica del sé, la corsa verso il raggiungimento di una pienezza interiore, nell’intento di bastare a se stesso. L’essere umano vive creandosi un'immagine di sé divenendo il suo stesso riferimento, tentando di mantenerlo coerente al sé e seguendo l’imperativo categorico di essere sé e fine a se stesso, non mezzo altro per arrivare ad un fine esterno. Se è giusto, secondo il pensiero filosofico, dubitare e difendersi dalla falsa attendibilità delle sensazioni, nel rischio di confondere la realtà e le sue infinite proiezioni, è nella certezza interiore, celata, nascosta, intima e inconfutabile, che ad oggi è possibile scovare il motivo per cui vale la pena di vivere e proseguire la ricerca. Il Medioego che viviamo porta con sé nuove possibilità, instaurando nell’uomo contemporaneo un nuovo e imminente imperativo: reinventarsi e ricostruire la propria comunità. Come un nuovo medium, l’essere si fa forma e veicolo, una spia del non definibile. Ecco che l’uomo diventa mezzo tramite sé e la sua arte, mediatore tra la forma e il contenuto che parla alla nostra sensibilità. La connessione che permette la conoscenza del mondo esterno attraverso il proprio mondo interno. Come un viaggio nelle fasi della scoperta di noi stessi, la mostra struttura un percorso interiore che inizia con le opere di Eser Gündüz, ispirate dal movimento Bauhaus e alimentate da un linguaggio espressionista. La pittura spaziale dell’artista rimanda a una pratica ibrida che combina figure umane meccanizzate in rapporto con l'intelligenza artificiale. Gian Maria Marcaccini, nella sua pratica artistica, vicina a un approccio postmediale, spazia con disinvoltura tra installazione, pittura, video e new media. La sua ricerca, indirizzata a un’analisi critica delle forme del reale e a un dialogo serrato tra spazio e costruzione dell’opera, indaga le strutture, apparenti e contenutistiche, di oggetti e linguaggi, scardinandone la logica di funzionamento e mettendo in discussione il concetto di stabilità e certezza. Si prosegue poi con le opere concrete di David Umemoto che rappresentano studi sul volume, evocando edifici contemporanei e monumenti all’architettura. Le opere di Umemoto si riferiscono all'arcaico e all'effimero, nonostante la solidità e la modernità del medium. Infine, le opere di Giuliana Barbano indagano le costanti analogie nel fenomenale flusso della realtà e le apparenze tangibili dell'inesorabile mercificazione dell'essere. Da una composizione di sensazioni e oggetti nascono installazioni, associazioni visive ed emotive nel tentativo di rendere tangibile qualcosa che è più di un semplice ricordo, che ha a che fare con il flusso della nostra percezione. Una visione comune del racconto e della memoria.
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