Intimations. Othello De'Souza-Hartley – Silvia Rosi
Dal 07 Luglio 2022 al 24 Settembre 2022
Roma
Luogo: Matèria
Indirizzo: Via dei Latini 27
Orari: da martedì a sabato dalle 11:00 alle 19:00
Curatori: Alessandra Migani
E-Mail info: contact@materiagallery.com
Sito ufficiale: http://www.materiagallery.com
“I did come out with two invaluable intimations.
Talking to yourself can be useful.
And writing means being overheard”.
Zadie Smith
Matèria è lieta di presentare Intimations, la prima doppia personale a Roma di Othello De'Souza-Hartley e Silvia Rosi, curata da Alessandra Migani.
La mostra – che inaugurerà giovedì 7 luglio 2022 – è realizzata in collaborazione con Autograph ABP e la Collezione Donata Pizzi.
Intimations nasce dall'idea di indagare il lavoro dei due artisti rispetto a un progetto originariamente commissionato da Autograph ABP di Londra nel 2020 per rispondere agli effetti della pandemia. Dal 1988, Autograph, precedentemente nota come Association of Black Photographers, è un'agenzia che sostiene il lavoro di artisti che si avvalgono di fotografia e cinema per evidenziare questioni di razza, rappresentazione, diritti umani e giustizia sociale.
Othello De'Souza-Hartley e Silvia Rosi sonoaccomunati dall'utilizzo magistrale dell'autoritratto fotografico, dall'indagine introspettiva e dalla performance, presi in una dimensione di sospensione forzata, evocano, con il loro lavoro, un forte senso di intimità, solitudine, isolamento e incertezza.
De'Souza-Hartley e Rosi vivono il primo lockdown londinese del marzo 2020 con uno stato emotivo significativamente differente. De'Souza-Hartley subisce l'improvvisa perdita di suo padre a causa di complicazioni legate al virus Covid-19. La proposta che riceve da Autograph ABP – e con lui altri nove artisti – di creare un lavoro in risposta alla pandemia, si trasforma in un'occasione per affrontare il lutto oltre che alla possibilità, insperata, di 'attraversare il dolore'.
L'artista si confronta da subito con l’assenza del padre. Le foto che scatta riproducono l'immobilità e il silenzio. E poi c'è il tempo: un tempo nuovo, dilatato, penetrabile. L’artista affronta il lutto, ma lo vive in isolamento forzato, per cui le lunghe giornate in casa, l’albero che ogni giorno vede dalla sua finestra acquistano una una forza incredibile.
Mentre la specie umana vive rintanata e impaurita da un virus, la natura offre un anelito di vita, uno spazio meditativo. Così l'artista decide di filmare l'albero che gli ha regalato una possibilità di trasformazione. Blind but I can see - video in mostra - riflette su quanto, sempre più spesso, diventiamo ciechi rispetto a quello che sta di fronte agli occhi, presi dalle incombenze quotidiane.
Anche Silvia Rosi si trova ad affrontare il lockdown in circostanze emotivamente fragili. L'artista, infatti, rientra a Londra da Lomé (TG), dove si era recata per i funerali della nonna, e senza aver ancora elaborato il lutto, si ritrova costretta a isolarsi.
Rosi vive la solitudine dell’isolamento all'interno del suo appartamento londinese che, se da una parte sembra essere un riparo sicuro dal pericolo esterno, dall'altra si trasforma quasi in un'amara prigione. Quando l'artista deve uscire per fare la spesa, si prepara in maniera quasi maniacale e ricrea una sorta di rituale ripetitivo. I gesti quotidiani, fatti spesso senza neanche pensarci, diventano movimenti misurati, pensati, vissuti, ritualizzati.
Rosi decide di 'attraversare' l'inquietudine di quei giorni rimettendola in scena; costruisce fisicamente un cubo/stanza nella quale rientrare e re-immaginarsi solamente quando è pronta a rivivere quei momenti e a fotografare. Neither could exist alone prende forma e si espande verso una riflessione sulle strutture che costruiamo attorno a noi, credendo ci possano proteggere dalla sofferenza e, invece, ci isolano trasformando inevitabilmente le relazioni umane.
Othello De’Souza-Hartley è nato a Londra dove tuttora risiede. Ha studiato fotografia presso la Central St Martins e ha poi conseguito un Master in Fine Art presso il Camberwell College of Art. Il suo background nel teatro e nella danza contemporanea è evidente in gran parte del suo lavoro. L'artista esplora il corpo umano - avvalendosi specialmente dell'autoritratto come strumento d'indagine introspettiva e performativa - prendendo ispirazione dai maggiori dipinti classici. La sua pratica poliedrica comprende fotografia, video, performance, disegno e pittura. De’Souza-Hartley è il destinatario di una serie di commissioni tra cui: Museum of Liverpool, National Portrait Gallery, Photographers’ Gallery, V&A, Camden Arts Centre e Autograph ABP.
http://othellodesouzahartley.com
Nata a Scandiano (Italia), Silvia Rosi è un’artista che vive e lavora tra Londra, Modena e Lomé. Si è laureata alla London College of Communication nel 2016 con un BA (Hons) in Fotografia. Il suo lavoro ripercorre la sua storia familiare attingendo alla sua eredità togolese e all’idea delle origini. In particolare il medium dell'autoritratto fotografico le ha permesso, nei progetti recenti, di esplorare il tema della famiglia attraverso degli scatti in cui interpreta i propri genitori, raccontando così la loro esperienza di migrazione – dal Togo all’Italia. Le sue immagini sono parzialmente ispirate dalla tradizione del ritratto in studio dell’Africa occidentale. Il suo lavoro è stato pubblicato, tra gli altri, da Foam e British Journal of Photography e selezionato per residenze internazionali quali YGBI Research Residency (Firenze, 2021) e Thread Cultural Center and Residency (Sinthian, 2020). Nel 2020 vince il Jerwood/Photoworks Awards come talento emergente e nel 2022 è una dei tre finalisti del Maxxi Bvlgari Prize Award.
Alessandra Migani ha prevalentemente un’esperienza professionale come curatrice indipendente. Si laurea in Lettere presso il dipartimento arte, musica e spettacolo dell'Università La Sapienza di Roma. Nel 2002 avvia una lunga collaborazione con il Festival Enzimi di Roma presentando principalmente rassegne di video d'arte e video musicali. Invita a Roma artisti e registi fra cui Floria Sigismondi. Nel 2003 si trasferisce a Londra dove frequenta uno stage presso onedotzero, festival itinerante che presenta a Roma in anteprima. Inizia a pubblicare i suoi primi articoli per Digimag. Nel 2008 frequenta il corso “Becoming an Indipendent Curator” presso la Central Saint Martins di Londra. Collabora alla creazione e al lancio di una nuova rivista d’arte a Londra: Rooms magazine (2010). Attualmente vive a Roma. La sua ricerca esamina le espressioni dell'identità culturale all’interno di forme d’arte come la fotografia, la video arte e l’istallazione site specific con particolare interesse per il lavoro di artisti contemporanei della diaspora africana. Scrive per riviste online e cura una pagina su Instagram dedicata agli studi d'artista: @those_secret_corners.
Inaugurazione 07.07.2022 dalle 18:00 alle 21:00
Talking to yourself can be useful.
And writing means being overheard”.
Zadie Smith
Matèria è lieta di presentare Intimations, la prima doppia personale a Roma di Othello De'Souza-Hartley e Silvia Rosi, curata da Alessandra Migani.
La mostra – che inaugurerà giovedì 7 luglio 2022 – è realizzata in collaborazione con Autograph ABP e la Collezione Donata Pizzi.
Intimations nasce dall'idea di indagare il lavoro dei due artisti rispetto a un progetto originariamente commissionato da Autograph ABP di Londra nel 2020 per rispondere agli effetti della pandemia. Dal 1988, Autograph, precedentemente nota come Association of Black Photographers, è un'agenzia che sostiene il lavoro di artisti che si avvalgono di fotografia e cinema per evidenziare questioni di razza, rappresentazione, diritti umani e giustizia sociale.
Othello De'Souza-Hartley e Silvia Rosi sonoaccomunati dall'utilizzo magistrale dell'autoritratto fotografico, dall'indagine introspettiva e dalla performance, presi in una dimensione di sospensione forzata, evocano, con il loro lavoro, un forte senso di intimità, solitudine, isolamento e incertezza.
De'Souza-Hartley e Rosi vivono il primo lockdown londinese del marzo 2020 con uno stato emotivo significativamente differente. De'Souza-Hartley subisce l'improvvisa perdita di suo padre a causa di complicazioni legate al virus Covid-19. La proposta che riceve da Autograph ABP – e con lui altri nove artisti – di creare un lavoro in risposta alla pandemia, si trasforma in un'occasione per affrontare il lutto oltre che alla possibilità, insperata, di 'attraversare il dolore'.
L'artista si confronta da subito con l’assenza del padre. Le foto che scatta riproducono l'immobilità e il silenzio. E poi c'è il tempo: un tempo nuovo, dilatato, penetrabile. L’artista affronta il lutto, ma lo vive in isolamento forzato, per cui le lunghe giornate in casa, l’albero che ogni giorno vede dalla sua finestra acquistano una una forza incredibile.
Mentre la specie umana vive rintanata e impaurita da un virus, la natura offre un anelito di vita, uno spazio meditativo. Così l'artista decide di filmare l'albero che gli ha regalato una possibilità di trasformazione. Blind but I can see - video in mostra - riflette su quanto, sempre più spesso, diventiamo ciechi rispetto a quello che sta di fronte agli occhi, presi dalle incombenze quotidiane.
Anche Silvia Rosi si trova ad affrontare il lockdown in circostanze emotivamente fragili. L'artista, infatti, rientra a Londra da Lomé (TG), dove si era recata per i funerali della nonna, e senza aver ancora elaborato il lutto, si ritrova costretta a isolarsi.
Rosi vive la solitudine dell’isolamento all'interno del suo appartamento londinese che, se da una parte sembra essere un riparo sicuro dal pericolo esterno, dall'altra si trasforma quasi in un'amara prigione. Quando l'artista deve uscire per fare la spesa, si prepara in maniera quasi maniacale e ricrea una sorta di rituale ripetitivo. I gesti quotidiani, fatti spesso senza neanche pensarci, diventano movimenti misurati, pensati, vissuti, ritualizzati.
Rosi decide di 'attraversare' l'inquietudine di quei giorni rimettendola in scena; costruisce fisicamente un cubo/stanza nella quale rientrare e re-immaginarsi solamente quando è pronta a rivivere quei momenti e a fotografare. Neither could exist alone prende forma e si espande verso una riflessione sulle strutture che costruiamo attorno a noi, credendo ci possano proteggere dalla sofferenza e, invece, ci isolano trasformando inevitabilmente le relazioni umane.
Othello De’Souza-Hartley è nato a Londra dove tuttora risiede. Ha studiato fotografia presso la Central St Martins e ha poi conseguito un Master in Fine Art presso il Camberwell College of Art. Il suo background nel teatro e nella danza contemporanea è evidente in gran parte del suo lavoro. L'artista esplora il corpo umano - avvalendosi specialmente dell'autoritratto come strumento d'indagine introspettiva e performativa - prendendo ispirazione dai maggiori dipinti classici. La sua pratica poliedrica comprende fotografia, video, performance, disegno e pittura. De’Souza-Hartley è il destinatario di una serie di commissioni tra cui: Museum of Liverpool, National Portrait Gallery, Photographers’ Gallery, V&A, Camden Arts Centre e Autograph ABP.
http://othellodesouzahartley.com
Nata a Scandiano (Italia), Silvia Rosi è un’artista che vive e lavora tra Londra, Modena e Lomé. Si è laureata alla London College of Communication nel 2016 con un BA (Hons) in Fotografia. Il suo lavoro ripercorre la sua storia familiare attingendo alla sua eredità togolese e all’idea delle origini. In particolare il medium dell'autoritratto fotografico le ha permesso, nei progetti recenti, di esplorare il tema della famiglia attraverso degli scatti in cui interpreta i propri genitori, raccontando così la loro esperienza di migrazione – dal Togo all’Italia. Le sue immagini sono parzialmente ispirate dalla tradizione del ritratto in studio dell’Africa occidentale. Il suo lavoro è stato pubblicato, tra gli altri, da Foam e British Journal of Photography e selezionato per residenze internazionali quali YGBI Research Residency (Firenze, 2021) e Thread Cultural Center and Residency (Sinthian, 2020). Nel 2020 vince il Jerwood/Photoworks Awards come talento emergente e nel 2022 è una dei tre finalisti del Maxxi Bvlgari Prize Award.
Alessandra Migani ha prevalentemente un’esperienza professionale come curatrice indipendente. Si laurea in Lettere presso il dipartimento arte, musica e spettacolo dell'Università La Sapienza di Roma. Nel 2002 avvia una lunga collaborazione con il Festival Enzimi di Roma presentando principalmente rassegne di video d'arte e video musicali. Invita a Roma artisti e registi fra cui Floria Sigismondi. Nel 2003 si trasferisce a Londra dove frequenta uno stage presso onedotzero, festival itinerante che presenta a Roma in anteprima. Inizia a pubblicare i suoi primi articoli per Digimag. Nel 2008 frequenta il corso “Becoming an Indipendent Curator” presso la Central Saint Martins di Londra. Collabora alla creazione e al lancio di una nuova rivista d’arte a Londra: Rooms magazine (2010). Attualmente vive a Roma. La sua ricerca esamina le espressioni dell'identità culturale all’interno di forme d’arte come la fotografia, la video arte e l’istallazione site specific con particolare interesse per il lavoro di artisti contemporanei della diaspora africana. Scrive per riviste online e cura una pagina su Instagram dedicata agli studi d'artista: @those_secret_corners.
Inaugurazione 07.07.2022 dalle 18:00 alle 21:00
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