Dosso Dossi. Il fregio di Enea

Dosso Dossi, Melissa, 1518 circa. Olio su tela, Galleria Borghese, inv. 217
Dal 04 Aprile 2023 al 11 Giugno 2023
Roma
Luogo: Galleria Borghese
Indirizzo: Piazzale del Museo Borghese 5
Orari: dal martedì alla domenica dalle 9.00 alle 19.00. Ultimo ingresso alle ore 17.45. Chiuso il lunedì
Curatori: Marina Minozzi
Telefono per prevendita: 06 32810
Telefono per informazioni: 06 67233753
Sito ufficiale: http://galleriaborghese.beniculturali.it
Dal 4 aprile all’11 giugno 2023 la Galleria Borghese porta a compimento la sua ricerca sulla pittura di paesaggio e il rapporto tra Arte e Natura con Dosso Dossi. Il Fregio di Enea, una mostra inedita – la prima dedicata al ciclo pittorico del grande Maestro ferrarese – a cura di Marina Minozzi.
Per la prima volta vengono riunite in un’unica sede cinque delle dieci tele che componevano il fregio realizzato da Dosso Dossi tra il 1518 e il 1520 per il Camerino d’Alabastro del Duca Alfonso I d’Este a Ferrara. L’operazione, anche dettata dall’entusiasmo per la recente ricomparsa di alcuni di questi dipinti, è frutto di un’ambiziosa collaborazione con il Louvre Abu Dhabi, la National Gallery of Art di Washington D.C. e il Museo del Prado di Madrid.
Il Fregio, di cui ad oggi sono state ritrovate soltanto sette tele, è stato realizzato da Dosso Dossi traendo ispirazione da alcuni episodi specifici del poema virgiliano tratti dal primo, terzo, quinto e sesto libro, tralasciando invece la parte dedicata alla storia d’amore dell’eroe con Didone, quella delle guerre in Italia e la fondazione di Roma.
Commissionato da Alfonso I per il suo camerino delle pitture, dove vicende di Bacco e Venere (madre di Enea) si mescolano all’esaltazione della temperanza nei governanti e la celebrazione di chi si dedica alla fondazione di città, il ciclo è legato in modo complesso e diversamente interpretato agli altri dipinti allora presenti di Bellini, Tiziano e dello stesso Dosso.
In mostra, accanto a Viaggio agli Inferi dal libro VI, appartenente a una collezione privata, La peste a Cretese dal libro III e l’Arrivo dei Troiani sulle coste libiche e giochi siciliani in memoria di Anchise dal libro V provenienti dal Louvre Abu Dhabi, l’Arrivo dei Troiani alle isole Strofadi e l’attacco delle Arpie dal libro III proveniente dal Museo del Prado di Madrid, La riparazione delle navi troiane e La fondazione di una città in Sicilia, originariamente un’unica tela, dal libro V della National Gallery of Art di Washington D.C.
Queste tele, in cui la vena fantastica e immaginifica di Dosso viene esaltata dalle storie della poesia antica, sono caratterizzate da colori vibranti, un’affascinante eccentricità e composizioni originali, che le rendono un esempio brillante della creatività dell’artista, e di quell’ambiente artistico ferrarese cinquecentesco che acquista nuova vitalità nella grande stagione del Barocco.
Il Fregio di Enea arriva nella collezione di Scipione Borghese nel 1608 per rimanervi documentato fino alla fine del Settecento ed è acquistato dal pittore e direttore del Prado Josè de Madrazo (1781-1859) probabilmente durante il soggiorno romano (1803-1819); è lo stesso de Madrazo, nel catalogo del 1856 della sua collezione, a descrivere il ciclo pittorico come quello che correva sopra I Baccanali di Tiziano nel camerino delle pitture del Castello di Ferrara.
Per Scipione – che, oltre a essere proprietario anche del dipinto Enea che fugge da Troia di Federico Barocci, nel 1618 commissionò a Gian Lorenzo Bernini il suo primo gruppo scultoreo, Enea, Anchise e Ascanio – la vicenda di Enea come fondatore di Roma e di un nuovo impero aveva un profondo significato, legato all’esistenza del pontificato e al suo rapporto con la città. Il fregio, depurato dall’autore degli effetti negativi della passione amorosa e della guerra, offre Enea nella sua accezione più positiva: eroe e uomo incarnazione della pietas romana, che aveva trasformato il dolore dell’esilio in un’impresa che avrebbe riscritto il suo destino e quello del mondo.
Nei dipinti di Dosso Dossi è presente una sorta di paesaggio universale, un campionario di elementi: le coste, il mare, le colline, le città in costruzione, il paesaggio infernale, che Enea osserva scendendo nel mondo ultraterreno. Nello stesso tempo l’eroe in viaggio verso la fondazione di una nuova patria, sottolinea la centralità di Roma, nel Cinquecento e nel Seicento, per gli artisti europei.
Con questa mostra, infatti, la Galleria Borghese conclude il percorso intrapreso nel 2021, dedicato al paesaggio, per aprire un nuovo filone di ricerca dedicato al viaggio e allo sguardo degli artisti stranieri sull’Italia.
Per la prima volta vengono riunite in un’unica sede cinque delle dieci tele che componevano il fregio realizzato da Dosso Dossi tra il 1518 e il 1520 per il Camerino d’Alabastro del Duca Alfonso I d’Este a Ferrara. L’operazione, anche dettata dall’entusiasmo per la recente ricomparsa di alcuni di questi dipinti, è frutto di un’ambiziosa collaborazione con il Louvre Abu Dhabi, la National Gallery of Art di Washington D.C. e il Museo del Prado di Madrid.
Il Fregio, di cui ad oggi sono state ritrovate soltanto sette tele, è stato realizzato da Dosso Dossi traendo ispirazione da alcuni episodi specifici del poema virgiliano tratti dal primo, terzo, quinto e sesto libro, tralasciando invece la parte dedicata alla storia d’amore dell’eroe con Didone, quella delle guerre in Italia e la fondazione di Roma.
Commissionato da Alfonso I per il suo camerino delle pitture, dove vicende di Bacco e Venere (madre di Enea) si mescolano all’esaltazione della temperanza nei governanti e la celebrazione di chi si dedica alla fondazione di città, il ciclo è legato in modo complesso e diversamente interpretato agli altri dipinti allora presenti di Bellini, Tiziano e dello stesso Dosso.
In mostra, accanto a Viaggio agli Inferi dal libro VI, appartenente a una collezione privata, La peste a Cretese dal libro III e l’Arrivo dei Troiani sulle coste libiche e giochi siciliani in memoria di Anchise dal libro V provenienti dal Louvre Abu Dhabi, l’Arrivo dei Troiani alle isole Strofadi e l’attacco delle Arpie dal libro III proveniente dal Museo del Prado di Madrid, La riparazione delle navi troiane e La fondazione di una città in Sicilia, originariamente un’unica tela, dal libro V della National Gallery of Art di Washington D.C.
Queste tele, in cui la vena fantastica e immaginifica di Dosso viene esaltata dalle storie della poesia antica, sono caratterizzate da colori vibranti, un’affascinante eccentricità e composizioni originali, che le rendono un esempio brillante della creatività dell’artista, e di quell’ambiente artistico ferrarese cinquecentesco che acquista nuova vitalità nella grande stagione del Barocco.
Il Fregio di Enea arriva nella collezione di Scipione Borghese nel 1608 per rimanervi documentato fino alla fine del Settecento ed è acquistato dal pittore e direttore del Prado Josè de Madrazo (1781-1859) probabilmente durante il soggiorno romano (1803-1819); è lo stesso de Madrazo, nel catalogo del 1856 della sua collezione, a descrivere il ciclo pittorico come quello che correva sopra I Baccanali di Tiziano nel camerino delle pitture del Castello di Ferrara.
Per Scipione – che, oltre a essere proprietario anche del dipinto Enea che fugge da Troia di Federico Barocci, nel 1618 commissionò a Gian Lorenzo Bernini il suo primo gruppo scultoreo, Enea, Anchise e Ascanio – la vicenda di Enea come fondatore di Roma e di un nuovo impero aveva un profondo significato, legato all’esistenza del pontificato e al suo rapporto con la città. Il fregio, depurato dall’autore degli effetti negativi della passione amorosa e della guerra, offre Enea nella sua accezione più positiva: eroe e uomo incarnazione della pietas romana, che aveva trasformato il dolore dell’esilio in un’impresa che avrebbe riscritto il suo destino e quello del mondo.
Nei dipinti di Dosso Dossi è presente una sorta di paesaggio universale, un campionario di elementi: le coste, il mare, le colline, le città in costruzione, il paesaggio infernale, che Enea osserva scendendo nel mondo ultraterreno. Nello stesso tempo l’eroe in viaggio verso la fondazione di una nuova patria, sottolinea la centralità di Roma, nel Cinquecento e nel Seicento, per gli artisti europei.
Con questa mostra, infatti, la Galleria Borghese conclude il percorso intrapreso nel 2021, dedicato al paesaggio, per aprire un nuovo filone di ricerca dedicato al viaggio e allo sguardo degli artisti stranieri sull’Italia.
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