Riccardo Luchini. Tanneries

Opera di Riccardo Luchini

 

Dal 05 Maggio 2018 al 09 Giugno 2018

San Miniato | Pisa

Luogo: Casaconcia

Indirizzo: via Primo Maggio 82

Orari: dal lunedì al venerdì 9.30 - 12.30 / 14.30 - 17.30; sabato 10.00 - 12.30 / 15.00 - 18.30

Curatori: Filippo Lotti

Enti promotori:

  • Consorzio Vera Pelle Italiana Conciata al Vegetale

Telefono per informazioni: +39 0571 485158

E-Mail info: info@pellealvegetale.it

Sito ufficiale: http://www.pellealvegetale.it



Dalla cattedra dell’Accademia di Belle Arti di Urbino, prima per molti anni docente a Carrara dopo essere stato a Roma e prima ancora a Brera a Milano, si immerge per la prima volta in una realtà nuova, quella del territorio di San Miniato, il cosiddetto Comprensorio del Cuoio. È a Ponte a Egola, una delle capitali indiscusse del mondo conciario, dove decide di addentrarsi nell’antica arte della concia, raffigurandola senza rinnegare le consuete mezze tinte ma mettendole al servizio del tema scelto per coglierne con immediatezza l’essenza.
Non treni, scali ferroviari, binari, porti con navi in primo piano, draghe o “urban landscape”; al centro delle sue opere, stavolta, ci sono bottali e interni di concerie con i loro macchinari e a far da sfondo quegli angoli particolari che sono prima scrutati e indagati dall’artista e successivamente intensamente tratteggiati attraverso svariate tonalità di grigio e marrone, per dar vita a quei toni freddi che lasciano spazio a pochi ma determinanti innesti di colore: un quasi vivido di azzurro, di blu o di rosso, per arrivare a tocchi di luce utilizzando il bianco.
Atmosfere evanescenti, dalle “morbide vaporosità” e dalle “vibrazioni fumose” che rendono suggestive le sue rappresentazioni pittoriche con un inconfondibile tratto dalla pennellata, veloce, incisiva, sicura.
Questa mostra – dal titolo Tanneries – è un’intera esposizione realizzata in modo site specific: l’artista ha voluto – e lo ha fatto in maniera egregia – addentrarsi nel mondo delle concerie, dipingendolo. Un mondo altro, “lontano”, per così dire, dalla sua iconografia abituale ma che, altresì, non si discosta dalla consueta tecnica pittorica, ormai consolidata negli anni, in una sorta di connubio tra figurazione e astrazione.
Riccardo Luchini e la sua arte Anche in questa esposizione – e non potrebbe essere altrimenti – si denota una forte connotazione visiva dell’immagine/dipinto: quel taglio cinematografico dove la prospettiva è il suo leitmotiv, il suo “marchio” pittorico.
Dipinti dove protagonista assoluta è la solitudine; assenza che è tema ricorrente nell’intera sua produzione artistica. Dipinti che sembra possano rappresentare spazi abbandonati e dismessi. In realtà non è così. Sono vividi, reali, vissuti anche se mai l’uomo viene rappresentato, seppur artefice dell’antica arte della concia delle pelli, un’arte antichissima nata nella preistoria, divenuta mestiere nel Medioevo e poi eccellenza italiana nel mondo. Dense atmosfere, quasi metafisiche che sembrano alienare l’uomo in un incessante progresso tecnologico, al quale lui stesso ha dato avvio, rimanendone, tuttavia, quasi imprigionato in secondo piano, in cerca di continue risposte e di respiro.
Quelle risposte che l’artista cercava fin da bambino tra i grattacieli in divenire che suo padre costruiva nei quartieri limitrofi di Milano, nei fischi dei treni che sfrecciavano in lontananza solcando la periferia, rimasti impressi nella memoria della sua infanzia e poi trasferite su innumerevoli tele.
La cifra stilistica di Luchini, molto apprezzata in Italia e all’estero, ancora una volta entusiasma raccontando un nuovo ma antico universo in Tanneries.
Un personale ringraziamento al maestro per aver colto e reso, fra luci, ombre e tratti, l’atmosfera racchiusa fra le mura delle concerie che raccontano la storia, il lavoro e la fatica delle nostre genti, di molte famiglie del nostro territorio, ed anche – un tempo – della mia.

Riccardo Luchini (classe 1949), ovvero una straordinaria e duttile capacità camaleontica di entrare empaticamente in contatto immediato con la realtà che lo circonda, che dipinge e che rappresenta con estrema maestria e naturalezza. Questa mostra ne è un’altra inoppugnabile testimonianza. Le “concerie”, o Tanneries tanto per riprendere il nome della mostra, erano un mondo sconosciuto agli occhi del pittore milanese di nascita ma toscano – versiliese! – di adozione e di provenienza (vive e lavora da anni a Pieve a Elici, sulle colline di Massarosa); un mondo che ha saputo narrare col suo stile inconfondibile mettendolo al servizio di un tema mai prima visitato.

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