Roberto Mangù. Mar Adentro
![Roberto Mangù, Stele Idem Europa, 2011, olio su tela, cm 73x60 Roberto Mangù, Stele Idem Europa, 2011, olio su tela, cm 73x60](http://www.arte.it/foto/600x450/3d/13930-stelem.jpg)
Roberto Mangù, Stele Idem Europa, 2011, olio su tela, cm 73x60
Dal 07 Giugno 2013 al 25 Agosto 2013
Fano | Pesaro e Urbino
Luogo: Galleria Carifano
Indirizzo: via Arco d’Augusto 47
Enti promotori:
- Museo di Santa Giulia
- Brescia Musei
- Fondazione Gruppo Credito Valtellinese e Carifano
- Fondazione Gruppo Credito Valtellinese
- Assessorato alla Cultura del Comune di Fano
Telefono per informazioni: +39 02.4800.8015
E-Mail info: info@studioesseci.net
Sito ufficiale: http://www.creval.it
Il Mediterraneo, in andaluso il “Mar adentro”, è il protagonista delle grandi tele di Roberto Mangù proposte alla Galleria Carifano, a Fano, dal 7 giugno al 25 agosto 2013. La mostra-evento è organizzata da Museo di Santa Giulia (sede della prima tappa dell’esposizione), co-promossa da Brescia Musei, Fondazione Gruppo Credito Valtellinese e da Carifano, con il coordinamento della Fondazione Gruppo Credito Valtellinese, ed è curata da Véronique Serrano, direttore Musée Bonnard di Le Cannet, e Dominique Stella.
Mar Adentro evoca anche quel rapporto particolare che l’artista intrattiene con il Mare interiore che è anche il nostro: il Mediterraneo. Il suo lavoro, da tempo, s’iscrive in una mitologia nutrita di coste luminose appartenenti a questo spazio “mitico” che ha ispirato la nostra civiltà. È uno spazio con cui si sono misurati poeti, scrittori, cineasti e che ha dato il titolo a canzoni intense e al non meno intenso film di Alejandro Amenábar.
Aragon scriveva: «Ciò che è stato sarà, purché ce ne ricordiamo».
La mostra propone un percorso nell’immaginario pittorico di Roberto Mangú, artista di notorietà europea, tramite un seguito di circa 25 opere di grande formato legate, appunto, al suo rapporto poetico con il Mare Mediterraneo. Di origine andalusa, Mangú ha il Mediterraneo nel sangue. Cresciuto intellettualmente a Parigi, ha saputo far convivere la sua doppia natura di mediterraneo e di figlio dell’“Industria Europea”, nel suo peregrinare giunge a Milano, il posto giusto per lui dove ha infatti vissuto per anni.
Dall’Andalusia riceve la cultura del mare, la cultura dell’oro, la cultura della notte e quella del viaggiare. Dalla cultura del Nord riceve lo spirito e la forza dell’industria.
La somma di queste esperienze e il suo percorso umano, che lo ha portato a toccare i tre paesi mediterranei ha prodotto in lui e nella sua arte una visione poetica fortemente identitaria, nella quale l’Italia riveste la forma di un “Essere in Piedi”.
La pittura di Roberto Mangú si esprime in uno spazio temporale che appartiene al nostro presente, ma si colloca in una prospettiva atemporale, designando un «altro attuale» che – secondo la definizione di Emmanuel Lévinas – interrompe una continuità lineare sia per inserirsi nella memoria che per proiettarsi nel futuro. Questa certezza, profondamente insita nell’artista, di provocare il destino della pittura, data per morta nel secolo passato, ci offre lo spunto per una riflessione estremamente profonda e attuale sulla nostra sorte. I dubbi e le incertezze che incombono ogni giorno sugli uomini ci obbligano a incessanti riferimenti al senso del tempo, come se quest’ultimo progredisse nell’ineluttabile conseguenza dell’istante che lo precede.
Roberto Mangú, per le sue origini, per il suo credo, aderisce a questa eredità luminosa e tragica al tempo stesso, abbagliante e contrastata, veicolo di tanti sogni e speranze e che egli vede come un vasto territorio comprendente l’Africa e il cui centro è l’Italia, ricordandosi dei Girasoli di Van Gogh nei campi di grano della Provenza, di Picasso e di Mirò – che rivolsero il loro sguardo alle altitudini delle loro origini andaluse e catalane – e di Nicolas de Staël, quel russo divenuto mediterraneo che soccombette alla singolarità tragica di questo mare sfracellandosi sulle rocce di Antibes.
Recentemente Mangú è stato invitato dal Musée Bonnard di Le Cannet ad illustrare in catalogo della mostra Bonnard, dans la lumière de la Méditerranée (Ed. Hazan, 2011), il suo rapporto identitario e pittorico con il maestro francese al quale si riferisce: “Noi pittori, e in particolare noi, i figli di Bonnard, sperimentiamo una singolare situazione che ci conferisce questa duplice condizione di essere, in quanto pittori, i possibili eroi che rendono visibile il mondo in potenza, e allo stesso tempo i più sospettati, per una certa doxa sulla modernità, di utilizzare mezzi retrogradi.”
La mostra Mar Adentro è una riflessione sulla modernità, sull’idea stessa di pittura in un tempo iconoclasta.
Il catalogo, ripropone il saggio di Roberto Mangú, pubblicato nel catalogo Hazan, contiene una introduzione di Philippe Daverio, un testo di Véronique Serrano e un testo di Dominique Stella.
Mar Adentro evoca anche quel rapporto particolare che l’artista intrattiene con il Mare interiore che è anche il nostro: il Mediterraneo. Il suo lavoro, da tempo, s’iscrive in una mitologia nutrita di coste luminose appartenenti a questo spazio “mitico” che ha ispirato la nostra civiltà. È uno spazio con cui si sono misurati poeti, scrittori, cineasti e che ha dato il titolo a canzoni intense e al non meno intenso film di Alejandro Amenábar.
Aragon scriveva: «Ciò che è stato sarà, purché ce ne ricordiamo».
La mostra propone un percorso nell’immaginario pittorico di Roberto Mangú, artista di notorietà europea, tramite un seguito di circa 25 opere di grande formato legate, appunto, al suo rapporto poetico con il Mare Mediterraneo. Di origine andalusa, Mangú ha il Mediterraneo nel sangue. Cresciuto intellettualmente a Parigi, ha saputo far convivere la sua doppia natura di mediterraneo e di figlio dell’“Industria Europea”, nel suo peregrinare giunge a Milano, il posto giusto per lui dove ha infatti vissuto per anni.
Dall’Andalusia riceve la cultura del mare, la cultura dell’oro, la cultura della notte e quella del viaggiare. Dalla cultura del Nord riceve lo spirito e la forza dell’industria.
La somma di queste esperienze e il suo percorso umano, che lo ha portato a toccare i tre paesi mediterranei ha prodotto in lui e nella sua arte una visione poetica fortemente identitaria, nella quale l’Italia riveste la forma di un “Essere in Piedi”.
La pittura di Roberto Mangú si esprime in uno spazio temporale che appartiene al nostro presente, ma si colloca in una prospettiva atemporale, designando un «altro attuale» che – secondo la definizione di Emmanuel Lévinas – interrompe una continuità lineare sia per inserirsi nella memoria che per proiettarsi nel futuro. Questa certezza, profondamente insita nell’artista, di provocare il destino della pittura, data per morta nel secolo passato, ci offre lo spunto per una riflessione estremamente profonda e attuale sulla nostra sorte. I dubbi e le incertezze che incombono ogni giorno sugli uomini ci obbligano a incessanti riferimenti al senso del tempo, come se quest’ultimo progredisse nell’ineluttabile conseguenza dell’istante che lo precede.
Roberto Mangú, per le sue origini, per il suo credo, aderisce a questa eredità luminosa e tragica al tempo stesso, abbagliante e contrastata, veicolo di tanti sogni e speranze e che egli vede come un vasto territorio comprendente l’Africa e il cui centro è l’Italia, ricordandosi dei Girasoli di Van Gogh nei campi di grano della Provenza, di Picasso e di Mirò – che rivolsero il loro sguardo alle altitudini delle loro origini andaluse e catalane – e di Nicolas de Staël, quel russo divenuto mediterraneo che soccombette alla singolarità tragica di questo mare sfracellandosi sulle rocce di Antibes.
Recentemente Mangú è stato invitato dal Musée Bonnard di Le Cannet ad illustrare in catalogo della mostra Bonnard, dans la lumière de la Méditerranée (Ed. Hazan, 2011), il suo rapporto identitario e pittorico con il maestro francese al quale si riferisce: “Noi pittori, e in particolare noi, i figli di Bonnard, sperimentiamo una singolare situazione che ci conferisce questa duplice condizione di essere, in quanto pittori, i possibili eroi che rendono visibile il mondo in potenza, e allo stesso tempo i più sospettati, per una certa doxa sulla modernità, di utilizzare mezzi retrogradi.”
La mostra Mar Adentro è una riflessione sulla modernità, sull’idea stessa di pittura in un tempo iconoclasta.
Il catalogo, ripropone il saggio di Roberto Mangú, pubblicato nel catalogo Hazan, contiene una introduzione di Philippe Daverio, un testo di Véronique Serrano e un testo di Dominique Stella.
SCARICA IL COMUNICATO IN PDF
COMMENTI
![](/public/img/mostre_su.png)
-
Dal 26 giugno 2024 al 22 settembre 2024 Siena | Santa Maria della Scala
Nino Migliori. LUMEN. Fonte Gaia
-
Dal 25 giugno 2024 al 01 settembre 2024 Roma | Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea
Luigi Bartolini incisore
-
Dal 25 giugno 2024 al 08 settembre 2024 Genova | Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce
Presenze dell’arte svizzera nella collezione del Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce
-
Dal 22 giugno 2024 al 20 ottobre 2024 Firenze | Museo Novecento e Museo degli Innocenti
Louise Bourgeois In Florence
-
Dal 21 giugno 2024 al 15 settembre 2024 Roma | Galleria Borghese
Louise Bourgeois. L’inconscio della memoria
-
Dal 20 giugno 2024 al 06 ottobre 2024 Urbino | Galleria Nazionale delle Marche - Palazzo Ducale di Urbino
Federico Barocci Urbino. L’emozione della pittura moderna