Tobia Ravà. Memorie d’Infinito
Dal 06 Giugno 2021 al 25 Luglio 2021
Gualdo Tadino | Perugia
Luogo: Museo Civico Rocca Flea
Indirizzo: Via della Rocca
Curatori: Catia Monacelli
Enti promotori:
- Polo Museale città di Gualdo Tadino
- Con il patrocinio del Comune di Gualdo Tadino
E-Mail info: info@polomusealegualdotadino.it
Sito ufficiale: http://polomusealegualdotadino.it
Tobia Ravà torna con Memorie d’Infinito, una nuova personale pensata per gli spazi del Museo Civico Rocca Flea. L’inaugurazione, domenica 6 giugno dalle 11.00.
Può sembrare un ossimoro parlare di arte e matematica, un accostamento azzardato e addirittura contrario al concetto che probabilmente tutti noi abbiamo dell’arte, intesa come mezzo di libertà d’espressione, un atto insomma scevro da qualsiasi condizionamento, ancor più se legato a teoremi matematici o al mondo del calcolo. Eppure la storia ci restituisce un altro racconto su queste due discipline umane, nei secoli hanno non solo comunicato, ma sono entrate addirittura in simbiosi. Pensiamo all’antica Grecia e al “Canone” sul corpo umano di Policleto a sua volta influenzato dal pensiero pitagorico, oppure agli artisti del Rinascimento, ispirati da Lisippo, grazie ai rimandi nell’opera di Vitruvio. Leonardo da Vinci seguì la regola di Lisippo, o ancora Albrecht Dürer compose un trattato del corpo umano, mentre il modulo, il canone e la sezione aurea costituiscono i modelli su cui ha poggiato l’arte classica. Giotto, tramite l’utilizzo di un nuovo sistema prospettico, conferì alle sue pitture volumi e tagli nuovi, all’epoca sconvolgenti. Tra il tardo Medioevo ed il Rinascimento gli artisti rimisero al centro la matematica. Ed ancora con un balzo in avanti nei secoli, non si può non citare l’opera di Escher, artista del Novecento olandese, ideatore delle costruzioni impossibili, dell’esplorazione dell’infinito.
Nell’arte di Tobia Ravà appaiono ed emergono queste reminiscenze, memorie di una profonda conoscenza dell’arte, ma anche frutto dell’incontro con la sua cultura ebraica e delle ricerche in ambito matematico. Ritroviamo nei lavori pittorici e nelle stesse sculture gli antichi insegnamenti della kabbalah, in cui lettere e numeri rimandano ad altri significati. Volti, architetture, paesaggi ed animali non sono solo soggetti del suo percorso artistico, ma alludono alla natura dell’essere umano, alla realtà circostante, al mondo spirituale. Tutto nelle opere di Tobia Ravà è intriso di profondo misticismo; il pensiero logico è collegato a quello trascendentale, corpo e mente si spingono oltre i confini e, misteri, segreti, enigmi sembrano potersi svelare come d’incanto, uscire dalle serie alfa-numeriche che compongono le superfici dei suoi lavori. Davanti a queste potenti immagini ci si sente iniziati a qualcosa di nuovo, protesi verso una scoperta che supera le nostre conoscenze, che detta nuovi equilibri; elevati, sollevati, attraversati dalla forza vitale degli elementi della natura: fuoco, aria, acqua e terra.
Che sia una nuova frontiera dell’arte quella di Tobia Ravà? La bellezza delle creazioni, gli algoritmi celati, la forza di una trascendenza che attraversa il tempo e lo spazio e, ancora, sopra tutto, una poetica dello spirito che accarezza, penetra.
(dal testo, Nuovi equilibri. L’arte di Tobia Ravà, di Catia Monacelli)
Tobia Ravà (Padova, 1959), lavora a Venezia e a Mirano. Ha fre-quentato la Scuola Internazionale di Grafica di Venezia ed Urbino. Si è laureato in Semiologia delle Arti all’Università di Bologna, dove è stato allievo di Umberto Eco, Renato Barilli, Omar Calabrese e Flavio Caroli. Ha iniziato a dipingere nel 1971 ed espone dal 1977 in mostre personali e collettive in Italia, Belgio, Croazia, Francia, Germania, Spagna, Brasile, Argentina, Cina, Israele, Giappone, Stati Uniti. Dal 1988 si occupa di iconografia ebraica. Nel 1993 è il promotore del gruppo Triplani, che, partendo dalla semiologia biplanare, prende il nome dall’ipotesi di un terzo livello percettivo derivato dall’aura simbolica, accanto a quelli del significato e del signifi-cante. Nel 1998 è tra i soci fondatori di Concerto d’Arte Contem-poranea, associazione culturale che si propone di riunire artisti con le stesse affinità per riqualificare l’uomo ponendolo in sinto-nia con l’ambiente e rendere l’arte contemporanea conscia dei suoi rapporti con la storia e la storia dell’arte, anche interagendo espositivamente con parchi, ville, edifici storici e piazze di città d’arte. Dal 1999 ha avviato un ciclo di conferenze, sulla sua attivi-tà nel contesto della cultura ebraica, della logica matematica e dell’arte contemporanea. Hanno scritto di lui, fra gli altri, Flavio Caroli, Caterina Limentani Virdis, Omar Calabrese, Piergiorgio Odi-freddi, Giorgio Pressburger, Nadine Shenkar, Arturo Schwarz e Francesco Poli. Nel 2004 con Maria Luisa Trevisan ha dato vita a PaRDeS Laboratorio di Ricerca d’Arte Contemporanea a Mirano dove artisti di generazioni e culture diverse si confrontano su temi naturalistici e scientifici. In occasione delle olimpiadi di Pechino 2008 è tra gli artisti esposti all’Olympic Fine Arts. Nel 2011 è in-vitato ad esporre al Padiglione Italia alla 54ª Biennale di Venezia.
www.tobiarava.com
Può sembrare un ossimoro parlare di arte e matematica, un accostamento azzardato e addirittura contrario al concetto che probabilmente tutti noi abbiamo dell’arte, intesa come mezzo di libertà d’espressione, un atto insomma scevro da qualsiasi condizionamento, ancor più se legato a teoremi matematici o al mondo del calcolo. Eppure la storia ci restituisce un altro racconto su queste due discipline umane, nei secoli hanno non solo comunicato, ma sono entrate addirittura in simbiosi. Pensiamo all’antica Grecia e al “Canone” sul corpo umano di Policleto a sua volta influenzato dal pensiero pitagorico, oppure agli artisti del Rinascimento, ispirati da Lisippo, grazie ai rimandi nell’opera di Vitruvio. Leonardo da Vinci seguì la regola di Lisippo, o ancora Albrecht Dürer compose un trattato del corpo umano, mentre il modulo, il canone e la sezione aurea costituiscono i modelli su cui ha poggiato l’arte classica. Giotto, tramite l’utilizzo di un nuovo sistema prospettico, conferì alle sue pitture volumi e tagli nuovi, all’epoca sconvolgenti. Tra il tardo Medioevo ed il Rinascimento gli artisti rimisero al centro la matematica. Ed ancora con un balzo in avanti nei secoli, non si può non citare l’opera di Escher, artista del Novecento olandese, ideatore delle costruzioni impossibili, dell’esplorazione dell’infinito.
Nell’arte di Tobia Ravà appaiono ed emergono queste reminiscenze, memorie di una profonda conoscenza dell’arte, ma anche frutto dell’incontro con la sua cultura ebraica e delle ricerche in ambito matematico. Ritroviamo nei lavori pittorici e nelle stesse sculture gli antichi insegnamenti della kabbalah, in cui lettere e numeri rimandano ad altri significati. Volti, architetture, paesaggi ed animali non sono solo soggetti del suo percorso artistico, ma alludono alla natura dell’essere umano, alla realtà circostante, al mondo spirituale. Tutto nelle opere di Tobia Ravà è intriso di profondo misticismo; il pensiero logico è collegato a quello trascendentale, corpo e mente si spingono oltre i confini e, misteri, segreti, enigmi sembrano potersi svelare come d’incanto, uscire dalle serie alfa-numeriche che compongono le superfici dei suoi lavori. Davanti a queste potenti immagini ci si sente iniziati a qualcosa di nuovo, protesi verso una scoperta che supera le nostre conoscenze, che detta nuovi equilibri; elevati, sollevati, attraversati dalla forza vitale degli elementi della natura: fuoco, aria, acqua e terra.
Che sia una nuova frontiera dell’arte quella di Tobia Ravà? La bellezza delle creazioni, gli algoritmi celati, la forza di una trascendenza che attraversa il tempo e lo spazio e, ancora, sopra tutto, una poetica dello spirito che accarezza, penetra.
(dal testo, Nuovi equilibri. L’arte di Tobia Ravà, di Catia Monacelli)
Tobia Ravà (Padova, 1959), lavora a Venezia e a Mirano. Ha fre-quentato la Scuola Internazionale di Grafica di Venezia ed Urbino. Si è laureato in Semiologia delle Arti all’Università di Bologna, dove è stato allievo di Umberto Eco, Renato Barilli, Omar Calabrese e Flavio Caroli. Ha iniziato a dipingere nel 1971 ed espone dal 1977 in mostre personali e collettive in Italia, Belgio, Croazia, Francia, Germania, Spagna, Brasile, Argentina, Cina, Israele, Giappone, Stati Uniti. Dal 1988 si occupa di iconografia ebraica. Nel 1993 è il promotore del gruppo Triplani, che, partendo dalla semiologia biplanare, prende il nome dall’ipotesi di un terzo livello percettivo derivato dall’aura simbolica, accanto a quelli del significato e del signifi-cante. Nel 1998 è tra i soci fondatori di Concerto d’Arte Contem-poranea, associazione culturale che si propone di riunire artisti con le stesse affinità per riqualificare l’uomo ponendolo in sinto-nia con l’ambiente e rendere l’arte contemporanea conscia dei suoi rapporti con la storia e la storia dell’arte, anche interagendo espositivamente con parchi, ville, edifici storici e piazze di città d’arte. Dal 1999 ha avviato un ciclo di conferenze, sulla sua attivi-tà nel contesto della cultura ebraica, della logica matematica e dell’arte contemporanea. Hanno scritto di lui, fra gli altri, Flavio Caroli, Caterina Limentani Virdis, Omar Calabrese, Piergiorgio Odi-freddi, Giorgio Pressburger, Nadine Shenkar, Arturo Schwarz e Francesco Poli. Nel 2004 con Maria Luisa Trevisan ha dato vita a PaRDeS Laboratorio di Ricerca d’Arte Contemporanea a Mirano dove artisti di generazioni e culture diverse si confrontano su temi naturalistici e scientifici. In occasione delle olimpiadi di Pechino 2008 è tra gli artisti esposti all’Olympic Fine Arts. Nel 2011 è in-vitato ad esporre al Padiglione Italia alla 54ª Biennale di Venezia.
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