KIMONO Tales
Dal 08 Novembre 2018 al 11 Novembre 2018
Parigi |
Luogo: Carrousel du Louvre
Indirizzo: 99 Rue de Rivoli
Orari: 8 Nov (solo su invito): Preview 15 - 18 / Vernissage 18 - 22 | Apertura al pubblico: 9 - 10 Nov 11 - 20 / 11 Nov 11 - 18
Curatori: Un progetto di Angelo Cricchi, a cura di Angelo Cricchi con la collaborazione di Laura Bellucci, Installazioni e organizzazione di Massimiliano Ionta, Musiche di Antical Yuya
Enti promotori:
- BIANCA
- ARTE.it Media Partner
Costo del biglietto: Intero 18 € | Ridotto 12 € | Gratuito < 18
E-Mail info: info@fotofever.com
Sito ufficiale: http://www.fotofever.com/artist/angelo-cricchi/1624
UNDRESSING FOR REDRESSING
KIMONO Tales
Kimono Tales è un viaggio nell’universo dell’eterno femminino attraverso gli scatti di Angelo Cricchi. Differenti codici narrativi per un racconto unico, un mix sinestesico di fotografia, video, musica e voci. Protagonisti sono quattro kimono lasciati in pegno all’artista da una misteriosa visitatrice venuta dal Giappone. Le muse li indossano e si raccontano nei ritratti fotografici e nelle interviste di Angelo Cricchi. Un’intima narrazione della femminilità, incoraggiata dal misterioso potere liberatorio del kimono indossato.
LA STORIA DI K
K è una ragazza giapponese che vive nella piccola cittadina di K, non lontano dalla Capitale. La conosco tramite un’amica. Scopro presto che K veste solo in abiti cerimoniali, kimono abbinati alle calzette e ai sandaletti tradizionali. Persino in Giappone non è una cosa comune. La piccola e gentile K comincia a comparire sullo schermo del mio cellulare come un santino orientale, mentre io mi destreggio nel traffico romano. Un pomeriggio qualsiasi di ottobre qualcuno bussa alla porta del mio studio. Mi ritrovo davanti K in persona, abbigliata con i suoi kimono, che mi sorride reale ed indifesa. K rimane con me per alcune settimane. Sempre allegra, sempre attenta. Elegante, altruista. Pronta a partecipare oppure a farsi da parte. Ci mette poco a diventare la beniamina di tutti gli amici, che fanno a gara per accaparrarsi la tipa col kimono nelle feste esclusive. Per la maggior parte del tempo fa lunghe passeggiate solitarie per Roma, e i sanpietrini logorano impietosamente i suoi sandaletti grigi tenuti oramai insieme con lo scotch biadesivo. Fino al giorno in cui mi guarda dritto dietro la nuca, come usano fare in Giappone, e “Ho deciso - dice - io rimango qui. (pausa) Per sempre.” Io, che in quel momento stavo attraversando un periodo abbastanza turbolento della mia vita, la dissuado e le consiglio di tornare nella città di K, dove ha affetti e lavoro. Sorride. Non replica. “Va bene”, dice soltanto. Poi la vedo ripiegare minuziosamente i suoi kimono nel mio armadio. “Questi li lascio qui, per il giorno in cui tornerò a prenderli. Sono il segno della mia presenza. Fanne buon uso”.
(Angelo Cricchi)
I 4 KIMONO DI K
Il kimono (letteralmente “cosa da indossare”, ovvero “abito”) è un indumento tradizionale giapponese di origine antichissima. La veste consiste in una sorta di vestaglia di varie lunghezze, incrociata sul davanti e chiusa da una lunga cintura detta obi. Mentre i kimono maschili sono generalmente di colore bruno o grigio, quelli femminili sono variamente tessuti e ornati con pitture e ricami. I quattro kimono indossati dalle 93 "muse" nelle sessioni fotografiche di Angelo Cricchi appartengono a K, una ragazza giapponese, ospite per un breve periodo nella sua casa-studio di Roma. Qui - uno rosa leggero
usato per dormire, uno da giorno a decorazioni floreali su campo rosso, uno blu molto coprente ed uno corto di seta color tortora - sono stati lasciati in custodia con la promessa di essere riportati in Giappone in un futuro imprecisato.
I kimono di K, estraniati dal proprio contesto naturale ed ammantati dal fascino evocativo dell’immaginario occidentale relativo al Paese del Sol Levante, si fanno ‘oggetto magico’, che scandisce l’inizio di una sorta di rituale scenico, in cui ci si denuda per indossare un abito incantato capace di innescare reazioni emotive imprevedibili e di rivelare una dimensione dell’anima spesso fino ad allora celata.
I RITRATTI FOTOGRAFICI DI ANGELO CRICCHI Dal punto di vista della fotografia, questo è un lavoro inusuale rispetto alla precedente produzione di Angelo Cricchi, essendo totalmente estraneo a qualsiasi sovrastruttura tecnica. In un set ridotto all’essenziale, non è prevista una ricerca iconografica precostituita, non ci sono né produzione, né art direction, né truccatori, hairstylist o assistenti; assenti persino le luci artificiali, ad esclusione di un piccolo faro che viene acceso quando si fa buio. L’opera segue metaforicamente il concetto d’improvvisazione jazz su una traccia schematica precostituita.
LA MUSE
Le donne fotografate non hanno limiti di età, provenienza, estetica corporea. La partecipazione è stata aperta a qualsiasi persona nelle condizioni di esprimere le innumerevoli sfumature dell’elemento femminile. Sono escluse dalla selezione le modelle di professione, prediligendo soggetti poco conosciuti o totalmente sconosciuti all’artista.
LO SPAZIO ED IL RITO
Lo svolgimento di una sessione fotografica segue uno schema ben definito. La persona da ritrarre, dopo una breve chiacchierata di presentazione, viene invitata a scegliere tra i quattro kimono quello che preferisce. La scelta, ad esempio, tra un kimono più leggero o maggiormente coprente, rivela una specifica attitudine di chi lo indosserà, un atteggiamento più o meno introverso o una diversa accettazione della propria fisicità. Successivamente, la persona viene invitata a sedersi su di una poltrona logora e consunta per una breve intervista confidenziale con la quale inizia il ‘rituale’ del kimono.
Angelo Cricchi, KIMONO Tales | © Angelo Cricchi
L'ABITO PSICOMAGICO
Per i soggetti ritratti, questo lavoro provoca un effetto catartico, nell’intimità complice di un rituale, che inizia con il denudarsi per indossare un ‘oggetto magico’, scatenante stati emotivi profondi, imprevisti, talvolta prorompenti. Durante le sessioni fotografiche, i kimono si caricano di un potere induttivo, destabilizzante o rassicurante a seconda dei casi; l’indumento, da oggetto di uso comune a strumento simbolico, trasfigura chi se ne appropria. L’abito incantato ci proietta nell’universo della mitologia nipponica, popolato di Yōkai, entità soprannaturali che interagiscono in vari modi con gli umani e di Tsukumogami, oggetti di uso comune che prendono vita al compimento del centesimo anno. Tra questi, nel folklore giapponese, il Kosode-no-te, il ‘kimono posseduto’.
LA MUSICA DI YUYA
La cantante e musicista giapponese Yuya ha composto ed eseguito una musica, appositamente ispirata ai ritratti in kimono di Angelo Cricchi. La sua voce si libra al suono di una concertina, strumento occidentale ottocentesco, simile ad una fisarmonica, la cui struttura somiglia in qualche modo ad un tipico strumento giapponese a fiato chiamato shō. Oriente ed Occidente convivono nelle note della melodia Fiore di ciliegio nella notte, che agita le corde di emozioni ancestrali.
Dal backstage di KIMONO Tales, Yuya al centro, Angelo Cricchi (a destra) e Massimiliano Ionta (a sinistra), Lost and Found Studio, Roma, 16 gennaio 2018 | Foto: © ARTE.it
LE INSTALLAZIONI DI MASSIILIANO IONTA
THE MOSAIC TALES
Singoli led-wall in formato Instagram proietteranno i video delle interviste che hanno preceduto le sessioni fotografiche. Il loro assemblaggio darà origine ad un mosaico di filmati, riprodotti in rallenty, la cui composizione darà l’effetto di un’immagine statica pur essendo in continuo movimento. Alle immagini verrà unito un sottofondo di voci, parole singole o intere frasi estratte dalle interviste, mixate per creare una narrazione sempre nuova e nuove creazioni linguistiche.
Massimiliano Ionta, The Mosaic Tales
THE LIGHT TALES
Composte da fili elettrici luminescenti inseriti in pannelli di plexiglass trasparente, le “light tales” sono scritte che si accendono ad intermittenza con diversi tempi e durate. Simbolo della consistenza eterea dell’anima umana, sono frazioni di frasi selezionate dalle conversazioni in kimono. Lo spettatore che legge si appropria di frammenti di vita altrui evocando sentimenti ed emozioni propri. Questo crash inconscio, per affinità improvvisa e casuale, diviene ‘sinapsi di collegamento’ tra sconosciuti. I nuovi ricordi ibridi così generati mescolano e fondono la singolarità dell’individuo alla pluralità dell’esistenza comune.
THE WHISPER TALES: INSTALLAZIONE IMMERSIVA
La poltrona da cui iniziano le sessioni di Kimono Tales è presente in tutte le interviste. Trono e pulpito da cui si esprime l’anima, la stessa seduta, posta su di un piedistallo, sarà un tranello per lo spettatore. Proiettando su di essa un kimono, chi vorrà potrà essere protagonista al pari delle muse. Una volta sedutosi, il visitatore potrà essere fotografato mentre la poltrona gli sussurrerà memorie delle storie ascoltate, attraverso micro-altoparlanti nascosti al suo interno.
ANGELO CRICCHI
Angelo Cricchi nasce a Roma nel 1961. Dopo una lunga carriera da atleta professionista, la vita e la passione lo portano ad esplorare i territori della moda e dell’arte contemporanea, in un continuo andirivieni tra i due mondi, che ne ha tracciato negli anni la naturale dimensione professionale. Stimato tra i più originali fotografi di moda italiani, ha realizzato importanti campagne pubblicitarie per nomi come Gucci, Kenzo, Miss Sixty, Max Mara, Byblos ed Antonio Marras, mentre collabora con riviste italiane ed internazionali tra cui D di Repubblica, Rolling Stones ed Elle Italia, Francia e Giappone.
Nel 1997 ha dato vita, con Susanna Ferrante, a Lost and Found, fucina culturale attiva in tutti i campi della fotografia, dalla campagna pubblicitaria al ritratto, al servizio fotografico, approdando anche al video e al cortometraggio.
I suoi lavori sono stati esposti in musei ed istituzioni private in Italia, Olanda, Francia e Austria. Tra i progetti fotografici più importanti: I fiori dell’Atlis, ritratti di atleti olimpionici; Ignoto a me stesso, ritratti di artisti; Il mio cuore messo a nudo, nudi femminili con piccoli difetti; The River, immagini dai fiumi del mondo. Da qualche anno la sua ricerca si è indirizzata verso lo studio e la messa in scena dell’iconografia femminile dalla nascita della fotografia ad oggi, il cui risultato sono i due lavori paralleli di Gloomy Sunday, presentato al MAK a Vienna nel 2009, 50 ritratti immaginari di donne suicide colte nell’attimo fatale dell’ultimo respiro, e Misty Beethoven Erotic Parade, 30 scatti che ripercorrono la storia dell’erotismo e del desiderio. L’immaginario collettivo “messo in scena” attraverso Eros e Thanatos.
Tra le personali più recenti si ricordano:
2009, Gloomy Sunday, MAK (Museo Arte Applicata), Vienna
2010, Tears of Eros, Officine fotografiche, Milano, a cura di Valeria Ribaldi
2011, Misty Beethoven Erotic Parade, Mondo Bizzarro Gallery, Roma, a cura di Valeria Ribaldi
2011, Profilo d’acqua, Doozo Gallery , Roma, a cura di Stella Gallas e Cristina Nisticò 2012, Le perle sono vere, Castello di Rivara, Torino, a cura di Simona Cresci
2012, Entropia, Rossmut Gallery, Roma , a cura di Angelo Cricchi & Simona Lianza
2012, Blue K, Rossmut Gallery, Roma , con Piero Pizzicannella, regia performance video e foto di Angelo Cricchi
2013, Ritratti immaginari, Pho_To Progetti per la fotografia presenta i ritratti immaginari di Angelo Cricchi al Milan Image Art Fair 2013 al SuperStudio Più di Milano
2015, MUSA, Angelo Cricchi, Galleria Giacomo Guidi, 9 luglio 2015, Roma
2017, Contemporary Cluster #3 [TRIPTYCH], Roma, Angelo Cricchi con Mustafa Sabbagh e Matteo Basilé
2018, MUSA, Corso 281 Art Gallery Luxury Suites, Roma
Nel gennaio 2018 è primo classificato nelle graduatorie del bando indetto dalla Regione Lazio Arte sui Cammini con il progetto Three Gates of In-Perfection, con gli artisti Davide Dormino, Giancarlo Neri, Goldschmied&Chiari.
Ad oggi Angelo Cricchi è creative director del magazine FLEWID-the book, e direttore del Fashion Dpt. presso l’Istituto Superiore di Fotografia e Comunicazione Integrata di Roma.
MASSIMILIANO IONTA
Massimiliano Ionta nasce a Roma nel 1969. Inizia la sua carriera artistica come compositore e autore di musica collaborando poi con le maggiori etichette internazionali come BMG, Sony, Warner, Universal.
Nel 2001 fonda la Factory Musicale Start-Group partecipando e producendo progetti vincitori del Festival di Sanremo (Sergio Cammariere) o collaborando artisticamente e producendo artisti come Morgan o Raiz degli Almamegretta.
Come talent scout ha contribuito alla nascita di artisti come Fabrizio Moro, Alessandro Mannarino, Bud Spencer Blues Explosion, Frank Sent Us o producer come Orange&Frenetik.
Compone colonne sonore per film tra cui Sinner con Robert Englund, Caribbean Basterds di Enzo G. Castellari, Cose dell’Altro Mondo (in collaborazione con Simone Cristicchi) con Diego Abatantuono, Valerio Mastandrea e Valentina Lodovini.
Nel 2007 inizia ad interessarsi alle nuove tecniche di proiezione mapping e alle istallazioni audio-video e fino al 2017 partecipa alla realizzazione delle opere istallative museali di Palazzo Valentini, il Foro di Augusto, il Foro di Cesare e Welcome to Rome in collaborazione con Piero Angela e Paco Lanciano.
Nel 2010 produce insieme ai Frank Sent Us la prima composizione video-musicale dal titolo Watch The Sound, a cui seguono diverse performance live in tutta Italia con sponsor come Adidas e Ceres e le partecipazioni come ospiti ad eventi come il RomaEuropa Festival e La Festa del Cinema di Roma e le performance al MACRO Testaccio.
Nel 2013 inizia un percorso di ricerca filosofica sulla relazione concettuale tra esistenza, anima, coscienza ed esperienza insieme al ricercatore e scrittore, Membro Ordinario della 1ª Clinica Psichiatrica “La Sapienza” di Roma Prof. Mario Scardino.
Nel 2016 scrive un capitolo del volume di prossima uscita Anima-Dignità-Gratitudine di Mario Scardino.
YUYA
Yuya è un’artista giapponese, cantautrice e suonatrice di concertina.
Il nome d’arte Yuya è tratto da uno dei Cinque nō moderni di Yukio Mishima.
Nel 2005 inizia la carriera di cantante jazz, mentre il suo curriculum di cantautrice si avvia nel 2007 quando inizia a comporre canzoni originali, concentrandosi principalmente sul tema del suono e dei colori delle parole giapponesi.
Nel 2009 compone un brano originale in giapponese per la regista Hélène de Crécy durante la sua residenza a Villa Kujoyama, l’Istituto di Cultura Francese in Giappone.
Nel 2010 esce il CD Sameyokashi, con parole e musica di Yuya e H. Wakabayashi al piano.
Nel 2011 inizia a suonare la concertina e compone diversi brani originali in giapponese.
Nel 2016 esce il CD antique soirée, di cui compone la musica e le liriche, interpretato e suonato interamente da Yuya. Dallo stesso anno, ogni primavera, nel periodo della fioritura dei ciliegi (sakura), si esibisce nel Concerto Speciale antique soirée, che si tiene di notte sotto i ciliegi in fiore, evocando con le sue composizioni, un mondo sospeso tra il sogno e la morte dalla suggestiva atmosfera decadente e fortemente estetizzante.
Fuori dal Giappone Yuya si è esibita a Parigi nel 2014 e a Taipei nel 2016.
ORARI: 8 Nov (solo su invito): Preview 15 - 18 / Vernissage 18 - 22 | Apertura al pubblico: 9 - 10 Nov 11 - 20 / 11 Nov 11 - 18
Vedi anche:
• FOTO: Angelo Cricchi e i 4 kimono di K
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