Madagascar: une belle vie, une belle mort
![Massimo Branca. Madagascar: une belle vie, une belle mort Massimo Branca. Madagascar: une belle vie, une belle mort](http://www.arte.it/foto/600x450/58/14000-a.jpg)
Massimo Branca. Madagascar: une belle vie, une belle mort
Dal 12 Gennaio 2013 al 09 Febbraio 2013
Padova
Luogo: Galleria Sottopasso della Stua
Indirizzo: largo Europa
Orari: da lunedì a sabato 11-13/ 16-19
Curatori: Riccardo Bononi, Barbara Codogno
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 049 8204538
E-Mail info: spaziomostre2@comune.padova.it
Sito ufficiale: http://padovacultura.padovanet.it/
Davanti all'obiettivo di Massimo Branca il Madagascar ha svelato tanto la sua quotidianità bucolica quanto i suoi aspetti peculiari più curiosi come il particolare rapporto che il suo popolo intrattiene con la morte, considerata come una semplice tappa dello sviluppo umano, simile a
l passaggio tra due differenti età della vita. Questa particolare concezione della morte è in Madagascar molto più che simbolica: gli antenati continuano a provare bisogni fisici ed emozioni: la fame, la sete, la curiosità. La noia.
Nel rituale “Famadihana” ogni tre anni le famiglie si riuniscono attorno alle tombe, riesumano gli antenati e per tre giorni e tre notti ballano con loro, bevono insieme rum artigianale, mangiano a sazietà, parlano con loro e li aggiornano su quanto è successo al villaggio dopo la loro dipartita.
I corpi vengono fatti danzare sopra le teste degli invitati al ritmo giocoso e incalzante della banda, disordinata ed estatica colonna sonora di un rituale che concentra simbolicamente tutto il caos della vita in poche ore, così che ai morti possa bastare il ricordo per qualche anno ancora.
Almeno fino al prossimo Famadihana.
l passaggio tra due differenti età della vita. Questa particolare concezione della morte è in Madagascar molto più che simbolica: gli antenati continuano a provare bisogni fisici ed emozioni: la fame, la sete, la curiosità. La noia.
Nel rituale “Famadihana” ogni tre anni le famiglie si riuniscono attorno alle tombe, riesumano gli antenati e per tre giorni e tre notti ballano con loro, bevono insieme rum artigianale, mangiano a sazietà, parlano con loro e li aggiornano su quanto è successo al villaggio dopo la loro dipartita.
I corpi vengono fatti danzare sopra le teste degli invitati al ritmo giocoso e incalzante della banda, disordinata ed estatica colonna sonora di un rituale che concentra simbolicamente tutto il caos della vita in poche ore, così che ai morti possa bastare il ricordo per qualche anno ancora.
Almeno fino al prossimo Famadihana.
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