Werner Bischof
Dal 13 Ottobre 2012 al 03 Dicembre 2012
Nuoro
Luogo: MAN - Museo d’Arte Provincia di Nuoro
Indirizzo: via S. Satta 27
Orari: da martedì a domenica 10-13/ 15-19
Curatori: Fondation Werner Bischof di Parigi, Magnum Photos, Contrasto
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0784 252110
E-Mail info: nuoro.museoman@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.museoman.it
La mostra, a cura della Fondation Werner Bischof di Parigi, dell’Agenzia Magnum Photos e dell’Agenzia Contrasto, è organizzata da Imago Multimedia, agenzia fotografica e casa editrice di Nuoro, in collaborazione col Museo MAN di Nuoro. Oltre 100 fotografie, una selezione degli scatti più celebri. Inoltre 30 fotografie scattate in Sardegna nel 1950, molte delle quali inedite e presentate in prima mondiale.
Evento unico in Sardegna, con oltre 130 fotografie tra le più celebri di Bischof unite a una serie di scatti inediti, la mostra costituisce una retrospettiva esauriente, un viaggio nel cuore del lavoro di uno dei più importanti reporter del Novecento, artista riconosciuto a livello mondiale, dal talento insaziabile. Primo fotografo, nel 1949, a diventare membro della Magnum Photos, Werner Bischof seppe unire all’osservazione documentaristica della realtà, alla necessità di non manipolare lo sguardo sugli eventi, una visione lirica, quasi intima, di ogni situazione e di ogni soggetto con cui si trovò a operare. Come più volte ebbe modo di affermare, si sentiva più artista che fotogiornalista. E non molti come lui, in effetti, hanno saputo condensare, in pochi ma intensi anni di attività fotografica e artistica, un’osservazione così puntuale e profonda, cosciente e assolutamente originale. Rifiutando la “superficialità e il sensazionalismo” dei rotocalchi, dedicò gran parte della sua vita allo studio delle culture tradizionali, spesso trascurate, ambito che gli permetteva di mantenere le distanze da editori smaniosi unicamente di materiale da copertina. Viaggiò così in tutto il mondo realizzando eccezionali reportage di carattere sociale, toccando paesi come il Giappone, l’Indocina, la Corea, l’India - dove, nel 1951, per «Life magazine», realizzò la celebre serie dedicate alla carestia - e ancora, il Messico, Hong Kong, Panama e il Perù, dove perse la vita a soli 38 anni. Le immagini di quei reportage, apparse sulle principali riviste e sui più importanti rotocalchi internazionali, sono visibili per la prima volta in Sardegna grazie alla mostra al Museo MAN di Nuoro. Aspetto importante della mostra di Nuoro è la presenza di un’intera sezione dedicata agli scatti che WERNER BISCHOF realizzò in SARDEGNA nel 1950, alcuni dei quali presentati in PRIMA MONDIALE.
Bischof fu inviato nell’isola da «Epoca» per documentare le misere condizioni di lavoro dei contadini del Campidano e dei minatori dell’Iglesiente. Il suo reportage si caratterizza per la totale immersione nel contesto. La serietà dei temi trattati, che induceva all’espressionismo molti dei suoi colleghi fotoreporter, fu per lui un’occasione per cogliere il lato meno drammatico dei fatti e delle persone. Risultato a cui giunse utilizzando la soluzione stilistica del “leggermente fuori fuoco”, capace di restituire un’originale freschezza degli eventi. Le foto realizzate in Sardegna, nel soddisfare un certo grado di ricerca formale, trovano un bilanciamento tra estetica e rigore oggettivo nella cura dell’equilibrio delle immagini: tagli alti, inquadrature centrate, primi piani ribassati e stupefacenti con luci in rilievo. La padronanza della tecnica gli permetteva di scegliere il meglio di un istante “irripetibile”. La sua umanità è esaltata dalla scelta dei soggetti: c’è il quotidiano di un popolo più che di una terra, c’è la Sardegna della gente più dell’idea di una stirpe astratta o di una terra offesa. E con la leggerezza del sorriso sui volti, riuscì a trascendere gli orrori e le devastazioni causate dalla guerra.
Evento unico in Sardegna, con oltre 130 fotografie tra le più celebri di Bischof unite a una serie di scatti inediti, la mostra costituisce una retrospettiva esauriente, un viaggio nel cuore del lavoro di uno dei più importanti reporter del Novecento, artista riconosciuto a livello mondiale, dal talento insaziabile. Primo fotografo, nel 1949, a diventare membro della Magnum Photos, Werner Bischof seppe unire all’osservazione documentaristica della realtà, alla necessità di non manipolare lo sguardo sugli eventi, una visione lirica, quasi intima, di ogni situazione e di ogni soggetto con cui si trovò a operare. Come più volte ebbe modo di affermare, si sentiva più artista che fotogiornalista. E non molti come lui, in effetti, hanno saputo condensare, in pochi ma intensi anni di attività fotografica e artistica, un’osservazione così puntuale e profonda, cosciente e assolutamente originale. Rifiutando la “superficialità e il sensazionalismo” dei rotocalchi, dedicò gran parte della sua vita allo studio delle culture tradizionali, spesso trascurate, ambito che gli permetteva di mantenere le distanze da editori smaniosi unicamente di materiale da copertina. Viaggiò così in tutto il mondo realizzando eccezionali reportage di carattere sociale, toccando paesi come il Giappone, l’Indocina, la Corea, l’India - dove, nel 1951, per «Life magazine», realizzò la celebre serie dedicate alla carestia - e ancora, il Messico, Hong Kong, Panama e il Perù, dove perse la vita a soli 38 anni. Le immagini di quei reportage, apparse sulle principali riviste e sui più importanti rotocalchi internazionali, sono visibili per la prima volta in Sardegna grazie alla mostra al Museo MAN di Nuoro. Aspetto importante della mostra di Nuoro è la presenza di un’intera sezione dedicata agli scatti che WERNER BISCHOF realizzò in SARDEGNA nel 1950, alcuni dei quali presentati in PRIMA MONDIALE.
Bischof fu inviato nell’isola da «Epoca» per documentare le misere condizioni di lavoro dei contadini del Campidano e dei minatori dell’Iglesiente. Il suo reportage si caratterizza per la totale immersione nel contesto. La serietà dei temi trattati, che induceva all’espressionismo molti dei suoi colleghi fotoreporter, fu per lui un’occasione per cogliere il lato meno drammatico dei fatti e delle persone. Risultato a cui giunse utilizzando la soluzione stilistica del “leggermente fuori fuoco”, capace di restituire un’originale freschezza degli eventi. Le foto realizzate in Sardegna, nel soddisfare un certo grado di ricerca formale, trovano un bilanciamento tra estetica e rigore oggettivo nella cura dell’equilibrio delle immagini: tagli alti, inquadrature centrate, primi piani ribassati e stupefacenti con luci in rilievo. La padronanza della tecnica gli permetteva di scegliere il meglio di un istante “irripetibile”. La sua umanità è esaltata dalla scelta dei soggetti: c’è il quotidiano di un popolo più che di una terra, c’è la Sardegna della gente più dell’idea di una stirpe astratta o di una terra offesa. E con la leggerezza del sorriso sui volti, riuscì a trascendere gli orrori e le devastazioni causate dalla guerra.
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