Sergio Williams. 28 ways to say soul
Dal 19 Ottobre 2012 al 08 Novembre 2012
Napoli
Luogo: Sabinalbano Modart Gallery
Indirizzo: vico del Vasto a Chiaja 52
Orari: 10-13.30/ 16.30-20
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 081 421716
E-Mail info: sabinalbano@yahoo.it
Sito ufficiale: http://www.sabinalbano.com
Riprendono gli appuntamenti alla "SABINALBANO MODART GALLERY" e la riapertura della stagione quest'anno è affidata alle creazioni di SERGIO WILLIAMS, nella sua personale che ripercorre motivi cari al creativo alla luce, però, di nuove sensibilità e consapevolezza. Se infatti, con le parole dello stesso Williams "pare chiaro che qualsiasi forma d'arte di per sé non è perfetta né compiuta, che esiste, cioè, una sorta di impossibilità etica ed estetica di definire l'opera d'arte stessa, prescindendo da categorie, influenze e tendenze preesistenti", quello che l'autore vuole trasfondere nei suoi quadri è l'anima, la trascendenza dell'ispirazione, i vari aspetti espressivi e l'incontro di questi con le diverse modalità di decodifica del pubblico.
Nel corpus allestitivo, che comprende 20 acrilici su tela (formato variabile da 50x50 sino a 100x120) e 8 acrilici su cartoncino (sempre formato variabile, quadrati e rettangolari, da 12x20 fino a 12x30), sono declinate, secondo un iter ben preciso, 28 maniere attraverso cui Williams esterna il proprio mondo interiore, la sua visione, offrendoli a chi contempla. Il lessico pittorico dell'artista è connotato, salta agli occhi, da un particolare uso del colore sintetico che serve a evocare scenari al limite del reale, in cui deserti e oasi di palme rigogliose, che si passano il testimone in questi dipinti, sono resi con nuance tese a riprodurre effetti digitali sulla tela, mantenendo un taglio per così dire fotografico. In una tale sintassi dell'immagine tinte fluo, che si spostano dall'arancio, dal corallo e dal marrone sino al blu e al verde, creano una polifonia cromatica ed effetti di luce capaci di illuminare paesaggi lunari e di sopperire, col colore, alla parsimonia del segno, specie negli spaccati desertici. L'apparente distanza tra foreste lussureggianti e deserti quasi del tutto esenti da forme è in realtà il risultato consapevole di una complementarità: laddove le une presentano un'ipertrofia di segno e tinte, gli altri ne rivelano una voluta mancanza, che gioca piuttosto con l'illusione prospettica, con i particolari, le ombre, assecondano una precisa geometria del quadro, in cui, ancora una volta, la sfumatura ha una valenza fondamentale e funziona da viatico per dar vita ad atmosfere irreali, arcane, che pescano nella memoria riedificando il tutto in maniera originale e inedita. Un 'divertissement' della tecnica pittorica che, partendo da immagini compiute, scherza con l'occhio meno attento e partorisce illusioni e visioni altre. E dove non bastasse la tensione verso un uso del colore sempre più moderno e surreale, la sospensione delle misure e delle dimensioni, in alcuni di questi lavori, contribuisce a conferire all'insieme un che di metafisico. Altro elemento principale dell'estro di Williams è un'inversione di ruoli nel rapporto uomo-natura: contrariamente all'abituale ottica contemporanea e occidentale, difatti, l'interazione tra questi due poli si capovolge ed è l'elemento architettonico a rimanere sommerso da una natura imperante con chiari riferimenti a paesaggi nordafricani e cambogiani.
SERGIO WILLIAMS, bilingue e cosmopolita, ha vissuto in Gran Bretagna, a Tripoli, Bengasi e La Valletta. Ha partecipato a collettive in tutt’Italia e all’estero sin dall'80. Varie le sue personali, tra cui “L’occhio ritrovato” (Galleria Dehoniana, Napoli, '80), “Surreale e fantastico” (Galleria Dehoniana, Napoli, '81), “Tempio celeste” (Convento di San Francesco, Gubbio, '89), Personale, Weiterbuldungzentrum, (Düsseldorf, Germania, '89), “Deserts” (Spazio Arte, Napoli, 2005), una personale a Cosenza presso la galleria L’Incontro nel 2006, oltre a mostre a Bari, Bologna, Sorrento, Ravello, Formia, Arezzo, Venezia. Una sua opera è esposta nel Museo d'Arte delle Generazioni Italiane Del Novecento Bargellini (Pieve di Cento, Ferrara). È stato inserito nel 2009 nel prestigioso volume a cura del critico Giorgio Di Genova "Storia dell'Arte Italiana Del '900. Generazione Anni Quaranta". Nel 2009, 2010 e 2011 ha esposto in 3 collettive nella galleria Spazio Arte Napoli. Nel 2011 è stato invitato a portare due sue opere a Monaco di Baviera nell'ambito di una collettiva organizzata dall'Associazione Artisti di Monaco tenutasi nella prestigiosa "Haus der Kunst" (Casa dell'arte), costruzione storica di hitleriana memoria. A breve sarà inserito nell'Archivio Internazionale d'Arte Fantastica "Lexicon-surreal" con sede a Vienna nel Museo D'Arte Fantastica.
Nel corpus allestitivo, che comprende 20 acrilici su tela (formato variabile da 50x50 sino a 100x120) e 8 acrilici su cartoncino (sempre formato variabile, quadrati e rettangolari, da 12x20 fino a 12x30), sono declinate, secondo un iter ben preciso, 28 maniere attraverso cui Williams esterna il proprio mondo interiore, la sua visione, offrendoli a chi contempla. Il lessico pittorico dell'artista è connotato, salta agli occhi, da un particolare uso del colore sintetico che serve a evocare scenari al limite del reale, in cui deserti e oasi di palme rigogliose, che si passano il testimone in questi dipinti, sono resi con nuance tese a riprodurre effetti digitali sulla tela, mantenendo un taglio per così dire fotografico. In una tale sintassi dell'immagine tinte fluo, che si spostano dall'arancio, dal corallo e dal marrone sino al blu e al verde, creano una polifonia cromatica ed effetti di luce capaci di illuminare paesaggi lunari e di sopperire, col colore, alla parsimonia del segno, specie negli spaccati desertici. L'apparente distanza tra foreste lussureggianti e deserti quasi del tutto esenti da forme è in realtà il risultato consapevole di una complementarità: laddove le une presentano un'ipertrofia di segno e tinte, gli altri ne rivelano una voluta mancanza, che gioca piuttosto con l'illusione prospettica, con i particolari, le ombre, assecondano una precisa geometria del quadro, in cui, ancora una volta, la sfumatura ha una valenza fondamentale e funziona da viatico per dar vita ad atmosfere irreali, arcane, che pescano nella memoria riedificando il tutto in maniera originale e inedita. Un 'divertissement' della tecnica pittorica che, partendo da immagini compiute, scherza con l'occhio meno attento e partorisce illusioni e visioni altre. E dove non bastasse la tensione verso un uso del colore sempre più moderno e surreale, la sospensione delle misure e delle dimensioni, in alcuni di questi lavori, contribuisce a conferire all'insieme un che di metafisico. Altro elemento principale dell'estro di Williams è un'inversione di ruoli nel rapporto uomo-natura: contrariamente all'abituale ottica contemporanea e occidentale, difatti, l'interazione tra questi due poli si capovolge ed è l'elemento architettonico a rimanere sommerso da una natura imperante con chiari riferimenti a paesaggi nordafricani e cambogiani.
SERGIO WILLIAMS, bilingue e cosmopolita, ha vissuto in Gran Bretagna, a Tripoli, Bengasi e La Valletta. Ha partecipato a collettive in tutt’Italia e all’estero sin dall'80. Varie le sue personali, tra cui “L’occhio ritrovato” (Galleria Dehoniana, Napoli, '80), “Surreale e fantastico” (Galleria Dehoniana, Napoli, '81), “Tempio celeste” (Convento di San Francesco, Gubbio, '89), Personale, Weiterbuldungzentrum, (Düsseldorf, Germania, '89), “Deserts” (Spazio Arte, Napoli, 2005), una personale a Cosenza presso la galleria L’Incontro nel 2006, oltre a mostre a Bari, Bologna, Sorrento, Ravello, Formia, Arezzo, Venezia. Una sua opera è esposta nel Museo d'Arte delle Generazioni Italiane Del Novecento Bargellini (Pieve di Cento, Ferrara). È stato inserito nel 2009 nel prestigioso volume a cura del critico Giorgio Di Genova "Storia dell'Arte Italiana Del '900. Generazione Anni Quaranta". Nel 2009, 2010 e 2011 ha esposto in 3 collettive nella galleria Spazio Arte Napoli. Nel 2011 è stato invitato a portare due sue opere a Monaco di Baviera nell'ambito di una collettiva organizzata dall'Associazione Artisti di Monaco tenutasi nella prestigiosa "Haus der Kunst" (Casa dell'arte), costruzione storica di hitleriana memoria. A breve sarà inserito nell'Archivio Internazionale d'Arte Fantastica "Lexicon-surreal" con sede a Vienna nel Museo D'Arte Fantastica.
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