Fausto Melotti

© courtesy archivio fausto melotti | Fausto Melotti, Senza titolo, 1958
ceramica smaltata policroma
Dal 16 Dicembre 2011 al 09 Aprile 2012
Napoli
Luogo: MADRE Museo d’Arte Contemporanea Donna Regina
Indirizzo: Via Settembrini 79
Orari: lunedì a sabato: 10.30 – 19.30 / domenica: 10.30 – 23.00
Curatori: Germano Celant
Costo del biglietto: intero 7 euro, ridotto 3,50 / lunedì: gratuito
Telefono per informazioni: +39 081 19313016
Sito ufficiale: http://www.museomadre.it
Riconosciuto da tempo, sia a livello nazionale che internazionale, come i suoi contemporanei Alexander Calder, Alberto Giacometti, Louise Bourgeois e Lucio Fontana, quale protagonista nell’ambito della scultura moderna e contemporanea, Melotti si è contraddistinto per essere stato, sin dagli inizi degli anni trenta, tra i più significativi interpreti del rinnovamento e dello sviluppo del linguaggio plastico e materico. La particolare capacità con cui l’artista è riuscito a coniugare la tradizione classica con gli interessi per le avanguardie europee, la conoscenza scientifica con una particolare sensibilità musicale, il talento scultoreo con quello di ceramista, la raffinata abilità letteraria e creatività poetica con la ricercatezza del disegnatore, sono tutte qualità che hanno contribuito ad affermarlo come uno dei talenti artistici più rilevanti del XX secolo.
L’esposizione che si tiene al MADRE di Napoli, ridisegnato da Alvaro Siza, si sviluppa attraverso le sale del museo in maniera cronologica e porrà in evidenza attraverso una selezione di oltre 200 opere tra terracotte, maioliche e gessi, sculture a tecnica mista e in ferro, ceramiche e lavori in inox, disegni e bozzetti, il percorso scultoreo di Melotti più strettamente legato al mondo delle arti visive. A partire dai primi lavori realizzati all’inizio degli anni trenta quando, dopo aver conseguito il diploma di pianoforte e studio della composizione musicale e con una laurea in ingegneria elettrotecnica si dedica allo studio della scultura apprendendo le regole del mestiere, attraverso la scarnificazione e la smaterializzazione della figura umana, arriva a comporre nel 1934-1935 i celebri bassorilievi che testimoniano l’adesione dell’artista, insieme a Gino Ghiringhelli, Mauro Reggiani, Luigi Veronesi, Fontana e Atanasio Soldati, al movimento astrattista. Dalle opere eseguite in terracotta o ceramica, dopo la seconda guerra mondiale, quando cioè: “Melotti si rifugia nell’intimità delle piccole cose, fatte in ceramica e cotte nella piccola muffola nello studio, quasi volesse riconoscere l’agonia e la fine di un esemplarità umanistica, spostando così l’attenzione dal mondo classico delle forme e dei grandi ideali […] ad una nuova soggettività, che ora è legata ad una concezione naturalistica e favolistica tra essere e mondo” (Celant), si passa all’imponenza de I Sette Savi, 1960 (1969), in cui la figura umana viene essenzializzata e resa quasi un manichino astratto. A seguire saranno esposti lavori che pongono in evidenza l’attività di ceramista di Melotti svolta durante gli anni cinquanta e quelli eseguiti durante i rimanenti trent’anni di attività quando la rinnovata energia di una cultura risorta dalla tragedia, scaturirà in una incessante serie di straordinarie opere. ? il periodo in cui le sculture, costruite con garze, ottone, vetro, tessuto, ceramica e terracotta, fluttuano dentro e fuori il viaggio senza fine di una vitalità in movimento che sembra riedificarsi continuamente. In questo ambito, ampio risalto è dato ad una serie di sculture che l'artista produrrà con una continuità di soluzioni formali e tematiche: i Teatrini, la cui tipologia consiste in una cornice-casa che può essere o aperta o chiusa sul dietro e al cui interno, spesso dislocati su diversi piani, si trovano oggetti, personaggi e figure che evocano racconti e narrazioni fantastiche. Intrecciati a queste sequenze, le sale del museo ospitano altri attraversamenti scultorei di Melotti legati a materiali come l’inox oppure affidati alla produzione di vasi e di oggetti in ceramica, tra cui spettacolari rilievi in cui il colore quanto le figure arrivano a formare storie e immagini sorprendenti: “Un agitarsi tra le essenze riconosciute di un codice scultoreo, oscillante tra il registro materiale e l’impeto mentale, tra la memoria e la ricerca, che permette a Melotti di attuare spostamenti linguistici continui, che forniscono un incanto sistematico al suo paesaggio d’artista” (Celant).
Seppure incentrata prevalentemente sulle sculture e i bassorilievi, l’esposizione al MADRE, fornisce l’occasione per una lettura approfondita e analitica della complessa figura di Melotti contraddistintosi per la particolare versatilità linguistica che gli ha permesso di attraversare i diversi campi della pittura, della scultura, della ceramica, della poesia, del disegno e della musica. Un universo poetico che sè messo in storia e in racconto dall’intreccio e l’osmosi di un artista come Melotti e le vicende della cultura italiana moderna e internazionale.
L’esposizione che si tiene al MADRE di Napoli, ridisegnato da Alvaro Siza, si sviluppa attraverso le sale del museo in maniera cronologica e porrà in evidenza attraverso una selezione di oltre 200 opere tra terracotte, maioliche e gessi, sculture a tecnica mista e in ferro, ceramiche e lavori in inox, disegni e bozzetti, il percorso scultoreo di Melotti più strettamente legato al mondo delle arti visive. A partire dai primi lavori realizzati all’inizio degli anni trenta quando, dopo aver conseguito il diploma di pianoforte e studio della composizione musicale e con una laurea in ingegneria elettrotecnica si dedica allo studio della scultura apprendendo le regole del mestiere, attraverso la scarnificazione e la smaterializzazione della figura umana, arriva a comporre nel 1934-1935 i celebri bassorilievi che testimoniano l’adesione dell’artista, insieme a Gino Ghiringhelli, Mauro Reggiani, Luigi Veronesi, Fontana e Atanasio Soldati, al movimento astrattista. Dalle opere eseguite in terracotta o ceramica, dopo la seconda guerra mondiale, quando cioè: “Melotti si rifugia nell’intimità delle piccole cose, fatte in ceramica e cotte nella piccola muffola nello studio, quasi volesse riconoscere l’agonia e la fine di un esemplarità umanistica, spostando così l’attenzione dal mondo classico delle forme e dei grandi ideali […] ad una nuova soggettività, che ora è legata ad una concezione naturalistica e favolistica tra essere e mondo” (Celant), si passa all’imponenza de I Sette Savi, 1960 (1969), in cui la figura umana viene essenzializzata e resa quasi un manichino astratto. A seguire saranno esposti lavori che pongono in evidenza l’attività di ceramista di Melotti svolta durante gli anni cinquanta e quelli eseguiti durante i rimanenti trent’anni di attività quando la rinnovata energia di una cultura risorta dalla tragedia, scaturirà in una incessante serie di straordinarie opere. ? il periodo in cui le sculture, costruite con garze, ottone, vetro, tessuto, ceramica e terracotta, fluttuano dentro e fuori il viaggio senza fine di una vitalità in movimento che sembra riedificarsi continuamente. In questo ambito, ampio risalto è dato ad una serie di sculture che l'artista produrrà con una continuità di soluzioni formali e tematiche: i Teatrini, la cui tipologia consiste in una cornice-casa che può essere o aperta o chiusa sul dietro e al cui interno, spesso dislocati su diversi piani, si trovano oggetti, personaggi e figure che evocano racconti e narrazioni fantastiche. Intrecciati a queste sequenze, le sale del museo ospitano altri attraversamenti scultorei di Melotti legati a materiali come l’inox oppure affidati alla produzione di vasi e di oggetti in ceramica, tra cui spettacolari rilievi in cui il colore quanto le figure arrivano a formare storie e immagini sorprendenti: “Un agitarsi tra le essenze riconosciute di un codice scultoreo, oscillante tra il registro materiale e l’impeto mentale, tra la memoria e la ricerca, che permette a Melotti di attuare spostamenti linguistici continui, che forniscono un incanto sistematico al suo paesaggio d’artista” (Celant).
Seppure incentrata prevalentemente sulle sculture e i bassorilievi, l’esposizione al MADRE, fornisce l’occasione per una lettura approfondita e analitica della complessa figura di Melotti contraddistintosi per la particolare versatilità linguistica che gli ha permesso di attraversare i diversi campi della pittura, della scultura, della ceramica, della poesia, del disegno e della musica. Un universo poetico che sè messo in storia e in racconto dall’intreccio e l’osmosi di un artista come Melotti e le vicende della cultura italiana moderna e internazionale.
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