Lyda Borelli – attrice di cinema e teatro
Dal 14 Aprile 2021 al 22 Maggio 2021
Mosca |
Luogo: Museo Statale del Cinema
Indirizzo: Mira Ave. 119
Curatori: Maria Ida Biggi e Marianna Zannoni
Telefono per informazioni: +39 041 2710236
E-Mail info: teatromelodramma@cini.it
Sito ufficiale: http://www.cini.it
L’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini presenta l’esposizione Lyda Borelli - attrice di cinema e teatro visitabile fino al 22 maggio 2021 al Museo Statale del Cinema di Mosca, organizzata in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Mosca. Maria Ida Biggi, direttrice dell’Istituto per il Teatro e il Melodramma e Marianna Zannoni, coordinatrice scientifica dello stesso Istituto, firmano la curatela di questa mostra che racconta la vicenda artistica di Lyda Borelli, una delle più affascinanti attrici italiane del primo Novecento, nonché prima moglie di Vittorio Cini.
“Io e Marianna Zannoni abbiamo segnalato all’Istituto Italiano di Cultura di Mosca, che ci ha invitato a mandare proposte, le iniziative dedicate a Lyda Borelli, alla quale il nostro Istituto ha dedicato molte ricerche” – spiega la direttrice Maria Ida Biggi – “L’intento è stato quello di far conoscere questa grande attrice come interprete italiana di teatro e cinema del primo Novecento e come artista di grande talento e donna di straordinario fascino, icona di stile di stile ed eleganza e incarnazione della donna moderna e musa di letterati e artisti. Ricordo che l’IIC di Mosca, nel dicembre scorso, aveva ospitato una nostra conferenza a presentazione della mostra e della proiezione, nei propri locali, del film, restaurato su nostra iniziativa, La memoria dell’altro, ambientato in una bellissima Venezia d’inizio secolo”.
Questo progetto espositivo è il risultato di un ampio studio sulla carriera teatrale dell’attrice, già confluito nel volume Il Teatro di Lyda Borelli (Fratelli Alinari, Firenze 2017) che si presenta come la prima monografia dedicata all’attività teatrale dell’attrice. Frutto di un lungo lavoro di ricerca e di studio, in questo volume è stata ricostruita la carriera teatrale di Lyda Borelli dal suo debutto sino al ritiro dalle scena, avvenuto nel 1918.
Le iniziative su Lyda Borelli finora realizzate dall’Istituto per il Teatro e il Melodramma sono visualizzabili nel sito della Fondazione Giorgio Cini, mentre nel canale YouTube della Fondazione è possibile vedere il video della mostra Lyda Borelli primadonna del Novecento realizzata a Palazzo Cini nel 2017.
Lyda Borelli nasce a La Spezia nel 1887 e comincia giovanissima la propria carriera debuttando nel 1901, a soli quattordici anni, nella Drammatica Compagnia Italiana di Francesco Pasta e Virginia Reiter. Nel 1903, entra nella Compagnia Italiana Talli-Gramatica-Calabresi e, sotto la guida di Virgilio Talli, comincia a farsi apprezzare da pubblico e critica. Nel 1909 diviene prima attrice e, per il triennio successivo, firma un vantaggioso contratto con la nuova Compagnia Drammatica Italiana diretta da Ruggero Ruggeri. Nel 1912 diviene capocomica della Compagnia Italiana Gandusio-Borelli-Piperno, diretta da Flavio Andò, mentre nel 1915 entra a far parte della nuova Compagnia diretta da Ermete Novelli, con la quale porta in scena alcune importanti prime assolute. La brillante carriera teatrale di Lyda Borelli trova naturale sbocco nel cinema, arte nella quale il suo stile di attrice e di donna si impone all’attenzione del grande pubblico. A partire dal 1913 lavora con i maggiori registi italiani del tempo, tra cui spiccano i nomi di Mario Caserini, Alberto Degli Abbati, Carmine Gallone, Nino Oxilia e Amleto Palermi, e ottiene un successo che la renderà il mito che ancora oggi conosciamo. Le pellicole sono costruite secondo il modello del ‘diva film’: la sceneggiatura è incentrata sul ruolo della protagonista, attorno alla quale si snoda la trama e l’azione dei personaggi secondari. La cifra stilistica e recitativa di Lyda Borelli è estremamente caratterizzata e riconoscibile, al punto da divenire oggetto di un’emulazione diffusa; viene così coniato il neologismo ‘borelleggiare’ per descrivere l’imitazione, da parte delle donne del tempo, delle pose languide e tormentate tipiche dell’attrice. Nel 1918 Lyda sposa il conte Vittorio Cini e lascia le scene per dedicarsi alla vita familiare. Attrice di teatro e di cinema di grande successo, la Borelli è stata anche un’icona di stile e di eleganza e l’incarnazione di una modernità eccezionale per il suo tempo. Muore a Roma nel 1959, ma il suo ricordo è rimasto indelebile nelle pagine del teatro italiano.
“Io e Marianna Zannoni abbiamo segnalato all’Istituto Italiano di Cultura di Mosca, che ci ha invitato a mandare proposte, le iniziative dedicate a Lyda Borelli, alla quale il nostro Istituto ha dedicato molte ricerche” – spiega la direttrice Maria Ida Biggi – “L’intento è stato quello di far conoscere questa grande attrice come interprete italiana di teatro e cinema del primo Novecento e come artista di grande talento e donna di straordinario fascino, icona di stile di stile ed eleganza e incarnazione della donna moderna e musa di letterati e artisti. Ricordo che l’IIC di Mosca, nel dicembre scorso, aveva ospitato una nostra conferenza a presentazione della mostra e della proiezione, nei propri locali, del film, restaurato su nostra iniziativa, La memoria dell’altro, ambientato in una bellissima Venezia d’inizio secolo”.
Questo progetto espositivo è il risultato di un ampio studio sulla carriera teatrale dell’attrice, già confluito nel volume Il Teatro di Lyda Borelli (Fratelli Alinari, Firenze 2017) che si presenta come la prima monografia dedicata all’attività teatrale dell’attrice. Frutto di un lungo lavoro di ricerca e di studio, in questo volume è stata ricostruita la carriera teatrale di Lyda Borelli dal suo debutto sino al ritiro dalle scena, avvenuto nel 1918.
Le iniziative su Lyda Borelli finora realizzate dall’Istituto per il Teatro e il Melodramma sono visualizzabili nel sito della Fondazione Giorgio Cini, mentre nel canale YouTube della Fondazione è possibile vedere il video della mostra Lyda Borelli primadonna del Novecento realizzata a Palazzo Cini nel 2017.
Lyda Borelli nasce a La Spezia nel 1887 e comincia giovanissima la propria carriera debuttando nel 1901, a soli quattordici anni, nella Drammatica Compagnia Italiana di Francesco Pasta e Virginia Reiter. Nel 1903, entra nella Compagnia Italiana Talli-Gramatica-Calabresi e, sotto la guida di Virgilio Talli, comincia a farsi apprezzare da pubblico e critica. Nel 1909 diviene prima attrice e, per il triennio successivo, firma un vantaggioso contratto con la nuova Compagnia Drammatica Italiana diretta da Ruggero Ruggeri. Nel 1912 diviene capocomica della Compagnia Italiana Gandusio-Borelli-Piperno, diretta da Flavio Andò, mentre nel 1915 entra a far parte della nuova Compagnia diretta da Ermete Novelli, con la quale porta in scena alcune importanti prime assolute. La brillante carriera teatrale di Lyda Borelli trova naturale sbocco nel cinema, arte nella quale il suo stile di attrice e di donna si impone all’attenzione del grande pubblico. A partire dal 1913 lavora con i maggiori registi italiani del tempo, tra cui spiccano i nomi di Mario Caserini, Alberto Degli Abbati, Carmine Gallone, Nino Oxilia e Amleto Palermi, e ottiene un successo che la renderà il mito che ancora oggi conosciamo. Le pellicole sono costruite secondo il modello del ‘diva film’: la sceneggiatura è incentrata sul ruolo della protagonista, attorno alla quale si snoda la trama e l’azione dei personaggi secondari. La cifra stilistica e recitativa di Lyda Borelli è estremamente caratterizzata e riconoscibile, al punto da divenire oggetto di un’emulazione diffusa; viene così coniato il neologismo ‘borelleggiare’ per descrivere l’imitazione, da parte delle donne del tempo, delle pose languide e tormentate tipiche dell’attrice. Nel 1918 Lyda sposa il conte Vittorio Cini e lascia le scene per dedicarsi alla vita familiare. Attrice di teatro e di cinema di grande successo, la Borelli è stata anche un’icona di stile e di eleganza e l’incarnazione di una modernità eccezionale per il suo tempo. Muore a Roma nel 1959, ma il suo ricordo è rimasto indelebile nelle pagine del teatro italiano.
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